Comune della Puglia (117,3 km² con 315.408 ab. al censimento 2011, divenuti 315.284 secondo rilevamenti ISTAT del 2020, detti Baresi), capoluogo di regione e città metropolitana. La città, situata a 5 m s.l.m. sull’Adriatico, allo sbocco della cosiddetta Terra di B., è la più popolosa della Puglia e la terza del Mezzogiorno, dopo Napoli e Palermo. La sua crescita edilizia rappresenta bene l'immagine della Puglia di ieri e di oggi, una delle regioni meridionali che nel corso del Novecento ha vissuto le maggiori trasformazioni. La città si presenta infatti distinta in tre parti diverse: la prima, corrispondente all'originario nucleo medioevale (B. vecchia), è caratterizzata da un fitto reticolato di strade, vicoli stretti e irregolari, su cui si affacciano palazzi e case unite da archi, corti chiuse e bassi popolari, dove si svolge un'intensa vita sociale e commerciale all'ombra della grande basilica di S. Nicola, venerato patrono della città. La seconda ‒ corrispondente alla città nuova sorta dopo il 1813 per impulso di Gioacchino Murat ‒ è caratterizzata da una scacchiera di vie larghe e regolari che si tagliano ad angolo retto e ospita gli uffici pubblici, i teatri e i cinema, i negozi più eleganti. La terza, infine, corrisponde alla zona industriale, che forma il sobborgo della città allargandosi verso la campagna.
Lo sviluppo delle attività industriali e commerciali di B., connesso in una prima fase con l’intenso sfruttamento agricolo del retroterra, si è legato in seguito, a partire dagli anni 1960, alla politica economica meridionalistica, la quale, creando le necessarie infrastrutture, ha favorito l’affermarsi di numerose iniziative, sia esogene sia endogene. Per quanto riguarda il settore secondario, sono stati sviluppati infatti a partire dalla seconda metà del Novecento i comparti meccanico, chimico, petrolchimico e tessile e la città è divenuta uno dei maggiori centri industriali del Mezzogiorno. B. conserva ancora oggi inoltre un’attività commerciale intensa ed è sede della Fiera del Levante, fondata in epoca fascista, una delle manifestazioni commerciali più importanti d’Italia, che riunisce ogni anno uomini d'affari, industriali e addetti al commercio. B. inoltre, con la sua università, le case editrici, musei e teatri, costituisce il centro con maggiori servizi culturali e sociali della regione. Il porto, il principale sulla costa adriatica, ha un movimento di circa 2 milioni di t annue di merci (2015); la rete ferroviaria (stazione sulla Bologna-Lecce e capolinea di tronchi minori per Barletta, Taranto e Altamura-Matera) avverte l’obsolescenza degli impianti; nel 2011 tuttavia sono iniziati lavori infrastrutturali per il raddoppio della rete B.-Sant'Andrea Bitetto nella tratta B.-Taranto e per il 2017 è previsto l'inizio dei lavori per la variante nel tratto B. centrale-B. Torre a mare. La rete stradale è stata potenziata e modernizzata, con le autostrade per Napoli, Bologna e Taranto, oltre alla tangenziale periurbana. Attivo anche l’aeroporto internazionale a circa 10 km dal centro, dove sempre nel 2011 sono stati avviati lavori di ampliamento.
Città dell’Apulia (Barium) nel territorio dei Peucezi – antica popolazione italica di origine illirica stanziata in età preromana nella parte centrale della Puglia – la città viene ricordata per il porto già nel sec. 2° a.C. Fu conquistata dai Romani ed ebbe durante l’Impero la qualifica di municipium cum suffragio, divenendo importante nodo stradale.
