SALTERIO
Libro in cui sono raccolti i centocinquanta salmi dell'Antico Testamento, recitati nella liturgia cristiana nel corso della settimana secondo le varie ore canoniche.Tradizionalmente attribuiti al re Davide e ai musici della sua corte, i salmi sono inni in lode della divinità, con i quali si chiedono l'aiuto e il perdono del Signore. Con l'avvento del cristianesimo e per tutto il Medioevo essi vennero interpretati in termini cristiani. In generale il Signore dell'Antico Testamento veniva concepito come il Messia e, in particolare, molti passi dei singoli salmi erano letti come metafore e prefigurazioni cristiane; lo stesso Davide era considerato tipo di Cristo.Il testo ebraico dei salmi raggiunse l'Occidente latino attraverso le traduzioni svolte da s. Girolamo nel sec. 4°, delle quali due erano basate su versioni greche e la terza si fondava direttamente sul testo ebraico. Le tre versioni, note rispettivamente come romana, gallicana ed ebraica, differiscono nella numerazione dei salmi e presentano anche molte importanti varianti testuali. Il testo normalmente adottato finì per essere la traduzione gallicana, detta Vulgata; però numerosi s., importanti per le loro illustrazioni, contengono la versione romana, come il s. di S. Agostino, proveniente da Canterbury, datato al 725-750 ca. (Londra, BL, Cott. Vesp. A.I.), oppure testi paralleli di due o persino di tutte e tre le versioni di s. Girolamo, come il s. di Eadwine, del sec. 12° (Cambridge, Trinity College, R.17.1).Nel Medioevo possono essere distinte tre tipologie fondamentali di s.: biblici, liturgici e feriali. I s. biblici contengono il Libro dei Salmi dell'Antico Testamento, in una o più delle tre versioni di s. Girolamo, talvolta con le sue prefazioni e occasionalmente con glosse marginali o interlineari. Essi non sempre presentano articolazioni interne, nonostante il testo sia talvolta diviso in tre sezioni di uguali dimensioni - in corrispondenza dei salmi 1, 52 [51] e 102 [101] - e talvolta in un numero maggiore di suddivisioni che seguono quelle in uso nei s. liturgici.I s. liturgici sono strutturati in modo tale da facilitare la recitazione dei salmi nella pratica devozionale cristiana. La recitazione dei centocinquanta salmi nel corso di una settimana - e il ripetersi della recitazione settimanale durante l'intero anno - costituisce il nucleo del ciclo delle funzioni liturgiche cristiane note come ufficio divino. Nella liturgia formale la recitazione quotidiana dei salmi avveniva a tutte le ore canoniche del mattutino, delle lodi e all'ora prima, alla terza, alla sesta, alla nona, ai vespri e alla compieta. I centocinquanta salmi erano generalmente suddivisi in otto sezioni, di cui le prime sette assegnate al mattutino e alle lodi di ciascun giorno della settimana, mentre l'ottava era riservata ai vespri. Per il clero secolare e per i laici, tali sezioni avevano inizio ai salmi 1, 27 [26], 39 [38], 53 [52], 69 [68], 81 [80], 98 [97] e 110 [109] e l'impaginazione del testo della maggior parte dei s. liturgici corrisponde a tale divisione. Anche se la recitazione dei salmi nella liturgia monastica seguiva uno schema diverso, i s. liturgici realizzati per committenti monastici erano generalmente suddivisi nello stesso modo di quelli destinati al clero secolare o ai laici.I s. liturgici comprendevano anche altri testi in aggiunta ai salmi, di solito un calendario liturgico all'inizio e ancora cantici biblici (testi analoghi ai salmi, tratti da altri libri della Bibbia), professioni di fede cristiana nonché la litania dei santi, che seguivano il testo principale. Il calendario e la litania spesso forniscono una testimonianza circa la destinazione del s., grazie alla scelta dei santi elencati. Talvolta in appendice al s. si ritrova anche l'ufficio dei defunti, componente consueta dei breviari e dei libri d'ore, poiché tale serie di devozioni era recitata quotidianamente dai fedeli. I s. liturgici erano utilizzati per la preghiera comune e spesso nel Tardo Medioevo costituirono una parte del breviario, un libro liturgico contenente i salmi, quale parte dell'insieme dei testi adottati per la celebrazione delle feste liturgiche nel corso dell'anno. Di frequente, peraltro, sia il clero sia i laici si servivano di s. liturgici per la meditazione e la recitazione devozionale individuale, distinta dagli uffici formali della Chiesa. Il s. fu il principale libro di preghiera per la devozione religiosa individuale fino al 1300 ca., quando cominciò a perdere popolarità in favore del libro d'ore (v.).I s. feriali, che devono il loro nome alle feriae, ossia i giorni lavorativi, hanno una relazione più stretta con la celebrazione formale dell'ufficio divino nel coro della chiesa, poiché comprendono non soltanto tutte le componenti della liturgia, ma anche gli invitatori, le antifone e i versetti che vengono cantati unitamente alla recitazione dei salmi. Alcuni s. feriali contengono la musica per queste componenti cantate e vengono quindi definiti s. feriali con notazione musicale. Talvolta i s. feriali presentano note rubricate oppure istruzioni circa la recitazione dei salmi; essi possono inoltre costituire un volume oppure una sezione di un breviario.Il s. fu uno dei testi più spesso miniati nel corso del Medioevo, specialmente tra i secc. 12° e 14°, e i più antichi esempi conservati risalgono alla prima metà del sec. 8°, come il citato s. di S. Agostino. Moltissimi dei s. miniati conservati hanno origini inglesi e sembra che alcuni dei caratteri tipici dell'illustrazione di questi libri siano apparsi per la prima volta nelle Isole Britanniche.L'illustrazione e la decorazione del s. rispondevano a vari scopi: la valorizzazione del testo sacro con ornamenti preziosi e immagini sottolineava la fede religiosa del committente, dell'autore e del fruitore del manoscritto; da un punto di vista pratico, la decorazione serviva ad articolare il testo, facilitando il reperimento dei punti d'inizio delle sue suddivisioni; l'illustrazione del s. funzionava inoltre come controparte pittorica della glossa e del commentario verbale, sottolineando, spiegando e arricchendo il significato del testo. Tuttavia, a differenza delle parti narrative della Bibbia, il testo del s. non si prestava immediatamente all'illustrazione diretta; di conseguenza, vennero utilizzate diverse modalità di illustrazione sia per quanto riguarda il formato sia per l'iconografia.
