SAAR (fr. Sarre; A. T., 56-57)
Affluente di destra della Mosella, lungo 246 km., con un bacino di 7346 kmq. Ha le sue sorgenti in territorio francese (M. Donon, m. 1006), nei Vosgi settentrionali, al confine tra Alsazia e Lorena. Scava dapprima la sua valle, che ha un andamento NS., nelle arenarie, poi continuando nella stessa direzione lascia a sinistra i boschi che coprono le marne del Trias superiore (Keuper) e a destra le fertili superficie calcaree. Presso Saarbrücken s'allarga in un bacino, riceve da N alcuni affluenti, lambe il distretto carbonifero e volge quindi verso occidente, per mutare ancora direzione (NO.) dopo Völklingen. Traversando i Monti scistosi renani (pendici occidentali del Hunsrück) forma dei piccoli meandri e si getta nella Mosella 10 km. a monte di Treviri. Il fiume ha notevole importanza economica, dato che attraversa nel corso medio il distretto carbonifero e industriale della Saar e nel corso superiore i giacimenti salini e potassici della Lorena. La navigazione viene effettuata a partire da Saargemünd.
Regione della Saar.
Dal fiume prende nome una regione della Germania di SO. (ted. Saargebiet o Saarland; fr. Terntoire de la Sarre), priva dal punto di vista fisico d'una unità naturale, ma fortemente individuata rispetto ai territorî vicini per la riunio1ie, su uno spazio ristretto, di grandi ricchezze minerarie, d'industrie molteplici e d'una popolazione molto numerosa e attiva. Essa confina a S. e a SO. con la Lorena (e quindi con la Francia), a E. col Palatinato renano e nelle altre direzioni con la Renania. Nei limiti fissati dal trattato di Versailles la regione comprendeva una superficie di 1921 kmq., di cui 1484 (con 589.773 ab. nel 1919) appartenevano alla Renania e 437 (con 85.998 ab.) al Palatinato. Un censimento eseguito il 23 giugno 1935 ha contato 812.030 persone, con un aumento del 24,5% rispetto al 1910 e una densità di 445 ab. per kmq.
La zona fa parte di una regione che in passato è andata soggetta a frequenti fratture. A N. s'appoggia sugli ultimi contrafforti del Hunsrück, che formano dei lunghi dossi, mentre a NE. una piccola zona del territorio abbraccia alcune colline che fanno parte dei Monti della Nahe. Ivi, nelle vicinanze di Tholey, si trova uno spuntone di melafiri che costituisce il punto più alto della regione (Schaumberg, m. 569). A S. e ad O. prevalgono le arenarie e marne variegate e i calcari conchigliferi disposti a gradini, che rappresentano antiche linee di frattura. La parte interna consta invece di colline poco rilevate, con valli appena segnate. La Saar e il Blies, suo affluente di destra, presentano lungo il loro corso strette e allargamenti, che corrispondono alla diversa resistenza delle rocce.
Il clima è continentale con influenze oceaniche. Saarbrücken ha una temperatura media di 80,5 (0°,2 in gennaio e 17° in luglio) e circa 800 mm. di precipitazioni. Il bosco copre ancora quasi un terzo del territorio. Le zone forestali più estese si trovano a N. (pendici del Hunsrück: bosco misto con prevalenza di faggi) e a S. (Kohlenwald), separate da una fascia diboscata.
La regione era già abitata nella preistoria e poi in epoca romana. I Germani occuparono dapprima le superficie prive di bosco del calcare conchiglifero e le bassure vallive della Saar media, in vicinanza dei corsi d'acqua, per lo più senza ricalcare i borghi romani (come appare anche dalla toponomastica, dato che i centri germanici hanno nomi terminanti per -ingen o -heim); i Franchi fondarono poi molte chiese e diboscarono larghe estensioni (nomi in -scheid o in -holz). Vaste zone, soprattutto a NO., N. e SE., sono tuttora dedite all'agricoltura e alle industrie forestali, che occupano in tutto l'8,5% degli abitanti, mentre l'industria e l'artigianato dànno lavoro al 58,8% delle persone attive. La piccola proprietà è assai diffusa e molti sono i minatori che posseggono un campicello o un orto, al quale attende la famiglia. Colture prevalenti sono la segala e le patate.
