SACRAMENTI
Nella teologia del Cristianesimo i s. hanno grande rilievo: scandendo la vita del cristiano, ne accompagnano il percorso terreno, di modo che, a ogni tappa essenziale della propria esistenza, il fedele acceda alla conoscenza di Dio attraverso la dimensione sacramentale del mistero, percorrendo una via che lo conduca a Dio e lungo la quale la prospettiva escatologica si profili costantemente al suo orizzonte.La celebrazione dei s. rientra nei principali riti della liturgia cristiana. Tra questi non tutti sono di natura sacramentale, sicché va ribadito che la liturgia non è in nessun caso sinonimo di sacramenti. I diversi s. non si celebrano tutti allo stesso modo, né con un'identica frequenza e, soprattutto, differiscono nell'oggetto; inoltre, a seconda del s., mutano gli attori: nella celebrazione del battesimo, per es., sono interessati soltanto il celebrante e i catecumeni, mentre nel rito della confermazione soltanto il vescovo ha il potere di procedere all'unzione della fronte e la liturgia delle ordinazioni sacerdotali implica invece la partecipazione esclusiva dei membri del clero.Il numero dei s. riconosciuti dalla Chiesa non è stato sempre il medesimo, ma ha subìto variazioni secondo l'evolversi della storia del cristianesimo. Solo infatti nel sec. 12° i teologi stabilirono di fissare a sette il numero dei sacramenti. Canonicamente riconosciuto dal quarto concilio lateranense (1215), questo insieme comprende i riti di iniziazione (battesimo e confermazione o cresima), la penitenza unitamente alla riconciliazione, l'unzione dei malati, l'ordine sacro, il matrimonio, il funerale (estrema unzione ed esequie). Un caso a parte spetta alla Eucaristia, considerata nel Medioevo come un memoriale istituito da Cristo stesso, s. del patto eterno rinnovato ogni giorno dal popolo di Dio che dà compimento a tutti gli altri sacramenti. Per la Chiesa, i due s. essenziali e indispensabili sono il battesimo e la comunione durante la messa.I s. del battesimo e della confermazione corrispondono, volendo adottare una terminologia cara agli antropologi, a riti di iniziazione, di integrazione e aggregazione a una comunità. Il battesimo costituisce il passaggio obbligato che conduce alla vita cristiana. S. per eccellenza dell'unità, ha sempre, lungo tutta la storia della Chiesa, suscitato dibattiti e controversie sfociate talvolta in scismi ed eresie. Il battesimo venne preceduto per molto tempo da un periodo di catecumenato, dato che nell'Antichità venivano battezzati soprattutto gli adulti, e solo nel Medioevo si rese definitiva la pratica del battesimo dei bambini subito dopo la nascita. La confermazione, la cui amministrazione fa parte delle prerogative episcopali, suggella - come indica il termine stesso - la maturità del battezzato. Il suo significato teologico e le relative pratiche, come per la maggior parte dei s., hanno subìto considerevoli variazioni nelle diverse epoche. Un altro dittico sacramentale del cristianesimo è costituito dalla penitenza e dalla riconciliazione, s. che permette al cristiano di espiare le colpe e i peccati e di sperare nella loro remissione; da una pratica unica si passò nel Medioevo a un sistema 'a tariffa' e reiterabile della penitenza, per giungere alla confessione auricolare, stabilita nel quarto concilio lateranense.L'unzione dei malati, la cui pratica è individuabile con relativa precisione a partire dall'epoca