(gr. Σύβαρις) Antica colonia fondata nella seconda metà dell’8° sec. a.C. dagli Achei del Peloponneso sulla costa del Golfo di Taranto, al confine settentrionale dell’odierna Calabria. Il sito della primitiva città può considerarsi ormai accertato in località Parco del Cavallo. Tra 7° e 6° sec. le si attribuivano un perimetro urbano di oltre 9 km e più di 300.000 abitanti e conquistò la supremazia sulle città vicine: l’eccessiva floridezza sembra però che ne accrescesse a dismisura la mollezza e il fasto, tanto che in una famosa battaglia (510 ca. a.C.) sul fiume Traente (od. Trionto) i Sibariti furono sconfitti dai Crotoniati. La città non fu completamente distrutta e grazie al decisivo intervento di Pericle (444/3 a.C.) fu fondata la colonia panellenica di Turi, che però non si sovrappose perfettamente all’antica Sibari. L’impianto urbano del nuovo centro, a strade ortogonali, è attribuito al celebre urbanista Ippodamo di Mileto. In età romana Turi (Thurii) venne per metà inglobata dalla colonia di Copiae e per metà abbandonata, divenendo spazio rurale.
Le testimonianze archeologiche confermano la sostanziale continuità di insediamento, che dall’epoca romana (cui appartengono i resti del teatro, di un edificio termale e di abitazioni) risaliva almeno fino al 6° sec. a.C. Un importante santuario extraurbano (8°-6° sec. a.C.) sorgeva sulla sommità del colle Timpone della Motta, dominante la piana di S., mentre sui pendii dell’altura sono state messe in luce le tracce di un insediamento enotrio del Bronzo Medio e resti di capanne dell’età del Ferro, con la relativa necropoli in contrada Macchiabate. Dal santuario provengono numerosi reperti ceramici, statuette fittili, vasi, armi e oreficeria (8°-5° sec. a.C.), oltre a una lamina d’argento dorato decorata a sbalzo (6° sec. a.C.). Tutto ciò da un lato conferma la data di fondazione della colonia nel 730-720 a.C., dall’altro testimonia una frequentazione del sito durante il 6° sec., mentre più rade si fanno le testimonianze fra il 510 e il 444 a.C. Per l’età romana, gli scavi hanno anche portato alla luce tratti di strade attribuibili all’insediamento di Copiae, monete e statuette in bronzo e un torso di statua virile.
Agli abitanti di S. furono attribuiti fatterelli, risposte argute o sciocche che costituiscono la cosiddetta favola sibaritica (nota come tipo nel 5° sec. a.C.), la quale, nella tradizione classica, è una favola avente come protagonisti non animali ma uomini.
Dalla colonia greca deriva il nome della piana di S., la più estesa (470 km2 ca.) delle formazioni pianeggianti costiere della Calabria, derivante in gran parte dalle deiezioni alluvionali delle correnti del Crati e soprattutto del suo affluente di sinistra Coscile. Le vaste opere di bonifica attuate dopo la Seconda guerra mondiale hanno dato vita a una discreta attività agricola (agrumeti, oliveti). I maggiori centri della piana sono Rossano e Corigliano Calabro.