Il bacino carbonifero, che costituisce la ricchezza principale del territorio, è lungo 50 km. (in direzione NE.-SO.), largo 25, con uno spessore complessivo di 800 m., che va diminuendo da oriente a occidente. Esso si estende pure nella vicina Lorena e contiene una riserva di 12 miliardi di tonn. di combustibile. La produzione media dell'anteguerra si aggirava sui 17 milioni di tonn. (di cui 12 estratte nella Saar e 5 in Lorena), pari al 9% della produzione tedesca, mentre negli ultimi anni sono stati estratti 13 milioni di tonn. nel solo territorio della Saar. Oltre i quattro quinti venivano nell'anteguerra usati in Germania (circa un terzo sul posto), il resto esportato. Le cose sono poi mutate con il passaggio della Lorena alla Francia, la quale ha assorbito le maggiori quantità. Le miniere più grandi, che sono di proprietà statale, si trovano nelle vicinanze di Dudweiler e di Sulzbach. La foresta copre tuttavia ancora gli strati carboniferi e i villaggi, sparsi nel bosco, hanno un aspetto ridente, in modo che il paesaggio originario è stato scarsamente modificato e anche nei centri minerarî regna una certa calma. Circa i tre quarti dei minatori dimorano presso le miniere, in case che spesso sono di loro proprietà. L'industria estrattiva dà lavoro a 55-60 mila operai e inoltre 35 mila sono occupati nelle acciaierie sorte a Neunkirchen (danneggiate da una terribile esplosione nel febbraio del 1933), Völklingen, Malstatt-Burbach, Dillingen, Saarbrücken, 12 mila nelle industrie minori del ferro, 3 mila nelle fabbriche di vetro (St. Ingbert) e in quelle di ceramiche (ditta Villeroye Boch). Diffuso anche l'artigianato, che dà lavoro a 24 mila persone. In un primo tempo le vetrerie costituivano l'industria principale del territorio (data l'abbondanza di legname come combustibile e di terreni adatti alla fabbricazione del vetro), ma poi a partire dalla seconda metà del sec. XIX la costruzione della rete ferroviaria (la Treviri-Strasburgo s'incrocia a Saarbrücken con le linee dell'alto Reno; buone comunicazioni con Magonza, Mannheim, Karlsruhe; rete nel territorio di 408 km.) e la canalizzazione della Saar (il Saarkohlenkanal, costruito nel 1860, permette le comunicazioni col Reno attraverso il Rhein-Marne Kanal), hanno messo sempre più in valore il carbone, che ha potuto essere facilmente utilizzato data la vicinanza delle importanti miniere di ferro della Lorena. Molti immigrati sono stati attratti anche dai paesi vicini e hanno fondato dei villaggi (p. es., Elversberg; 1843: 25 ab.; 1930: 7600) nella zona carbonifera, la quale ha visto progressivamente aumentare la densità fino a 300 ab. per kmq. mentre quella media è di 425 ab. Le zone più popolate si trovano tra Neuenkirchen e Ottweiler, come pure lungo la valle della Saar tra Saarlouis e Saarbrücken. I centri principali, oltre a Saarbrücken e a Saarlouis (cresciuta sul posto d'una fortezza fatta costruire da Luigi XIV di Francia; dal gennaio 1936, dopo l'aggregazione di alcuni comuni vicini, denominata Saarlautern), sono Neunkirchen (ab. 41 mila), Dudweiler, Sulzbach e Völklingen (20 mila ab. ciascuno), i quali hanno trovato posto lungo il corso della Saar e della Blies. Gli abitanti sono compattamente tedeschi. I cattolici sono in prevalenza (circa i cinque settimi) e in aumento in questi ultimi anni.
V. tavv. XCV e XCVI.
H. Overbeck-G. W. Sante, Saar-Atlas, Gotha 1934; R. Chapot Rey, La région industrielle sarroise. Territoire de la Sarre et bassin houiller de la Moselle. Étude géographique, Nancy-Parigi-Strasburgo 1934.
La questione della Saar. - La questione della Saar è sorta alla conferenza della pace di Versailles, quando la Francia rivendicò quella regione per motivi storici, militari ed economici. Storici: una parte del territorio era stato annesso da Luigi XIV dopo il trattato di Vestfalia, e a ricordo fu fondata Saarlouis. Salvo questa città, il resto fu riperduto con la pace di Ryswyk. Ripreso durante la rivoluzione francese (1793), il territorio fu perduto ancora in seguito al primo trattato di Parigi (30 maggio 1814), eccetto Saarlouis, Saarbrücken e una striscia lungo la riva destra della Saar, che pure furono tolte alla Francia, dopo Waterloo, col trattato finale di pace (20 novembre 1815). I motivi militari, per quanto non confessati, derivano dalla circostanza che quello è il tratto più debole della frontiera francese e la via più facile all'invasione, mentre il suo possesso rafforzerebbe le possibilità difensive della Francia. Più importanti di tutti sono i motivi economici determinati dalla presenza nel bacino della Saar di ricchissimi giacimenti di carbone e di ferro (v. sopra). Soprattutto la Francia mirava al possesso delle miniere di carbone, delle quali ha bisogno per la lavorazione dei ricchi giacimenti di ferro della vicina Lorena, che con la Sarre costituisce quasi un'entità economica unica.
