Taranto Comune della Puglia (249,8 km2 con 191.050 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. La città è situata nella parte più interna del golfo omonimo e ha il suo nucleo originario nella falsa isoletta che, in posizione centrale, separa il Mare Piccolo, a N, dal Mare Grande, a S. Da qui si dipartono, allargandosi, due aree triangolari, una in direzione O, l’altra in direzione E-SE. Negli anni 1960-70, in concomitanza della rapida crescita innescata dal polo siderurgico (localizzato a NO del centro abitato), la città si è estesa in maniera pressoché incontrollata, soprattutto per il fallimento di qualunque tentativo di conciliare le iniziative imprenditoriali con i bisogni complessivi della collettività. Non è mancata, tuttavia, la realizzazione di importanti opere infrastrutturali, quali la costruzione del ponte di Punta Penna, sul Mare Piccolo, del molo polisettoriale, sul Mare Grande, l’avviamento del risanamento di ampie parti della città vecchia e il disinquinamento del Mare Piccolo e del Mare Grande.
La popolazione comunale ha presentato, a partire dall’inizio degli anni 1980, una forte contrazione: il decremento nell’ultimo decennio è stato del 5,8%, ma nel periodo intercensuario 1991-2001 era stato addirittura del 10,5%. Tale tendenza negativa è riconducibile al contrarsi della natalità e all’invecchiamento della popolazione locale, ma soprattutto al persistere di flussi migratori legati alla crisi del centro siderurgico.
Il settore terziario, con i comparti della pubblica amministrazione, della difesa e del commercio, è quello dominante. Seguono le attività industriali, centrate sul complesso siderurgico, nato come Italsider nel 1961 e privatizzato nel 1995, un tempo motore dell’economia tarantina e oggi colpito da una grave crisi, che ha portato a un notevole ridimensionamento delle attività produttive e alla chiusura di molte aziende che ne formavano l’indotto. Altre industrie presenti sono quella chimica, meccanica, cantieristica, tessile, alimentare, dei mobili ecc. Il porto svolge funzioni sia militari (arsenale) sia commerciali; queste ultime sono particolarmente sviluppate e il porto di T., che pure ha risentito del calo delle esportazioni del ramo siderurgico, è, per traffico merci e traffico container, uno dei più importanti d’Italia. Di lunga tradizione l’allevamento di crostacei e molluschi nelle acque del Mare Piccolo.
Fu fondata da coloni spartani probabilmente verso la metà dell’8° sec. a.C. Varie leggende narrano come i colonizzatori appartenessero a strati inferiori della popolazione spartana: certo è che la fondazione della colonia (l’unica spartana) è in relazione con problemi demografico-sociali assai pressanti a Sparta. La colonia si affermò dopo lunghe lotte con i locali: nel 473 i Tarentini furono gravemente sconfitti dagli Iapigi; la sconfitta aprì la strada alla democrazia. I Tarentini, presto ripresisi, esercitarono la supremazia sulla vicina Metaponto e poi sulla Siritide, che fu loro lungamente contesa da Turi, fondata da Pericle (444) sul luogo della distrutta Sibari. Nel 4° sec. T. partecipò alla lega italiota costituitasi per arginare l’avanzata delle popolazioni indigene (Messapi-Lucani-Bruzi): ma le difese furono insufficienti e T. invocò l’aiuto di Archidamo di Sparta (339-8), di Alessandro di Epiro (334), di Cleonimo principe spartano (303). Frattanto era intervenuta Roma a sostegno dei Lucani, e si venne a una pace le cui clausole, violate da Roma nel 281, provocarono la guerra tarantina (o tarentina) con l’intervento, a favore di T., di Pirro re d’Epiro. La guerra si concluse (272) con la sottomissione della città greca e il suo ingresso nell’alleanza romana. Fedele a Roma durante la prima guerra punica, T. nella seconda aprì le porte ad Annibale (212) e per questo fu punita ferocemente tre anni dopo, quando Fabio Massimo la riconquistò, con la strage o la vendita in schiavitù dei suoi cittadini e con il saccheggio. Nel 125 vi fu dedotta una colonia romana (colonia Neptunia) e nel 90 fu eretta a municipio. Gradatamente la città, che era stata la metropoli della Magna Grecia e centro importantissimo dell’arte e della cultura ellenica, cominciò a latinizzarsi; ma la sua importanza economica andava scemando di fronte alla città di Brindisi che da modeste origini assurgeva a massimo porto commerciale dell’Adriatico.
