GRIFFINI, Romolo
Nacque a Milano il 26 maggio 1825 da Domenico e da Giovanna Vago. Della sua giovinezza, trascorsa a Milano, si sa che entrò presto in relazione con la gioventù colta, aristocratica e borghese che si radunava intorno a C. Correnti diventando nel dicembre 1847 uno dei collaboratori, insieme con P. Maestri, E. Visconti Venosta, G. Cantoni, del Nipote del Vesta Verde, un almanacco diretto dallo stesso Correnti e pubblicato dall'editore Vallardi.
Destinato a un pubblico popolare, l'almanacco trattava di asili per l'infanzia e di società di mutuo soccorso; offriva anche nozioni di economia e non disdegnava di impartire i fondamenti dell'igiene, tema di cui probabilmente si occupò il G., studente in medicina; la grande popolarità raggiunta e il successo riscosso convinsero il direttore e l'editore a proseguirne la pubblicazione per oltre un decennio.
L'insurrezione milanese del 1848 vide il G. impegnato, con P. Maestri, nella direzione della Voce del popolo, quotidiano a 5 centesimi di piccolo formato, pubblicato a Milano dal 26 marzo al 29 luglio 1848. Nonostante fosse stato concepito per un pubblico popolare, costituì una delle esperienze più interessanti del giornalismo lombardo per le capacità dei due redattori. Espressione della stampa repubblicana e democratica, La Voce del popolo assunse una linea non intransigente nei confronti della politica del governo provvisorio, subordinando all'esito della guerra i futuri assetti istituzionali, senza però mai cedere sui temi della guerra popolare, della guardia nazionale, della Costituente e del suffragio universale. Lo spirito conciliativo nei confronti della politica moderata rimandava a guerra ultimata la decisione sull'assetto istituzionale della Lombardia, come dimostra il programma del giornale firmato dai due redattori: "Il nostro motto politico è, per ora, aiuto, soccorso, obbedienza al Governo provvisorio" (26 marzo 1848).
Dopo il decreto del 12 maggio con cui fu indetto il plebiscito per l'annessione immediata della Lombardia al Regno sardo, le critiche alle incertezze del governo nella conduzione della guerra divennero però dura opposizione; il giornale ebbe allora un ruolo di primo piano nelle denunce di cedimento della politica governativa, che con il plebiscito tradiva la fiducia di chi la aveva sostenuta. Con G. Mazzini, G. Sirtori, Maestri, C. Tenca, E. Visconti Venosta, E. Cernuschi, A. Bertani, il G. fu uno dei firmatari di un atto di protesta contro il decreto del 12 maggio, comparso su L'Italia del popolo il 24 maggio. A pochi giorni dal rientro degli Austriaci La Voce del popolo sospendeva le pubblicazioni.
Chiusasi la parentesi rivoluzionaria in Lombardia, il G. fu a Firenze come collaboratore del giornale repubblicano La Costituente italiana che, diretto da A. Mordini e L. Biscardi, uscì dal 23 dic. 1848 al 30 marzo 1849 dando voce ai gruppi repubblicani che auspicavano una sollecita unione della Toscana con la Repubblica Romana attraverso un'assemblea eletta a suffragio universale. Tornato a Milano nell'estate 1849 dopo aver conseguito la laurea in medicina a Pisa, il G. per ottenerne la convalida nel Lombardo-Veneto dovette sostenere un nuovo esame di laurea a Pavia. Ebbe così inizio per lui una fase della vita caratterizzata da impegni che lo legarono alla vita cittadina. Iniziò la frequentazione del salotto della contessa Clara Maffei e, insieme con Tenca, C. De Cristoforis, E. Visconti Venosta, A. Allievi, contribuì all'esperienza editoriale del Crepuscolo con articoli di carattere medico e sociale. Si dedicò quindi al problema dell'infanzia abbandonata suggerendo la creazione di ricoveri per i lattanti per "conservare i bambini nelle famiglie e togliere ogni spinta criminosa agli infanticidi" (I ricoveri per i bambini lattanti, in Il Crepuscolo, 24 marzo 1850, p. 46).
Furono anni in cui il G. ricoprì una serie di cariche mediche destinate a dargli lustro: chirurgo praticante dal settembre del 1849 nell'ospedale Maggiore, nel 1850 passò al ruolo di assistente nella clinica oculistica, nel 1853-54 ricoprì la carica di primario nel comparto petecchiosi e nel 1855 divenne direttore della casa succursale alla canonica per la cura dei malati di colera. Nel 1856 fu nominato medico aggiunto nell'ospedale Maggiore e nell'aprile dello stesso anno prese la direzione - che mantenne fino al 1874 - degli Annali universali di medicina, mensile di medicina pubblicato dai fratelli Rechiedei.