Nei s. manoscritti ogni salmo - e anche generalmente ciascun verso - comincia su di una nuova riga di testo con un'iniziale che è colorata, decorata a penna, dorata o istoriata: la maggior parte dei versi dei salmi occupa più di una riga e quindi spesso alla fine viene aggiunta una breve linea. Dall'inizio del sec. 13° gli spazi vuoti alle estremità delle righe brevi appaiono riempiti con un motivo realizzato a penna oppure con parti dipinte, a carattere decorativo o figurativo, dette riempilinea.Le prime iniziali di salmo e di riga erano semplici lettere monocrome, che si differenziavano soltanto per le dimensioni, allineate a sinistra del blocco del testo. Già nel sec. 8° le iniziali di salmo erano trattate in maniera più elaborata rispetto alle iniziali di riga, come nel s. proveniente da Corbie, del tardo sec. 8° (Amiens, Bibl. Mun., 18); all'inizio del sec. 12° esse potevano essere opera di scribi diversi, per es. nel s. di St Albans, del 1119-1123 (Hildesheim, Dombibl., St. Godehard 1). Nei secc. 13° e 14° la produzione di decorazione 'minore' divenne ancora più complessa: mentre le iniziali di riga rimanevano generalmente nell'area di competenza dello scriba, quelle di salmo erano talvolta eseguite dagli assistenti dell'artista principale, il quale era responsabile del progetto complessivo e delle più importanti parti miniate di un particolare libro, come nel s. Ramsey (St. Paul im Lavanttal, Benediktinerstift St. Paul, Bibl., XXV/2, 19; New York, Pierp. Morgan Lib., M.302).Le suddivisioni principali del testo appaiono sottolineate visivamente dalle iniziali più grandi: queste hanno spesso un carattere ornamentale, ma già in epoca piuttosto precoce alcune di esse o tutte potevano essere istoriate, come nel citato s. di S. Agostino. Nel corso del sec. 13° nella impaginazione delle principali suddivisioni del testo fecero la loro comparsa altre forme di decorazione testuale, quali per es. fasce decorative che collegavano tra loro le iniziali di riga, bordure con decorazione fitomorfa che avevano origine nelle terminazioni delle lettere iniziali e che incorporavano spesso motivi figurati e persino miniature nello spazio del margine inferiore, al di sotto del testo (bas-de-page), per es. nel s. Rutland, del 1260 ca., di provenienza inglese (Londra, BL, Add. Ms 62925).In aggiunta alle iniziali dei salmi, ornamentali o istoriate, i s. miniati potevano presentare vignette illustrate, incorniciate o meno, poste all'interno del blocco di testo, per es. nel s. di Utrecht, realizzato nell'ambito della produzione di Reims nell'820-835 ca. (Utrecht, Bibl. der Rijksuniv., 32), oppure alle estremità del testo, come nel s. di provenienza inglese, del 1000 ca., conservato a Roma (BAV, Reg. lat. 12). Un aspetto importante dell'illustrazione del s. è costituito da una o più grandi miniature indipendenti dal testo, situate prima delle parole di apertura di Sal. 1 o inserite tra le suddivisioni del testo. I primi esempi sono generalmente costituiti da singole miniature, ma a partire dal sec. 11° divennero comuni cicli più estesi che nel corso del sec. 12° potevano costituire da soli veri e propri libri figurati.Anche i testi che di consueto si aggiungevano al s., in particolar modo il calendario, potevano avere illustrazioni. Quelle del calendario - le prime risalgono al sec. 10°, come nell'anglosassone s. di Aethelstan, del 925-939 ca. (Londra, BL, Cott. Galba A.XVIII) - sono generalmente situate accanto oppure al di sotto dell'inizio dei testi. Nella maggior parte dei casi esse consistevano in cicli paralleli dei segni dello Zodiaco e dei lavori agricoli dei Mesi. Un gruppo di s. tedeschi del sec. 13° comprende anche illustrazioni del calendario costituite da santi relativi al mese in cui è celebrata la loro festa, per es. il s. del langravio Ermanno di Turingia (Stoccarda, Württembergische Landesbibl., HB II. 24). Le illustrazioni dei calendari non sono esclusive dei s., ma sono proprie anche di vari tipi di testi utilizzati per l'ufficio liturgico, tra cui breviari, libri d'ore e messali.
Ciascun formato di libro determinava fisicamente una diversa distribuzione dell'apparato decorativo. Le iniziali dei salmi, per es., possono avere un carattere ornamentale, enfatizzando in tal modo il loro ruolo nell'articolazione del testo, ma spesso hanno anche un carattere figurato, servendo da corrispettivo illustrato del testo oppure da sua trasposizione in immagini. D'altra parte le miniature introduttive non hanno quasi mai funzione decorativa e neppure illustrano le parole del testo, ma tendono piuttosto a costituire sequenze narrative della storia dell'Antico o del Nuovo Testamento oppure a essere immagini singole che sottolineano il carattere cristiano dei salmi o la loro origine veterotestamentaria. La decorazione figurata ai bordi o nel bas-de-page, detta comunemente illustrazione marginale, spesso non è in relazione immediata con le parole o con il contenuto dei salmi ed è talvolta persino antitetica; però a volte, per la loro prossimità fisica al testo, i marginalia rispondono direttamente ai versi accanto a cui sono posti, sebbene in modo originale e non convenzionale.
L'approccio più antico all'illustrazione del s. era incentrato su Davide, l'autore del Libro dei Salmi. A partire dal sec. 8° e secondo un modello che può essere ricondotto all'illustrazione di testi non cristiani della Tarda Antichità, i s. erano provvisti di un frontespizio con il ritratto dell'autore, in cui compare Davide, come nel citato s. di S. Agostino (c. 30r). All'origine orale e cantata dei salmi allude l'arpa di Davide, che prende il posto dei rotuli o dei codici, presenti in altri antichi ritratti dell'autore.In alcuni s. altomedievali i ritratti di Davide compaiono insieme alle immagini di s. Girolamo, traduttore cristiano del testo, come nel s. di Lotario, manoscritto carolingio dell'842-855 (Londra, BL, Add. Ms 37768, cc. 5r, 6r), la cui proprietà è attestata da un'immagine dell'imperatore seduto in posa cerimoniale che riecheggia quella del re biblico (c. 4r). Questo e altri ritratti imperiali nei s. carolingi, per es. nel s. di Carlo il Calvo, dell'848-869 (Parigi, BN, lat. 1152, c. 3v), servivano come richiamo e, in prospettiva, come memoria del potere imperiale, della giustizia e della devozione sia per il primo committente o possessore sia per i proprietari successivi.Nei s. medievali erano frequentemente rappresentati, spesso in preghiera, i possessori o i donatori: tali figure intendono sostituire in perpetuo gli atti di devozione dei proprietari del libro. In alcuni casi essi appaiono come supplici, in miniature a piena pagina, come nel s. di Shaftesbury, di provenienza inglese, datato al 1130-1140 ca. (Londra, BL, Lansdowne 383, cc. 14v, 165v); più spesso sono rappresentati all'interno o accanto a grandi iniziali istoriate di salmi, le cui parole di apertura impetrano la misericordia divina. Ciò avviene soprattutto in corrispondenza di Sal. 102 [101] ("Signore, ascolta la mia preghiera") - per es. il s. dell'abbazia di Peterborough, ante 1222, in cui sono raffigurati un abate e un monaco in preghiera dinanzi a un altare (Cambridge, Fitzwilliam Mus., 12, c. 139v) - e di Sal. 120 [119], il primo di un gruppo detto dei salmi graduali ("Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed Egli mi ha risposto"): per es. il s. per Riccardo di Canterbury, del 1310-1320, che raffigura un benedettino in preghiera, contrassegnato dall'iscrizione "Frater Ricardus de Cantuaria", accanto all'iniziale di Davide che prega (New York, Pierp. Morgan Lib., Glazier 53, c. 115v).A partire dall'inizio del sec. 13°, per es. nel s. Huntingfield, realizzato in Inghilterra nel 1200 ca. (New York, Pierp. Morgan Lib., M.43), qualche volta alla fine dei cicli prefatori dei s. vennero aggiunte immagini di santi, che potevano limitarsi ai c.d. santi universali - quali i principali apostoli, i martiri e le vergini, che riecheggiano gli ordini gerarchici consueti nelle litanie - oppure prevedere immagini di santi meno comuni, venerati in un particolare luogo o anche dal singolo proprietario del manoscritto, offrendo così un'indicazione sulla destinazione del salterio. I santi inoltre sono talvolta rappresentati in iniziali istoriate, anch'esse spesso connesse con le figure venerate in una particolare chiesa, da un particolare ordine monastico o religioso oppure da un singolo individuo, come avviene in una serie di s. del sec. 13°, provenienti dalla diocesi di Liegi, per es. in quello del 1280-1290 ca., conservato a Cambridge (Fitzwilliam Mus., 288).Echi del frontespizio con il ritratto dell'autore si trovano in numerosi s. di epoca successiva, le cui illustrazioni per Sal. 1 si presentano sotto forma di un'iniziale istoriata che mostra Davide che suona l'arpa, come nel citato s. di St Albans (p. 72). In alcuni s. altomedievali le cesure maggiori del testo sono sottolineate da altri soggetti tratti dalla vita di Davide, in forma di miniature a piena pagina, per es. nel s. irlandese, della prima metà del sec. 10°, conservato a Londra (BL, Cott. Vit. F.XI, cc. 1r, 2r), oppure da iniziali istoriate, come nel menzionato s. di S. Agostino. Il sistema 'biografico' si conservò per secoli e compare talvolta in una forma così elaborata che l'illustrazione arriva a comprendere un'intera cronaca pittorica della vita di Davide, utilizzando tutte le tipologie di miniature presenti nel manoscritto, quali le grandi iniziali dei salmi - come in un s. della famiglia Bohun, di provenienza inglese, del 1380 ca. (Cambridge, Fitzwilliam Mus., 38-1950) - oppure grandi e piccole iniziali di salmi e anche scene marginali, come nel s. Tickhill, di provenienza inglese, datato al 1303-1314 ca. (New York, Public Lib., Spencer Coll., 26).In alcuni s. dei secc. 13° e 14° i cicli biografici si estesero fino a includere parti più ampie della narrazione veterotestamentaria. Per es. il s. di S. Luigi, del 1260-1270 ca. (Parigi, BN, lat. 10525), contiene una serie unica di settantotto miniature introduttive, a cominciare dalla Creazione, per culminare nella Vita di Davide, seguite da iniziali istoriate nel testo, che presentano immagini di Davide in preghiera davanti al Signore. In altri casi un esteso ciclo narrativo tratto dall'Antico Testamento si ritrova nelle stesse iniziali istoriate, come per es. in un s. della famiglia Bohun, del 1360-1380 ca. (Oxford, Exter College Lib., 47), con un ciclo, in origine di duecentocinquantaquattro soggetti, che inizia con la Creazione e giunge fino alla Vita di Mosè.
