RODI
(gr. ῾ΡόδοϚ; lat. Rhodus)
Isola greca del mar Egeo sudorientale, la maggiore del complesso insulare del Dodecaneso (Sporadi meridionali), con centro principale nella città omonima.La città bizantina e medievale di Rodi sorgeva su parte di quella antica, che era stata fondata nel 408-407 a.C. nella zona più settentrionale dell'isola, e presentava un assetto urbanistico ippodameo, con un raffinato sistema idrico e fognario, boschi sacri e mura saldissime.Dalla fine del sec. 3°, a seguito della riforma dioclezianea, e fino all'inizio del 7°, Rodi fu capitale della Provincia Insularum, facente parte della diocesi d'Asia. Le fonti scritte relative al periodo paleocristiano sono scarse e spesso indirette: oltre alla testimonianza del sec. 6° di Giovanni Malala (Chronographia; CSHB, XXIV, 1831, p. 406) sul terremoto del 515 e sull'aiuto che fu dato agli abitanti dall'imperatore Anastasio I, e a quella del sec. 11°-12 di Giorgio Cedreno (Historiarum compendium; CSHB, IV, 1838, p. 522) su un altro precedente catastrofico terremoto del 344-345, va ricordata la notizia del sec. 14° dello pseudo-Codino (Perí tés oikodomés tú naú tés Haghías Sophías; CSHB, XI, 1843, p. 140) relativa alla produzione di mattoni in officine di R., necessari sia per la costruzione (532-537) sia per il restauro (562) della cupola della Santa Sofia a Costantinopoli.All'inizio del sec. 7°, nell'ambito della riorganizzazione della difesa dell'impero bizantino, l'isola e gran parte della zona meridionale dell'Asia Minore costituirono il tema navale dei Cibirreoti (Costantino VII Porfirogenito, De thematibus; CSHB, XIV, 1840, pp. 37-38). Sia gli storici bizantini sia le fonti arabe riferiscono della presa della città nel 654 da parte degli Arabi del governatore della Siria Mu῾āwiya; un'altra aggressione da parte del califfo Hārūn al-Rashīd, nell'807, è testimoniata nel sec. 9° da Teofane (Chronographia; CSHB, XLV, 1, 1839, p. 749) e successivamente da Giorgio Cedreno (Historiarum compendium; CSHB, V, 1839, p. 36). Nel corso dei secc. 8°, 9° e 10° il porto di Rodi accrebbe la sua importanza: nella rada si riuniva la flotta bizantina in vista degli attacchi all'Africa dominata dagli Arabi.Sigilli plumbei appartenenti a funzionari doganali, risalenti ai secc. 7° e 8°, testimoniano dell'importanza dell'isola anche sotto il profilo commerciale. Nel 1082 i Veneziani, con il consenso dell'imperatore bizantino Alessio I Comneno, insediarono nel porto una stazione commerciale; la rilevanza di R. si accrebbe ancora con l'inizio delle crociate e grazie ai viaggi dei pellegrini e dei mercanti occidentali verso la Terra Santa: spesso infatti la città viene nominata nei taccuini dei viaggiatori quale luogo di sosta. Nel 1191 il re d'Inghilterra Riccardo I Cuor di Leone e il re di Francia Filippo II Augusto fecero tappa nell'isola al fine di reclutare mercenari per la crociata.A seguito della conquista latina di Costantinopoli (1204) e del successivo smembramento dell'impero bizantino, R. fu sottoposta al controllo di Venezia e il governatore imperiale del Dodecaneso Leone Gabalas si autoproclamò signore dell'isola, che rimase indipendente per un lungo periodo, ma in seguito accettò la sovranità dell'imperatore bizantino rifugiato a Nicea e spesso si alleò anche con la Repubblica veneta. La sovranità bizantina su R. continuò fino al 1275, quando l'isola fu concessa come feudo militare ad avventurieri genovesi: uno di loro, Vignolo dei Vignoli, la cedette, nel 1306, all'Ordine degli Ospedalieri di s. Giovanni di Gerusalemme (v. Ospedalieri), che, dopo una faticosa conquista protrattasi fino al 1309, ne conservarono il controllo fino al 1522, quando furono cacciati dagli Ottomani di