Fisico (Parigi 1796 - ivi 1832). Figlio di Lazare-Nicolas, ufficiale nell'esercito, si dimise (1819) per dedicarsi alla ricerca scientifica. Per i suoi studî teorici sulle macchine termiche, si può considerare uno dei fondatori della termodinamica. I temi centrali della sua trattazione, in parte legata alla tradizione dei fisici ingegneri francesi come il padre Lazare, Hachette, Navier e Petit, in parte del tutto innovatrice per l'impiego che C. fece delle grandezze macroscopiche volume, pressione, temperatura e lavoro, sono esposti nell'opera Réflexions sur la puissance motrice du feu et sur les machines propres à développer cette puissance (1824). Le conclusioni di C., riprese successivamente da Clapeyron (1834), W. Thomson (1848) e Clausius (1850) furono riformulate come seconda legge della termodinamica (1851) ammettendo però che in un ciclo parte del calore prelevato dalla sorgente più calda sia convertito in lavoro e parte trasferito alla sorgente più fredda. Oltre alle Réflexions restano di C. solo alcuni manoscritti poiché, caduto vittima d'una epidemia di colera, tutti i suoi effetti personali vennero bruciati; nei manoscritti postumi è contenuta una formulazione della legge di equivalenza calore-lavoro.