RODA DE ISÁBENA
Località della Spagna (Huesca), in Alta Aragona nell'antica contea di Ribagorza, situata su una collina che domina il fiume Isábena.La regione, liberata dal dominio musulmano prima dell'806, fu assegnata ai conti di Tolosa e incorporata dalla vicina sede episcopale di Urgell, dipendente dall'arcivescovado di Narbona.La più antica notizia documentata su R. risale al 956, quando il vescovo Odesindo, figlio del conte Raimondo di Ribagorza, consacrò e dotò la prima cattedrale di R., dedicata a s. Vincenzo, con il consenso dell'arcivescovo di Narbona. I primi anni del sec. 11° furono particolarmente difficili a causa delle incursioni delle truppe musulmane nella contea di Ribagorza. Nel 1006, il capo musulmano 'Abd al-Malik, figlio di al-Manṣūr bi'llāh (Almanzor), saccheggiò e distrusse la piccola città comitale ed episcopale. A questi eventi si aggiunse una grave crisi dinastica provocata dall'opposizione delle forze vive del paese alla casa comitale di Ribagorza; in questa occasione il conte Sunyer di Pallars annetté il territorio. Solo nel 1018 il re di Pamplona e di Navarra Sancio Garcés III, detto el Mayor (1004-1035), liberò la contea di Sobrarbe, mentre la parte occidentale della contea di Ribagorza - che era allora in mano alla contessa, donna Mayor, sotto la protezione di suo nipote il re di Pamplona - venne affrancata nel 1025, anno di morte della nobildonna. La parte orientale della regione restò annessa alla contea di Pallars. Alcuni anni prima della sua morte, Sancio Garcés III affidò le contee di Sobrarbe e di Ribagorza a Gonzalo, probabilmente il minore dei suoi quattro figli. Alla morte di questi, nel 1043, entrambe le contee furono ereditate da suo fratello Ramiro I (1035-1063), re di Aragona.Dopo la conquista di Barbastro nel 1101 a opera degli eserciti cristiani di Pietro I di Aragona e di Navarra (1087-1104), i vescovi di R. tentarono di trasferirvi la sede della loro diocesi. Sebbene i presuli fossero riusciti a ottenere lo scopo solo per breve tempo - essendo essi stessi titolari della diocesi di Barbastro-R. -, successivamente essi dovettero desistere e ritornare alla sede primitiva. Infine, nel 1149 venne riconquistata Lérida a opera del conte di Barcellona e del principe di Aragona Raimondo Berengario IV (1137-1162) e vi fu trasferita la sede della diocesi; la cattedrale di R. divenne così semplice priorato di secondo ordine.La città di R. conserva l'antica veste medievale nelle strade e negli edifici. La cattedrale di San Vicente è il monumento più significativo, costituito dalla chiesa, dalla cappella di San Agustín, dal chiostro e dal refettorio; la torre campanaria, il portico d'ingresso e le strutture contigue furono invece realizzati in epoche posteriori al Medioevo. Gli inizi del monumento sono da collocare al tempo del vescovo Borrell (1018-1026), promotore dell'edificazione della chiesa in sostituzione di quella che era stata distrutta dai musulmani. Questa costruzione, della quale restano alcune vestigia nella zona del capocroce, sarebbe stata affidata a maestri lombardi, sostituiti più tardi da una équipe di maestri navarresi, giunti nella città al seguito di Sancio Garcés III; il risultato fu la chiesa consacrata dal vescovo Arnulfo (1028-1065) intorno al 1030. Durante l'episcopato del suo successore, Salomon (1067-1075), furono intraprese le costruzioni dell'od. capocroce, con tre absidi e decorazione esterna di tipo lombardo ad archetti ciechi e lesene, e del presbiterio, coperto con volta a botte, utilizzando il basamento della costruzione primitiva. Questi interventi si resero possibili grazie alla munificenza del re di Aragona e Navarra Sancio Ramírez (1063-1094), che nel 1068 concesse privilegi per la cattedrale e per la sede episcopale. All'iniziativa del vescovo s. Raimondo (1104-1126) vanno invece riferite le tre navate, senza transetto, ognuna di tre campate, con pilastri di tipo cruciforme, volte a crociera nelle navate laterali e probabilmente copertura a tetto sulla centrale: la volta attuale, a botte ad arco acuto, è frutto di un intervento posteriore.Delle tre cripte costruite nel capocroce, la più grande - e probabilmente la più antica - è quella situata nello spazio dell'abside centrale, a tre navate coperte da volte a crociera; il punto corrisponde al luogo occupato in origine da una cappella dedicata