Le rivendicazioni francesi alla Saar erano connesse a quelle relative a tutta la riva sinistra del Reno, la cui separazione dal resto della Germania appariva alla maggioranza dei Francesi come la più solida garanzia contro future invasioni. Le richieste francesi furono esposte da A. Tardieu in un memoriale (genn. 1919), presentato al Consiglio dei Quattro il 27 marzo. Dopo aver abbandonate le rivendicazioni alla riva sinistra del Reno, la Francia insistette più tenacemente sulla Saar, reclamando il ritorno puro e semplice del territorio del 1814, e il possesso delle miniere di carbone dell'intero bacino. A queste richieste si opposero i delegati inglesi e americani. Lloyd George, pur ammettendo il diritto alla proprietà delle miniere, circa l'amministrazione politica era per una organizzazione autonoma, comprendente tutto il bacino; Wilson, invece, accordava solo un contributo di carbone eguale alle perdite subite dalla Francia durante la guerra nelle sue miniere del nord-est e del passo di Calais; rifiutava qualsiasi annessione e qualsiasi organizzazione autonoma. Tuttavia, essendo stato accettato il 31 marzo il principio della proprietà delle miniere, le discussioni che seguirono convinsero la delegazione americana che con un'amministrazione tedesca il diritto francese di proprietà assoluta delle miniere poteva facilmente perdere ogni valore. Con tutto ciò l'opposizione fra le tesi americana e francese era ancora molto forte. Il 10 aprile si giunse a un compromesso che poi si tradusse nelle disposizioni del trattato di Versailles (articoli 45-50)
La Francia otteneva l'intera e assoluta proprietà delle miniere di carbone di tutto il bacino, con tutti i loro accessorî. Il governo veniva temporaneamente affidato alla Società delle nazioni, il cui consiglio avrebbe nominato una commissione di governo, composta di 5 membri, un francese, un tedesco della Saar, e tre altri membri che non fossero né francesi né germanici. Alla commissione spettavano tutti i poteri già appartenenti alla Prussia, alla Baviera e all'Impero. Il presidente della commissione era designato dal Consiglio. Gli abitanti conservavano la loro nazionalità, le leggi primitive, i tribunali e le assemblee locali, le libertà religiose, scolastiche e di lingua, e dovevano essere esenti dal servizio militare. Insieme alla commissione di governo dovevano esservi due assemblee, il Consiglio consultivo e il Comitato tecnico. Il territorio era compreso entro il regime doganale francese, ma per 5 anni i prodotti della Saar potevano entrare in Germania liberi da ogni dazio, e lo stesso avveniva per i prodotti tedeschi che entravano nel territorio per il consumo locale.
