BETTI, Salvatore
Letterato italiano, nato a Orciano (Pesaro) nel 1792, morto a Roma nel 1882. Discepolo e amico del Perticari, che chiamava suo "secondo padre", ne ereditò il gusto della lingua aulica e dello stile solenne, l'amore fedele, ch'era la forma della sua italianità, alla tradizione classica e l'avversione a ogni novità esotizzante. A Roma, dove trascorse la sua lunga vita e fu̇ segretario perpetuo dell'Accademia di S. Luca, fece parte di quel gruppo di letterati, tra i quali era lo stesso Perticari, che col Giornale Arcadico volevano opporre un antemurale all'invasione romantica. E contro quelli che chiamava i "settari del romanticismo" non depose mai le armi il B., che d'altra parte come dantista ed emendatore di testi classici e testi di lingua adempieva l'ufficio che s'era assunto di custode delle glorie italiane. Questo si vede soprattutto nella più ampia e più nota delle sue opere, L'illustre Italia (Roma 1841-43: aumentata di un quarto nell'edizione torinese del 1854): in sette dialoghi, ch'egli finge d'avere con tre altri personaggi, il B. passa in rassegna i grandi italiani dalla più remota antichità ai suoi giorni, raggruppandoli, dialogo per dialogo, secondo la loro attività e intramezzando nella rassegna alcune digressioni (si veda, per es., nel dialogo settimo quella curiosissima contro l'architettura gotica e neogotica), che non valgono a mascherare l'uniformità dello schema, resa già men tollerabile dalla enfatica monotonia dello stile. Da un certo punto di vista L'illustre Italia si può collocare sulla stessa linea del Primato giobertiano: ma occorre tener presente la mentalità accademica del B. e il chiuso ambiente (la Roma della Restaurazione) in cui egli viveva.
Bibl.: G. Carducci, Opere, XI, pp. 247-54; Q. Leoni, S. Betti: commem. letta nell'aula dell'insigne Accademia di S. Luca il giorno 3 dic. 1882, Roma 1882; F. Cicconetti, Vita di S. B., Roma 1883; A. Guidi, Della vita e delle opere di S. B., Roma 1887; A. Bertoldi, Il Giordani, il Betti e vari altri, in Prose critiche di storia e d'arte, Firenze 1900, pp. 235-68.