a s. Maria, consacrata da s. Raimondo nel 1125. Sempre nella cripta sono il sarcofago scolpito di s. Raimondo, qui sepolto nel 1170, e una scultura gotica in legno policromo raffigurante la Vergine in trono con il Bambino, proveniente dalla cappella di Estet, edificio oggi abbandonato situato presso il fiume Isábena.La cripta del lato destro, riscoperta circa dieci anni fa, conserva l'originaria struttura romanica. Quella del lato sinistro, coperta a botte nella navata e provvista di abside, fu dedicata a s. Valerio (m. nel 315), vescovo di Saragozza esiliato durante le persecuzioni di Diocleziano, i cui resti furono traslati ai tempi del vescovo Arnulfo in questo ambiente; in seguito la cripta fu destinata a sala del tesoro e archivio. Nel corso della prima metà del sec. 13° uno stesso pittore realizzò, ancora in forme tardoromaniche, nel capocroce un Pantocratore con il tetramorfo e i Lavori dei mesi e nella navata S. Michele che pesa le anime e il Battesimo di Cristo.Il portale tardoromanico della cattedrale, aperto nel lato meridionale al centro della navata destra, è databile agli inizi del sec. 13°; privo di timpano, è incorniciato da un arco a tutto sesto e i suoi sottili archivolti ricadono su cinque coppie di colonne, i cui capitelli presentano una decorazione istoriata ispirata ai rilievi del sarcofago di s. Raimondo.La cappella di San Agustín, consacrata nel 1107, servì come oratorio dell'infermeria dei canonici di R.; la sua decorazione pittorica, sebbene deteriorata, denota uno stile raffinato, in sintonia con il mecenatismo culturale promosso da s. Raimondo agli inizi del 12° secolo. Si conservano resti di un Pantocratore con i simboli degli evangelisti nell'abside, le figure dei Ss. Agostino e Ambrogio nell'intradosso dell'arco e parte di una rappresentazione degli apostoli nella zona inferiore del muro.Il chiostro tardoromanico, contiguo al lato settentrionale della chiesa, a pianta rettangolare e decorato da capitelli scolpiti con motivi zoomorfi e fitomorfi, è attribuibile al vescovo Gaufredo (1135-1143). La sala capitolare dei canonici, edificata a ridosso del lato settentrionale del chiostro, è a pianta rettangolare coperta da volta a botte ad arco acuto; sulla parete meridionale si hanno resti di pitture murali, con scene della Vita di Cristo, databili al 14° secolo.Nel Mus. Parroquial, purtroppo depauperato nel 1979 da un furto, si conservano diversi frammenti di tessuti arabi (secc. 10°-13°) e cristiani (secc. 11°-12°) ricamati in seta, provenienti dai corredi funerari dei ss. Valerio e Raimondo, la c.d. sedia di s. Raimondo, esemplare di faldistorio pieghevole, in legno di bosso degli inizi del sec. 12°, la cattedra priorale, con spalliera e baldacchino in legno di pino con tracce di policromia, della seconda metà del sec. 12°, nonché una scultura lignea di S. Giovanni Evangelista, parte di un calvario romanico intagliata in legno (sec. 12°) e alcuni dipinti su tavola, resti di retabli del sec. 15°, di scuola gotica aragonese.
Bibl.:
Fonti. - R. de Huesca, Teatro histórico de las iglesias del Reyno de Aragón, IX, De las iglesias catedrales y diócesis de Roda y Barbastro, Pamplona 1787.
Letteratura critica. - R. del Arco, Catálogo Monumental de España, Huesca, Madrid 1942; R. de Abadal y Vinyals, Origen y proceso de consolidación de la sede ribagorzana de Roda, in Estudios de Edad Media de la Corona de Aragón, V, Zaragoza 1952, pp. 7-82; A. Duran Gudiol, Huesca y su provincia, Barcelona 1957; A. Canellas Lopez, A. San Vicente Pino, Aragon Roman (La nuit des temps, 35), La-Pierre-qui-Vire 1971; G.M. Borrás Gualis, M. García Guatas, La pintura románica en Aragón, Zaragoza 1978; M. Iglesias Costa, Roda de Isábena (Monografias del Instituto de estudios pirenaicos, 108), Zaragoza 1980; F. Galtier Martí, Ribagorza, condado independiente. Desde los orígenes hasta 1025, Zaragoza 1981; J.F. Esteban Lorente, F. Galtier Martí, M. García Guatas, El nacimiento del arte románico en Aragón, Zaragoza 1982; M. Iglesias Costa, Arquitectura románica, siglos X-XI, XII y XIII. Arte religioso del Alto Aragón oriental, 2 voll., Barcelona 1987; A. Duran Gudiol, Los condados de Aragón y Sobrarbe, Zaragoza 1988; Signos. Arte y cultura en el Alto Aragón medieval, cat., Huesca 1993; J.M. Leminyana, Roda de Isábena y la Puebla de Roda, Zaragoza 1996.M.C. Lacarra Ducay