Questo regime doveva durare per 15 anni, a partire dall'entrata in vigore del trattato di Versailles. Alla fine di tale periodo (e cioè entro il 20 gennaio 1935), tutti quelli che risiedevano nel territorio alla data della firma del trattato, e che avessero compiuti i 20 anni nel 1935, sarebbero stati chiamati a scegliere con plebiscito fra l'unione alla Francia, o quella alla Germania, o il mantenimento del regime stabilito dal trattato. In base ai risultati del plebiscito il consiglio della Società delle nazioni avrebbe preso le decisioni definitive. In caso di plebiscito favorevole alla Germania, questa avrebbe potuto riscattare le miniere pagando in oro il prezzo stabilito da un comitato di tre esperti "salvo accordi particolari conclusi fra le parti". In generale questo regime stabilito dal trattato non ha dato luogo a grandi inconvenienti, anzi ha favorito grandemente l'economia della Saar e il benessere della popolazione, il cui aumento fu di oltre 150 mila abitanti dopo il 1919. Tuttavia il compito della commissione non fu senza difficoltà. In un primo tempo, quando la Francia aveva ancora la speranza e lavorava per un plebiscito a lei favorevole, la popolazione assunse un atteggiamento di resistenza, e fece largo uso del suo diritto di petizione al consiglio della Società delle nazioni. Si lamentava soprattutto per il ritardo nell'elezione del consiglio consultivo, costituito solo nel marzo 1922, per le attribuzioni del consiglio stesso, per la presenza delle truppe francesi, per il mantenimento dell'ordine che il trattato affidava alla gendarmeria locale, per le pressioni esercitate dai Francesi sui minatori perché inviassero i loro figli alle scuole francesi, per l'introduzione della moneta francese, che dal 1° giugno 1923, in corrispondenza della caduta del marco, divenne la sola legale, e in generale per un indebito riguardo agli interessi francesi. L'incidente più grave si ebbe nel 1923, al momento della massima tensione franco-tedesca a proposito della Ruhr, quando 75 mila minatori scioperarono dal 5 febbraio al 15 maggio. Per mantenere l'ordine furono richiamate le truppe francesi, e la commissione di governo promulgò decreti urgenti, che limitavano la libertà individuale (7 marzo). La popolazione protestò e il rappresentante inglese portò la questione al consiglio della Società delle nazioni. Fu ordinata un'inchiesta e il risultato fu che il consiglio si dichiarò soddisfatto dell'opera della commissione, ma nello stesso tempo ammise implicitamente la fondatezza delle lamentele, e stabilì che la commissione di governo fosse responsabile collettivamente verso il consiglio e che si provvedesse all'organizzazione della gendarmeria locale, per rendere possibile il ritiro delle truppe francesi.
In seguito, il riavvicinamento franco-tedesco, verificatosi con l'accordo di Locarno, la politica Briand-Stresemann e l'entrata della Germania nella Società delle nazioni calmarono gli spiriti; le truppe francesi nel dicembre 1930 abbandonarono definitivamente il territorio. Anzi in Germania, dove si considerava il plebiscito offensivo per i sentimenti della popolazione, si sperava che il riavvicinamento con la Francia portasse al ritorno anticipato e senza plebiscito della Saar, come aveva portato all'anticipato sgombero della Renania. E conversazioni in questo senso si iniziarono fra Briand e Stresemann (1929), e probabilmente vi si sarebbe giunti. La morte di Stresemann e l'allontanamento dal potere di Briand interruppero le conversazioni.
Un mutamento importante nella questione della Saar si ebbe con l'avvento al potere di Hitler (1933). La larga diffusione delle idee socialiste e comuniste nella numerosa popolazione operaia del territorio, l'intensa propaganda svolta dagli emigrati politici tedeschi, la lotta iniziata dal socialnazionalismo contro il cattolicismo, le intemperanze degli agenti nazisti; tutto questo produsse nella popolazione del territorio uno stato d'animo meno favorevole alla Germania. In Francia rinacquero le speranze in un plebiscito favorevole allo statu quo, e poiché il ritorno della Saar alla Germania avrebbe reso l'industria pesante francese tributaria dall'estero per il suo fabbisogno di carbone, così il governo francese diventò intransigente e mise in opera tutti i mezzi per influire sui varî strati della popolazione. E così, da quel momento, incominciò la lotta per il plebiscito, che diventò una questione delicata e difficile, tanto più che doveva essere organizzato dalla Società delle nazioni, dalla quale la Germania era uscita nell'ottobre 1933.
Nel gennaio 1934 il consiglio della Società delle nazioni nominò un comitato per studiare le misure e i mezzi atti ad assicurare la regolarità e la libertà del voto, e il mantenimento dell'ordine pubblico. Il comitato, presieduto dal barone P. Aloisi italiano, e composto dello spagnolo S. de Madariaga e dell'argentino J. M. Cantilo, doveva risolvere infinite questioni, riferentisi non solo alle operazioni di plebiscito e al mantenimento dell'ordine, ma anche ad impedire rappresaglie da parte dello stato successore. Dopo un'opera lunga e paziente, il comitato giunse a una formula accettata dalle due parti, e la presentò al consiglio della Società delle nazioni (2 giugno 1934). Con essa venivano istituiti una commissione di plebiscito, un tribunale superiore e otto tribunali di circoscrizione, competenti per tutte le questioni relative alle operazioni elettorali, e veniva autorizzata la commissione di governo a ricorrere, in caso di necessità, ad elementi stranieri per la polizia. Inoltre i due governi s'impegnavano ad astenersi da ogni pressione o altro atto qualsiasi che potesse influire sulla libertà di voto, a portare ogni controversia davanti a una corte permanente di arbitrato, ad accettare che il tribunale superiore di plebiscito fosse mantenuto per un anno per giudicare dei ricorsi contro atti contrarî agl'impegni suddetti.