Diocesi accertata con il vescovo Gervasio (347), a causa della sua posizione per due secoli, dopo la caduta dell'Impero d'Occidente, fu contesa tra Longobardi e Bizantini, che nel 669 la saccheggiarono; nella prima metà dell’8° sec., attiva nella lotta iconoclastica contro l’Impero bizantino, superò per importanza le altre città della Puglia. Nell'847 capitolò nelle mani dei Saraceni e fino all'871 fu capitale dell'Emirato di B., per passare poi per un breve periodo sotto i duchi di Benevento. Tornò ai Bizantini nell’875, che la fecero capitale del tema di Longobardia, comprendente Apulia e Lucania, divenendo un importante centro politico, militare e commerciale; con i Bizantini divenne anche sede vescovile metropolitana (dal sec. 11° di rito latino).
Dall'anno 1000 B. subì sanguinosi attacchi da parte dei Saraceni, da cui fu liberata nel 1002, dopo sei mesi di assedio, dalla flotta veneziana guidata dal doge Pietro II Orseolo. B. si ribellò a più riprese al governo fiscale del catapano greco; la più importante di tali rivolte antibizantine fu quella condotta dal notabile barese Melo fra il 1009 e il 1018, che si propagò anche ad altre città pugliesi.
La dominazione bizantina cessò tuttavia solo nel 1071, quando la città, conquistata da Roberto il Guiscardo a cui successe nel 1085 il figlio Boemondo, divenne un dominio normanno. Nel 1087 alcuni mercanti rapirono da Mira (oggi in Turchia) il corpo di s. Nicola, trasportandolo a B.; due anni più tardi il santo fu proclamato patrono della città e venne iniziata la costruzione della basilica, completata nel 1097. Intorno a essa si organizzò la vita cittadina, e B. iniziò a essere meta costante di pellegrinaggio, acquisendo quindi importanza. Rilevante fu il ruolo che la città svolse alla fine del secolo, quando divenne uno dei porti d'imbarco delle crociate: da qui partì Boemondo, e con lui migliaia di pugliesi, per la prima crociata in Terra Santa. Alla morte di questi seguì una nuova epoca di conflitti e nel 1156 B., filobizantina (si era consegnata all'imperatore di Costantinopoli Manuele Comneno), venne presa e rasa al suolo da Guglielmo I detto il Malo che risparmiò solo la basilica di S. Nicola. In seguito B. fu ricostruita sotto gli Svevi.
Nel 1194 B. passò sotto gli Svevi che, nella prima metà del sec. 13°, con Federico II, le diedero notevole importanza: anche se non sembra che Federico II, nel quarantennio in cui fu sovrano del Mezzogiorno, amasse B. e i baresi, che forse considerava turbolenti e infidi, e benché sottoponesse quindi la città a un'amministrazione severa, ne comprese l'importanza strategica e nel 1233 fece ristrutturare e ampliare il vecchio castello normanno che doveva svolgere, oltre alla funzione di presidio militare e di controllo della città, quella di difesa del porto, al quale era legato da banchine e punti di attracco; Federico II vi stabilì inoltre una delle sette grandi fiere che si tenevano nel Regno, rivitalizzandone il commercio, e la dotò di vari privilegi. Sotto gli Svevi – dopo la morte di Federico si avvicendarono ancora Corrado I (1250-1254), Corradino (1254-1258) e Manfredi (1258-1266) – la città visse dunque un'epoca d'espansione e benessere.
Dopo la sconfitta di Manfredi a Benevento (1266), B. passò sotto gli Angioini: prostrata dalla dura imposizione fiscale di Carlo I d'Angiò e dei suoi successori, e coinvolta nelle lotte tra gli Angioini e i Durazzo, B. visse una nuova epoca di decadenza. Nel 1349, parteggiando per Giovanna I d’Angiò, regina di Napoli, contro Luigi d’Ungheria, che per rivendicare i diritti del fratello Andrea aveva invaso il Regno, subì l’assedio e l’occupazione ungherese. Ladislao prima e Giovanna II in seguito le accordarono immunità e concessioni; ma nel 1430 la regina la dette in feudo a Iacopo Caldora, e dopo la sua morte nominò il figlio Antonio duca di Bari. Successivamente B. passò sotto gli Aragonesi e, nel 1464, fu donata a Sforza Maria Sforza, per passare poi nel 1550 a Isabella Sforza, vedova di Gian Galeazzo, che vi dimorò fino alla morte (1524). A Isabella successe la figlia Bona che, rimasta vedova di Sigismondo I, re di Polonia, si trasferì a Bari. Sotto le due Sforza B. visse un'epoca di rinascita: furono fortificate le mura e il castello e risollevate le condizioni economiche e sociali della città.