Una seconda modalità elaborata nel Medioevo per l'illustrazione del s. è quella che viene generalmente chiamata letterale, perché impiega immagini strettamente correlate alle parole del testo, sebbene le parole vengano raramente tradotte in immagini senza almeno un qualche grado di interpretazione. L'esempio meglio noto di questo genere è il citato s. di Utrecht, i cui disegni a penna posti all'inizio di ciascun salmo, privi di cornice, sono immagini d'insieme, nelle quali ciascun elemento visuale corrisponde a un verso o due del testo: per es. le parole "Svegliati, perché dormi, Signore?" di Sal. 44 [43], 24, sono illustrate da un gruppo di angeli che destano dal letto il Signore, cinto del nimbo crocifero. I manoscritti che derivano direttamente o indirettamente dal s. di Utrecht sono pochi - provengono da Canterbury quello datato al 1000 ca. (Londra, BL, Harley 603), quello conservato a Cambridge, del 1150 ca. (Trinity College, R.17.1), e quello, del 1200 ca., custodito a Parigi (BN, lat. 8846) -, ma l'illustrazione letterale dei salmi, limitata alle sole parole di apertura, era diffusa e si ritrova, per es., in innumerevoli rappresentazioni di chierici che cantano nell'iniziale istoriata di Sal. 98 [97] ("Cantate al Signore un canto nuovo"). Una serie di s. dei secc. 13° e 14° utilizzò il tipo di illustrazione letterale per tutti i centocinquanta salmi, per es. quello proveniente dalla Piccardia, della seconda metà del sec. 13° (Parigi, BN, lat. 10435).
Né il sistema storico né quello letterale di illustrazione vennero mai impiegati senza risentire dell'influenza dell'interpretazione medievale dell'Antico Testamento in termini neotestamentari. L'interpretazione cristiana dei salmi condusse, alla fine del sec. 8°, all'inclusione nei s. di miniature a piena pagina di Cristo. Un s. scritto prima del 778 a Mondsee, in Austria, pone insieme le figure stanti di Davide 'profeta' e di Cristo Rex (Montpellier, Bibl. Interuniv., Section Médecine, 409, cc. 1v, 2v). Alcuni s. realizzati nell'Inghilterra anglosassone presentano miniature con la Crocifissione e/o Cristo trionfante sul leone e sul drago oppure Cristo in trono, talvolta di nuovo unito a immagini di Davide, come nel s. di Winchcombe, del 1030-1050 ca. (Cambridge, Univ. Lib., Ff. 1-23, cc. 4v, 88r, 171r, 195v). Dal sec. 12° il legame storico e tipologico tra Davide e Cristo fu reso da un'immagine dell'albero di Iesse, che mostrava la derivazione di Cristo dal padre di Davide, immagine che spesso precedeva Sal. 1, per es. nel citato s. di Shaftesbury (c. 15r), oppure riempiva l'iniziale B di Beatus allargata, come nel s. del 1230 ca., miniato dal pittore di Oxford William de Brailes (Oxford, New College, 322, c. 7r).L'iconografia cristologica divenne consueta nella decorazione del s. nel corso del sec. 11°: singole immagini devozionali di Cristo lasciarono il posto a serie di miniature con scene della sua vita. Il primo ciclo noto è in un s. anglosassone del 1050 ca. (Londra, BL, Cott. Tib. C.VI), che contiene sei disegni a inchiostro colorato a piena pagina con episodi della Vita di Davide, seguiti da dieci disegni che raffigurano scene della Vita di Cristo. Tali serie proliferarono nei secc. 12° e 13°, diventando segno distintivo dei s. di lusso. Non erano rari i cicli di cento o più soggetti, sebbene i cicli più lunghi presentino spesso più temi, disposti all'interno di un'unica pagina, come in un s. inglese del 1200-1210 ca. (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 835). I cicli della Vita di Cristo sono spesso preceduti da scene tratte dall'Antico Testamento, che potevano essere scelte per sottolineare i punti fondamentali della fede cristiana, prefigurati da eventi quali la Caduta di Adamo ed Eva e il Sacrificio di Isacco, come nel citato s. di St Albans o nel s. della regina Ingeborga, del 1195 ca. (Chantilly, Mus. Condé, 9, già 1695).In altri casi i soggetti dell'Antico Testamento vennero scelti su basi storiche, per es. nel s. di Winchester, di provenienza inglese, datato al 1150 ca., commissionato dal vescovo Enrico di Blois (Londra, BL, Cott. Nero C.IV), nel quale sono rappresentate storie della Creazione e della Caduta, fino all'Unzione di Davide, in sedici miniature corredate di didascalie, seguite da altre quarantadue che raffigurano scene della Vita della Vergine e di Cristo. Nell'insolito ciclo introduttivo del s. Oscott, prodotto in Inghilterra nel 1265-1270 ca. (Londra, BL, Add. Ms 50000), soggetti del Nuovo e del Vecchio Testamento sono correlati nella stessa pagina all'interno di due serie parallele, in una disposizione che ricorda l'organizzazione di una vetrata, con temi cristologici che partono dall'Annunciazione nei medaglioni centrali, ai cui lati si trovano semicerchi con soggetti tratti dall'Antico Testamento. Talvolta i soggetti dell'Antico Testamento formano un intero ciclo introduttivo e quelli del Nuovo Testamento sono inseriti nel testo in corrispondenza delle divisioni del salterio. Questa disposizione si ritrova per es. in uno dei manoscritti medievali più riccamente miniati, il s. Queen Mary, dell'inizio del sec. 14° (Londra, BL, Royal 2.B.VII), che ha più di duecento miniature dell'Antico Testamento, la maggior parte a mezza pagina, anteposte ai salmi e inoltre più di cento soggetti del Nuovo Testamento presenti in varie forme, in corrispondenza delle divisioni del salterio.Anche le iniziali istoriate dei singoli salmi riflettono spesso l'interpretazione cristiana del testo. Un gruppo di s. del sec. 13°, proveniente da Gand, contiene cicli narrativi della Vita di Cristo in corrispondenza delle principali suddivisioni, per es. il s., dell'inizio del sec. 13°, conservato a Roma (BAV, Ross. 206); spesso le righe di apertura del testo di un salmo sono correlate a soggetti cristologici. Particolarmente evidente è il ricorrere della Trinità come illustrazione di Sal. 110 [109] ("Oracolo del Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra"): un soggetto che si accorda con la consueta interpretazione che veniva data del salmo nei commentari medievali. In un gruppo di s. del sec. 13°, provenienti dalla diocesi di Liegi - per es. quello datato al 1265-1275 ca., custodito a Parigi (BN, lat. 1077) -, sono illustrati allo stesso modo numerosi salmi posti in corrispondenza delle suddivisioni principali. Così Cristo che guarisce il cieco illustra Sal. 27 [26] ("Il Signore è mia luce e mia salvezza") e la Tentazione di Cristo illustra Sal. 53 [52] ("Lo stolto pensa: Dio non esiste").In senso lato, i temi pittorici delle iniziali istoriate dei s. mettono in luce una diversità di approcci, in cui la derivazione davidica, il significato letterale, il contesto storico e il messaggio cristiano si combinano in proporzione variabile all'interno di ciascun manoscritto. Le semplici illustrazioni letterali - come quelle che mostrano figure che indicano la bocca, in Sal. 39 [38] ("Ho detto: Veglierò sulla mia condotta per non peccare con la mia lingua") - traducono una metafora verbale in un'azione compiuta da una figura coronata che corrisponde a Davide. Anche la figura che annega, in Sal. 69 [68] ("Salvami, o Dio: l'acqua mi giunge alla gola"), è spesso quella di Davide, ma talvolta le acque sono confrontate, nell'immagine, con Giona, gettato alla balena e da essa salvato: un esempio veterotestamentario che si ispira alle parole del testo. Nelle iniziali di Sal. 98 [97] l'azione della prima riga ("Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi") è resa nell'immagine da chierici cristiani che cantano, ma in alcuni s. il termine 'prodigi' è tradotto in immagine con l'esempio dell'Annuncio ai pastori, in accordo con l'esegesi, canonica nel Medioevo, del salmo come profezia dell'incarnazione del Messia.
