Cronista (n. Parma 1221 - m. prob. nel convento di Montefalcone, Reggio nell'Emilia, dopo il 1288). Della famiglia parmense Adam, di ricca borghesia, entrò nell'ordine francescano (1238) nonostante l'opposizione del padre, Guido, che ricorse per dissuaderlo al ministro generale, frate Elia, e all'imperatore Federico II. Da Fano fu trasferito a Lucca (1239), poi a Siena (1241), quindi a Pisa (1243). Da Parma (1247), allora assediata da Federico II, si recò due volte in Francia, nel 1247-48 e nel 1249, visitando molte città. Ebbe così occasione di avvicinare frate Giovanni da Parma, generale dell'Ordine, e nell'ambiente di fra Gerardo di Borgo San Donnino e di frate Ugo da Digne venne in contatto con le idee gioachimite. Rientrato dalla Francia nello stesso 1249, fu a Bologna, a Ferrara, dove restò fino al 1256, e successivamente in molte altre città della Romagna, dell'Emilia e dell'Italia centrale. Nel 1260 guidò la processione dei flagellati di Sassuolo. Non ebbe mai cariche nell'ordine, pur avendo abbandonato ogni idea escatologica in seguito alla smentita, nei fatti, delle varie predizioni. Delle cronache che egli scrisse, ce n'è giunta una sola, mutila, in un latino che lascia spesso trasparire il volgare, pittoresco ed efficace. Scritta negli ultimi anni della vita di S., probabilmente fra il 1281 e il 1288, essa abbraccia, nella parte rimasta, il periodo che va dal 1168 al 1287 e riguarda principalmente la storia dei comuni dell'Italia settentrionale e centrale. Ricchissima di fatti, rivelatrice della natura contraddittoria del suo autore, al tempo stesso colto e popolaresco, credente e vivace estimatore dei piaceri e delle bellezze della vita, come pure giudice talora aspro di uomini e istituti religiosi, con qualche simpatia per Federico II, la cronaca, pervenutaci autografa (Bibl. Vaticana, ms. Vat. lat. 7260), è certamente una delle fonti storiche più interessanti per il sec. 13º.