Dal sec. 16° B. tornò fino al 18° a far parte del Regno di Napoli, che nel 1503 era passato sotto l'influenza spagnola, governato da un viceré. L'età del vicereame fu infelice per il Mezzogiorno e segnò nuovamente la decadenza economica della città: B. fu coinvolta nelle lotte fra le famiglie nobili e per il reggimento della città, si arrestarono i commerci e crebbe pesantemente la pressione fiscale. Da qui lo scoppio di frequenti rivolte, la più grave delle quali fu quella del 1647, capitanata dal marinaio Paolo Ribecco, durante la quale furono saccheggiati conventi e abitazioni. Nel 1656 un'epidemia di peste uccise 12.460 abitanti. Dal 1707 al 1739, in seguito alla guerra di successione spagnola, B. passò sotto la dominazione austriaca e, quindi, sotto i Borbone. Con Carlo III e poi il figlio Ferdinando IV, nonostante i contrasti tra nobiltà, clero e borghesia, B. risorse: furono edificate grandiose opere pubbliche, restaurato il porto, istituito il Collegio Reale, ravvivati i commerci; il numero degli abitanti crebbe da 18.000 a 34.663.
In seguito alle vittorie dell'esercito napoleonico e alla fuga di Ferdinando IV, B. partecipò alla Repubblica Napoletana; il 1° febbraio del 1799 fu eretto l'albero della libertà e fu costituito, come altrove, il comitato della municipalità. Assediata dai sanfedisti, si schierò in difesa della libertà repubblicana. Nel 1806 Napoleone dichiarò decaduti i Borbone e pose sul trono il fratello Giuseppe. Due anni più tardi Giuseppe lasciò il trono al cognato Gioacchino Murat. Fu lui a dare il via all’espansione della città oltre le mura, a insediarvi la Provincia, tolta a Trani, e a farle assumere il profilo attuale, come sede di uffici, scuole, caserme. All'arrivo di Murat la città era cinta da mura imponenti che partivano dal Castello e finivano in via delle Mura (l’odierna via Venezia), circondate da un fossato, mentre il borgo medievale era un intrico di case anguste e malsane e di strade strette e tortuose. Murat approvò i lavori di ampliamento – già concordati con Ferdinando IV che non aveva però avuto il tempo di avviarli – che iniziarono nel 1816, con il progressivo smantellamento delle mura, il riempimento del fossato e la costruzione del nuovo borgo. Nel 1810 inoltre venne istituita la Società di agricoltura (divenuta nel 1812 Reale società economica). Tale sviluppo urbanistico, culturale ed economico non cessò negli anni della Restaurazione (nel 1854, tra le altre cose, fu inaugurato il Teatro Piccinni, ma i Borbone vi stabilirono anche la Camera consultiva del commercio, il Tribunale del commercio, la sede del Banco di Napoli, la Borsa Merci); in questo periodo B. andò accrescendo il suo primato nella provincia, che si accentuò dopo l'Unità. Volano dell'economia barese fu soprattutto il commercio (olio non commestibile e olio da tavola, mosto e vino, grano, e successivamente mandorle), acquisendo una posizione egemonica sui prodotti dell'entroterra la città divenne polo di attrazione dell'intera area circostante: mentre prima essa era composta da un tessuto di borghi più o meno economicamente omogenei, l'espansione barese creò una gerarchizzazione del territorio, sottraendo manodopera, traffici e servizi ai comuni vicini (Barletta, Trani, Molfetta, Mola). Nello stesso tempo, veniva modernizzato nell'area circostante il sistema agricolo, con l'introduzione di processi meccanici, l'uso di concimi chimici, la diversificazione delle colture ecc.; l'entroterra barese riuscì perciò a sopportare meno traumaticamente che altrove la grave crisi del settore conseguita alla guerra doganale con la Francia del 1887, principale importatrice dei vini da taglio pugliesi, crisi che avrebbe invece sancito la marginalizzazione di aree meno dinamiche della regione, come quella del basso Salento. Tra il 1861 e il 1871 la popolazione di B. sarebbe passata da 44.572 a 61.541 abitanti, e tra il 1801 e il 1901 da 72.624 a 94.236.