Solimano il Magnifico. Per tutto ciò che riguarda quest'ultimo periodo sono preziose le informazioni contenute nei documenti dell'archivio dei Cavalieri di R. (La Valletta, Nat. Lib. of Malta). Le fonti iconografiche sono abbastanza numerose, in particolare per quel che riguarda la città medievale. Tra le altre, meritano di essere segnalate le miniature di un manoscritto conservato a Parigi (BN, lat. 6067), che illustrano testi scritti dal dotto vicecancelliere dell'Ordine, il fiammingo Guillaume Caoursin; le xilografie di Bernhard von Breydenbach (1483) e di Conrad Grünemberg (1486) e le carte geografiche di Cristoforo Buondelmonti (ca. 1420), che riguardano la città e l'isola. Un valore particolare assumono le litografie dei viaggiatori Rottiers (1828-1830), Fladin (1853) e Berg (1862), con immagini di molti monumenti che non si sono conservati. Un importante contributo all'identificazione di edifici storici di epoca medievale è offerto dallo studio del materiale fotografico di Belabre (1908), Gerola (1914) e di quello conservato nell'Arch. Fotografico Italiano (1912-1947).Per le vicende religiose, la tradizione ricorda come primi vescovi Procoro (sec. 1°) ed Eufranore (sec. 2°), mentre nella seconda metà del sec. 3° è accertata l'esistenza di una Chiesa organizzata con a capo il vescovo Fotino (PG, CXIV, col. 849); al primo concilio di Nicea (325) era presente il vescovo di R. Eufrosino (Mansi, II, coll. 695, 700). Tra la fine del sec. 4° e gli inizi del 5°, la Chiesa di R. venne promossa a metropolia delle isole Cicladi, con un numero variabile di vescovi da essa dipendenti (Ierocle, Synékdemos, 686, 1; ed. a cura di G. Parthey, Berlin 1866). Quando l'isola fu occupata dagli Ospedalieri, venne fondato l'arcivescovado cattolico, detto di Colossi, e per un lungo periodo la metropolia di R. rimase vacante; dopo il concilio di Ferrara-Firenze (1438-1439), la Chiesa di R. fu governata da una serie di vescovi ortodossi unionisti.L'immagine che le ricerche archeologiche offrono della città di Rodi in epoca paleocristiana e protobizantina è quella di un centro potente, che manteneva in sostanza l'estensione raggiunta nel periodo ellenistico, affiancato da fiorenti località, soprattutto costiere - Afando, Caraci, Càlatho, Lindo, Chiotari, Jannadi, Armeni, Lacanià (o La Canea), Plimìri, costa di Monolìtho, Scalo di Camiro, Dipòtamo Soronì, Trianda -, e con importanti monumenti religiosi. Nel territorio sono state localizzate ca. sessanta basiliche paleocristiane, per la maggior parte sulla costa, e cinque cimiteri ben strutturati, di cui due del sec. 7° sono stati studiati (Dipòtamo Soronì, Trianda). Nello stesso periodo continuarono a essere utilizzati anche gli antichi cimiteri cittadini, così come risulta dai reperti archeologici.La città paleocristiana, seguendo la tradizione romana, non era fortificata e si deve ritenere che solo le scorrerie arabe del sec. 7° abbiano portato alla costruzione del primo sistema fortificato. Secondo fonti arabe, nell'ultimo quarto del sec. 7° Rodi era dotata di un recinto fortificato, rinforzato da torri rettangolari e dotato di un antemurale e di un fossato, dove la popolazione trovava rifugio in caso di incursione nemica; in seguito, l'impianto fortificato si estese verso S, assumendo andamento rettangolare. Verso la fine del sec. 11° o nel corso del 12°, quando i Turchi selgiuqidi arrivarono sulle coste dell'Asia Minore, il sistema murario fu sistematicamente rafforzato. Proprio in quel periodo dovettero essere costruite o rinsaldate le possenti fortezze del territorio interno e in particolare quelle di Fèraclo e di Lindo, nella zona orientale dell'isola, e di Filèremo, in quella occidentale. Nel 