carolingia, si fonda sull'idea che la guarigione dei malati operata da Gesù nei vangeli sia connessa alla remissione dei peccati. A partire dal sec. 9° questo rito venne celebrato congiuntamente alla penitenza e al viatico. La morte del cristiano segna il punto finale della sua vita terrena e gli apre la via verso la risurrezione ed è quindi necessario che sia preceduta dalla confessione e dalla comunione; la comunione al momento dell'estrema unzione è attestata dalle fonti patristiche, canoniche e agiografiche tra il 4° e il 6° secolo. La liturgia delle esequie esprime la volontà della Chiesa di accompagnare, attraverso la preghiera comunitaria, il tempo che separa la morte del fedele da quello della sua sepoltura. Negli antichi rituali romani la morte si svolge seguendo un rituale unico, in quanto le esequie comprendono riti funebri presso il defunto che si prolungano sino al cimitero.Il riconoscimento del matrimonio come s. da parte della Chiesa si ebbe solo nel sec. 12°-13°, un ritardo in parte spiegabile con la difficoltà di gestire le relazioni familiari, sociali ed ecclesiali che il matrimonio implica; esiste inoltre una grande diversità di disposizioni giuridiche e canoniche connesse alle consuetudini locali. Le usanze profane della cerimonia tesero progressivamente a cristianizzarsi sino a giungere all'introduzione della benedizione impartita dal sacerdote prima della messa.In merito alla liturgia delle ordinazioni sacerdotali, il s. trasse origine dalla definizione dei gradi gerarchici all'interno delle prime comunità cristiane, secondo la tradizione biblica. Nell'Antichità e nel Medioevo esisteva una distinzione tra ordini maggiori (episcopato, presbiterato e diaconato) e ordini minori (lettorato, accolitato ecc.). Le funzioni ecclesiastiche sono fondamentalmente di natura liturgica e richiedono lo svolgersi di un apposito rito, il cui momento centrale è costituito dalla consacrazione.
Considerata l'ampiezza della documentazione relativa alle rappresentazioni dello svolgimento liturgico dei s., appare indispensabile affrontare soltanto alcuni aspetti dell'iconografia sacramentale, limitandosi a una rassegna tipologica dei modi di rappresentare i s. durante il Medioevo. È infatti possibile raggruppare secondo tre tipologie la maggior parte delle immagini medievali relative ai sacramenti. La prima, che può essere definita descrittiva, comprende raffigurazioni la cui iconografia segue in modo relativamente fedele il testo dei rituali. La seconda tipologia, definibile teologica, privilegia il significato teologico della scena: l'iconografia di queste immagini è comunque rituale ma vi viene introdotta una netta distanza rispetto al testo dell'Ordo liturgico; in altri termini non si tratta, in questo caso, di dare una traduzione figurativa del testo liturgico ma piuttosto di illustrarne il significato teologico. Le immagini che rientrano nella terza tipologia, quella rituale, mostrano un'iconografia che si discosta da quella dello svolgimento dei s. e presentano temi appartenenti al repertorio biblico, in particolare dei vangeli, trasformati dagli artisti in modo da creare scene rituali di un genere nuovo. Alcune immagini delle vite dei santi rivestono anch'esse un preciso carattere rituale, soprattutto quando si rende necessario seguire fedelmente le azioni del protagonista descritte nel testo, in primo luogo le celebrazioni liturgiche da lui presiedute.
