Comune della prov. di Cosenza (149,4 km2 con 37.680 ab. nel 2008). La cittadina è posta a 270 m s.l.m., sul versante settentrionale della Sila Greca, a 7 km dalla costa del Mare Ionio, su un rilievo arenaceo. Importante centro commerciale (cereali, agrumi, olio). Industrie alimentari e del mobile. Turismo balneare.
Municipio romano, R., ricordata nell’itinerario di Antonino e nella Tabula Peutingeriana, sostenne con successo l’assedio dei Visigoti di Alarico. Nel 548 fu presa da Totila. Ritornata sotto i Bizantini, dall’8° al 12° sec. fu una delle città più importanti della regione. Dagli Svevi e dagli Angioini ricevette privilegi. Gli Aragonesi la infeudarono a Cobella Ruffo; ceduta, con lo Stato di Bari, agli Sforza, entrò a far parte dell’appannaggio della regina Bona di Polonia; passata alla Spagna, decadde. R. partecipò sia all’insurrezione calabrese del 1848, sia alla rivoluzione del 1860.
I monumenti più significativi sono: S. Bernardino (15° sec.); la cattedrale, gotica, rimaneggiata nel 16°-18° sec. (all’interno, Madonna bizantina dell’8° sec.); S. Marco (10° sec.), a pianta centrale con tre absidi e cinque cupolette, e la Panaghia (12° sec.). Nei dintorni è S. Maria del Pathirion, parte di un monastero basiliano, di forme normanne, fondato intorno al 1103; conservava un’importante raccolta di manoscritti (fra i quali il palinsesto vaticano di Strabone, databile al 5° sec., ora Vat. gr. 2061 A). Nel Museo dell’Arcivescovado è custodito il Codex rossanensis purpureus, con i Vangeli di Marco e di Matteo. Eseguito nel 6° sec. probabilmente in un centro scrittorio siriaco o palestinese (forse Antiochia o Cesarea), fu portato in Italia meridionale intorno al 7° secolo. In maiuscola biblica su pergamena purpurea (da cui il nome), corredato da un importante apparato illustrativo, si colloca alle origini dell’influenza culturale greco-orientale sulla produzione grafica italo-meridionale fra 9° e 10° secolo.