SALONICCO (gr. Θεσσαλονίκη; lat. Thessalonica; turco Selanik; A. T., 82-83)
Città della Grecia, la più importante dopo Atene e il Pireo, con porto sul Mar Egeo, nella parte più interna di un grande golfo che prende nome dalla città stessa (è detto anche Golfo Termaico). La città si stende in gran parte lungo il mare, alle falde di una collina, sulla quale sorgeva un tempo l'acropoli. La porzione più vecchia dell'abitato, ancora parzialmente recinta da antiche mura merlate, siede sul pendio sud della collina, ed è un misero agglomerato di casupole, con strade strette e tortuose; ma la massima parte della città è di costruzione recente, quella centrale anzi recentissima, poiché fu distrutta nel 1917 da un incendio, e la ricostruzione è avvenuta (dal 1923) in base a un piano esattamente predisposto, con criterî moderni. Sono così sorte comode vie che si incrociano generalmente ad angolo retto, fiancheggiate da alti e bianchi edifici. È questo il centro commerciale della città. Verso ovest si va sempre più sviluppando un popoloso quartiere operaio, detto del Vardar, perché si stende sul delta di questo fiume; a SE., lungo il mare è invece un quartiere di ville e giardini (Kalamariá). Da questo lato si trova anche l'aeroporto. Diversi sobborghi, non contigui però alla città, sono sorti all'intorno, per opera dei profughi, i quali si sono stabiliti numerosi anche nel centro urbano.
Il clima di Salonicco è un clima di transizione tra quello mediterraneo e quello assai più continentale delle terre balcaniche. La temperatura media annua è di 15°,9, ma di 5°,4 quella del gennaio e di ben 26°,6 quella del luglio. L'inverno è spesso rigido, per il prevalere dei venti di nord, che giungono dalla valle del Vardar. Le piogge scarse (545 mm. l'anno), cadono pure nei mesi estivi.
La popolazione, di 157.889 nel 1913, era salita a 170.321 nel 1920; in seguito allo stabilirsi dei profughi, che ha largamente superato l'esodo dei Turchi, ha avuto un altro forte aumento, e nel 1928 si contarono 236.524 ab., di cui 92.598 profughi. La popolazione di Salonicco, un tempo molto eterogenea, consta ora di due masse fondamentali, i Greci e gli Ebrei. Questi ultimi parlano un dialetto spagnolo (essendo immigrati qui dalla Spagna sulla fine del secolo XV e al principio del XVI) e ascendono a 50-60.000. Fiorente è una colonia italiana (circa 1500 persone).
Salonicco si trova al punto di congiunzione di numerose vie, ed è anzitutto lo sbocco all'Egeo della via del Vardar, che stabilisce le comunicazioni più rapide con l'Europa centrale. La città è stata quindi in tutti i tempi un importante mercato (nell'antichità vi passava anche la grande via ovest-est della Penisola Balcanica, la Via Egnazia, il cui nome si è conservato a una delle vie urbane). Da Salonicco diramano oggi quattro linee ferroviarie, di cui la più importante è quella che percorre la valle del Vardar, verso Skoplje e Belgrado.
Il porto ha buoni fondali ed è protetto a S. da una diga; è in progetto il suo ampliamento verso ovest. A facilitare il commercio di transito si è aperta nel 1925 una zona franca (che comprende una parte ellenica e una iugoslava). Prevalgono assai le importazioni sulle esportazioni, come mostrano le cifre seguenti.
Dal 1926 si tiene annualmente in Salonicco una fiera internazionale. Non mancano alcune industrie, soprattutto destinate alla prima elaborazione dei prodotti agricoli forniti dalla Macedonia (lavorazione del tabacco e delle pelli, saponifici, industrie tessili, tappeti, ecc.).
Salonicco è sede del governatore generale della Macedonia, di un metropolita ortodosso e di un vescovo cattolico. È capoluogo della provincia omonima, estesa 8698 kmq., con 539.986 abitanti nel 1928 (173.846 ab. in più del 1920).