Nella seconda metà del sec. 13° le immagini e la decorazione dei margini acquistarono una sempre maggiore importanza nei programmi di illustrazione dei salteri. Dall'inizio del sec. 13°, le estensioni ornamentali delle iniziali maggiori avevano cominciato a dispiegarsi per tutta la lunghezza della pagina, o per l'ampiezza dei margini, a formare fasce dritte oppure sinuosi viticci con estremità fogliate, che iniziarono a ospitare raffigurazioni di creature naturali o drôleries dal carattere fantastico. In particolare, il basde-page divenne il luogo deputato per i temi figurativi, spesso una miscela di elementi profani, fantastici e sacri. Gli esempi più importanti di illustrazione marginale sono rappresentati dai s. dell'East Anglia, prodotti nell'Inghilterra meridionale all'inizio del sec. 14°, come il s. Ormesby (Oxford, Bodl. Lib., Douce 366) e i coevi s. provenienti dall'Artois, dalla Piccardia, dalle Fiandre e dai Paesi Bassi, come quello realizzato a Gand nel 1320 (Oxford, Bodl. Lib., Douce 5-6). Il significato e lo scopo delle illustrazioni dei margini sono stati ampiamente indagati dagli studiosi (Millar, 1932, p. 16; Shapiro, 1970; Camille, 1992). Sia che i marginalia sovvertano il testo, con la loro iconografia 'bassa' o popolare, sia che rappresentino un'intrusione secolare nel sacro sia che diventino espressione dell'immaginazione dell'artista, lasciata libera negli spazi all'esterno del testo, sia che costituiscano un veicolo di seri messaggi morali espressi in forma simbolica, a essi doveva essere riconosciuto un ruolo importante nel processo di formazione dell'esperienza del proprietario del manoscritto che guardava o leggeva il proprio s., in particolare nel contesto della meditazione privata. Invece di distogliere l'attenzione dal testo, sembra probabile che le illustrazioni marginali incoraggiassero uno studio attento e ripetuto delle parole alla ricerca delle associazioni che davano origine all'immagine.
Dal tardo sec. 13° in poi ai s. vennero aggiunte le ore della Passione o le ore della Vergine, spesso riccamente illustrate, come nel s.-libro d'ore di Iolanda di Soissons, del 1290 ca., proveniente da Amiens (New York, Pierp. Morgan Lib., M.729), e in un s.-libro d'ore della famiglia Bohun, di provenienza inglese, realizzato nella seconda metà del sec. 14° (Londra, BL, Egert. 3277). Con la crescente diffusione del culto della Vergine, alla fine del sec. 14° i libri d'ore sostituirono il s. come tipo più diffuso di libro devozionale, ampiamente illustrato e destinato a un uso privato. Allo stesso tempo il breviario, il più ampio libro devozionale adottato dai chierici, che comprendeva il Libro dei Salmi, fu sempre più considerato come libro di lusso miniato per l'uso dei cappellani personali di ricchi committenti. Così il sec. 14°, che aveva visto l'apogeo dell'illustrazione del s., vide anche il suo declino.
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Nel mondo bizantino il s. era il più conosciuto e diffuso libro dell'Antico Testamento: se ne conservano infatti ca. seicento copie manoscritte, ottantacinque delle quali illustrate da miniature.La popolarità dei salmi era determinata soprattutto dal loro uso nella liturgia e nella devozione privata; essi venivano cantati per intero o in parte sia nelle ore canoniche sia nella liturgia eucaristica ed erano anche recitati come forma di preghiera privata o persino di penitenza, tanto da chierici quanto da laici. I chierici dovevano imparare a memoria l'intero s., cosa che facevano anche molti laici, giacché il s. era per tutti il primo libro, quello con cui si imparava a leggere.La maggior parte dei s. bizantini contiene i centocinquanta salmi canonici, un salmo apocrifo - noto come salmo 151 - nonché nove o quindici odi, oltre a un'ampia varietà di testi religiosi o liturgici. Si conserva anche un numero significativo di manoscritti a catena, con i margini occupati da ampi commentari dei salmi. Numerosi s. contengono rubriche liturgiche che sottolineano le divisioni dei salmi e delle odi secondo il sistema usato nell'ufficio delle cattedrali o dei monasteri. I salmi e le odi, per l'ufficio delle cattedrali, sono divisi in antifone, segnate da responsori o hypopsálmata, mentre per l'ufficio monastico si articolano in kathísmata e dóxai. Numerosi manoscritti seguono entrambe le suddivisioni. A differenza di quanto avviene per i s. medievali occidentali, tali divisioni non sembrano determinare in modo particolare la posizione delle immagini o della decorazione.La maggioranza dei s. illustrati bizantini che si sono conservati rientra all'interno di due categorie: i s. a illustrazioni marginali, nei quali le illustrazioni relative a singole parole o a versi dei salmi sono situate nei margini intorno al testo, e un gruppo molto meno omogeneo nel quale i salmi 1, 51 [50], 78 [77], 151 e le singole odi sono introdotti da ritratti o da scene della Vita di Davide e di Mosè o ancora dai cantici. Quest'ultimo gruppo è stato definito 'aristocratico', denominazione che però risulta sempre più caduta in disuso. Un certo numero di altri manoscritti non rientra in nessuna di queste categorie e in alcuni casi si avvicina, per certi aspetti, a entrambe.
I s. a figurazioni marginali furono prodotti nel mondo bizantino dal 9° fino al 14° secolo.
