Psicologo, teorico del cinema e critico d'arte tedesco naturalizzato statunitense (Berlino 1904 - Ann Arbor , Michigan, 2007). Tra i maggiori rappresentanti della Gestaltpsychologie, si occupò approfonditamente del rapporto tra percezione e arte. Sottolineò inoltre il carattere strutturante, formativo e creativo dell'atto del vedere.
Studiò psicologia sperimentale a Berlino, interessato alla Gestaltpsychologie. In Film als Kunst (1932) sostenne la tesi dell'artisticità del cinema e della sua autonomia rispetto alle altre arti. Di famiglia ebrea, dal 1933 al 1938 visse a Roma lavorando nell'ambiente del cinema, collaborando con G. Aristarco, F. D'Amico e P. Milano. Promulgate le leggi razziali anche in Italia, emigrò negli USA dove insegnò psicologia dell'arte prima al Sarah Lawrence College e poi alla Harvard University, quindi, trasferitosi ad Ann Arbor, alla University of Michigan. Scrisse molto sul rapporto tra percezione e arte: Art and visual perception (1954), Picasso's Guernica (1962), Towards psichology of art (1966), Visual thinking (1969), Entropy and art (1971), New essays of the psichology of art (1986). Dai primi studi sul cinema (Kritiken und Aufsätze zum Film , 1977; trad. ingl. Film essays and criticism, 1997) fino alle ultime ricerche in cui applicò la teoria matematica dell'informazione allo studio delle immagini artistiche, A. si preoccupò di evidenziare il carattere strutturante, formativo e creativo dell'atto del vedere e prestò particolare attenzione alle relazioni esistenti tra percezione e giudizio nelle arti della visione. Tra le altre opere: The dynamics of architectural form (1977), The power of the center (1982), To the rescue of art (1992). A testimonianza dell'influenza che il suo pensiero ebbe sulla cultura cinematografica italiana, nel 2000 gli è stato conferito il premio Filmcritica-Umberto Barbaro.