BONGI, Salvatore
Nato a Lucca il 15 genn. 1825 da Francesco e da Adelaide Totti, nel 1845 terminava il corso di giurisprudenza nel locale liceo universitario dopo studi condotti controvoglia, preso invece da vivaci interessi di bibliofilo e bibliografo.
Gli anni della gioventù e della formazione del B. furono segnati da due componenti fondamentali. Da una parte, dalla robusta tradizione erudita lucchese, di cui il B. sentiva il fascino, e che, nonostante certe ristrettezze d'orizzonte derivanti dalla piccolezza dello Stato, non era soltanto "erudizione locale"; dall'altra, dal clima culturale del tempo, che era "risorgimentale": una cultura rettoricoaccademica veniva contestata e soppiantata da una nuova, intesa come missione civile e vita morale. A Firenze, dal 1842, usciva l'Archivio storicoitaliano e il gruppo che la rivista raccoglieva veniva in un certo senso concretando, nel lavoro storico e documentario, le esigenze culturali del corrispettivo movimento politico che trovava allora espressione nel Primato (1843) e nelle Speranze d'Italia (1844). Sono all'incirca gli anni in cui il B. stringeva rapporti con L. C. Farini - che aveva finito per riparare a Lucca, dopo la fuga. nel 1843 da Ravenna per sottrarsi all'arresto - facendogli per alcuni mesi da segretario nella corrispondenza politica. E veniva in contatto col Montanelli, che (vedi Memorie sull'Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850, I, Torino 1853, pp. 198 s.) organizzava allora un piccolo fondo e un servizio clandestino di stampa a Lucca, affidato a E. Giorgi e A. Bertini: il torchio per la stampa era custodito dal B., lettore appunto in quegli anni del Gioberti e del Balbo.
Legato attraverso la madre al patriziato cittadino, il liberalismo del B. fu un concreto atto d'anticonformismo. Prese parte alle agitazioni e manifestazioni per le riforme, e coi suoi amici salutò con gioia l'unione di Lucca alla Toscana: la piccola patria municipale era cosa morta, si vagheggiava uno Stato dell'Italia centrale. Concessa dal granduca la libertà di starr.pa, con M. Trenta, C. Petri, A. Bertini. A. Lucchesi e P. Pacini fu tra i fondatori della Riforma, cui collaborò intensamente, eccetto l'interruzione della guerra d'indipendenza. Infatti, scoppiata questa, il B. si era arruolato coi volontari lucchesi nella 3a compagnia del battaglione universitario, facendo tutta la campagna come caporale - aveva rifiutato la nomina ad aiutante di campo - e partecipando al fatto d'arme sotto Mantova, allo scontro di Curtatone e Montanara, alle battaglie di Goito e di Custoza. Moderata e costituzionale, La Riforma fu avversa al partito democratico del Guerrazzi e del Montanelli, che la costrinse a sospendere la pubblicazione, e fu soppressa poi dal govemo granducale nel 1850.
LaRiforma era uscita il 12 nov. 1847, con l'indicazione "serie III" perché si poneva come continuazione dell'Amicodel popolo e del Vapore, e assunse i motti "Libertà" e "Indipendenza"; riportava notizie politiche italiane ed estere, e si occupava di letteratura. Usciva il venerdì; gli altri giorni, tranne i festivi, era sostituita dal Bullettino quotidiano della Riforma iniziato il 13 nov. 1847. La Riforma cessò il 10 marzo 1848, mentre il quotidiano fiancheggiatore, dal 16 marzo 1848, si ingrandiva e la sostituiva col nuovo titolo di Riforma. Bullettino quotidiano, per interrompersi il 13febbr. 1849 non volendo sottostare ai limiti politici sull'espressione a mezzo stampa fissati dal governo Guerrazzi. Il 23 apr. 1849, caduto ormai il Guerrazzi, La Riforma riprese quotidiana e ingrandita, con l'indicazione di "n. 1" e i motti precedenti; dal 1º maggio 1850 limitò l'uscita al mercoledì, giovedì e sabato, e si interruppe definitivamente al 3 luglio seguente.
