Uomo politico e studioso italiano (Napoli 1826 - Torre del Greco 1895). Esponente di spicco della Destra storica, fu deputato e relatore della legge sulle guarentigie. Storico, filosofo e filologo di spessore, fu ministro della Pubblica istruzione (1874-76) e istituì la Biblioteca Vittorio Emanuele II di Roma.
Prese viva parte alle agitazioni seguite all'elezione di Pio IX, e nel 1848 partecipò come segretario della delegazione napoletana ai contatti preliminari per una costituenda Lega italiana. Dopo i fatti del 15 maggio 1848 passò in Toscana, dove scrisse sul Nazionale, ma dovette poi trasferirsi in Piemonte. Qui strinse rapporti col Rosmini e col Manzoni, e si dedicò a studî filosofici (notevole la sua traduzione della Metafisica di Aristotele) e letterari: fra questi specialmente importanti le lettere sul Perché la letteratura italiana non sia popolare in Italia (1855), largamente influenzate dalle idee del Manzoni e che ebbero notevole risonanza. Dopo aver rifiutato nel 1859 una cattedra dall'Austria, si recò nel 1860 a Napoli, dove sostenne sul Nazionale l'immediata annessione al Piemonte in accordo col Cavour, e partecipò quindi al governo della luogotenenza. Tornato a Torino fu prof. di greco in quell'universita; passò poi a Firenze, Milano, Roma, per insegnarvi letteratura latina, storia antica, storia moderna. Deputato (1860-65 e dal 1867), fondatore a Torino della Stampa, collaboratore e dal 1866 direttore della Perseveranza di Milano, i suoi atteggiamenti politici, in complesso caratterizzati da chiuso conservatorismo, assunsero notevole rilievo negli ambienti della Destra, anche attraverso la sua attività di commentatore politico, specie sulla Nuova Antologia e sulla Cultura (da lui fondata). Relatore nel 1871 della legge sulle guarentigie, sostenne quella soluzione anche negli scritti, pur auspicando l'ingresso dei cattolici in un grande partito conservatore nazionale (Pio IX e il Papa futuro, 1877; Il conclave e l'elezione del Pontefice, 1878; Leone XIII e l'Italia, 1878). Nel 1874-76 fu ministro dell'Istruzione, e a lui si dovette l'introduzione delle cattedre di letterature neolatine, l'obbligo della dissertazione scritta di laurea, la fondazione della Biblioteca Vittorio Emanuele II di Roma; in seguito divenne presidente della Dante Alighieri (dal 1889); fu socio nazionale dei Lincei (1875).
Oltre agli scritti sopracitati, si ricordano anche: Cavour (1860); I partiti politici (1868); Storia della finanza italiana dal 1864 al 1868 (1868); Il Congresso di Berlino (1878); Ritratti contemporanei (1878); Storia di Roma (primi 2 voll., 1884-88, e un frammento post. del 3º, 1896).