Istituti di cultura. - L' università è stata fondata nel 1926. Gl'iscritti, ripartiti nelle facoltà di lettere e filosofia, di diritto e d'agraria, sono circa 2000. All'università è annessa una biblioteca, che conta più di 100.000 volumi. Numerose sono le scuole primarie greche, sette i ginnasî. Gli Israeliti hanno proprie scuole primarie e secondarie. Fra le scuole straniere ricordiamo il ginnasio delle Suore di carità di S. Vincenzo de Paoli, la scuola commerciale dei Frères chrétiens, la romena, l'armena, l'americana, più le scuole medie della Mission laïque française e il ginnasio tedesco. L'Italia ha due scuole primarie e le regie scuole medie "Umberto I", frequentate da Italiani e da numerosi stranieri. Il Museo ha sede nella moschea dei Dönmes, costruita nel 1905, adibita a museo dal 1915. Vi sono raccolte numerose copie di originali classici, più una ricca collezione di bassorilievi tombali dei secoli II e III di Cristo. Vi sono, inoltre, conservati numerosi vasi neolitici della Tracia, e molte statuette e piccoli vasi messi alla luce dal Robinson, negli scavi di Olinto. Nell'antichissima chiesa di S. Giorgio, del sec. IV, originariamente un tempio pagano, una rotonda, sul tipo del Pantheon di Roma, si trova pure una collezione di frammenti architettonici e di bassorilievi dell'epoca cristiana.
Monumenti. - I bastioni, abbastanza ben conservati, offrono una vivida immagine della storia e delle vicende della città. Alcune loro parti, verso ponente, appartengono all'epoca ellenistica e romana, cioè alle fortificazioni costruite da Cassandro e particolarmente dai Romani dopo la battaglia di Filippi (42 a. C.); nel lato ovest della cittadella si distinguono alcune parti edificate nel secolo IV e V d. C., come attesta un'iscrizione; il restante dei bastioni è dell'epoca bizantina, opera di Manuele Comneno e di Anna Paleologo (sec. XIII e XIV). Infine una parte delle fortificazioni della città bassa venne eseguita sotto i Turchi, ma da artefici veneti (Torre bianca). I bastioni circondavano la città in forma quasi quadrata, con un circuito di 8 chilometri, variando in altezza da 10 a 12 m. Di tratto in tratto essi erano rinforzati da torri quadrate o rettangolari, come quella che ancora si vede presso il mare ed è chiamata a cagione del suo colore la Torre bianca. Le loro porte principali erano quelle per cui passava la Via Egnazia, e cioè: ad est la Porta di Cassandro (ora Porta di Calamaria), ad ovest la Porta Dorata. Nella città erano molti monumenti, in gran parte tuttora conservati. Il più antico è l'Arco di Galerio eretto nel 297 d. C. sulla Via Egnazia per commemorare la vittoria sui Persiani: ne resta una metà, con rivestimento marmoreo, a quattro zone di rilievi raffiguranti, oltre alle personificazioni degli dei fluviali, delle provincie, della Terra, dell'Oceano, ecc., il trionfo dell'imperatore, vincitore dei Persiani. Contemporanea all'Arco di Galerio, col quale formava un solo complesso architettonico, è una rotonda romana, trasformata in chiesa di S. Giorgio nel sec. V, con l'aggiunta di un'abside ad est. Questa chiesa fu decorata con splendidi musaici nella cupola e nelle grandi nicchie ricavate nel forte spessore dei muri. I musaici rappresentano ripetutamente, con un'architettura fantastica di stile classico, il presbiterio di una basilica cristiana, con ciborio e con esso dei padiglioni sporgenti sostenuti da colonne: figure di santi stanno davanti a ogni padiglione. L'arte di questi musaici è decorativa, fine di composizione e di disegno, a imitazione dei modelli ellenistici; soltanto le figure dei santi sono eseguite in stile orientale.
Un poco più a nord di S. Giorgio si eleva la più bella basilica di Salonicco, quella di S. Demetrio, patrono della città. Essa fu eretta sul luogo stesso del supplizio di S. Demetrio. La prima basilica fu edificata nel 412 dall'eparco dell'Illiria, Leonzio. Nel sec. VII, dopo un incendio, venne ricostruita, e fu poi riparata varie volte nei secoli seguenti, finché nel 1917 fu nuovamente distrutta a metà da un incendio. Ora è in via di ricostruzione con i materiali ricuperati dalle macerie.