Direttore e medico capo dell'ospedale militare di S. Luca durante la guerra del 1859, per il valore dimostrato fu insignito della Legion d'onore e del grado di chirurgo maggiore della guardia nazionale. Nel 1862 fu tra i fondatori, insieme con G. Strambio e Bertani, dell'Associazione medica italiana e in qualità di presidente del comitato medico di Milano fu membro di numerose commissioni per lo studio di una legge sanitaria e per il riordino a livello nazionale degli studi di medicina; sempre nel 1862 fece parte della commissione ospedaliera incaricata di studiare la cancrena nosocomiale e di suggerire i metodi di cura, e collaborò a progetti di studio per la creazione del manicomio provinciale, del quale nel 1864, in qualità di consigliere provinciale fu incaricato di redigere il regolamento. Più di tutto, però, lo impegnò la direzione (1866-84) dell'ospizio degli esposti e delle partorienti: strenuo oppositore del sistema della ruota che, tutelando l'anonimato dei genitori, favoriva l'afflusso al brefotrofio, originariamente destinato ai soli illegittimi, di molti neonati legIttimi, nel IV congresso dell'Associazione medica, tenutosi a Venezia nel 1868, il G. deprecava gli abusi connessi al sistema della ruota e propugnava provvedimenti atti a frenarli, come l'apertura in ogni brefotrofio di uffici di accettazione in grado di accertare i motivi dell'abbandono e di erogare sussidi in denaro per i genitori bisognosi. Sua anche la proposta di una legge che ordinasse questo ramo della beneficenza pubblica lasciato alle iniziative, spesso contrastanti tra loro, degli enti assistenziali. Per merito anche della sua battaglia sociale la ruota di Milano fu definitivamente chiusa il 1° luglio 1868.
Il G. fu inoltre autore di un primo regolamento organico per l'ospizio nel 1870 e di un secondo nel 1876. Nel 1870 divenne medico primario onorario dell'ospedale Maggiore e nel 1873 fu eletto consigliere comunale, carica che ricoprì anche nel 1876. Lasciata la direzione dell'ospizio nel 1884, si ritirò a Varese, dove continuò a lavorare a un progetto di riforma per il brefotrofio che prevedeva la costruzione di un nuovo edificio per i trovatelli.
Colpito da ictus la sera del 23 dic. 1887, il G. si spense a Varese il 9 genn. 1888.
Fonti e Bibl.: Per notizie sulla sua attività giovanile di pubblicista si veda Ediz. naz. degli scritti di G. Mazzini, Indici, a cura di G. Macchia, II, ad nomen. Per i rapporti con l'ambiente lombardo: E. Lavelli - P. Perego, I misteri repubblicani e la ditta Brofferio, Cattaneo, Cernuschi e Ferrari, Torino 1851, p. 91; G. Visconti Venosta, Ricordi di gioventù, Milano 1906, pp. 47, 114; C. Pagani, Uomini e cose in Milano dal marzo all'agosto 1848, Milano 1906, p. 248; R. Barbiera, Il salotto della contessa Maffei, Milano 1914, pp. 132, 139; F. Cazzamini Mussi, Il giornalismo a Milano dal Quarantotto al Novecento, Como 1935, pp. 39 s., 148 s., 157; La stampa italiana del Risorgimento, a cura di A. Galante Garrone - F. Della Peruta, Roma-Bari 1978, pp. 359 ss., 407. Per l'attività di medico: M.G. Gorni - L. Pellegrini, Un problema di storia sociale. L'infanzia abbandonata in Italia nel sec. XIX, Firenze 1974, pp. 88, 137; M.L. Betri - A. Gigli Marchetti, Salute e classi lavoratrici in Italia dall'Unità al fascismo, Milano 1982, p. 585; V. Hunecke, I trovatelli di Milano, Bologna 1989, p. 264; A. Pasi, Infanzia e medicina: dalla rozza femmina al medico dei bambini, in Avvocati, medici, ingegneri. Alle origini delle professioni moderne, secoli XVI-XIX, a cura di M.L. Betri - A. Pastore, Bologna 1997, pp. 117 s.