1233, quando l'esercito bizantino tentò di sottomettere Leone Gabalas, si trovò di fronte una città ben fortificata, che solo a fatica fu poi conquistata (1306-1309) dagli Ospedalieri. Durante i primi anni del dominio dell'Ordine militare, le fortificazioni bizantine furono restaurate e rinsaldate; in seguito le attività di costruzione aumentarono, come peraltro in tutte le fortezze dell'isola, a causa della minacciosa presenza degli Ottomani e degli Egiziani, specialmente dopo l'assedio di Maometto II nel 1480.La divisione in tre parti della città fortificata di Rodi, attuata in periodo bizantino, fu mantenuta anche durante il dominio degli Ospedalieri. Un muro interno, con direzione E-O, divideva l'abitato in due parti diseguali: quella settentrionale, più piccola, chiamata Collachium (Kollákio, Chastel, Chateâu, Castrum, Conventus), costituiva la residenza degli Ospedalieri e comprendeva la grande chiesa dell'Ordine, dedicata a s. Giovanni, la chiesa di S. Maria del Castello, i c.d. alberghi delle diverse 'lingue', il grande ospedale e, all'estremità nordoccidentale, il palazzo del Gran maestro (andato completamente distrutto nel 1856 e ricostruito durante l'occupazione italiana). Nella zona nordorientale del Collachium si trovavano la stazione navale e l'arsenale dei Cavalieri.Il settore meridionale dell'abitato era più esteso e costituiva la città vera e propria, chiamata Ville (Burgus, Burgum); nella sua parte orientale si trovava il quartiere di Obriachì (Obriaké, Juifrie, Giudecha), dove vivevano gli ebrei. Le strade della città erano strette e in molti casi seguivano il vecchio sistema ippodameo, sia pure con alcune modifiche. Il centro dell'attività economica si trovava nel mercato, una strada larga e lunga che durante il dominio cavalleresco veniva chiamata magna et communis platea o macellus Rhodis oppure macellus burgi Rhodi. Nel mercato si trovava la basilica mercatorum, centro di contrattazioni di borsa. In questo periodo la città assunse un aspetto quasi circolare e si estese verso la zona del porto; intorno alla fine del sec. 14° quest'ultimo venne fortificato e, probabilmente nella prima metà del secolo successivo, fu posta una catena che sbarrava l'entrata alle navi.Delle comunità monastiche, costituitesi in forma organizzata in epoca bizantina, la più importante aveva sede nel monastero dell'Arcangelo Michele a Thari. Le fonti ricordano anche i monasteri di S. Michele a Camiro, di S. Nicola nell'isola dell'Arcangelo, di S. Giovanni Prodromo di Agalliano nella città di Rodi, oltre al monastero di Artamite, provvisto di una ricca biblioteca, che fu luogo di studio, nel sec. 13°, del dotto Niceforo Blemmida. Per le fondazioni a carattere filantropico, oltre all'ospedale, fondato nel sec. 14°, ricostruito nel 15° e oggi sede dell'Archaeological Mus., va ricordato anche il trecentesco ospizio di S. Caterina.Le conoscenze sugli edifici pubblici e le abitazioni di Rodi durante il periodo paleocristiano sono scarse; per l'epoca bizantina è stato riportato alla luce un complesso termale al centro del mercato. Più nota è l'architettura urbana del tempo del dominio degli Ospedalieri, che viene convenzionalmente divisa in due periodi, al primo dei quali, che giunge fino all'assedio del 1480, appartengono poche costruzioni: il primo e parte del secondo ospedale, la facciata della sede della 'lingua' di Spagna.Fuori dalla cinta muraria della città, nella zona nordoccidentale e intorno alla chiesa di S. Antonio, si trovava già dal 1395 il cimitero dove venivano sepolti i semplici Cavalieri (tra cui Caoursin e Breydenbach). I Grandi maestri venivano sepolti nella chiesa di S. Giovanni al Collachium, mentre gli altri fedeli