Il Sacramentario di Drogone (Parigi, BN, lat. 9428), tra i più famosi manoscritti miniati del Medioevo, venne realizzato alla metà del sec. 9° nello scriptorium episcopale di Metz su commissione del vescovo Drogone (823-855) per proprio uso personale (i sacramentari contengono le sole parti della messa riservate al celebrante). Importante documento della storia della liturgia e della miniatura, esso presenta, sui due piatti di legatura, tavolette in avorio scolpite che offrono una ricca iconografia dei s.: sul piatto anteriore sono rappresentate, fra altre, le scene del battesimo e della confermazione presiedute dal vescovo, mentre le nove tavolette del piatto posteriore costituiscono un'eccezionale sequenza dell'iconografia della messa, poiché vi sono raffigurati con estrema minuzia nove momenti chiave della celebrazione eucaristica. La dettagliata iconografia di ogni tavoletta è da ascriversi alla volontà degli artisti e, naturalmente, del committente, di offrire una traduzione visiva molto fedele degli Ordines romani. Questi testi - nei quali viene descritto lo svolgersi del rito, tra cui la messa, secondo l'uso romano - si diffusero in Gallia a partire dalla seconda metà del sec. 9° e la sede vescovile di Metz ne fu per molto tempo un centro di irradiazione, tanto che è legittimo supporre che le tavolette eburnee del sacramentario, libro vescovile, rientrassero a loro modo in questa forma di 'pubblicità' a favore del rituale romano della messa.Tra le numerose rappresentazioni di ordinazioni sacerdotali, il ciclo iconografico del Pontificale del vescovo Landolfo (957-982; Roma, Casanat., 724/I, già B.I.13), protettore delle arti a Benevento dopo il 969, costituisce un'eccezione. Il manoscritto si presenta sotto forma di rotulo, cosa già alquanto rara per il genere, e contiene il testo delle ordinazioni sacerdotali maggiori e minori, intervallato da dodici illustrazioni: il ciclo pittorico pone principalmente in evidenza il vescovo, che, procedendo alle consacrazioni e benedizioni, era il fruitore del rotulo. Dalla particolareggiata analisi iconografica di ogni scena emerge, come nel caso degli avori del Sacramentario di Drogone, la volontà di seguire 'alla lettera' il testo del rituale delle ordinazioni, scritto sul rotulo, secondo gli usi specificamente beneventani. Di natura a priori documentaria, le miniature rivelano la concezione che degli ordini ecclesiastici aveva il vescovo Landolfo, secondo il quale l'oggetto dato a ognuno dei membri del clero costituiva il simbolo tangibile della sua carica.Il Sacramentario del vescovo Varmondo di Ivrea (966 ca.-1002; Ivrea, Bibl. Capitolare, 86) contiene, sul totale delle sessantadue miniature del manoscritto (cc. 191r-206v), una serie di dieci immagini relative alla liturgia funebre: eccezionale per l'ampiezza e per i dettagli che caratterizzano le raffigurazioni, il ciclo segue in modo abbastanza fedele il testo dell'Ordo delle esequie contenuto nel manoscritto. Malgrado la presenza di membri del clero, l'artista è stato particolarmente attento a porre in risalto la presenza, ovvero la partecipazione, dei laici ai vari momenti della cerimonia: per es., alcune immagini mostrano il morente sul suo letto, il lavaggio del corpo del defunto e il momento in cui viene avvolto nel sudario, tutte operazioni compiute da laici alla presenza di un sacerdote; altre scene hanno un più pronunciato carattere liturgico, come il corteo funebre che si dirige verso la chiesa, la cerimonia propriamente detta, la processione in direzione del camposanto e l'inumazione. Tra i partecipanti, un posto a parte spetta alle donne, le quali, nelle espressioni del volto e negli atteggiamenti, manifestano il dolore per la perdita di una persona cara, offrendo uno dei più bei repertori iconografici dei gesti di lutto e di disperazione del Medioevo. Nelle immagini del Sacramentario di Ivrea la combinazione di motivi attinenti alla partecipazione dei laici a questo tipo di cerimonie e di motivi invece connessi al ruolo liturgico del clero rispecchia una forma di organizzazione sociale.