Era una basilica ellenistica con atrio e nartece e 5 navate separate da colonnati ad arcate e matronei, torno torno per tutta la chiesa. I fusti delle colonne erano di marmi multicolori e portavano capitelli in stile corinzio "teodosiano" o a figure d'aquila, sormontati da pulvino.
L'interno era decorato a musaici, che però sono andati distrutti quasi per intero. Sul pilastro di sinistra si vedono S. Demetrio, una Madonna orante, un altro Santo; in quello di destra S. Sergio sontuosamente rivestito di una tunica bianca ricamata in oro e S. Demetrio in piedi tra due personaggi, un vescovo e un grand'ufficiale, i fondatori della chiesa, secondo un'iscrizione, rappresentati con tale senso di realismo da ricordare i ritratti romani. Dopo l'incendio sono venuti alla luce altri musaici e alcuni affreschi più recenti. I musaici nel complesso risalgono ai secoli VI-IX: gli affreschi della cappella contigua all'abside sono del principio del sec. XIV. Un poco più a sud di S. Demetrio si erge la chiesa della Vergine Acheropoıētos, chiamata anche chiesa di Santa Paraskevē. È una basilica a tre navate, del sec. V d. C., uno dei più bei modelli tipici di basilica cristiana ellenistica, nella simmetria perfetta e nell'insieme armonioso con i suoi colonnati ad arcate, decorati di capitelli teodosiani. Sul lato interno di queste arcate sono conservate notevolissime decorazioni in musaico (vasi di fiori, uccelli, ecc.).
L'ultimo monumento paleocristiano di Tessalonica è la chiesa di S. Sofia, nel centro della città, oggi chiesa metropolitana. Costruita forse ai tempi di Giustiniano nello stile della basilica a cupole, ha la navata principale di forma quadrata, divisa da colonne e pilastri disposti in croce, e sormontata da una vasta cupola su pennacchi. L'abside del presbiterio e la cupola sono rivestiti di musaici: la Madonna orante raffigurata nel catino dell'abside risale alla fine del sec. VIII o al principio del IX, mentre sulla cupola centrale è raffigurata l'Ascensione. Il Cristo vi è rappresentato severo, quasi truce, in un medaglione sostenuto da angeli; al disotto sono raffigurati gli apostoli con la Madonna e due angeli. Le due parti dell'Ascensione non sono contemporanee: il Cristo è un'opera d'imitazione siriaca fatta alla metà del sec. VII, invece gli Apostoli furono rifatti nel sec. X e nell'XI secondo modelli puramente bizantini.
Fra i monumenti bizantini più importanti di Salonicco prima è la chiesa della Vergine dei Fabbri (Kazangilar-Gami), che appartiene al tipo delle chiese a croce iscritta con cupola centrale. Fu costruita nel 1044, e segna una tappa nell'evoluzione della pianta cruciforme. Notevoli i suoi archi doppî e tripli e le sue curve multiple scolpite, per così dire, nella massa cubica dell'edificio. All'interno conserva resti di affreschi dei secoli XII e XIV (Presentazione al Tempio, Fuga in Egitto, ecc.). Due altre piccole chiese poste nella parte orientale e nord-occidentale della città furono erette nel sec. XII: S. Panteleimon e Santa Caterina, piccole costruzioni eleganti a cupola appoggiata su 4 colonne.
La chiesa dei Santi Apostoli, eretta nel sec. XIII o XIV, è uno dei più importanti monumenti di Salonicco. Ha quattro cupole angolari dominate nel mezzo da una cupola maggiore. Molteplici dîsegni geometrici eseguiti in mattonelle ornano le pareti dell'abside. All'interno conserva resti di musaici e di affreschi del secolo XIV.