Al principio del secolo B. era divenuta in Puglia un centro di riferimento culturale (nel 1901 era stata fondata la casa editrice Laterza, nel 1903 era stato inaugurato il teatro Petruzzelli, nel 1919 il Museo storico), ed era a livello regionale il più importante snodo d'importazione ed esportazione dei mercati nazionali e stranieri, non solo europei. Insieme al maggior peso demografico (nel 1911 contava 121.633 ab.), aveva accresciuto il suo ruolo politico, che le accordava maggiore capacità di influenzare le scelte del governo centrale riguardanti la regione: così, per es., la città fu la prima nel 1914 a essere rifornita dell'acqua del nuovo acquedotto tanto agognato dai pugliesi, mentre Lecce dovette attendere ancora 13 anni. Nel contempo le profonde contraddizioni sociali produssero nei primi vent'anni del Novecento scioperi e reiterati episodi di violenza e la nascita dei sindacati di operai e portuali, nonché un'ampia diffusione delle idee socialiste (nel 1921 B. contava 21 sezioni socialiste). Durante il fascismo, che aveva soppresso con la forza tali organizzazioni (B. fu una delle ultime a cedere insieme ad Andria nell'estate del 1922), la città conobbe una nuova impennata demografica (seconda solo a quella che stavano conoscendo nello stesso periodo Roma e Milano, passando da 126.000 ab. nel 1921 a 198.000 ab. nel 1936) e una nuova fase di espansione urbanistica, a partire dall'Università fondata nel 1925, che avrebbe contribuito all'emancipazione di B. dalla subalternità nei confronti di Napoli. Sotto il podestà (1926-28) e poi ministro dei Lavori pubblici (1930-35) Araldo Di Crollalanza, infatti, vennero avviati ingenti opere pubbliche, come il nuovo lungomare, l'estensione della rete fognaria e di quella viaria, la creazione dell'illuminazione urbana, e intraprese iniziative per una ulteriore sprovincializzazione dell’economia cittadina, come l'istituzione della Fiera del Levante nel 1930. Tuttavia la regione soffrì pesantemente la crisi del 1929, che spazzò via numerosi stabilimenti storici dell'economia locale, come gli Oleifici Meridionali e le industrie meccaniche Biallo e De Blasio, mentre saliva la disoccupazione e scemava il consenso ampio accordato al Regime. A B. ebbe una certa importanza il movimento antifascista Giustizia e libertà, di ispirazione liberale, che gravitava sotto l'egida di Benedetto Croce intorno alla casa editrice Laterza; inoltre nel 1941 l'insegnante Fabrizio Canfora, il meridionalista socialista Tommaso Fiore di ritorno dal confino e altri intellettuali organizzarono un comitato antifascista che raccoglieva socialisti, comunisti e liberali. Nel gennaio del 1944 si tenne a B. il primo convegno nazionale dei Comitati di liberazione.