Con la fine della Riforma il B. si dette totalmente agli studi. Curò dapprima edizioni di testi cui, oltre che da già ben precisati interessi filologici, era attratto anche dalle rarità e curiosità, da interessi cioè ancora in parte eruditi e da bibliofilo, sottolineati del resto anche dalle limitatissime tirature. Fu affiancato dagli amici lucchesi L. Del Prete, M. Pierantoni, V. Puccianti e C. Minutoli, e con loro collaborò F. Zambrini. Del B. vanno ricordate, tra le altre, la Novella della Pulzella di Francia... di Iacopo di Poggio Bracciolini (Lucca 1850); le Novelle di Ortensio Lando, con biografia e bibliografia (ivi 1851); le Novelle di A. F. Doni, con biografia e bibliografia (ivi 1852); Delle rime... di F. Sacchetti (ivi 1853).
Causa immediata del repentino, definitivo allontanamento del B. e dei suoi amici dall'azione politica era stato il logoramento subito nel duplice scontro, col governo guerrazziano prima, con quello granducale dopo. In realtà il ripudio della politica da parte del B. nacque da un motivo più profondo. La sua istanza patriottica era sostanzialmente più regionale che nazionale. La sua crisi personale entrava quindi nel quadro della scissione in atto nel movimento moderato - fenomeno, in forme e tempi diversi, non solo toscano ma italiano - tra una corrente incapace di superare l'orientamento riformista e federalista, e la corrente maggiore che, ampliando l'obiettivo politico, era venuta impostando il problema unitario sul rapporto Italia-casa Savoia. L'attività di studioso del B., però, perseguiva ancora, pur nel nuovo orientamento di interessi, gli ideali della sua azione politica, che avevano postulato - all'unisono col movimento culturale di quegli anni - il rinnovamento morale e politico anche attraverso un rinnovamento della coscienza storica del passato patrio. Nonostante certi limiti ancora di bibliofilo, la passione del B. per l'erudizione non era più la vecchia erudizione, accademica e regionalistica: era "un aspetto di quel rinnovamento degli studi che... proprio sulla metà del secolo prendeva le mosse e che avrebbe signoreggiato nei decenni seguenti la cultura europea. La critica si chiamava filologia, e compito principale del critico era la pubblicazione delle fonti" (Carocci, p. 206).
Il B., che dal 23 febbr. 1851 era impiegato come segretario della locale Pia Casa di beneficenza, si rivelò buono storico col saggio (un'ampia recensione critico-integrativa) Della mercatura dei Lucchesi nei secc. XIII e XIV,rivista di S. B. dell'opera di mons. T. Bini intitolata "Dei Lucchesi a Venezia" (Lucca1858), dove condensava una notevole messe di indagini archivistiche e di considerazioni critiche. Letto il volumetto, G. Baldasseroni, allora presidente del consiglio dei ministri granducale e ministro delle Finanze, suggerì a F. Bonaini, soprintendente agli archivi toscani, di valersi del B. per attuare il riordinamento dell'Archivio di Lucca già decretato dal 1856.
Un primo ordinamento era stato iniziato nel 1804da G. Tommasi, quando il governo democratico e poi i Baciocchi avevano tolto ai documenti dell'antica repubblica il valore pratico di fonti di diritto e il ristretto carattere di atti politico-amministrativi permettendo così la preminenza del valore storico. L'archivista Tommasi, sia per motivi estrinseci (carenza di spazio) sia più ancora perché legato alla vecchia concezione del documento, aveva però impostato e attuato un ordinamento per materia.
Il B., che il 2 marzo 1859 era stato chiamato come coadiutore della soprintendenza nell'Archivio lucchese, ne fu nominato direttore il 10 luglio successivo. Elaborò subito un organico riordinamento, il cui piano generale di lavoro riguardava la raccolta e il trasporto dei libri, carte e pergamene nella nuova sede di palazzo Guidiccioni; la distribuzione del materiale secondo il criterio generale, "storico", fissato dal Bonaini per tutti gli archivi toscani; la descrizione e l'illustrazione in un Inventario (che fu il primo a pubblicarsi in Italia: i quattro volumi uscirono a Lucca nel 1872, 1876, 1880 e 1888) che fosse come una guida per le ricerche degli studiosi. "In nessun Archivio di Stato - toscano o italiano - l'ordinamento delle carte e delle serie si è fuso in modo così intimo con l'attività delle singole magistrature... Sicché anche l'Inventario, che riflette questo ordinamento, resta tuttora un modello insuperato" (Carocci, p. 208).