Del sec. XIV sono la chiesa del Profeta Elia, edificio sul tipo delle chiese del Monte Athos, tricora; la piccola basilica di S. Nicola l'Orfano, che conserva ancora intatta l'iconostasi in marmo, infine la piccola chiesa della Trasfigurazione, posta nei pressi dell'Arco di Galerio. Nelle parti alte della città recentemente fu rimessa in luce in una piccola chiesa un bel musaico del sec. V, raffigurante il Cristo Pantocratore al disotto la visione di Ezechiele. Il Salvatore è rappresentato giovane ed imberbe, assai rassomigliante al cristo Pastore di Galla Placidia a Ravenna. La chiesetta ha la medesima forma a croce latina del Mausoleo di Galla Placidia e sembra sia stata il "katholikon" di un convento detto τοῦ Λατόμον.
È da ricordare anche un convento bizantino presso la cittadella, detto τῶν Βλατταδῶν. La sua chiesa risale al sec. XIV; ha la solita forma a croce con cupola centrale e conserva ancora alcuni antichi affreschi. Dal convento situato nel punto più alto della città si gode una vista meravigliosa: non solo su tutta la città di Salonicco, ma anche su tutto il Golfo Termaico a sud e a ovest fino all'Olimpo, la cui vetta è sempre coperta di neve.
V. tavv. CXIX-CXXII.
Storia. - Succedette a una più antica città di Therma che aveva dato il nome all'ampio seno marino (sinus Thermaicus) del quale Salonicco occupa un'estremità. La nuova città di Thessaloníke, secondo la tradizione di Strabone che è la più accreditata (VII, 10), fu fondata negli ultimi anni del sec. IV a. C. da Cassandro figlio di Antipatro, reggente in Macedonia per il figlio di Alessandro Magno e di Rossane, che le avrebbe dato il nome della propria moglie.
Gli abitanti di Therma e di altri minori luoghi vicini sarebbero stati accentrati nella nuova città. La quale in grazia della favorevole posizione geografica ebbe prospero e rapido sviluppo, prima come sede principale della flotta militare macedone, poi, quando l'Illiria e la Macedonia furono romane, come porto commerciale e come stazione importantissima della Via Egnazia che poneva in comunicazione le sponde dell'Adriatico con quelle dell'Egeo settentrionale e del Mar Nero. Cicerone vi passò il periodo di esilio che il tribuno Clodio riuscì a fargli infliggere per avere condannato a morte senza concedere l'appello al popolo i complici della congiura di Catilina. Fu poi quartier generale dei pompeiani prima della battaglia di Farsalo e prezioso punto d'appoggio per Ottaviano e Antonio prima della battaglia di Filippi. Appunto per il vantaggio fornito ai due triumviri ebbe dopo la loro vittoria il riconoscimento di città libera che fu governata da sei politarchi. Durante i primi tre secoli dell'impero fu metropoli della Macedonia e dell'Illirico, e fino alla fondazione di Costantinopoli la città più importante di tutta la Penisola Balcanica. Quando l'Impero cominciò ad essere tormentato dalle incursioni dei barbari, le buone fortificazioni della città di Salonicco la salvarono da più di un pericolo, ma non dal severissimo castigo che l'imperatore Teodosio le inflisse per l'assassinio del comandante del presidio della città e di molti dei suoi ufficiali. Senza regolari processi i cittadini di Tessalonica raccolti nel circo furono abbandonati al furore di soldatesche barbariche che ne fecero orrenda strage.
Il cristianesimo fu a Tessalonica predicato dallo stesso apostolo Paolo, come è provato dalle due lettere ai Tessalonicesi.
L'assunzione di Bisanzio a capitale dell'Impero al tempo di Costantino e lo stanziarsi, a partire dal sec. VI d. C., degli Slavi e dei Bulgari nella Penisola Balcanica mutarono i destini a cui pareva avviata Tessalonica. Costantinopoli con la sua vicinanza, oltre a toglierle la preminenza politica, ne menomò la prosperità economica attirando nel suo porto una parte dei traffici del retroterra; mentre i Bulgaro-Slavi, stanziandosi nelle sue immediate vicinanze, la isolarono quasi dalla Macedonia e la tennero sempre sotto la minaccia dei loro attacchi.
