ROMAGNA (XXIX, p. 928)
La Romagna non è rappresentata dalla sezione sud-orientale del compartimento emiliano (prov. di Ravenna e di Forlì), come erroneamente si trova sanzionato nell'art. 131 della nuova costituzione italiana. La regione romagnola, oggi, non forma amministrativamente un'unità, poiché resta frazionata tra l'Emilia, cui ne spettano i 7/10, le Marche, che ne hanno 2/10, e la Toscana (circa 1/10). Anche la repubblica di S. Marino si trova in Romagna. Tuttavia questa regione ha una sua unità, sia sotto l'aspetto geografico, sia per analoghe condizioni storiche fino al Rinascimento, e, fino ad oggi, per omogeneità di dialetto e di tradizioni etnologiche. Il quadro sociale ed economico, che ha praticamente manifestazioni uniformi nelle singole zone naturali in cui questa regione si può dividere - la pianura e l'Appennino - ha reso più forte questa unità.
I limiti della Romagna sono: a nord l'alveo del fiume Reno, da Bastìa ove confluisce il fiume Sillaro, al mare Adriatico. A nord-ovest: il fiume Sillaro fino alle sorgenti (monte S. Zenobi, 900 m.), e poi la dorsale che diaframma la val Santerno e le valli confluenti da destra in val Reno, e culmina nei monti Bastione (1303 m.) e Masso di Castro (1277 m.). A sud-ovest: la dorsale dell'Appennino per una lunghezza che equivale a 120 km., da un'elevazione a 952 m. ad ovest del passo La Futa, fino al monte Maggiore (1350 m.) posto nell'Alpe della Luna. Lungo questa dorsale si trova anche la cima più alta della regione, che è il monte Falco (1657 m.). A sud-est: la dorsale che spiccandosi dall'Alpe della Luna, ed elevandosi a 1415 m. in monte Carpegna, si spinge poi fino al mare, ove si inabissa allo sprone di Focara.
In tal guisa la Romagna riunisce, in tutto il suo sviluppo trasversale, la sezione mio- e pliocenica della regione appenninica che scola nel mare Adriatico, ed è compresa tra i due scorrimenti di argille scagliose, circuenti ampie placche calcaree più arcaiche e in sito (monte Carpegna ad est, monte Canda ad ovest), che si stendono a sud-est sopra la val Marecchia e l'alta val Conca e a nord-ovest sopra l'alta val Santerno e tutta la val Sillaro. Alla regione appenninica si giustappone, aprendosi a ventaglio, un ampio piano alluvionale delimitato verso nord dal vecchio spalto del fiume Po Primaro e ad est dal mare Adriatico, lungo il quale le coste romagnole hanno una lunghezza di 100 km. La superficie è di 6350 kmq. e la popolazione ammontava a circa 880.000 ab. nel 1936 e 927.000 ab. nel 1947.
Bibl.: P. Zangheri, Romagna fitogeografica, fino ad ora editi 2 tomi: I, Flora e vegetazione delle piante ravennati, Forlì 1936 e II, Flora e vegetazione dei calanchi argillosi pliocenici, Faenza 1942; id., Fauna di R.: Lepidotteri, in Mem. Soc. Entomol. Ital., 1923; Ortotteri e Dematteri, in Boll. Soc. Entomol. Ital., 1927; Tisanotteri, in Atti Soc. Ital. Sc. Nat., 1930; Emitteri, in Mem. Soc. Entom. Ital., 1934; Uccelli, Forlì 1938; L. Gambi, Una carta della distribuzione della popolazione in R., in L'Universo, 1947.
Danni di guerra ai monumenti e alle opere d'arte. - Oltre quelli - e sono i più gravi - riportati da Faenza, Forlì, Ravenna, Rimini (v. le rispettive voci in questa App.), danni di una certa entità si sono avuti a S. Arcangelo di Romagna (rocca Malatestiana e collegiata); a Savignano sul Rubicone, ove i Tedeschi hanno demolito, minandolo, il famoso ponte consolare romano; a Imola, dove i danni del duomo sono stati piuttosto lievi.
Bibl.: E. Lavagnino, Danni di guerra ai monumenti dell'Italia Centr. e Sett., in La Rassegna d'Italia, II, 1943, nn. 6-8, pp. 161-3; id., Offese di guerra e restauri al patrimonio artistico dell'Italia, in Ulisse, I, 1947, pp. 190-92.
Operazioni militari. - Durante la campagna d'Italia (1943-45) nel corso della seconda Guerra mondiale, la regione fu teatro delle operazioni svolte dalle forze anglo-americane (5ª e 8ª armata) contro i Tedeschi schierati a difesa sulla linea Gotica (Appennino tosco-emiliano). Nell'estate 1944 le truppe alleate erano giunte a contatto della linea Gotica e un'offensiva generale iniziata il 26 agosto diede risultati parziali, per la tenace resistenza dei Tedeschi: tuttavia la pressione degli Alleati continuò. Nell'autunno 1944 entrarono in linea tra le forze germaniche alcune unità dell'esercito repubblicamo fascista. A fine dicembre 1944 la 5ª armata era rimasta a contatto della linea Gotica sulla dorsale appenninica, mentre l'8ª era riuscita gradualmente ad avanzare ai fiumi Santerno, Senio e Reno. Durante l'inverno 1945 entrarono in linea i gruppi di combattimento Legnano (5ª armata), Friuli, Cremona e Folgore (8ª armata) del Corpo italiano di liberazione, i quali si prodigarono in operazioni dure che valsero loro il riconoscimento dei comandi alleati; vi si affiancarono anche formazioni partigiane. Nell'offensiva finale dell'aprile 1945 le due armate sferrarono l'operazione denominata "Mitraglia" dall'Appennino al Senio, tendendo al Po con doppio avvolgimento della piana di Bologna. Travolta l'accanita resistenza germanica, il 21 aprile fu occupata Bologna e le forze alleate, compresi i contingenti italiani, dilagarono verso il Po per precludere ai Tedeschi in ripiegamento le vie della ritirata.
Bibl.: *** La 5ª armata americana nella sosta invernale sull'Appennino tosco-emiliano e nella battaglia finale 1944-1945, Roma 1946.