Il Sacramentario di Ivrea contiene anche tre immagini di natura sacramentale, legate in questo caso al battesimo, che esprimono le concezioni ottoniane in materia di teologia politica: nel Battesimo di Cristo (c. 27r) da una parte e in quello di Costantino dall'altra, il celebrante, rispettivamente Giovanni Battista e il papa Silvestro, ha in mano due ampolle che contengono l'olio santo; questo particolare iconografico appare identico nella miniatura dello stesso manoscritto dove è rappresentata l'Incoronazione di Ottone III (c. 2r). Alla luce dei dibattiti teologici in merito alla duplice natura della sovranità di Cristo, capo spirituale e insieme temporale, gli iconografi delle immagini del Sacramentario di Ivrea introdussero nella scena che rappresenta il rito battesimale il motivo delle due ampolle, che stanno a significare la duplice unzione regale e sacerdotale ricevuta da Cristo al momento del battesimo. In connessione con le idee fondamentali della teologia politica degli imperatori ottoniani e, prima, dei sovrani carolingi, la trasposizione del motivo delle due ampolle nelle immagini in cui compare il re cristiano - Costantino e uno dei suoi successori, Ottone III - accredita il principio in base al quale il sovrano, erede di Cristo, riceve al momento del battesimo e dell'incoronazione la duplice unzione spirituale e temporale, che lo rende allo stesso tempo rex e sacerdos.La teologia politica ottoniana venne accolta con favore nella contemporanea iconografia. La duplice composizione, dipinta in un commentario al Cantico dei Cantici eseguito a Reichenau agli inizi del sec. 11° (Bamberga, Staatsbibl., Bibl. 22, cc. 4v-5r), è un'eloquente testimonianza della traduzione iconografica di tale teologia politica. I principi essenziali di essa, Ecclesia, Christianitas, Regnum e Sacerdotium, sono presenti in queste due miniature che costituiscono un'unità: alla c. 4v si vede una processione di ecclesiastici e di laici, che rappresentano gli ordini della società, ai cui estremi sono raffigurati il Battesimo e la Crocifissione. Più eloquente di qualsiasi trattato teologico, questa immagine inscrive la vita degli uomini nella dimensione sacramentale, pur tenendo conto della realtà sociale della loro vita terrena. Il Battesimo - il cui celebrante ha qui i tratti di s. Pietro - e la Crocifissione formano il dittico sacramentale obbligatorio per ogni cristiano; segnando la sua nascita alla vita spirituale, il battesimo apre la strada che si compie con il sacrificio della Eucaristia, pegno dell'avvenire escatologico, e la visione di Dio, centro dell'escatologia, accordata al cristiano al termine del suo percorso terreno vissuto nella fede attraverso i s., è rappresentata alla c. 5r, dove la stessa processione della carta precedente sfila dinnanzi alla visione di Dio circondato dai cori angelici.Inscrivendosi nel contesto delle numerose controversie che sin dall'epoca carolingia si ebbero in merito alla presenza reale di Cristo nella Eucaristia, l'iconografia della Eucaristia rifletteva in larga misura le posizioni della Chiesa in merito alla manifestazione della fede attraverso la messa.Caratterizzate da un uguale spirito teologico, si ricordano le innumerevoli immagini tipologiche del Medioevo, attraverso le quali vengono instaurati collegamenti simbolici tra episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento con l'intento di sottolineare il carattere preconizzatore degli eventi veterotestamentari nella prospettiva cristiana. Il sacrificio di Isacco compiuto da Abramo (Gn. 22, 1-19), per es., è presentato nella teologia come prefigurazione della Crocifissione; nell'iconografia medievale tale scena tratta dalla Genesi si impose come un'immagine direttamente connessa all'Eucaristia, in quanto prefigurazione del sacrificio di Cristo sulla croce.
