ṢĀLIḤ IBN ṬARĪF
. Personaggio berbero marocchino, che nella seconda metà del sec. VIII d. C. fu a capo di uno dei piccoli stati formatisi con la rivolta dei Khārigiti, e cioè quello dei Berghawāṭah (v.) sul litorale atlantico, e si fece promotore di una curiosa forma di eresia che rappresentava una radicale trasformazione dell'Islām, con adattamento di questo ad antiche credenze e pratiche dei Berberi. Egli, atteggiandosi a profeta, compose un Corano in lingua berbera, che dichiarava essergli stato fatto pervenire da Dio. L'eresia, diffusasi coi successori di Ṣāliḥ a una larga cerchia di genti, fu aspramente combattuta da varî principati e specialmente dagli Almoravidi e dagli Almohadi e sparì al tempo di questi ultimi.
al-Bakrī, Description de l'Afrique septentrionale (trad. De Slane), Algeri e Parigi 1913, pp. 259-271 e passim; Ibn Khaldūn, Histoire des Berbères (trad. De Slane), Algeri 1852-1856 (nuova ediz. 1925 segg.), II, pp. 125-133; H. Basset, Ṣāliḥ ben Ṭarīf, in Encyclopédie de l'Islām, 1925, p. 117.