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BELLASICH, Salvatore

di Sergio Cella - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)
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BELLASICH, Salvatore

Sergio Cella

Nacque a Fiume da Antonio e da Maria Cattalinich il 26 marzo 1890. Studente a Fiume e all'università di Budapest, appartenne giovanissimo alla società irredentista "Giovane Fiume". Fu poi l'attivo segretario della Società filarmonico-drammatica, rendendosi sospetto alla polizia ungherese per i suoi sentimenti patriottici. Allo scoppio della prima guerra mondiale organizzò il contrabbando dei giornali italiani a Fiume, cosicché, dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria, il 28 maggio 1915 venne arrestato e internato nel campo di concentramento di Kiskunhalas. Liberato alla fine del conflitto e ritornato a Fiume, il 29 ott. 1918 fu tra i promotori della costituzione del Consiglio nazionale italiano.

Il 30 ottobre, quale segretario di esso, lesse alla folla raccolta in piazza Dante il proclama col quale il Consiglio dichiarava l'annessione della città all'Italia. Mentre questa dichiarazione, serviva di base all'azione politica tendente alla revisione del patto di Londra, alcuni delegati del Consiglio chiedevano a Venezia l'occupazione di Fiume da parte della Marina. Il B. con E. Springhetti ed E. Marcuzzi presentò il 10 novembre quel proclama al re in visita a Trieste. Con l'occupazione interalleata, il Consiglio nazionale dispiegò notevole attività: importanti messaggi, redatti dal B., furono inviati il 31 maggio 1919 al Senato americano per chiedere il diritto all'autodecisione e il 4 settembre al senatore Lodge per protestare contro l'atteggiamento del presidente Wilson.

Maturò intanto, dopo manifestazioni antifrancesi e l'allontanamento dalla città dei reparti di granatieri, l'impresa dannunziana su Fiume. Gli esponenti cittadini più moderati, tra i quali il B., A. Grossich, A. Ossoinack, diffidarono presto delle prese di posizione più estreme dei legionari e mantennero i contatti col governo italiano. Nell'aggravarsi della situazione internazionale di Fiume, i delegati del Consiglio nazionale vennero ricevuti il 15 apr. 1920 da Nitti, al quale dichiararono che i Fiumani avrebbero accettato temporaneamente anche una diversa soluzione, che garantisse però la loro piena indipendenza e la contiguità territoriale con l'Italia. In tale occasione il B., R. Gigante, G. Host-Venturi promisero pure di adoperarsi per indurre D'Annunzio a lasciare la città, chiesero i rifornimenti necessari alla popolazione civile e la tutela dell'ordine pubblico.

Con la conclusione del trattato di Rapallo e l'allontanamento di D'Annunzio, il Consiglio nazionale riprese le sue funzioni, rassegnato a subire l'applicazione degli accordi italo-iugoslavi e la costituzione dello Stato di Fiume, ritenendolo provvisorio.

Il B., delegato alla Pubblica Istruzione, introdusse in città gli ordinamenti scolastici italiani; quindi nel febbraio 1921 venne nominato podestà di Fiume e, nell'imminenza delle elezioni per l'Assemblea costituente, dimessosi il Consiglio, assunse i poteri di commissario straordinario per la città. Nelle elezioni del 24 aprile il blocco autonomistico, capeggiato da R. Zanella, ottenne la maggioranza dei seggi all'Assemblea, ma il disaccordo tra le parti si inasprì rendendo impossibile la costituzione d'un governo. Solo dopo l'opera di pacificazione dispiegata dal B. e dagli alti commissari, cui trasmise i suoi poteri, il capitano di vascello A. Foschini e poi il generale L. Amantea, l'Assemblea poté essere riunita. Il 5 ottobre lo Zanella fu eletto presidente dell'Assemblea e dello Stato, dopo aver fatto una dichiarazione favorevole a una futura annessione di Fiume all'Italia, cui il B. rispose a nome del blocco nazionale. Invece lo Zanella mirava a rendere effettiva l'indipendenza dello Stato: sostituì i carabinieri con una milizia locale, iniziò trattative con la Standard Oil Company per cedere l'uso del porto. Sorsero in città malumori e disordini, finché i gruppi politici contrari allo Zanella si unirono nelComitato di difesa nazionale presiedutodal fascista A. Prodam, costringendolo a lasciare il potere e la città. Le funzioni dicapo provvisorio dello Stato vennero assunte da A. Depoli, che per quasi due anni seppeassicurarsi dai governi italiani l'indispensabile aiuto economico e preparare senza scosse l'annessione. Quando questi consegnò i poteri al governatore italiano generale G. Giardino e giunse la notizia ufficiale dell'imminente annessione, il 27 genn. 1924 il B. poté rileggere dal balcone del Palazzo del governo il testo del "plebiscito del 30 ottobre" alla folla entusiasta.

