Bonghi, Ruggero
, Letterato e uomo politico (Napoli 1826 - Torre del Greco 1895). Cattolico liberale per convinzioni, moderato-riformista per tendenza parlamentare, svolse intensa attività pubblicistica negli anni dell'unità nazionale e nel periodo del governo della Destra, dirigendo la Perseveranza e collaborando al Politecnico e alla Nuova Antologia. Membro della Commissione linguistica presieduta dal Manzoni (1869), sostenitore delle Guarentigie (1871), ministro dell'Istruzione (1874-76), fondò a Roma la Biblioteca Nazionale e fu primo Presidente della Società Dante Alighieri (1889-95).
Nella sua sovrabbondante opera di poligrafo i temi danteschi s'incontrano ad apertura di libro, ma più per incidenza (versi o apoftegmi a rincalzare il discorso, frequentissimi anche negl'interventi parlamentari) che non per riflessione organica. D'altronde il nome di D., riproposto nell'alone mitografico del Romanticismo, non poteva non ricorrere come ideale antitesi alle aporie che il B. nitidamente avvertiva nella cultura italiana: organizzazione accademica e aristocratica della letteratura, mancanza di semplicità e chiarezza, scarsità di entusiasmi religiosi e conseguente assenza di un'ispirata letteratura cristiana. Anche nella questione della lingua, pur nella sua contiguità alla posizione manzoniana, il B. propugnò una medietas nazionale al di fuori dei regionalismi, appellandosi anche al volgare illustre di D. contro gli abusi fiorentini. Queste idee, diffuse nelle lettere critiche a Celestino Bianchi, pubblicate nel 1856 col titolo Perché la letteratura italiana non sia popolare in Italia, ritornano in parte ne Le Stresiane, dispute di struttura umanistico-ciceroniana che rispecchiano le conversazioni tenute dal B. a Stresa col Rosmini e il Manzoni, e pubblicate per una miscellanea (1897) in memoria del filosofo roveretano.
In Horae subsecivae (Roma 1883) alcuni luoghi topici danteschi come If V 138 e XXXIII 75 sono interpretati ricorrendo alle romantiche, e in parte desanctisiane, suggestioni dell'" indefinito nella poesia ", per cui il lettore sarebbe mortificato da una soluzione univoca, mentre " il poetico sta nella possibilità che il verso lascia all'animo di vagare impaurito dall'una all'altra ". Più frequente tuttavia nel B. l'immagine ancora risorgimentale di un D. profeta di italianità, nonché espressione di un'epoca in cui la vita artistica e la vita morale erano potentemente coagulate: esaltazione insieme etica e nazionale che presiede ai Discorsi per la Dante Alighieri (S. Maria Capua Vetere 1920), dove il nome di D. viene caldamente invocato a sancire un programma patriottico e civile.
Bibl. - F. D'ovidio, R.B., in " Nuova Antologia " CXLIV (1895) 5-8; R. Bonfandini, R.B., Prato 1895; U. Ojetti, Per R.B., Spoleto 1896; A. Franchetti, in " Arch. Stor. Ital. " XVII (1896) 1-31; ID., In memoria di R.B., scritti e discorsi, Roma 1896; A. Boutet, La critica letteraria di R.B., Torino 1907; B. Croce, in Letteratura della nuova Italia, Bari 1949, II, 263-289; G. Borelli, in Medaglioni, Modena 1942; F. Verdinois, in Profili letterari e ricordi giornalistici, Firenze 1949.