La grande varietà delle immagini eucaristiche del Medioevo arricchì considerevolmente la storia della teologia dei sacramenti. Alla fine del sec. 11° nella sala capitolare dell'abbazia della Trinité a Vendôme, nella Francia occidentale (dip. Loir-et-Cher), l'abate Goffredo volle che fosse rappresentata - in un ciclo iconografico centrato sulla figura di s. Pietro e dalla forte connotazione gregoriana - la scena dei Pellegrini di Emmaus, nella quale Cristo compie la fractio panis e alza le due metà del pane rotondo con il gesto del sacerdote che eleva l'ostia consacrata al momento della celebrazione dell'Eucaristia. Questo motivo, che costituisce di per sé un dettaglio all'interno del ciclo nel suo insieme, si spiega con il riaccendersi nella regione della Turenna, al momento della realizzazione degli affreschi, della disputa in merito alla presenza reale del corpo di Cristo nell'Eucaristia, tesi sostenuta con grande fervore dall'abate committente del programma. Il gesto liturgico del Cristo di Emmaus è attestato nella regione dal teologo Ildeberto di Lavardin (1056-1134) e veniva inoltre compiuto dal monaco che interpretava il ruolo di Cristo nel dramma liturgico del pellegrino rappresentato a Vendôme durante i vespri del martedì della settimana santa. Altre immagini di elevazioni eucaristiche compiute dal celebrante o anche dal Cristo-sacerdote - come nelle rappresentazioni dell'ufficio del Corpus Christi - arricchiscono le conoscenze sulle pratiche liturgiche della messa e sulla sua teologia.Diverse monografie hanno tentato di chiarire il significato sacramentale di alcuni programmi iconografici partendo dal luogo in cui essi sono stati dipinti o scolpiti. Nel vasto campo della scultura romanica spicca il famoso frammento dell'architrave dell'antico portale nord del Saint-Lazare a Autun (dip. Saône-et-Loire), dove è rappresentata Eva tentatrice in atto di cogliere il frutto proibito (prima metà del sec. 12°). L'iconografia di Eva vi è ampiamente influenzata dalla liturgia penitenziale, di cui il portale nord della chiesa costituiva la cornice: Eva è carponi, sottomessa al peccato, nell'atteggiamento che dovevano assumere i penitenti per essere nuovamente ammessi nella comunità ecclesiale il Giovedì santo prima della celebrazione dell'Eucaristia. Confrontando tra loro fonti di origine diversa (testi liturgici, commentari patristici e teologici sul s. della penitenza) è stato in qualche modo possibile 'ritrovare' l'atteggiamento dei penitenti, descritto nei rituali penitenziali in uso ad Autun nel sec. 12°, che in ginocchio salivano i gradini del portale nord, accedendo in tal modo alla chiesa come edificio e, insieme, all'Ecclesia come comunità dei fedeli. I penitenti imitavano Eva peccatrice, raffigurata nell'architrave in compagnia di Adamo, e speravano di seguire un giorno la gloriosa via di s. Lazzaro (descritta nei trattati sulla penitenza come simbolo della confessione), la cui apoteosi scolpita sul timpano schiacciava la coppia dei peccatori dell'Antico Testamento. Altri episodi biblici, spesso tratti dai vangeli, presentano un'iconografia rituale: è questo il caso, per es., delle numerose raffigurazioni della Presentazione di Gesù al Tempio.Esistono molti codici contenenti vite di santi corredate da immagini caratterizzate, nell'iconografia delle miniature, dall'aspetto sacramentale; raffigurazioni ispirate a vite di santi vennero dipinte in manoscritti liturgici utilizzati per la celebrazione dei sacramenti. Per es., nei sacramentari realizzati a Fulda nei secc. 10° e 11° è rappresentata l'opera missionaria ed evangelizzatrice del santo fondatore dell'abbazia ottoniana, Bonifacio, ucciso dai Frisoni nel 754, mentre compiva un viaggio di apostolato impartendo battesimi e cresime. A capo del formulario in cui sono raccolte le orazioni per la messa del santo si trova una miniatura nella quale è rappresentato Bonifacio mentre impartisce il battesimo e la cresima, mentre in una seconda scena lo si vede subire il martirio; secondo la leggenda, egli si sarebbe servito del proprio libro dei vangeli per proteggersi dai fendenti dei guerrieri frisoni: si tratta di un particolare presente nelle miniature di Fulda. Seguendo fedelmente il testo e lo spirito della Vita Bonifatii, redatta nel 765 ca. da Villibaldo di Magonza (MGH. SS rer. Germ., LVII, 1905, pp. 1-57), i pittori contrapposero abilmente, in una stessa composizione, le scene sacramentali, che illustrano la sua attività evangelizzatrice, all'episodio del suo martirio; infine, va notato che non a caso tali immagini compaiono in un manoscritto liturgico, il sacramentario, a sua volta destinato alla conversione degli infedeli.A più riprese si delinea negli esempi presentati il retroterra sociale delle immagini sacramentali. Contesti politici, teologici, liturgici si intrecciano nell'iconografia dei s. allo scopo di produrre effetti sociali, spesso attraverso i destinatari di questa o quella immagine, oppure per manifestare le concezioni della gerarchia sociale del Medioevo.
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