Per un momento sembrò che questo accordo dovesse riportare la calma, ma gli avvenimenti tedeschi dell'estate 1934 accrebbero di nuovo le probabilità per lo statu quo. Il governo francese ne approfittò per rafforzare le disposizioni della popolazione in favore di esso, e in un memoriale, presentato a Ginevra il 3 settembre, sollevava diverse questioni per il caso del mantenimento dello statu quo e, per tranquillizzare la coscienza di quei Tedeschi che non volevano rinunciare definitivamente all'unione colla Germania, accennava alla possibilità di un altro plebiscito; infine chiedeva che fin d'allora si risolvesse la questione del riscatto delle miniere. Intanto la Commissione di governo insisteva sempre più nelle domande di soccorso per mantenere l'ordine e impedire un colpo di mano dal difuori. Il governo francese rispose (1° novembre) dichiarando che in base alla risoluzione del consiglio (18 marzo 1926), le truppe francesi erano pronte ad intervenire nella Saar per mantenervi l'ordine. Agli argomenti del memoriale francese il governo tedesco ne oppose altri non privi di fondamento, ma nello stesso tempo riconobbe i suoi errori e cambiò rotta. Il 2 novembre vietò a tutte le camicie brune di portare l'uniforme o di indire qualsiasi manifestazione o riunione in un raggio di 40 km. dalla frontiera della Saar, e contemporaneamente diede formali assicurazioni ai governi francese, inglese, italiano e belga della sua ferma intenzione di non disturbare in alcun modo il pacifico svolgimento del plebiscito, e protestò contro l'eventualità dell'invio delle truppe francesi. Dal 6 novembre al 2 dicembre si riunì a Roma il comitato dei Tre, per decidere sulle questioni poste dal memoriale francese. L'intransigenza iniziale delle due parti rese i lavori lunghi e difficili, ma alla fine, dopo concessioni reciproche, si giunse all'accordo, presentato al consiglio il 5 dicembre. Con esso venivano regolate tutte le questioni riferentisi alla sovranità del territorio, per il caso di plebiscito in favore dello statu quo; alla sistemazione della futura nazionalità degli abitanti della Saar; all'estensione ai non votanti delle garanzie concesse ai votanti; al trattamento da farsi agli abitanti dopo l'entrata in vigore del regime definitivo; alla sistemazione delle assicurazioni sociali; a quella dei diritti acquisiti dai funzionarî del territorio della Saar.
Infine veniva la parte più complessa, regolata con l'accordo del 3 dicembre fra le due parti, e riferentesi alle questioni finanziarie, per il caso che il territorio passasse alla Germania. Il punto più importante era quello relativo al riscatto delle miniere, per il quale veniva fissata la somma di 900 milioni di franchi. L'accordo fu approvato all'unanimità dal consiglio, il quale, inoltre, decise l'invio di truppe inglesi, italiane, olandesi e svedesi per il mantenimento dell'ordine.
Il 13 gennaio 1935 si svolsero regolarmente le operazioni di plebiscito. I risultati furono: 477.119 voti (90,76%) favorevoli al ritorno alla Germania; 46.513 voti (8,84%) favorevoli allo statu quo; 2.124 voti (0,40%) favorevoli all'unione con la Francia. In base a tali risultati il 17 gennaio il consiglio della Società delle nazioni decise il ritorno della Saar alla Germania col 1° marzo 1935. In detto giorno avvenne la consegna ufficiale da parte del comitato dei Tre, in nome della Società delle nazioni, al governo tedesco.
Bibl.: A. Ruppersberg, Geschichte des Saargebietes, Saarbrücken 1923; A. Allot, Le bassin de la Sarre, Parigi 1924; F. Klövekorn, Das Saargebiet, Saarbrücken 1929; R. Mosca, Il plebiscito nel bacino della Sarre, Milano 1934; B. T. Reynolds, The Saar and the franco-german Problem, Londra 1934; Fr. Grimm, Frankreich an der Saar, Amburgo 1934; A. Grabowsky e G. W. Sante, Die Grundlagen des Saarkampfes, Berlino 1934; H. Rochling, Wir halten die Saar, Berlino 1934 (di un noto industriale saarese, che ha preso parte alla lotta, quindi fonte interessata, ma importante), M. Lambert, The Saar, Londra 1934; J. de Pange, Ce qu'il faut savoir de la Sarre, Parigi 1934; Historicus, La Sarre, in Civiltà fascista, gennaio 1935.