RUBICONE (Rubico)
Il modesto fiumicello che scende dall'Appennino romagnolo all'Adriatico è rimasto famoso nella storia per l'atto rivoluzionario di cui esso fu testimone nel 50 a. C.
A quale dei piccoli corsi d'acqua della regione esso corrisponda, non si può affermare con sicurezza per la non chiara concordanza fra le indicazioni degli itinerarî e quelle degli autori antichi, non molti e in generale di età tarda, che parlano di esso; forse l'identificazione riesce difficile anche perché l'andamento di quei corsi d'acqua è in parte diverso da quello che doveva essere nell'antichità. Tre sono i fiumicelli che si disputano, anche fra gli studiosi moderni, questa identificazione: il Pisciatello, che nel suo corso più basso prende il nome di Rigone, corruzione, sembra, del nome antico; più a settentrione il Fiumicino, che scorre presso Savignano, e l'Uso, più a mezzogiorno, presso S. Arcangelo: oggi si è dato ufficialmente il nome di Rubicone al secondo.
Il Rubicone era nel 50 a. C. il confine tra l'Italia propria e la Gallia Cisalpina: quando questo confine fosse stato portato qui dall'Esino, nelle Marche, non è ben sicuro: forse già dall'età dei Gracchi: comunque pare certo che Silla ne consacrasse definitivamente tale funzione.
Come confine dell'Italia propria, il cui territorio agli effetti del governo militare era considerato alla pari del territorio di Roma, nessun magistrato poteva varcarlo a capo di un esercito in armi, senza autorizzazione del senato. Cesare, a onta di tale divieto e contro la deliberazione del senato che gli aveva ordinato di licenziare le truppe, lo attraversò con il suo esercito il 23 novembre del 50 a. C., iniziando di lì la marcia sulla capitale.