Conquistata da Totila (549) e ripresa da Narsete (552), espugnata dai Longobardi, tornata all’imperatore Costantino II (663), poi in mano a Romualdo duca longobardo di Benevento, nel corso del 9° sec. T. passò alternativamente dai Bizantini ai Saraceni, finché l’imperatore Niceforo II Foca la riprese nel 967. Occupata nel 1063 da Roberto il Guiscardo, fu centro di un potente feudo, che ebbe poi titolo principesco. Sotto gli Angioini T. fu appannaggio (1301) di Filippo, quartogenito di Carlo II d’Angiò, poi del figlio Roberto. Passò poi a Giacomo del Balzo, a Ottone di Brunswick e a Raimondo Orsini del Balzo, sotto il quale fu capitale di un grande principato. Alla morte di Raimondo, passò a Ladislao di Durazzo che aveva sposato la vedova di Raimondo, Maria d’Enghien. Nel 1463 il principato di T. tornò a far parte della corona. Conquistata da G. Fernández de Cordova (marzo 1502) e in seguito fortificata dagli Spagnoli, T. sostenne ripetuti attacchi turchi nel corso del 16°-17° secolo. Occupata dai Francesi nell’aprile 1801 e ancora dopo Austerlitz, nel decennio 1806-15 T. divenne la loro più sicura base navale contro gli Inglesi stabiliti a Capri e in Sicilia e contro i Russi stabiliti a Cattaro. Dopo il 1815, i Borboni si disinteressarono di T., il cui sviluppo riprese solo dopo l’unificazione. Durante la Prima guerra mondiale vi ebbero base le flotte italiana, francese e inglese del Mediterraneo. Durante la Seconda guerra mondiale la città subì gravi danni per bombardamenti aerei.
L’acropoli della città antica sorgeva sulla penisoletta che chiude il porto (od. Città Vecchia). Di fronte all’estremità ovest dell’acropoli, in località Scoglio del Tonno, è stato rinvenuto un importante insediamento (14°-12° sec. a.C.), che attesta una massiccia presenza micenea nella zona. In seguito è attestata la cultura iapigia sull’acropoli, dove poi si insediarono i primi coloni greci provenienti da Sparta. Dei monumenti dell’acropoli si riconoscono le tracce di due templi dorici (6°-5° sec. a.C.). L’impianto urbano, fortemente condizionato dalla conformazione del luogo, doveva essere impostato su un’arteria principale. Dalla metà del 6° sec. a.C. l’acropoli fu cinta da fortificazioni. A E dell’abitato si estendeva la vasta necropoli arcaica, da cui provengono ricchi corredi. Oltre all’agorà le fonti ricordano il mercato della carne e quello delle stoffe, gli impianti dei vasai (rinvenute le fornaci, 7°-1° sec. a.C.), officine per la lavorazione della pietra e dei metalli. Nella fascia costiera prospiciente il Mare Piccolo si trovavano le strutture portuali, con i relativi impianti artigianali e commerciali. Agli inizi del 5° sec. a.C. sembrano risalire i resti di un edificio quadrangolare interpretato come bouleuterion, mentre al 4° sec. si datano quelli di un tempio ionico, entrambi scoperti presso l’agorà. Lo splendore della città in questo periodo è documentato dai corredi più ricchi, comprendenti oreficerie, e dalla ripresa delle tombe a camera (con decorazione scultorea, 4°-2° sec. a.C.). Le indagini relative all’età romana di T. sono ancora piuttosto scarse: di notevole interesse per la ricostruzione topografica della città in questo periodo è la scoperta di un lembo dell’abitato, ai limiti con la necropoli, riferito alla colonia Neptunia (123 a.C.).
Un cenno a parte meritano le monete della zecca tarantina, la più attiva di tutta la Magna Grecia (6°-3° sec. a.C.) che coniò soprattutto in argento ma spesso anche in oro. Le serie monetali seguono spesso le vicende politiche della città e non è un caso che le monete più belle e più numerose coincidano con l’età di Archita (380-354 a.C.).
Provincia di T. (2.467 km2 con 563.995 ab. nel 2020, ripartiti in 29 Comuni). Il territorio è costituito, per oltre la metà, da un’ampia zona costiera pianeggiante, mentre per il 45% circa è collinare. Nella pianura costiera è praticata, con ampio ricorso all’irrigazione, un’agricoltura intensiva e redditizia. La popolazione provinciale ha subito, negli ultimi vent’anni, un netto decremento. All’interno del territorio, tuttavia, alcuni comuni, in particolare nell’entroterra di T., hanno registrato un’espansione conseguente allo spopolamento del capoluogo. In agricoltura dominano la piccola azienda, soprattutto a conduzione diretta, e le colture cerealicole, della vite, dell’olivo, degli agrumi. L’economia, ancora in larga misura penalizzata da una scarsa capacità di integrazione territoriale e prevalentemente legata alle attività del centro siderurgico di T., ha risentito della crisi produttiva e occupazionale del gigantesco impianto. A fianco del comparto metalmeccanico, si vanno affermando imprese che operano nell’ambito di settori ad alta tecnologia, come la produzione di software aerospaziali e la costruzione di macchine per centrali a energia eolica. Fiorenti alcune attività di stampo tradizionale, come il tessile di Martina Franca e le ceramiche di Grottaglie. In crescita i flussi turistici, in particolare stranieri.