ortodossi e cattolici trovavano sepoltura entro o intorno alle numerose chiese della città.Il tipo architettonico più diffuso tra gli edifici ecclesiastici di epoca paleocristiana era quello della basilica a tre navate con atrio e battistero. Nei centri minori dell'isola, ne sono importanti esempi le chiese di S. Irene ad Arnitha, della Dormizione della Vergine e di S. Barbara a Mesanagro. Fra le più importanti costruzioni religiose localizzate in ambito urbano va ricordata la grande basilica posta nella regione occidentale della città moderna (all'incrocio tra le od. vie P. Melàs e Chimàrras): si tratta di una chiesa a pianta cruciforme, a tre navate, con nartece, atrio, battistero e alcune costruzioni nella parte anteriore, riccamente decorate con mosaici sui muri e sul pavimento. Nella città di Rodi sono state scoperte altre due importanti basiliche: la prima, nella piazza Athinàs, sui ruderi della quale furono costruite una piccola chiesa mediobizantina a navata unica e successivamente una chiesa a tre navate dedicata all'Arcangelo Michele; la seconda, in via Aghisàndros, sostituita in epoca bizantina da una piccola chiesa a pianta cruciforme.Nella città medievale sono state finora localizzate trentacinque chiese, ma si deve ritenere che al momento della conquista dell'isola da parte dei Turchi esse fossero più numerose. Tra quelle conservate, risalgono agli anni del dominio bizantino S. Maria del Castello, S. Fanùrio, S. Costantino, S. Artemio, S. Spiridione e quelle citate dell'Arcangelo Michele (prime due fasi di costruzione) e di via Aghisàndros.Delle chiese della città medievale, quattro presentano caratteri architettonici propri dell'Europa occidentale: S. Giovanni al Collachium, una chiesa che si trova alcune decine di metri più a S e che secondo la tradizione dovrebbe essere quella dei Ss. Apostoli, S. Maria del Borgo e S. Maria della Vittoria, poste all'estremità orientale della città. Delle altre chiese, nove sono a navata unica, due a croce inscritta, otto a croce libera, quattro a tre navate con copertura a volta e una a tetraconco. Al di fuori della città la forma architettonica predominante in epoca medievale è la basilica mononave con portico, anche se non mancano esempi di altre forme quali la basilica a tre navate, la chiesa a croce inscritta o libera e il tetraconco.La pittura a R. è rappresentata da mosaici parietali, affreschi, icone e manoscritti miniati. Dell'epoca paleocristiana si sono conservati pochissimi resti di affreschi e di mosaici parietali, databili al sec. 5°-6° e provenienti dalla grande basilica urbana, tra cui va ricordata la testa di un giovane imberbe. Nella chiesa di S. Giorgio Chostòs a Lindo, e presumibilmente in quella dell'Arcangelo Michele a Thari, sono stati individuati affreschi a carattere aniconico, che vengono attribuiti, sia pure in via d'ipotesi, al periodo dell'iconoclastia (726-843/867).La maggior parte degli affreschi di epoca bizantina si trova nelle chiese dei centri minori dell'isola. I secc. 12° e 13° sono rappresentati da esempi notevoli che rivelano un'intensa attività artistica: nelle chiese di S. Giovanni Paradìsios a Thari, di S. Minàs e di S. Giorgio Chostòs a Lindo e in quella urbana di S. Fanùrio, gli strati di intonaci che vanno dalla fine del sec. 12° fino ai primi decenni del 13° recano affreschi che possono essere classificati fra le opere più importanti della pittura del periodo successivo all'età comnena. Appartengono invece al tardo Duecento gli affreschi di impronta provinciale della chiesa di S. Niceta a Paradisi e quelli, ritenuti del 1289-1290, di S. Giorgio Bardà ad Apollakia (Polachia), opera di un abile ma non innovativo pittore.I manoscritti miniati