Al Referendum istituzionale del 1946 i baresi votarono, come tutto il resto del Mezzogiorno, in maggioranza per il ritorno della monarchia (61,5%) e alle elezioni comunali dello stesso anno espressero ugualmente un voto di destra, facendo raccogliere a monarchici, Partito dell'uomo qualunque e liberali di destra il 46%, con le sinistre (comunisti, socialisti, azionisti, repubblicani) al 41% e la DC (Democrazia Cristiana) solo al 9,2%. Nel 1950 la DC, dopo la creazione della Cassa del Mezzogiorno, riuscì a conquistare un consenso molto maggiore, ma alle elezioni comunali del 1952, benché divenisse primo partito con il 23,6% dei voti, prevalsero comunque nell'insieme i partiti di destra, i monarchici con il 22,9% e il Movimento sociale italiano (MSI) con il 13,2%, e divenne sindaco Francesco Chieco del Partito nazionale monarchico, che governò fino al 1956. La DC iniziò a far breccia nel tessuto cittadino borghese quando i fondi della Cassa del Mezzogiorno, fino ad allora impegnati soprattutto a sostegno dell'agricoltura, vennero indirizzati anche a progetti di modernizzazione urbana e rivolti ad altri settori economici. Nelle elezioni del 1956 la DC risultò primo partito con il 26% e sindaco della città divenne per pochi mesi Nicola Damiani, alla guida di una prima 'sperimentale' giunta di centrosinistra, e poi il collega di partito Renato dell'Andro, mentre nel 1959 la DC raggiunse il 36,4%, seguita dal MSI (22,5%). Nelle elezioni del 1962 la DC ottenne il 39,4% dei voti, seguita da monarchici e MSI, e in quelle del 1966 il 37,6%, seguita dal PCI; sindaci della città furono i democristiani Pasquale Prestipino e Gennaro Trisorio Liuzzi. Centrale in tutti questi anni e in quelli successivi, fino alla sua morte, fu la figura di Aldo Moro, che in Puglia diede vita a un progetto politico di industrializzazione di Stato, superando le iniziali resistenze dei gruppi baresi vicini alla Camera di commercio e all'ente della Fiera del Levante, che avevano un'idea di sviluppo tradizionale legata ai settori agricolo e commerciale. B., insieme a Taranto e Brindisi (l'antico 'triangolo industriale' pugliese), venne investita da un ampio piano di industrializzazione: diversamente dalle due altre città, non si trattò però di grandi complessi industriali, bensì in prevalenza di una rete di industrie private e pubbliche di dimensione media e piccola. Vennero creati stabilimenti a partecipazione statale (come le industrie meccaniche Nuovo Pignone nel 1960 e la Breda fucine meridionali nel 1961) e privati (come la meridionale Calabrese veicoli industriali nel 1961 e la straniera Firestone Italia nel 1962), e vennero aperti due grandi stabilimenti FIAT. In questi anni, dunque, accanto alla città vecchia e a quella nuova 'murattiana', sorse la terza città, quella industriale, estesa soprattutto verso oriente lungo il mare e verso SE, dove vennero spostate anche le vecchie aziende manifatturiere che prima si concentravano nel centro storico, che si andò di converso spopolando in uno stato di semiabbandono, in cui forte era la presenza della microcriminalità.
Alla fine del decennio 1960 si aprì una nuova stagione di conflittualità politica e sociale, in concomitanza con gli eventi dell'autunno caldo che si stavano verificando soprattutto al Nord, causata sia dal rallentamento del boom economico, sia dagli almeno parzialmente deludenti esiti della politica economica perseguita da Moro e dalla DC. Ciononostante B. negli anni del boom era tornata a riacquisire pienamente il suo ruolo dirigenziale all'interno della regione. Tra il 1951 e il 1971 la popolazione crebbe da 268.183 a 357.274 abitanti.