Dopo l'annessione di Fiume, il B. ricoperse per anni incarichi amministrativi, culturali e sportivi; si occupò di affari legali e di questioni economiche, mirando a potenziare le società di navigazione, le raffinerie e i cantieri locali. Durante la seconda guerra mondiale ebbe a svolgere per conto del governo italiano incarichi di fiducia in Ungheria, data la sua preparazione economica e linguistica. Lasciata Fiume, si adoperò alla fine del conflitto a favore dei profughi che abbandonarono in gran numero la città in seguito all'occupazione iugoslava.

Morì a Salò il 25 sett. 1946.

Fonti e Bibl.: Ministero degli Affari Esteri, I documenti diplomatici italiani, s. 7, II (1923-1924), Roma 1955, pp. 417 ss.; M. M. Martini, La passione di Fiume, Milano 1919, pp. 39-46, 65-67; A. Tamaro, I documenti della questione adriatica, in Politica, II(1920) p. 342; G. Benedetti, Fiume, Porto Baross e il retroterra, Roma 1922, pp. 87, 101-105, 138-141; A. Bernardy -V. Falorsi, La questione adriatica vista d'oltre Atlantico, Bologna 1923, p. 292; G. Benedetti, La pace di Fiume, Bologna 1924, pp. 68, 248 s.; S. Gigante, Fiume negli ultimi cinquant'anni, Fiume 1928, pp. 8084, 136, 198 s.; G. Barbieri, L'Album de l'Olocausta, Milano 1934, pp. 433-435; A. Prodam, Gli Argonauti del Carnaro, Milano 1938, pp. 48, 80-82, 343-348; L. M. Torcoletti, Fiume e i paesi limitrofi, Rapallo 1954, pp. 273 s.; G. Giuriati, Con d'Annunzio e Millo in difesa dell'Adriatico, Firenze 1954, pp. 153-162; A. Depoli, Incontri con Facta e Mussolini..., in Fiume. Rivista di studi fiumani, IV(1956), pp. 117, 123; P. Alatri, Nitti, d'Annunzio e la questione adriatica, Milano 1959, pp. 352, 436-438, 440, 473, 491.

Vedi anche
Benito Mussolini Uomo politico (Dovia di Predappio 1883 - Giulino di Mezzegra, Dongo, 1945). Socialista, si andò staccando dal partito, fino a fondare i Fasci da combattimento (1919). Figura emergente nell’ambito del neoformato Partito nazionale fascista, subito dopo la “marcia su Roma” (1922) venne incaricato dal re ... Trieste Comune del Friuli-Venezia Giulia (85,11 km2 con 204.234 ab. nel 2017, detti Triestini), capoluogo di provincia fino al 30 settembre 2017 e di regione. È uno dei principali porti italiani, posto nella parte interna del golfo che porta il suo nome e chiude a N il Mar Adriatico. Con il promontorio su cui ... Risorgimento Termine storiografico usato per indicare quel complesso processo spirituale e politico, quella serie di trasformazioni economiche e sociali, di atteggiamenti letterari e culturali, di eventi diplomatici e militari, che tra la fine del Settecento e l’Ottocento, intrecciandosi e contrastandosi, portarono ... fascismo Movimento politico italiano fondato nel 1919 da B. Mussolini, giunto al potere nel 1922 e rimasto al governo dell’Italia fino al 1943. ● Per estensione il termine indica movimenti e regimi sorti in Europa e in altri continenti, dopo la Prima guerra mondiale. 1. Le origini del fascismo in Italia Le origini ...
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salvatóre
salvatore salvatóre s. m. e agg. (f. -trice) [lat. tardo salvator -ōris, der. di salvare «salvare»]. – 1. s. m. Chi, e anche ciò che salva da un pericolo, materiale o spirituale: il s. della patria; con la sua sicura diagnosi, il nostro...
salvatoriano
salvatoriano s. m. [der. di salvatore]. – Religioso appartenente alla Società del Divin Salvatore, fondata a Roma nel 1881 dal sacerdote ted. F. M. Jordan e approvata nel 1911.
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