conservati consistono in un evangeliario proveniente da Simi e in una Bibbia della chiesa della Vergine di Lindo, che appartiene al c.d. gruppo di Nicea, entrambe opere degli inizi del sec. 13°, anche se non è certa la loro appartenenza alla produzione artistica dell'isola.La pittura degli anni del dominio degli Ospedalieri è rappresentata da tre diverse tendenze in materia di tecnica esecutiva e di concezione spaziale: quella dell'epoca paleologa, quella dell'Europa occidentale e quella c.d. eclettica. Esempi della prima, che si affermò nel sec. 14°, sono offerti dalle chiese urbane di S. Caterina e di S. Fanùrio, dalla raffigurazione della Dormizione della Vergine nel katholikón di Afando e dal S. Giorgio Pachimàchiotis (1392) a Lindo. Le icone, in maggioranza dipinte su entrambi i lati, sono opere di arte costantinopolitana. Nel sec. 15° la pittura non progredì e rimase lontana dall'evoluzione che si stava contemporaneamente verificando nel mondo bizantino; va inoltre osservato che, al contrario dei centri urbani, le campagne rimasero quasi indifferenti alle altre due tendenze e in generale all'accettazione di elementi occidentali nella pittura.La tendenza europeo-occidentale si espresse soprattutto nelle opere di artisti stranieri: nella città medievale se ne conservano pochissimi esempi, come la figura di S. Lucia (sec. 14°) nella chiesa di S. Maria del Castello.La tendenza eclettica venne adottata abbastanza presto, già a partire dal secondo quarto del sec. 12°, negli affreschi di S. Maria del Castello, ma le pitture murali più importanti di questa corrente sono quelle della chiesa della Santa Trinità (od. Dolapli Mescidi), della cripta funeraria di S. Spiridione, entrambe nella città medievale, e di S. Nicola a Trianda.Per la maggior parte le opere di scultura dei periodi paleocristiano e bizantino sono costituite da elementi di decorazione architettonica in marmo, parti di mense di epoca paleocristiana e sarcofagi. Tra i pezzi più rilevanti è una mensa circolare paleocristiana, con scene di caccia in bassorilievo. Nel sec. 6° si stabilì a R. un laboratorio di scalpellini che utilizzavano la pietra di Larto, un marmo grigio locale. Gli epistili provenienti da Filèremo, di epoca mediobizantina (secc. 11°-12°), sono esempi dell'attività di esperti artigiani.Le sculture degli anni del dominio degli Ospedalieri sono più numerose e più importanti, giacché le mura, le torri, gli antemurali e le porte delle fortificazioni erano ornati da bassorilievi rappresentanti santi, angeli, animali fantastici e stemmi dei Grandi maestri. Questi ultimi, gli ufficiali dell'Ordine cavalleresco, i semplici cavalieri e i cittadini greci e franchi muravano i propri stemmi sulle facciate degli edifici pubblici o privati di cui finanziavano la costruzione o il restauro. Le loro tombe recavano lastre sulle quali erano scolpite la figura del defunto o le sue insegne. La maggior parte delle sculture conservate risale tuttavia alla seconda metà del 15° o agli inizi del 16° secolo.L'Archaeological Mus., ubicato nell'edificio dell'antico ospedale della città, ospita, oltre a ricche collezioni sull'archeologia del Dodecaneso, anche un cospicuo numero di lastre tombali di epoca medievale, esposte nella grande sala degli Ammalati. La chiesa gotica di S. Maria del Castello è stata trasformata nel 1988 in luogo di esposizione: vi sono conservati, oltre a icone postbizantine (secc. 17°-18°), affreschi staccati dalla chiesa di S. Zaccaria a Calchi (sec. 14°) e dal monastero dell'Arcangelo Michele a Thari (sec. 17°), nonché frammenti di pavimenti musivi ed elementi architettonici di marmo di epoca paleocristiana.
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