La nuova ondata di lotte sindacali e le contemporanee mobilitazioni studentesche crearono una certa polarizzazione del voto: nelle elezioni amministrative del 1971 si ebbe nello stesso tempo una crescita del PCI e soprattutto del PSI (Partito Socialista Italiano), e una nuova crescita del Movimento sociale, che negli anni precedenti, pur mantenendo sempre posizioni alte, era gradualmente andato calando. Alla tornata elettorale del 1976, inoltre, il PCI divenne secondo partito dopo la DC con il 24,77%, conquistando 16 seggi contro i 10 della precedente elezione, sottraendo voti al PSI, che scese da 11 a 8 seggi. In questi anni si alternarono alla guida della città i sindaci democristiani Antonio Laforgia, Nicola Vernola, Nicola Lamaddalena e Luigi Farace.
Nel 1970, così come nel resto d'Italia, venne istituito il Consiglio regionale, con sede a B. e con a capo l'ex sindaco della città Trisorio Liuzzi; in Puglia esso rispondeva alla richiesta di maggiore autonomia decisionale nelle politiche regionali proveniente dalla sinistra in crescita e alle critiche rivolte allo statalismo industrialista. Tuttavia la DC non riuscì a recuperare il consenso dei decenni precedenti. La drammatica uccisione di Moro nel 1978 da parte delle BR (Brigate Rosse) si può dire che chiuse anche simbolicamente la lunga fase politica della prevalenza democristiana in Bari. Si aprì infatti una nuova stagione in cui sempre più consensi acquisì il PSI, che nel 1981 superò nettamente il PCI, passando ad essere il secondo partito con il 23,3% dei voti; in questo stesso anno la DC calò al 32,7% e il Movimento sociale italiano-Destra nazionale precipitò al 6,4%. Le amministrative del 1985 confermarono sostanzialmente la tendenza delle elezioni precedenti, e alla guida della nuova giunta venne nominato nuovamente il socialista Francesco De Lucia, che governò quindi dal 1981 al 1990. In quest'epoca, conclusa la fase dell'industrializzazione statale e avviatosi anche il processo di deruralizzazione dell'entroterra, nacquero nuove numerose realtà imprenditoriali private di piccola e media dimensione, anche grazie a un tessuto economico più eterogeneo e variegato rispetto alle altre città industrializzate della Puglia, come Taranto e Brindisi, mentre cresceva l'area dei servizi avanzati, anch'essi sostenuti dall'intervento statale; in questi anni, tuttavia, vi furono numerosi episodi di corruzione, concussione e collusione con la malavita. Nel 1979 è iniziata la decrescita demografica.
Nelle elezioni del 1990 il PSI toccava il suo picco, raggiungendo il 30,7%, mentre il PCI scendeva addirittura al 9,3%; la DC rimaneva ancora primo partito, distanziando di poco il PSI, con il 34,5% dei voti; si successero alla guida della città il democristiano Enrico Dalfino, la socialista Daniela Mazzucca, Pietro Leonida La Forgia del PDS (Partito Democratico della Sinistra), nuovamente un democristiano, Michele Buquicchio, e nuovamente un socialista, Giovanni Memola. Nelle successive amministrative del 1995, le prime con l'elezione diretta del sindaco, fu eletto Simeone Di Cagno Abbrescia del Popolo della libertà, e i partiti di destra registrarono nuovamente una forte crescita, divenendo Alleanza nazionale primo partito con il 20,76%, seguita da Forza Italia con il 19,14%. Di Cagno Abbrescia fu confermato nelle amministrative del 1999 con il 54,1%, e Forza Italia risultò primo partito (17,05%), seguita da Alleanza Nazionale (15,82%). Nei primi anni del nuovo secolo si è invece assistito a una inedita prevalenza dei partiti di sinistra: venne eletto infatti nel 2004 Michele Emiliano, appoggiato da DS (Democratici di Sinistra), DL (Democrazia è Libertà), UDEUR (Unione Democratici per l'Europa), PRC (Partito della Rifondazione Comunista), SDI (Social-Democratici Italiani), liste civiche; Emiliano venne riconfermato nelle successive amministrative del 2009, appoggiato da PD (Partito Democratico), SEL (Sinistra Ecologia Libertà), IdV (Italia dei Valori), liste civiche. Infine nel 2014 è stato eletto Antonio Decaro, del PD (Partito Democratico), appoggiato da CD (Centro Democratico), SEL, liste civiche, rieletto al primo turno nel 2019 ancora come rappresentante del centrosinistra.