Tre di essi risalgono al sec. 9°: il s. Chludov (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Add. gr. 129), un s. conservato al monte Athos (Pantocratore, 61) e un esemplare di Parigi (BN, gr. 20). Il s. di Bristol (Londra, BL, Add. Ms 40731) venne prodotto intorno al 1000, mentre il s. di Teodoro (Londra, BL, Add. Ms 19352) e il s. Barberini (Roma, BAV, Barb. gr. 372) risalgono all'11° secolo. Il s. Walters (Baltimora, Walters Art Gall., Walters 733) risale al sec. 14° ed è strettamente dipendente da manoscritti del sec. 11°, come avviene per il s. Hamilton, un esemplare greco-latino prodotto intorno al 1300 e conservato a Berlino (Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz, Kupferstichkab., 78.A.9). Un s. realizzato a Kiev nel 1379 (San Pietroburgo, Saltykov-Ščedrin, 1252.F.VI) è scritto in lingua slava, ma le illustrazioni dei margini hanno una diretta relazione con esempi del sec. 11° e con il citato s. Walters. Due altri esempi del sec. 14° sono strettamente collegati al s. di Kiev: un s. serbo conservato a Monaco (Bayer. Staatsbibl., Slav. 4) e uno bulgaro custodito a Mosca (Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., M. 2752).Tutti i s. di questo gruppo contengono centinaia di illustrazioni che riempiono i margini intorno al testo. Alcune possono essere definite letterali, perché illustrano espressamente parole di particolari versi dei salmi; altre raffigurano storie tratte da libri diversi dell'Antico Testamento, che vengono riportate dai salmi; altre ancora forniscono un'interpretazione cristiana dei salmi, spesso utilizzando scene ricavate dal Nuovo Testamento. Nella maggior parte di questi manoscritti un sistema di sigle collega le miniature ai versi dei salmi a esse corrispondenti, mentre le relazioni tra le immagini e i versi dei salmi sono chiarite da iscrizioni caratterizzate da un livello di complessità variabile.I tre citati s. a figurazioni marginali del sec. 9° sono i primi illustrati che si sono conservati per il mondo bizantino. Essi furono certamente realizzati a Costantinopoli e sono tra le prime opere di arte religiosa prodotte dopo la fine dell'iconoclastia, nell'843. Il commentario ai salmi fornito dalle immagini è molto complesso ed è rivolto a una piccola cerchia erudita della capitale imperiale. In effetti, l'idea di collocare le immagini nei margini intorno al testo coincide con l'interesse diffuso tra scribi e studiosi di sviluppare un sistema che permettesse di scrivere elaborati commentari sui margini intorno ai testi biblici o classici. Tutti i s. a figurazioni marginali del sec. 9° sono di piccole dimensioni e dovettero essere concepiti per uno studio privato.È possibile che il menzionato s. Chludov fosse prodotto presso - e per - un ecclesiastico di alto rango della cerchia del patriarca Metodio di Costantinopoli (843-847). L'illustrazione della c. 67r è, a ragione, la più nota di tale s. e fornisce un'eccellente introduzione a questa complessa opera. Il testo è quello di Sal. 69 [68], che inizia a c. 65v e termina a c. 68r: in esso il salmista implora Dio di salvarlo dai suoi persecutori, tema comune a molti salmi. Le parole di questo testo furono spesso interpretate in riferimento alla sofferenza di Cristo e l'artista ha qui scelto di seguire questa linea di interpretazione, piuttosto che, semplicemente, il tema generico della persecuzione: a c. 66v le parole "Sono in pericolo" (v. 18) sono accompagnate da un'immagine di Cristo che prega rivolto verso il cielo. L'iscrizione soprastante fornisce all'immagine il titolo "Sulla passione del Signore", a indicare che si tratta di Cristo nell'orto dei Getsemani, che parla al Padre poco prima di essere arrestato.A c. 67r, le parole "Hanno messo nel mio cibo veleno e quando avevo sete mi hanno dato aceto" (v. 22) sono illustrate con un'immagine di Cristo sulla croce, tormentato da personaggi che i costumi e i volti caricaturali permettono di identificare come giudei. Le loro azioni sono visivamente paragonate a quelle dei due iconoclasti sottostanti, intenti a scialbare un'immagine di Cristo: quello in primo piano, con i capelli irsuti e demoniaci, può essere identificato con il patriarca iconoclasta Giovanni il Grammatico (837-843), che costituì il bersaglio principale dell'ira degli iconoduli. Il parallelismo si ritrova anche nelle iscrizioni: lungo il lato della pagina si leggono le parole "Essi [miscelarono] fiele e aceto" e sotto "Ed essi miscelarono acqua e fango sul suo volto". L'idea di condannare gli iconoclasti collegandoli ai giudei si può ritrovare anche nella letteratura anti-iconoclastica dell'epoca. L'immagine della Crocifissione qui non solo condanna gli iconoclasti, ma confuta i loro argomenti: essi avevano infatti sostenuto che Cristo non potesse essere circoscritto in un'immagine senza correre il rischio che insieme alla sua umanità ne risultasse circoscritta, e quindi limitata, la divinità; gli iconoduli ritenevano invece che, nel rifiutare l'immagine di Cristo, gli iconoclasti rifiutassero implicitamente anche la sua passione, giacché Cristo non avrebbe potuto essere crocifisso se non avesse assunto un corpo che si potesse circoscrivere.La condanna dei giudei, espressa attraverso questa immagine, non deve essere sottovalutata, soprattutto perché essa non è che una delle tante raffigurazioni antigiudaiche del salterio. Le tipologie delle caricature dei giudei che appaiono in questa pagina ricorrono ovunque in questo manoscritto e nel citato s. atonita (per es. a c. 114v). Nel sec. 9° la retorica antigiudaica era diffusa e persino l'iconoclastia fu attribuita all'interferenza dei giudei. Questa immagine illustra l'antica accusa fatta ai giudei, ritenuti responsabili della passione e della morte di Cristo sulla croce e, allo stesso tempo, suggerisce un'influenza giudaica sull'iconoclastia.Ugualmente importante nel sec. 9° fu lo sviluppo di una polemica antimusulmana. A causa della loro posizione contraria alla rappresentazione delle figure umane in ambito religioso, anche i musulmani erano accusati di avere introdotto l'iconoclastia nel mondo bizantino. I Bizantini tentarono inoltre di confutare le posizioni dei musulmani circa la natura di Cristo, compresa, tra l'altro, la loro negazione della crocifissione. Così proprio questa immagine può essere interpretata come condanna iconofila e allo stesso tempo confutazione e rigetto dell'iconoclastia, dei giudei e dei musulmani: l'ortodossia ideologica degli artisti, condivisa dal loro pubblico di élite, era in questo caso rafforzata dal rifiuto delle posizioni dei loro nemici. Questo appare il maggiore intento del s. Chludov. Subito dopo la fine dell'iconoclastia gli stessi membri dell'élite religiosa e politica che si era impegnata nella difesa delle immagini religiose elaborarono un sistema per usare tali immagini per la difesa dell'ortodossia e per la condanna dei suoi nemici.Una nuova edizione dei s. a figurazioni marginali fu elaborata nel sec. 11° e gran parte dei successivi esemplari appartenenti a questa tipologia sembra derivare da tale edizione. Anderson (1983) ha sostenuto che questa nuova edizione - di cui sarebbe capostipite un manoscritto perduto - sia derivata dal s. Chludov e che in seguito sia servita da modello per i citati s. di Teodoro e Barberini. Il primo dei due manoscritti deve il proprio nome a Teodoro di Cesarea, monaco di S. Giovanni di Studios, che lo realizzò per l'abate Michele nel 1066. È stato dimostrato che questa nuova edizione, come risulta evidente proprio nel s. di Teodoro, differisce dai s. a figurazioni marginali del sec. 9° sotto vari aspetti, tra cui l'aggiunta di immagini collegate alla vita monastica - in particolare a quella del monastero di Studios - e un sensibile aumento del numero di santi e di scene tratte dalla loro vita. Il s. Barberini sembra essere stato realizzato verso la fine del sec. 11°: esso si apre con un ritratto imperiale che, prima di essere ridipinto, rappresentava probabilmente Alessio I Comneno (1081-1118) insieme alla sposa Irene e al figlio Giovanni, elemento che permette di ipotizzare la committenza imperiale del manoscritto.
