Rodi
L’isola del Colosso
Le testimonianze letterarie e archeologiche relative alla storia dell’antica Rodi, isola posta nel Mar Egeo, assai più vicina all’Asia Minore che alla Grecia, ne attestano la persistente attitudine commerciale unita a una spiccata capacità di sopravvivere in mezzo a potenze assai più grandi. Ma queste non furono le sue uniche caratteristiche: Rodi fu anche – e forse soprattutto – rinomato centro di cultura e luogo di nascita di una scuola scultorea che produsse grandi capolavori
Fra il 16° e il 13° secolo a.C., nel pieno sviluppo della civiltà cretese-micenea, l’Isola di Rodi era un centro di notevole potenza commerciale, ponte fra il mondo egeo e l’Italia. Essa riuscì a mantenere la sua rilevanza economica anche dopo l’ondata migratoria dei Dori. Provenienti da nord, essi avevano invaso buona parte della Grecia all’incirca nel 12° secolo.
Dal punto di vista politico, invece, l’isola non aveva mai costituito un forte organismo unitario, divisa com’era nei territori dei tre insediamenti principali, Camiro, Ialiso e Lindo. Questa situazione rimase immutata fino al 406, anno in cui le tre città diedero vita a un sinecismo, parola di origine greca che vuol dire «coabitazione», e individua il processo di unione di più centri indipendenti in un’unica città-Stato. Questo fecero i Rodioti fondando sulla punta settentrionale dell’isola una città che fu chiamata anch’essa Rodi e che divenne ben presto una delle metropoli del mondo antico.
Dopo essere stata per molto tempo soggetta a varie sfere d’influenza – ad Atene dal 478 al 354, poi alla Persia fino al 332, infine all’impero di Alessandro Magno – nel 323 l’Isola di Rodi riacquistò la propria indipendenza. Da quel momento – grazie a una saggia politica di equilibrio fra gli Stati ellenistici – divenne una delle massime potenze navali del Mediterraneo e uno splendido centro di cultura. La città, dotata di ben quattro porti per la propria flotta e caratterizzata da una struttura urbanistica funzionale, era circondata da una possente cinta muraria lunga 15 km ed era ricca di imponenti edifici civili e religiosi: arsenali, templi, santuari, acquedotti, teatri e – soprattutto – lo stadio, il più grande del mondo greco, lungo ben 200 m.
Agli inizi del 2° secolo Rodi arrivò addirittura a detenere il predominio sull’intero Egeo, ma questo stato di grazia finì allorché la potenza di Roma cominciò ad affacciarsi sul Mediterraneo. Inizialmente alleati, nel corso degli anni i Rodioti caddero in disgrazia agli occhi dei Romani, che nel 43 a.C. invasero l’isola e la saccheggiarono, sancendo così la fine definitiva della sua autonomia.
Centro rinomato per le sue scuole di letteratura, retorica, scienza e filosofia, la fama di Rodi nell’antichità fu legata però soprattutto all’eccelsa attività della sua scuola di scultura: durante i tre secoli dell’ellenismo essa diede vita a una produzione notevolissima per quantità e qualità. Purtroppo fino a noi sono giunti pochissimi esemplari di quell’arte, perché la maggior parte delle sculture era in bronzo, materiale più a rischio, rispetto al marmo, a causa della sua fragilità e per la possibilità di essere riutilizzato. Non è un caso, infatti, che l’opera probabilmente più famosa della produzione rodia non esista più: si tratta del famoso Colosso, che nell’antichità fu classificato come una delle sette meraviglie del mondo.
Attraverso le opere rimaste, però – capolavori assai noti, quali il gruppo del Laocoonte e la Vittoria di Samotracia –, possiamo renderci conto del grado di maestria raggiunto dagli artisti isolani e dal loro stile, caratterizzato da un elevato virtuosismo veristico e da un’intensa drammaticità.
Così era chiamata la gigantesca statua dedicata al dio Sole, protettore della città, e mai nome fu più azzeccato, visto che la sua altezza raggiungeva addirittura i 32 m!
Opera dello scultore Carete di Lindo, che impiegò ben dodici anni per completarlo, era in bronzo lavorato a sezioni, con intelaiatura di ferro e riempimento di blocchi di pietra. Inaugurato nel 290, il Colosso ebbe purtroppo vita breve, perché crollò nel corso del violento terremoto che colpì l’isola nel 227.