Dal sec. IV al XII gli avvenimenti più importanti della sua storia si riferiscono alla resistenza opposta agli attacchi dei popoli che invasero la Macedonia e la Grecia. I Goti prima e quindi gli Unni, gli Avari, gli Slavi, i Bulgari tentarono a più riprese di impadronirsene, ma i loro attacchi si infransero sempre contro la resistenza delle sue mura e il valore dei cittadini. Fra gli assedî, i più memorabili sono: quello degli Unni nel 447; quelli degli Avaro-Slavi nel 578 e nel 626; quello dello zar dei Bulgari Simeone, che già aveva conquistato la Macedonia e la Tessaglia, nel 926. Si deve sopra tutto a questa vittoriosa resistenza di Tessalonica se nel corso di quei secoli Bisanzio poté mantenere o riprendere, dopo averlo perduto, il suo dominio sulla Macedonia e sulla Grecia. Nel sec. XII alla pressione bulgara, fiaccata da Basilio II, sottentrò quella dei Normanni dell'Italia meridionale. In una spedizione intrapresa nell'anno 1185 essi riuscirono, dopo un assedio di nove giorni, ad espugnare Tessalonica; ma non poterono mantenervisi e si ritirarono poco dopo.
Nonostante il continuo stato di guerra in cui si trovò dal sec. V al XII e i danni prodotti dall'occupazione normanna e da un attacco di pirati arabi avvenuto nel 904 e nel quale furono portati via e venduti schiavi nei mercati d'Oriente circa 22.000 cittadini, Tessalonica nel sec. XII era una delle più ricche, popolose e splendide città dell'Impero bizantino. Nelle cronache viene spesso designata, come Roma e Costantinopoli, col nome di "megalopoli". Le vie, larghe lastricate e ornate di bei portici; il porto, ampio e frequentato da numerose navi; il commercio, attivo; la popolazione, fitta e accogliente. Le sue chiese per bellezza architettonica e sontuosità di musaici gareggiavano con quelle di Bisanzio.
Col sec. XIII si apre un periodo di rivolgimenti interni ed esterni che l'avviano verso la decadenza. Nel 1204 i Latini della IV crociata s'impadronirono dell'Impero bizantino. Nella divisione che ne seguì, Tessalonica fu assegnata, insieme con la Macedonia e con parte della Tessaglia, a Bonifacio, marchese del Monferrato, che prese il titolo di re. I Latini però non ne conservarono a lungo il possesso. Nel 1222 il despota d'Epiro, Teodoro, entrava a viva forza in Tessalonica e vi prendeva la corona imperiale. Per un momento la città si pose a capo del moto di riscossa dei Greci contro i Latini e contro i Bulgari che, con Ivan II Asen, avevano rioccupato gran parte della Macedonia; ma in questo compito fallì. Nel 1230 Teodoro fu sconfitto e fatto prigioniero dallo zar bulgaro nella battaglia di Klokotnica e il suo successore Demetrio, nel 1246, vinto alla sua volta dall'imperatore di Nicea, Giovanni III Vatatze, fu costretto a rinunziare alla corona imperiale. Tessalonica, dopo essere stata per alcuni decennî capitale di un regno e di un impero, riprendeva il suo posto di città di provincia nell'Impero bizantino restaurato da Giovanni III e da Michele VIII Paleologo. Nuovi pericoli intanto si venivano addensando sulla città. All'interno le lunghe guerre e l'immigrazione di stranieri avevano accresciuto le disuguaglianze sociali e creata un'imponente massa di proletarî desiderosi di novità e di ricchezze; all'esterno, si avanzavano dal nord gli eserciti vittoriosi dei Serbi e apparivano le prime schiere dei Turchi. Nel 1342, mentre l'impero era agitato dalla guerra civile fra Giovanni V Paleologo e Giovanni Cantacuzeno, scoppiò in Tessalonica la sanguinosa rivolta degli Zeloti che ebbe tendenze comunistiche. I rivoltosi s'impadronirono della città instaurandovi un regime repubblicano e non poterono essere vinti ed espulsi se non nel 1349. Fu in questo critico momento che il potente re dei Serbi, Stefano Dušan, occupata la Macedonia e parte della Tracia, tentò, con l'aiuto degli Zeloti espulsi, di impadronirsi di Tessalonica: ma i suoi sforzi furono vani. Respinti i Serbi, si avanzarono i Turchi. Questi avevano fatta la loro prima apparizione nel territorio tessalonicense intorno al 1321; ma il primo loro serio attacco avvenne nel 1380. La città, sorpresa da un forte distaccamento turco, fu espugnata e saccheggiata, ma non occupata ancora stabilmente. I Turchi ritornarono tre anni dopo, ma Tessalonica li tenne in scacco per quattro anni e non fu presa se non nel 1387. Durante le guerre civili scoppiate fra gli Ottomani dopo il disastro d'Angora (1402), i Bizantini rioccuparono a due riprese la città, ma non sentendosi in grado di difenderla, nel 1423 la cedettero alla repubblica di Venezia. I Veneziani fecero di tutto per salvare dalla rovina la città, ma non furono secondati dalla popolazione e nel marzo del 1429, dopo un assedio sostenuto con grande valore, dovettero cedere dinnanzi alle forze superiori dei Turchi comandate dal sultano in persona.