Tikkanen (1895) utilizzò il termine 'aristocratico' per definire una categoria di s. bizantini che egli aveva raggruppato intorno a un s. del sec. 10° (Parigi, BN, gr. 139). Il termine risulta abbastanza appropriato, per le dimensioni singolarmente grandi (cm 36 × 25,5) di questo manoscritto, per la ricchezza e la complessità della decorazione e per il fatto che esso fu probabilmente realizzato per l'imperatore bizantino Costantino VII Porfirogenito (913-959). I codici riconducibili a questo gruppo contengono generalmente una o più miniature introduttive, raffiguranti Davide e scene della sua Vita, nonché miniature che precedono i salmi 51 [50], 78 [77], 151 e tutte le odi, ma possono variare in misura considerevole sia il numero di scene sia i soggetti.All'epoca in cui venne individuato il gruppo dei s. aristocratici erano conosciuti soltanto sette manoscritti di questo genere. Man mano che cresceva il numero dei s. aristocratici noti, tale definizione apparve sempre meno appropriata, giacché gran parte di essi non ha né le straordinarie dimensioni né la qualità del citato s. di Parigi. Per indicare tali s. sono state suggerite altre definizioni, per es. quella di s. con frontespizio illustrato oppure di s. con illustrazioni a piena pagina. Nessuna di queste definizioni è stata ritenuta completamente soddisfacente, poiché non tutti i manoscritti hanno come caratteristica fondamentale la presenza di immagini nel frontespizio né contengono una maggioranza di illustrazioni a piena pagina. Persiste quindi l'uso della definizione convenzionale di s. aristocratici, utilizzata anche nel corpus curato da Cutler (1984). I codici che appartengono a questo gruppo non omogeneo di ca. cinquantaquattro esemplari differiscono molto l'uno dall'altro sia per dimensioni sia per qualità, scelta e disposizione delle illustrazioni. In ogni caso, come ha sostenuto Cutler (1984), la gamma delle varianti non è così ampia da precludere la possibilità di parlare di una tradizione di s. aristocratici.Come si è visto, i s. contengono generalmente una o più miniature introduttive rappresentanti Davide o scene relative alla sua Vita. Il s. di Parigi presenta una serie di sette illustrazioni introduttive alla Vita di Davide alle cc. 1v-7v: Davide e Melodia, Davide che abbatte il leone, Davide unto da Samuele, Davide e Golia, le Donne di Israele che danzano dinanzi a Saul e a Davide, l'Incoronazione di Davide, Davide tra la Saggezza e la Profezia. Altri s. aristocratici presentano come miniature introduttive una selezione di queste scene e di altre, quali la Nascita di Davide, Davide in veste di musico, il Rimprovero di Natan a Davide e il suo pentimento.Le miniature introduttive possono avere avuto origine dal singolo ritratto dell'autore. In effetti alcuni dei primi s. illustrati, sia nel mondo bizantino sia in quello occidentale, contengono frontespizi con ritratti di Davide in veste di musico e come autore dei salmi. Ritratti molto simili di Davide in veste di musico, seduto al di sotto di un arco, si trovano nel S. Chludov (c. 1v) e nel s. di S. Agostino (Londra, BL, Cott. Vesp. A.I, c. 30r), realizzato a Canterbury nel secondo quarto dell'8° secolo. Questa somiglianza ha condotto molti studiosi a concludere che tali immagini fungessero da introduzione ai s. già in epoca paleocristiana; è stato anche ipotizzato che le scene tratte dalla Vita di Davide che ornano un insieme di sette piatti d'argento del sec. 7° (New York, Metropolitan Mus. of Art; Nicosia, Cyprus Mus.) siano state copiate da un manoscritto illustrato, forse un s., fatto che indicherebbe l'esistenza di s. paleocristiani illustrati da un'intera serie di scene relative a Davide. Quest'ultima affermazione appare tuttavia più debole.Le miniature introduttive hanno diverse funzioni, da semplice ritratto dell'autore a encomio imperiale. La vita, le battaglie e i trionfi di Davide erano comunemente considerati nel Medioevo come modelli per il sovrano; non deve perciò sorprendere che in molti s. medievali all'immagine di Davide fosse in qualche modo collegato un ritratto del sovrano, generalmente il committente o il destinatario del manoscritto. Nel s. di Basilio II, degli inizi del sec. 11° (Venezia, Bibl. Naz. Marciana, gr. Z. 17), il legame tra Davide e l'imperatore viene reso con la creazione di un parallelismo tra sei scene della Vita di Davide e un ritratto dello stesso Basilio II che riceve corona e lancia dal cielo e che trionfa sui suoi nemici con l'aiuto di Dio e del suo personale esercito di santi (cc. 3r, 4v).La Vita di Davide poteva essere utilizzata come modello per la vita del sovrano anche senza un'esplicita raffigurazione dello stesso monarca, lasciando all'osservatore il compito di stabilire tale legame. Per es. i citati piatti con la raffigurazione di Davide sono stati generalmente associati all'imperatore bizantino Eraclio I (610-641) e furono forse eseguiti per commemorare la sua vittoria sui Persiani e il successivo rinvenimento della Vera Croce. Analogamente il ciclo di Davide nel menzionato s. di Parigi viene generalmente ritenuto - come si è già detto - un'opera commissionata dall'imperatore Costantino VII Porfirogenito. Studi recenti (Kalavrezu-Maxeiner, 1982) su questo s. hanno mostrato come il ciclo davidico costituiva una sorta di encomio visivo dell'imperatore ideale, che celebrava le sue virtù fino al punto da metterlo in contrapposizione a un malvagio predecessore. Secondo tale interpretazione, il ciclo sarebbe stato progettato per Costantino VII Porfirogenito a celebrazione e legittimazione del nonno Basilio I (867-886), che aveva assassinato il proprio predecessore per fondare la dinastia macedone. Per es. nella quarta miniatura, raffigurante la Lotta di Davide con Golia (c. 4v), Davide è accompagnato dalla personificazione della Forza fisica (dýnamis) e si contrappone all'avversario Golia e alla personificazione della Vanagloria (alazonéia), rappresentata mentre fugge. Nella settima scena (c. 7v) Davide, il re saggio, è raffigurato in piedi tra le figure della Saggezza e della Profezia e tiene un libro con l'inizio di Sal. 72 [71]: "Dio, da' al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il tuo popolo"). Buchthal (1974, p. 332) ha notato che questo verso era utilizzato anche nella prefazione di un trattato sul governo che l'imperatore Costantino VII Porfirogenito indirizzò al figlio, il futuro Romano II. Il suo uso nell'immagine culminante del ciclo del s. di Parigi permette di ipotizzare che tale ciclo avesse non soltanto la funzione di celebrare il fondatore della dinastia macedone, ma anche di istruire un suo futuro successore nell'arte di regnare.Molti s. aristocratici presentano anche alcune illustrazioni sparse all'interno del codice, prevalentemente a introduzione dei salmi 51 [50], 78 [77] e 151. Per Sal. 51 [50], il salmo del pentimento, viene per lo più raffigurata l'immagine del Rimprovero di Natan a Davide e del suo pentimento, come nel s. di Washington (Dumbarton Oaks Research Lib. and Coll., 3, c. 27r; Cutler, 1984, fig. 323). Per Sal. 78 [77], che segna la metà del s. e ripercorre gran parte della storia dell'Esodo, le illustrazioni più comuni sono Mosè che riceve la Legge e/o Mosè che predica agli Israeliti (Roma, BAV, Vat. gr. 342, cc. 133v-134r). Infine, il testo di Sal. 151, nel quale Davide racconta brevemente l'inizio della sua vita, che termina con la sconfitta da lui inflitta a Golia, è nella maggior parte dei casi accompagnato da un'immagine di Davide che sconfigge e abbatte Golia, come nel citato s. di Washington (c. 71r; Cutler, 1984, fig. 325).Sia il S. di Basilio II sia quello di Parigi sono di dimensioni molto grandi - si tratta effettivamente dei più grandi s. bizantini illustrati - e ciò è indubbiamente dovuto al fatto che sono opere di committenza imperiale. Ma, come ha mostrato Lowden (1988), ca. il novanta per cento dei s. illustrati bizantini conservati è di dimensioni modeste, piccole o anche molto piccole. Per la maggior parte essi furono probabilmente realizzati per la devozione privata e tale uso sembra avere influenzato la decorazione di molti s. aristocratici.I s. di piccole dimensioni sono stati studiati da Weyl Carr (1980), che ha dimostrato come