SAINT ALBANS
(lat. Verulamium)
Città dell'Inghilterra sudorientale, nello Hertfordshire, situata presso il corso del fiume Ver. Il più antico insediamento a S. fu l'oppidum belga dei Catuvellauni, cui seguì, poco dopo l'invasione dell'imperatore Claudio nel 43, la fondazione della città romana, che divenne uno dei centri più importanti della Britannia.La storia medievale di S. comincia con la fondazione nel 793 da parte di Offa, re della Mercia, di un'abbazia dedicata a s. Albano, protomartire d'Inghilterra, ucciso nel 209 a E di Verulamium. Secondo una tradizione tarda, la tomba e la chiesa sarebbero state visitate da s. Germano, vescovo di Auxerre, nel 429 e riscoperte da Offa, che avrebbe istituito la comunità di monaci per custodire il sepolcro di s. Albano. Nel 968 l'abbazia fu riformata da s. Osvaldo, vescovo di Worcester e arcivescovo di York, con il patrocinio del re d'Inghilterra Edgardo il Pacifico (959-975).Nonostante la recessione verificatasi durante la conquista normanna, tra le grandi abbazie dell'Inghilterra il Domesday Book classifica S. dodicesima per ricchezza (Knowles, 19632, p. 702, n. 1). Lo status di santuario del protomartire d'Inghilterra le fu riconosciuto nel 1154, quando l'abate venne insignito del più alto grado tra gli abati inglesi e S. fu esonerata dal controllo episcopale; questa ascesa continuò nei secc. 13° e 14° grazie a una serie di potenti abati e culminò con Tommaso de la Mare (1349-1396), intimo e influente amico di Edoardo, principe di Galles, detto il Principe Nero.La storia della città è strettamente collegata a quella della grande abbazia. Un abate del sec. 10°, Wulsin, fondò un mercato al di fuori dell'ingresso dell'abbazia e nel periodo anglosassone vennero costruite una nuova strada e due nuove chiese. Nonostante la conferma dei privilegi commerciali da parte di re Giovanni nel 1202, la città non si sviluppò; le tensioni derivanti dal conflitto con l'abbazia raggiunsero il culmine durante la rivolta dei contadini del 1381.Non si conoscono le caratteristiche dell'abbaziale di epoca anglosassone, che sorgeva presumibilmente sullo stesso sito dell'od. chiesa (cattedrale dal 1877). Il primo abate normanno, Paolo di Caen (1077-1093), nipote dell'arcivescovo di Canterbury Lanfranco di Pavia, diede inizio alla costruzione di una nuova chiesa con materiali raccolti dalle rovine di Verulamium; Lanfranco contribuì a favore dell'opera con mille marchi e Paolo di Caen incaricò dei lavori un maestro normanno, Robertus Caementarius (Thomas of Walsingham, Gesta abbatum monasterii S. Albani; Rer. Brit. MAe. SS, XXVIII, 4, 1, 1867, p. 54). La nuova chiesa fu dedicata nel 1115 ed era a quel tempo la più grande in Inghilterra, con una lunghezza di m 110 ca., una grande torre d'incrocio, transetto e terminazione orientale su quattro campate e con sette absidi a scalare, raggruppate intorno al coro. Questa grandiosità di impianto contrasta con la semplicità dell'opera normanna; i mattoni romani di reimpiego non erano adatti a essere rilavorati e pilastri e archi, privi di decorazione scolpita, vennero intonacati e dipinti con semplici motivi geometrici; lo stesso contrasto mostra l'incrocio, dove altissime arcate sostengono una torre larga e bassa, con semplici ordini di aperture. Ulteriori interventi edilizi nel sec. 12° furono per la maggior parte limitati agli edifici monastici - oggi distrutti - e interessarono in particolare la galleria orientale del chiostro e la grande sala capitolare dell'abate Roberto di Gorron (1151-1167), oggetto, quest'ultima, di uno scavo nel 1978 (Biddle, Biddle, 1980).L'abate Giovanni di Cella (1195-1214) aggiunse tre campate occidentali alla navata centrale, nel nuovo stile early English, e progettò una grandiosa facciata occidentale che venne terminata solo nel 1230 ca., senza erigere tuttavia le torri originariamente previste. In seguito al crollo, nel 1323, di cinque pilastri normanni sul lato meridionale del corpo longitudinale, le sei campate