Con la conquista ottomana Tessalonica non solo perde la sua libertà, ma anche, in gran parte, il suo carattere bizantino-cristiano. I Turchi trasformarono le chiese in moschee, vi portarono i loro ordini politici e i loro costumi. Alla popolazione greca, già molto scarsa e frammista a numerosi Slavi, Levantini, Armeni, Italiani, venne ad aggiungersi un forte contingente turco. Ma quella che finì di alterare la costituzione etnica della città fu l'imponente immigrazione di Ebrei spagnoli e portoghesi. Salonicco divenne una città ebraico-turca. Questa immigrazione di un elemento attivo giovò dapprincipio a Salonicco stimolandone il commercio; ma sotto il governo oppressivo e addormentatore dei Turchi, anche gli Ebrei finirono con cadere in una specie di letargo. A ciò contribuì anche la decadenza di Venezia. Nei secoli XVII e XVIII Salonicco, nonostante la sua posizione e il suo passato, fu come una città morta. I soli avvenimenti che scuotono la vita cittadina sono gli incendî, frequentissimi, e i terremoti. Nel 1821 scoppiò la rivoluzione greca; ma Salonicco, che pure era stata nel passato uno dei centri più importanti del grecismo, assistette con indifferenza al moto di riscossa. Un risveglio nella vita economica e politica di Salonicco si ha soltanto nella seconda metà del sec. XIX in conseguenza dello stabilirsi di consolati europei nella città e dell'apertura di linee di navigazione che la collegano con l'Inghilterra, la Francia, l'Italia, e di linee ferroviarie. Il risveglio politico non ebbe un carattere nazionale, poiché la popolazione non aveva unità. In Salonicco erano rappresentate tutte le razze e le nazioni della Balcania: oltre ai Turchi dominatori, e gli Ebrei che ne costituivano l'elemento più compatto, vi erano Serbi, Greci, Bulgari, Romeni, Albanesi. La lotta che queste nazioni combattevano per stabilire la loro preminenza in Macedonia si rifletteva in Salonicco che divenne il centro delle varie organizzazioni rivoluzionarie balcaniche. A quest'attività si aggiungeva quella dei rappresentanti delle grandi potenze, per le quali Salonicco rappresentava uno dei punti più delicati e importanti nella complessa questione d'Oriente. Ma il carattere stesso della città, così variopinto dal punto di vista etnico, impediva che una nazione o una potenza vi prevalesse sulle altre. Questo fece sì che i Giovani Turchi vi stabilissero il quartiere generale del loro comitato "Unione e progresso" e quando scoppiò (luglio 1908) la loro rivoluzione, Salonicco l'accolse entusiasticamente. Nel marzo 1912 la Bulgaria e la Serbia si allearono contro la Turchia: nel maggio successivo la Grecia aderiva all'alleanza. Scoppiata la guerra, Bulgari e Greci puntarono su Salonicco per creare il fatto compiuto dell'occupazione. Vi arrivarono quasi contemporaneamente: ma mentre il generale bulgaro Teodorov, l'8 novembre, accampatosi nelle vicinanze della città trattava per la sua resa, il 9 mattina i Greci, col diadoco Costantino alla testa, vi facevano il loro ingresso, seguito il giorno dopo da quello dei Bulgari. I due alleati rimasero ad occupare la città in attesa della definitiva assegnazione che non poteva avvenire senza lotta, tanto l'uno e l'altro ne agognavano il possesso. In questo periodo di attesa, il 18 marzo 1913, il re Giorgio di Grecia, venuto a visitare la città, vi veniva assassinato dal greco Alessandro Skinas. Scoppiata la guerra fra gli alleati, il 30 giugno 1913 i Greci assalirono la guarnigione bulgara annientandola; e poco dopo, col trattato di Londra (30 maggio) e con la pace di Bucarest (10 agosto) si assicuravano il possesso definitivo della città. Scarso era allora l'elemento greco in Salonicco. Su una popolazione totale di circa 154.000 abitanti una statistica greca dava 39.957 Greci, mentre gli Ebrei ammontavano a 61.439 e i Turchi a 45.867. Il governo ellenico provvide a modificare questa situazione avviandovi coloni greci. Il ritmo immigratorio, lento nei primi anni a cagione della guerra mondiale, nella quale, per quanto riguarda gli avvenimenti balcanici, Salonicco ebbe una parte importante divenendo la base di operazione degli alleati in quel settore (v. guerra mondiale), si accelerò specialmente dopo il disastro greco di Smirne. Fra il 1922 e il 1928 il numero di Greci immigrati si calcola a circa 97.000.