questo tipo di manoscritti, illustrati da miniature, fossero piuttosto popolari nel tardo 11° e all'inizio del 12° secolo. Molti di questi s. contengono una scelta di testi devozionali cristiani e in alcuni casi anche le loro miniature sembrano essere state ideate per la devozione privata. Mentre un manoscritto del 1087-1088, conservato al monte Athos (Vatopedi, 761; cm 11,8 79,7), risulta più tradizionale, poiché si apre con una serie di sette miniature che narrano la Vita di Davide (Cutler, 1984, figg. 62-68), un s. del 1077, custodito a Vienna (Öst. Nat. Bibl., theol. gr. 336; cm 11 78,8), ha quattro miniature introduttive, dal carattere di icona: esse raffigurano S. Gereone (c. 1r), la Vergine in trono con il Bambino (c. 16v) di fronte al Pater noster, la Crocifissione (c. 17v) di fronte al Credo niceno e Davide in trono (c. 19v) di fronte all'incipit dei salmi (Cutler, 1984, figg. 313-317). Queste miniature sembrano tutte ideate per fornire un aiuto alla preghiera individuale e alla contemplazione.Molti altri s. aristocratici contengono analoghe miniature dal carattere di icona di Cristo e della Vergine. Quelle di Cristo fanno talvolta parte di un frontespizio che introduce a Sal. 1, come per es. in un s. del monte Athos (Grande Lavra, B26, c. 210r; Cutler, 1984, fig. 47) oppure in un manoscritto conservato a Berlino (Staatsbibl., gr. 8°, 13, c. 193r). Tali immagini introduttive di Cristo assumevano un senso in una prospettiva teologica, giacché i salmi erano concepiti come prefigurazione di Cristo e Davide stesso come tipo di Cristo. Tali idee sono già espresse nella giustapposizione del ritratto di Davide e dell'immagine di Cristo all'interno di un medaglione sulla prima carta del s. Chludov.Analogamente, nelle illustrazioni che introducono Sal. 78 [77], talvolta al posto di Mosè che riceve la Legge e la presenta agli Israeliti viene raffigurato Cristo mentre predica agli Israeliti (Cutler, 1984, figg. 40, 159) oppure nell'atto di presentare la Legge, come nel menzionato s. di Washington (c. 39r; Cutler, 1984, fig. 324). Le due scene sono giustapposte alle cc. 133v-134r del citato Vat. gr. 342: l'immagine a c. 134r mostra Cristo che dà la Legge a s. Pietro; gruppi di apostoli e di Israeliti si voltano verso Cristo, mentre i loro capi, s. Pietro e probabilmente Mosè, si inchinano per ricevere la sua benedizione. Tali immagini sono in relazione con i versi di apertura di Sal. 78 [77]: "Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento, ascolta le parole della mia bocca. Aprirò la mia bocca in parabole, rievocherò gli arcani dei tempi antichi". Come ha notato Nelson (1989, p. 146), il commentario marginale scritto intorno al frontespizio dichiara che il popolo menzionato nel salmo è il popolo della Chiesa. Cristo ha parlato dapprima ai giudei e ora si rivolge ai fedeli che seguono il volere del Signore e accolgono Cristo. Con riferimento alle parole del secondo verso ("ascolta le parole della mia bocca") il commento aggiunge: "allora alle parole della legge; ora al Vangelo di Cristo"; l'immagine sottolinea quindi come l'antica Legge sia stata sostituita dalla nuova. Lo stesso argomento viene presentato all'inizio di Sal. 78 [77] nel citato s. atonita a figurazioni marginali (Pantocratore 61, c. 102v). Le illustrazioni della storia dell'Esodo sono introdotte da un'immagine di Cristo che si rivolge ai giudei, accompagnata da un'iscrizione: "Cristo disse ai giudei". In altri termini, Cristo è rappresentato nell'atto di indirizzare queste parole del salmo ai giudei e quindi come se stesse per rivelare il vero significato del salmo.Il carattere personale e devozionale di molti dei s. aristocratici è indicato anche dalla presenza delle immagini dei donatori. Un s. del 1105 presenta una Déesis elegantemente incorniciata di fronte all'incipit di Sal. 1; una piccola figura di donatore, che sembra indossare l'abito monastico, si inginocchia di fronte al piede destro di Cristo (Cambridge, MA, Harvard Univ. Lib., gr. 3, c. 8v; Cutler, 1984, fig. 110). In un s. datato tra il tardo sec. 12° e gli inizi del 13°, il Magnificat è introdotto da un'immagine dell'Odighítria venerata dal monaco Matteo (Gerusalemme, Greek Orthodox Patriarchate, Lib., Hághiu Táfu 55; Cutler, 1984, figg. 152, 157, 348, 411).I s. aristocratici contengono generalmente una o più illustrazioni a introduzione delle odi. Le più comuni sono le seguenti: gli Israeliti attraversano il mar Rosso (ode dell'Esodo; Es. 15, 1-19); Mosè riceve la Legge (ode del Deuteronomio; Dt. 32, 1-43); Anna prega Dio (ode di Anna; 1 Sam. 2, 1-10); Abacuc prega Dio (ode di Abacuc; Ab. 3, 2-19); Isaia in preghiera oppure Visione di Isaia (ode di Isaia; Is. 38, 10-20); Giona in preghiera e/o Storia di Giona (ode di Giona; Gio. 2, 3-10); Tre ebrei nella fornace ardente (odi dei Tre ebrei; Dn. 3, 26-88); Ezechia in preghiera (ode di Ezechia; Is. 5, 1-9); Manasse nel toro di bronzo (ode di Manasse; 2 Cron. 33, 12-19); la Vergine in preghiera oppure il fulcro della preghiera (ode della Theotókos o Magnificat; Lc. 1, 46-55); il profeta Zaccaria (ode di Zaccaria; Lc. 1, 68-79).
Esistono s. bizantini che non possono essere classificati né come s. a figurazioni marginali né come s. aristocratici, sebbene mostrino in buona misura relazioni con entrambe le tipologie.Uno è conservato a Roma (BAV, Vat. gr. 1927) e risale al tardo sec. 11° o all'inizio del 12°; in esso quasi ogni salmo e ogni ode sono introdotti da immagini di frontespizio. La maggior parte di queste immagini contiene numerosi singoli elementi o episodi all'interno di uno stesso spazio, a fondo d'oro e privo di cornice. Uno degli elementi più comuni è la figura di Davide e nella maggior parte delle scene l'elemento centrale intorno al quale si organizza lo spazio è un'immagine di Davide che prega oppure che dirige l'attenzione dell'osservatore verso altre parti della composizione. Queste altre componenti possono essere chiare visualizzazioni di passi dei salmi oppure immagini storiche, tipologiche o esegetiche. Alcune possono essere state ideate dall'artista che decorò questo codice, mentre altre furono certamente mutuate dai s. a figurazioni marginali e aristocratici, così come da altre fonti. Per es. l'illustrazione per Sal. 4 (c. 4v) contiene un'immagine centrale di Davide che prega in direzione di una croce, al di sopra della quale si trovano la figura di Cristo all'interno di un medaglione e un'iscrizione che la collega al v. 7. Questa soluzione compositiva deve essere stata certamente ispirata dall'immagine di Davide che prega rivolto verso lo stesso genere di croce che illustra il passo di Sal. 4, 7 in molti dei s. a figurazioni marginali. Altri elementi della composizione hanno un carattere più chiaramente letterale: per il v. 5 sono raffigurati tre uomini che giacciono nei loro letti. Compaiono anche altre immagini ben conosciute, tratte dai s. a figurazioni marginali, per es. S. Pietro che rovescia Simon Mago, a Sal. 52 [51] (c. 93r), mentre l'illustrazione del Rimprovero di Natan a Davide e del suo pentimento, a Sal. 51 [50] (c. 90v), può essere stata copiata da un s. aristocratico. Il contesto e il pieno significato di questo s. di modeste dimensioni (cm 23-17) restano da determinare: si nota la presenza di numerose figure di monaci e di un'immagine della Scala celeste a Sal. 119 [118] (c. 218r), il che permette di ipotizzare per il manoscritto un contesto monastico.Un altro s. che usa un'impaginazione con immagini di frontespizio per ciascun salmo è conservato ad Atene (Benaki Mus., vitr. 34.3) e risale all'ultimo quarto del sec. 12° (Cutler, 1984, figg. 341-358). Anche in questo manoscritto quasi tutte le illustrazioni presentano la figura di Davide che prega il Signore o che indica un gruppo di persone; molte di queste immagini comprendono ulteriori figure oppure motivi direttamente ispirati al testo del salmo. Anche questo piccolo manoscritto (cm 14,8-11,4) sembra essere stato realizzato per un monaco, rappresentato ai piedi della Vergine (c. 175v); un componimento in versi sul recto di questa pagina identifica in un monaco Barnaba lo scriba e il miniatore.Un codice ancora più complesso, datato al 1059 ca. (Roma, BAV, Vat. gr. 752), fu forse prodotto