Betti, Salvatore
Letterato (Orciano, Pesaro, 1792 - Roma 1882). Segretario dell'Accademia di San Luca, collaboratore del " Giornale Arcadico ", strenuo difensore degl'ideali classicistici, accanto al Monti e al Giordani. Allievo del Perticari, ne seguì le orme, come poté, nella sua attività non profonda né copiosa di critico letterario e di studioso di D., rivelando notevole erudizione più che saldezza di dottrina e di metodo. Le sue Postille alla D.C. (Città di Castello 1893) dimostrano finezza ma non forza personale di esegesi: accanto a utili riscontri con testi classici, biblici e medievali, contengono la nota estetica o il rilievo linguistico, con parsimonia e con precisione di dati. Furono tenute in conto da Costa, Tommaseo e Scartazzini. Una sezione di ‛ lettere dantesche ', indirizzate ad A. Mai, a G. Zannoni, a G. Giuliani, allo stesso Costa, è compresa nel volume Scritti vari (1856). Organicamente più felici sono gli Scritti danteschi, pubblicati in riviste e raccolti in un volume postumo da G. Cugnoni (Scritti danteschi, città di Castello 1893): fra gli altri, meritano particolare menzione quello in cui si argomenta la tesi dell'identificazione del Veltro nella persona di papa Benedetto XI (pp. 73 ss.: largamente accolta dalla critica neoguelfa); o l'altro contro l'ipotesi, riproposta da Barcellini di Fossombrone (Industrie filologiche, Milano 1701), che il personaggio del gran rifiuto possa essere Giano della Bella (pp. 89 ss.); o l'indagine sul significato allegorico di Matelda e sulle ragioni storiche e ideologiche che escludono ogni altro riferimento che non sia a Matilde di Canossa, " dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini magnanima ", secondo la definizione di G. Villani (pp. 146 ss.).
Bibl. - A. Guidi, Della vita e delle opere di S. B., Roma 1887; G. Gervasoni, Studi e ricerche sui filologi, Bergamo 1929, sub v.; B. Croce, Letteratura della nuova Italia, V, Bari 1945, 207 ss.