Le convenziovi di Salonicco. - Una prima convenzione relativa al porto di Salonicco fu firmata fra la Grecia e la Serbia il 10 maggio 1914; una seconda fra la Grecia e il regno dei Serbi, Croati, Sloveni, il 10 maggio 1923 (completata poi dall'accordo del 29 luglio 1923, per quanto concerne i limiti della zona serba).
Per effetto di questa convenzione la Grecia ha ceduto al regno serbocroato-sloveno, per un periodo di 50 anni, una "zona libera serba" nel porto di Salonicco, destinata a servire esclusivamente al traffico commerciale serbo, per una superficie di 93.000 mq. La "zona" continua a far parte del territorio ellenico, ad essere sottoposta alla sovranità ellenica: pertanto i diritti di polizia e di giustizia continuano ad essere esercitati dall'autorità greca. Invece i diritti doganali sono esercitati dalle autorità doganali iugoslave, secondo le leggi doganali iugoslave.
Il 17 agosto 1926 fu elaborato, fra Grecia e Iugoslavia, un nuovo progetto di convenzione, che stabiliva un vero porto iugoslavo a Salonicco, con diritto alle navi iugoslave di cabotaggio, e con diritto a terze potenze di servirsi della zona serba: ma questo progetto non fu portato a compimento, per i successivi eventi interni della Grecia (v.).
Per i monumenti di tutte le epoche, si veda O. Tafrali, Topographie de Thessalonique, Parigi 1913. Per i monumenti dell'epoca ellenistica e di quella bizantina: Th. Tafel, De Thessalonica eiusque agro, Tubinga 1835 e Berlino 1839; P. Papageorgiou, in Byz. Zeitschr., XVII (1908); N. A. Bees, in Bosavus, 1909, p. 223 segg.; O. Tafrali, Thessalonique des origines au XIVe siècle, Parigi 1919; A. Adamantiou, ‛Η Βυζαντινὴ Θεσσαλοννόκη, Atene 1914; Ch. Diehl, M. Le Tourneau, H. Saladin, Les monuments chrétiens de Salonique, Parigi 1918; Ch. Diehl, Salonique, ivi 1920; Fr. Taeschner, in Islam, XVIII (1929), p. 60. Per la storia: Corp. Inscr. Lat., III, pp. 1323, 2082; K. J. Beloch, Griechische Geschichte, IV, i, 2ª ed., Berlino 1927, p. 273; V. Tscherikower, Die hellenistichen Städtegründungen von Alexander dem Grossen bis auf die Römerzeit, Lipsia 1927, pp. 3, 118; E. Stein, Geschichte des spätrömischen Reiches, Vienna 1928, p. 322; Kinch, L'arc de triomphe de Salonique, Parigi 1890; M. Rostovzev, Storia economica e sociale dell'impero romano, trad. it., Firenze 1933, p. 157 e passim; P. Risal, La ville convoitée: Salonique, Parigi 1924; J. Ancel, La Macédoine, ivi 1930.