centrali della navata furono ricostruite in un decorated style che il maestro Henry Wy cercò di armonizzare con l'early English della preesistente terminazione occidentale; il lato settentrionale della navata centrale conservò invece le forme normanne. La terminazione orientale era stata nel frattempo completamente riedificata e allargata, tra il 1257 e il 1320 ca., con l'aggiunta di un retrocoro e della Lady Chapel, realizzata in una versione semplice del decorated style. Nonostante molti rimodellamenti ottocenteschi delle volte e delle arcature cieche interne, le finestre della Lady Chapel sono per lo più originali e si caratterizzano per una ricca decorazione a ball-flower, una complessa tracery con archi ogivali e piccole figure scolpite su modanature e stipiti. Volte in pietra furono originariamente progettate per le nuove terminazioni orientale e occidentale, ma la mancanza di fondi fece sì che venissero montati soltanto soffitti lignei dipinti.Sculture frammentarie superstiti, conservate nell'abbaziale, attestano la ricchezza della decorazione della sala capitolare e della galleria orientale del chiostro, entrambe opere del sec. 12°, ricostruite dall'abate Roberto di Gorron (Kahn, 1983); la prima aveva anche un raffinato pavimento a piastrelle (Biddle, Biddle, 1992, p. 21). Due conci di pietra, ritrovati nel 1965 ca., sono finemente scolpiti con un leone e spirali vegetali e sembrano provenire da un arco di ca. m 2,30 di diametro. La stessa sala capitolare aveva sculture su entrambi i lati del muro occidentale, i cui frammenti sono stati recuperati nel corso degli scavi del 1978. Gli elementi più integri sono il portale che dal chiostro conduceva al vano di passaggio, situato fra transetto e sala capitolare, e l'arcata cieca proveniente dallo stesso passaggio, entrambi risistemati nel transetto meridionale nel corso del restauro ottocentesco.L'opera più importante del sec. 14° è la nuova arca di s. Albano, edificata negli anni 1302-1308 e rinvenuta nel 1872 in stato frammentario; in base alla recente ipotesi ricostruttiva, essa doveva presentarsi come tomba a cassone, sormontata da nicchie decorate da elaborate terminazioni a foglie 'rampanti'; le figure di S. Albano, di altri santi e di angeli, benché danneggiate, sono di alta qualità, paragonabili a quelle delle croci memoriali della prima moglie di Edoardo I, re d'Inghilterra (1274-1307), Eleonora di Castiglia (The Age of Chivalry, 1987, nrr. 369-378), che si conservano a Hardingstone e a Geddington, nel Northamptonshire. L'alto jubé, detto Rood Screen, eretto dietro l'altare di navata al tempo dell'abate Tommaso de la Mare (1349-1396), è versione molto semplice di perpendicular style; i suoi elementi più notevoli sono le due porte originarie in legno di quercia.Sia le fonti del sec. 12° sia i Gesta abbatum descrivono S. come un centro di produzione orafa di alto livello (Oman, 1930-1932), grazie all'attività di artisti quali, nel sec. 12°, l'orafo Anketillus e, nel 13°, Matthew Paris (v.); quest'ultimo aveva lasciato disegni di gioielli appartenenti all'abbazia, così come descrizioni dell'eccezionale opera perduta di Walter di Colchester (Liber additamentorum, Londra, BL, Cott. Nero D.I, cc. 146-147r; Heslop, 1986, p. 51), formata da gruppi figurati della Vita di s. Albano, sistemati su una trave intorno all'altare maggiore.Le pitture murali superstiti di S. costituiscono il più esteso ciclo pittorico inglese: la navata conserva un finto paramento murario, motivi a zig-zag e volute vegetali, un tempo sulla superficie di tutta la chiesa. Un angelo dell'inizio del sec. 13°, nel transetto meridionale, è probabilmente la prima opera figurativa, seguita da un'immagine di Cristo in maestà, della metà del sec. 13°, al di sopra dell'arco di incrocio orientale e da una serie di pitture sulle facce occidentali dei cinque pilastri di navata normanni, al di sotto delle quali erano collocati probabilmente altari; databili agli anni 1215-1275 ca., esse si