nel monastero di S. Giovanni di Studios a Costantinopoli: si tratta di un manoscritto a catena, di grandi dimensioni (cm 33,5- 27), con centinaia di immagini dipinte su fondo oro all'interno della catena. I vari significati di queste immagini e i modi in cui esse si correlano ai commentari all'interno dei quali si trovano devono essere ancora chiariti, ma un tema particolare che è stato individuato con certezza nel s. è quello del pentimento. Per es., a Sal. 51 [50] la storia di Davide e di Betsabea e l'assassinio di Uria sono narrati, invece che in una, in cinque miniature, che si estendono per tre fogli (cc. 162v-163v). Inoltre vi è un grandissimo numero di immagini di Davide penitente che si inchina davanti a Cristo: un esempio è costituito dall'illustrazione di Sal. 2 (c. 20r), nel quale Davide, accompagnato dall'arcangelo Michele, è in proskýnesis davanti a Cristo, accompagnato dall'iscrizione "E Cristo perdona Davide". È stato ipotizzato (Kalavrezu, Trahulia, Sabar, 1993, p. 219) che il manoscritto sia stato realizzato in occasione dell'abdicazione dell'imperatore Isacco I Comneno (1059) e del suo ritiro nel monastero di Studios a seguito del conflitto con il patriarca Michele Cerulario. Un lungo poema vergato in oro alle cc. 17r e 17v cita, sfortunatamente soltanto in termini generali, uno scriba e proprietario del manoscritto, sottolineando inoltre l'idea della vittoria sui propri nemici. Anche il Vat. gr. 752 presenta un insolito gruppo di immagini introduttive. Accanto a una serie di tredici scene della Vita di Davide (cc. 1r-2v) e a un'interessante serie di illustrazioni che accompagnano una prefazione al Libro dei Salmi (cc. 3r-16v), vi è un ciclo di tredici scene del Nuovo Testamento distribuite su tre pagine (cc. 17v-18v). Si tratta del consueto gruppo delle Dodici feste liturgiche, con l'aggiunta delle Pie donne al sepolcro. Esse sono disposte come segue: Annunciazione e Natività, accanto al testo (c. 17); Presentazione al Tempio, Battesimo di Cristo, Trasfigurazione, Anastasi, Ascensione, Pentecoste e Morte della Vergine, in una composizione costituita da nove parti (c. 18r); le Pie donne al sepolcro e la Risurrezione di Lazzaro, negli spazi di risulta dell'arco che incornicia le figure di Davide e Cristo (c. 18v). L'uso di far precedere il s. da un ampio ciclo di scene tratte dal Nuovo Testamento, che si diffuse in Occidente nel sec. 12° (per es. nel s. di St Albans; Hildesheim, Dombibl., St. Godehard 1), non esisteva a Bisanzio; così il ciclo introduttivo con scene del Nuovo Testamento che si ritrova nel Vat. gr. 752 rappresenta un caso raro e resta da chiarire perché esso sia stato organizzato in questo particolare modo.Anche altri due s., correlati più strettamente al gruppo dei s. aristocratici, contengono scene delle Dodici feste o altre scene della Vita di Cristo. Uno è il s. del sec. 12°, conservato al monte Athos (Vatopedi, 760; Cutler, 1984, figg. 370-392), dove i salmi 1, 51 [50], 78 [77] e 151 sono accompagnati da raffigurazioni a piena pagina con le consuete scene di Davide in veste di musico (c. 9v), del Pentimento di Davide (c. 96v), di Mosè che riceve la Legge (c. 143r) e di Davide e Golia (c. 264r); vi si trovano inoltre altre illustrazioni a piena pagina delle odi, dell'Ingresso a Gerusalemme - che introduce Sal. 8 (c. 19v) - e dell'Anastasi - che precede Sal. 68 [67] (c. 119v) -, attribuite queste ultime all'impatto del ciclo festivo nei lezionari di epoca mediobizantina. Si possono peraltro trovare anche scene - quali Cristo tra i soldati e gli anziani, a introduzione di Sal. 2 (c. 11v), Davide che si affida al Signore, all'inizio di Sal. 11 [10] (c. 25v), un santo che distribuisce l'elemosina, a Sal. 41 [40] (c. 79v), e gli Israeliti presso l'acqua di Babilonia, a Sal. 137 [136] (c. 245r) - che trovano confronto nei s. a figurazioni marginali. Inoltre, anche le rappresentazioni dell'Anastasi e dell'Ingresso a Gerusalemme trovano un termine di confronto nei s. a figurazioni marginali, così come la presenza di Davide, che sottolinea il carattere narrativo della raffigurazione.L'altro esempio è costituito dal foglio singolo, del tardo sec. 11° (Princeton, NY, Art Mus., inv. nr. 30-20), che contiene un'immagine a piena pagina della Crocifissione e dell'Anastasi che doveva introdurre Sal. 9. Le dimensioni del foglio sono piuttosto ridotte (cm 11,2 8) e permettono ancora una volta di ipotizzare che si tratti di un manoscritto destinato alla devozione privata, così come, del resto, il citato s. Vatopedi, 760, di dimensioni comunque più grandi (cm 23 16); le scene festive in questi manoscritti dovevano servire come icone devozionali.
Poiché i più antichi s. bizantini illustrati che si siano conservati risalgono al sec. 9°, gli studiosi sono stati indotti a formulare ipotesi su ciò che li aveva preceduti. Appare lecito chiedersi, per es., se quando vennero prodotti i s. a figurazioni marginali del sec. 9°, subito dopo la fine dell'iconoclastia, fossero disponibili 'modelli' di epoca preiconoclastica cui ispirarsi e quale forma essi potessero avere. Un modo per affrontare questo problema è quello di confrontare i s. a figurazioni marginali bizantini con quelli carolingi del sec. 9°, specialmente con il s. di Utrecht (Bibl. der Rijksuniv., 32), con quello di Stoccarda (Württembergische Landesbibl., Bibl. fol. 23) e con il c.d. Psalterium aureum di San Gallo (Stiftsbibl., 22). Alcuni studiosi che si sono occupati dei s. bizantini e carolingi concordano sul fatto che vi sia un numero sufficiente di esempi in cui gli stessi versi vengono illustrati dalla medesima immagine oppure da immagini simili, per giustificare l'ipotesi che vede una qualche relazione tra l'illustrazione dei s. in Occidente e nel mondo bizantino. Sono stati istituiti numerosi confronti nel campo dell'illustrazione letterale, che hanno condotto gli studiosi a ipotizzare che i primi s. completamente illustrati contenessero soprattutto questo genere di immagini.In effetti esiste un s. greco-latino del sec. 7°-8° (Verona, Bibl. Capitolare, I) che presenta undici illustrazioni letterali disposte sui margini, che si pensa non siano state progettate fin dall'inizio, ma aggiunte in un'epoca non di molto successiva a quella della realizzazione del manoscritto. Sebbene nessuna immagine del s. di Verona abbia paralleli specifici con gli altri s. interamente illustrati, esse dimostrano che già in epoca così antica l'illustrazione letterale costituiva una scelta possibile per l'illustrazione del salterio.Corrispondenze tra i s. bizantini e carolingi possono essere individuate anche tra le scene storiche connesse ai titoli di alcuni salmi. Il citato s. Chludov e gli altri s. a figurazioni marginali presentano ca. dodici di queste scene, il s. di Stoccarda qualcuna di meno e il s. di Utrecht soltanto due. Questi legami tra s. bizantini e carolingi permettono ancora una volta di ipotizzare l'esistenza di una fonte comune: è quindi particolarmente interessante che esista un s. carolingio, il menzionato Psalterium aureum di San Gallo, che contiene soprattutto questo tipo di illustrazione.Nell'area del Nuovo Testamento o delle immagini tipologiche, le relazioni tra i s. di Utrecht e di Stoccarda e quelli bizantini sono diverse. In quello di Utrecht, in effetti, le scene del Nuovo Testamento a illustrazione dei salmi sono poche e molte di esse derivano direttamente dalle parole dei salmi stessi. Poiché, al contrario, tra il s. di Stoccarda e i s. bizantini si rilevano tante corrispondenze nei versi illustrati con le scene del Nuovo Testamento, è stata ipotizzata un'ulteriore relazione, a un punto più avanzato dell'evoluzione dell'illustrazione del s., quando il nucleo delle immagini letterali era già stato ampliato con l'aggiunta di molte immagini storiche e tipologiche. Ciò suggerisce che, mentre la fonte primaria utilizzata dall'artista del s. di Utrecht era stata probabilmente un antico s. paleocristiano con illustrazioni prevalentemente letterali, gli artisti bizantini dei s. a figurazioni marginali avevano modelli che contenevano illustrazioni letterali, scene storiche tratte dalla Bibbia e l'iconografia cristologica fondamentale.
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