I monumenti più importanti della città rispecchiano la sua importanza nel periodo romanico: la basilica di S. Nicola (1087- 1197), capolavoro e prototipo dell’architettura sacra pugliese, dalla severa facciata fiancheggiata da due torri, con interno ricco di sculture, finti matronei e cripta (1098); notevoli il ciborio (sec. 12°) e la cattedra episcopale (datata fine sec. 11° o metà 12°); nel tesoro, preziosi oggetti medievali. Il duomo, fondato dopo il 1156, ricostruito nel 13° (il finestrone absidale è capolavoro dell’arte pugliese dell’inizio del sec. 13°; nell’archivio, Exultet del sec. 11°). Notevoli sono anche S. Gregorio (sec. 11°) e S. Marco (sec. 12°). Il grandioso castello, ricostruito da Federico II e restaurato nel Cinquecento, è sede museale ed espositiva.
Consuetudini di B. Raccolta di consuetudini, ovvero norme per prassi, della città di B., compilata tra il 1180 e il 1200 per opera dei giudici Andrea e Sparano. Benché di origine privata, ebbero autorità grandissima, e furono osservate anche in non poche città del territorio circostante.
Città metropolitana di B. (3.863 km2 con 1.246.742 ab. al censimento 2011, divenuti 1.230.205 ab. secondo rilevamenti ISTAT del 2020, ripartiti in 41 comuni). Nel 2014, con la legge 7 aprile n. 56, entrata in vigore il 1°gennaio 2015, la città metropolitana di B. è subentrata all'omonima provincia, mantenendo la medesima estensione geografica. B., unica città metropolitana della Puglia, è la più popolosa della regione e la seconda come superficie dopo quella di Foggia, con una densità abitativa di 327 ab. per km2. È delimitata dal Mare Adriatico, dal Basentello, dalla provincia di Barletta-Andria-Trani e dalla Penisola Salentina. La parte interna del territorio raggiunge le maggiori quote (monte Caccia 680 m) nelle Murge. L’apparato economico rimane legato all’integrazione di tradizionali funzioni agricole, commerciali e manifatturiere, potenziata dallo sviluppo dei comparti industriali più competitivi e innovativi (meccanico, in cui rimane alto il livello delle esportazioni, elettromeccanico, dell’abbigliamento). L’economia della provincia è agricola nella parte interna (cereali e pascoli) e in quella intermedia (oliveti, vigneti, mandorleti); agricola specializzata (ortaggi), industriale, commerciale e peschereccia nella zona costiera. Per quanto riguarda in particolare il comparto industriale, esso si è sviluppato soprattutto a partire dagli anni 1960. Tra le aree più interessate vi sono quella di Putignano e Castellana Grotte per il settore dell'abbigliamento; l'area di Bisceglie, Trani e Barletta (che però nel 2005 si sono costituite in provincia a sé stante), per il calzaturiero; l'area di Santeramo per il mobilificio; l'area di Modugno, dove sono presenti la Bosch, la GETRAG e Magneti Marelli, del Gruppo Fiat Chrysler Automobiles. Negli anni 1990 e poi nuovamente a partire dal 2008 questi distretti hanno risentito pesantemente degli effetti delle crisi, a cui hanno reagito con delocalizzazioni, riconversioni produttive e tentativi di diversificazioni del prodotto (come, per es., nel caso del settore calzaturiero); ciononostante, diverse aziende hanno chiuso e altre hanno visto sensibilmente ridotto il loro giro di affari. In crescita è invece il settore turistico, soprattutto lungo la fascia costiera, che favorisce i processi di modernizzazione delle infrastrutture.