sviluppano, ognuna, su due registri, sormontati dalla Crocifissione, e narrano, con distorsione e intensità emotiva crescenti, storie della Vita della Vergine e del Bambino. Sulle facce meridionali degli stessi pilastri si trova una sequenza di figure stanti, del tardo sec. 13° e del 14°, comprendenti S. Cristoforo e S. Tommaso di Canterbury. Probabilmente alla medesima epoca risalgono le figure degli apostoli poste tra le finestre del cleristorio su entrambi i lati della parte orientale della navata.Meglio conservata è la figura stante di S. Guglielmo, databile al 1330 ca., collocata nell'angolo nordorientale della cappella dedicata a s. Albano e che probabilmente un tempo faceva parte della copertura dell'altare delle reliquie, attualmente scomparso.Nel periodo successivo alla conquista normanna, S. trasse beneficio da una serie di abati, i quali favorirono l'acquisizione di libri e fondarono uno scriptorium, dove, sotto l'abate Geoffrey Gorron (1119-1146), un artista innovatore e la sua bottega produssero un'importante serie di manoscritti; la loro opera più notevole è il Salterio di S. (Hildesheim, Dombibl., St. Godehard, 1), eseguito negli anni 1119-1123 ca. per la reclusa s. Cristina di Markgate, amica dell'abate Geoffrey. Si tratta del primo libro inglese successivo alla conquista normanna a presentare un ciclo di miniature a piena pagina, caratterizzate da uno stile pienamente romanico, con forti influenze ottoniane e bizantine (Kauffmann, 1975, pp. 68-69). Alla stessa bottega sono riferibili un manoscritto con la Psychomachia di Prudenzio (Londra, BL, Cott. Tit. D.XVI) e un altro contenente opere di Giuseppe Flavio (Londra, BL, Royal 13.D.VI-VII), entrambi del 1120 ca. e recanti l'indicazione della loro provenienza da Saint Albans.Ralph Gubion è indicato nei Gesta abbatum come colui al quale lo scriptorium era affidato già prima che egli divenisse abate, carica che ricoprì fra il 1146 e il 1151 (Rer. Brit. MAe. SS, XXVIII, 4, 1, 1867, p. 106). Anche a questo abbaziato si deve un notevole gruppo di manoscritti, cui appartengono un salterio che racchiude un calendario lussuosamente miniato (Oxford, Bodl. Lib., Auct. D. 2.6, cc. 1-8r) e una doppia pagina rovinata - proveniente da una Bibbia (Oxford, C.C.C., 2) -, illustrata da due miniature; ma il lavoro eccezionale è una copia illustrata delle commedie di Terenzio (Oxford, Bodl. Lib., Auct. F. 2.13), i cui centotrentanove disegni colorati sembrano derivare da un manoscritto carolingio. Questi libri sono stilisticamente collegati ai manoscritti di lusso di Canterbury e di Winchester, in particolare alla Bibbia di Lambeth Palace (Londra, Lamb., 3; Maidstone, Mus. and Art Gall., 1), alla Bibbia di Winchester (Cathedral Lib., [2] 3) e a quella di Oxford (Bodl. Lib., Auct.E.inf. 1-2); questo solleva numerosi problemi riguardo ai legami artistici tra le grandi chiese dell'Inghilterra meridionale nel sec. 12° e attesta l'alta qualità dei codici di Saint Albans.L'abate Simon (1167-1183) aumentò le dotazioni dello scriptorium e ne risistemò la struttura; il suo nome appare sia in un codice illustrato (Cambridge, Trinity Hall, 2, c. 1v), contenente il Super Leviticum di Radulphus Flaviacensis (m. ante 1157), sia in un volume con le Homiliae in Ezechielem di Gregorio Magno (Stonyhurst College, 7), sia in un manoscritto con i testi del Nuovo Testamento (Cambridge, St John's College, G.15). I primi due codici presentano iniziali istoriate e decorate da un artista principale, il Simon Master, le cui figure sono interamente dipinte in uno stile bizantineggiante e con panneggi e proporzioni naturalistici. Questo transitional style venne ulteriormente sviluppato a S. in un manoscritto contenente opere di Ugo di San Vittore (Oxford, Bodl. Lib., Laud. Misc. 409), mentre legami con Westminster sono individuabili nei vangeli glossati da Anselmo di Laon (m. nel 1117; Cambridge, Trinity College, B.5.3) e nel Salterio di Westminster (Londra, BL, Royal 2.A.XXII; Morgan, 1982, nrr. 2-4).
Bibl.:
Fonti inedite. - Matthew Paris, Liber additamentorum, Londra, BL, Cott. Nero D.1, cc. 74-202.
Fonti edite. - Thomas of Walsingham, Gesta abbatum monasterii S. Albani, a cura di H.T. Riley, in Rer. Brit. MAe. SS, XXVIII, IV, 1-3, 1867-1869.
Letteratura critica. - L.F.R. Williams, A History of the Abbey of St Albans, London 1917; C.C. Oman, The Goldsmiths of St Albans Abbey during the Twelfth and Thirteenth Centuries, Transactions of the St Albans and Hertfordshire Architectural and Archaeological Society, 1930-1932, pp. 221-230; An Inventory of the Historical Monuments in Hertfordshire (Royal Commission on Historical Monuments), London 1910, pp. 177-187; C.C. Oman, The Shrine of St Alban: two Illustrations, BurlM 62, 1933, pp. 237-241; O. Pächt, C.R. Dodwell, F. Wormald, The St Albans Psalter, London 1960; D. Knowles, The Monastic Order in England, Cambridge 19612 (1940); E. Roberts, A Guide to the Abbey Murals, St Albans 1971; W. Cahn, St Albans and the Channel Style in England, in The Year 1200: a Symposium, "The Metropolitan Museum of Art, New York 1970", New York 1975, pp. 187-223; K.D. Hartzell, A St Albans Miscellany in New York, Mittellateinisches Jahrbuch 10, 1975, pp. 38-45; C.M. Kauffmann, Romanesque Manuscripts, 1066-1190 (A Survey of Manuscripts Illuminated in the British Isles, 3), London 1975; St Albans, Cathedral and City, a cura di R. Runcie, London 1977; N. Pevsner, Hertfordshire (The Buildings of England, 25), Harmondsworth 19772 (1959); K.R. Bateman, Pembroke 120 and Morgan 736: a Reexamination of the St Albans - Bury St Edmunds Manuscript Dilemma, Gesta 17, 1978, 1, pp. 19-26; M. Biddle, B.K. Biddle, England's Premier Abbey: the Medieval Chapter-House of St Albans Abbey, Expedition 22, 1980, pp. 17-32; N. Morgan, Early Gothic Manuscripts, 1190-1250, London-Oxford 1982; R.M. Thomson, Manuscripts from St Albans Abbey 1066-1235, Woodbridge 1982; D. Kahn, Recent Discoveries of Romanesque Sculpture at St Albans, in Studies in Medieval Sculpture, a cura di F.H. Thompson (Society of Antiquaries. Occasional Paper, n.s., 3), London 1983, pp. 71-89; E. Roberts, Two Twelfth-Century Voussoir Stones from Sopwell House, St Albans, ivi, pp. 190-197; T.A. Heslop, Scals as Evidence for Metalworking in England in the Later Twelfth Century, in Art and Patronage in the English Romanesque, a cura di S. Macready, F.H. Thompson (Society of Antiquaries. Occasional Paper, n.s., 8), London 1986, pp. 50-60; B. Golding, Wealth and Artistic Patronage at Twelfth-Century St Albans, ivi, pp. 107-117; S. Lewis, The Art of Matthew Paris in the Chronica Maiora, Berkeley e altrove 1986; The Age of Chivalry. Art in Plantagenet England 1200-1400, a cura di J.J.G. Alexander, P. Binski, cat., London 1987; M. Biddle, B.K. Biddle, Excavation, in Lasting Letters, Cambridge 1992, pp. 15-32; K. Haney, The St Albans Psalter: a Reconsideration, JWCI 58, 1995, pp. 1-28.A. Lawrence