Nel palazzo Guidiccioni il B. raccolse non solo i documenti del vecchio archivio (Cancelleria generale), ma anche quelli dell'antica Camera pubblica (cioè delle magistrature giudiziarie e delle istituzioni politiche e amministrative custoditi nell'Archivio dei Notari) oltre i documenti della Segreteria dei principi di Borbone e del Consiglio di stato. Sicché, come osservò lo stesso B., più che di nuovo ordinamento del vecchio archivio è esatto parlare, sia per la concentrazione che per la disposizione, di fondazione di uno nuovo. Il trasporto, la distribuzione e la collocazione in 47 tra sale e stanze (poi salite a 66) occuparono un solo anno: l'Archivio fu aperto nell'estate del 1860. Dopo l'apertura furono aggiunti l'archivio della Mercatura lucchese, e quello delle Istituzioni di beneficenza già custodito presso la direzione degli Ospedali; l'archivio diplomatico si accrebbe inoltre delle pergamene delle corporazioni religiose abolite, di quelle dell'Opera di S. Croce, degli Ospedali e Ospizi, della Biblioteca e dell'Uffizio dei Notari.
Nell'Inventario il B. separò l'archivio diplomatico (cioè delle pergamene e diplomi) dall'archivio delle carte, e suddivise queste in Archivio del Comune di Lucca (che comprende l'archivio dell'antica repubblica, e dei reggimenti e dei governi provvisori che si successero fino alla venuta dei Napoleonidi) e in Archivio dello Stato di Lucca (che include il principato e il ducato). Nell'archivio diplomatico il B. distinse le pergamene in tante serie quanti erano gli istituti e le famiglie da cui provenivano. Nell'Archivio del Comune e in quello dello Stato distinse - all'interno dei diversi governi - i libri e le carte in tante serie, quante erano le potestà e le autorità supreme e dipendenti (ordinamento politico), gli uffici, deputazioni, istituti e provvidenze di pubblico bene (ordinamento economico), le curie e le magistrature (ordinamento giudiziario), sempre procedendo dagli uffici di maggior grado ai minori. Ogni serie era preceduta da una nota che definiva e illustrava natura e attribuzioni dell'istituto, ne esponeva le vicende, ed eventualmente le trasformazioni e la fine: nota che spesso è una dissertazione o un piccolo trattato.
Quanto alla compilazione, il B. stabilì due rigide norme: indicare e chiarire illustrando i punti oscuri, senza però prevenire il lavoro e le conclusioni degli studiosi con elaborazioni monografiche; mettere sempre sullo stesso piano, nelle descrizioni, i documenti ritenuti di grande interesse con quelli di minore e minimo.
Fino al 1888 buona parte dell'attività del B. fu assorbita dall'Inventario; vannopoi aggiunti gli altri lavori necessari e paralleli (quali indici primari e d'uso, inventari descrittivi, registri, ecc.) e gli accrescimenti, anche dopo tale data, del materiale attraverso depositi, acquisti e doni. Il B., però, non era venuto interrompendo quelle indagini storiche che rivelano i suoi profondi legami con la città natale, della cui cultura fu indubbiamente benemerito.
Se ne ricordano alcune tra le più indicative. Coi Bandi lucchesi del sec. XIV... (Bologna 1863) il B. contribuiva al chiarimento del periodo successivo alla morte del Castracani, e delle lotte contro il dominio e la libertà lucchese di Ludovico il Bavaro, di Gherardo Spinola, di Giovanni e Carlo di Boemia, dei Rossi di Parma, degli Scaligeri, degli Stati di Firenze e di Pisa. Con la Storia di Lucrezia Buonvisi (Lucca 1864) il gusto per la biografia si allargava in un quadro del costume religioso e politico cittadino nella seconda metà del sec. XVI; illustrava la legislazione lucchese con la "prefazione" allo Statutodel Comune di Luccadell'anno 1308 (in Memorie e docc. per servire alla storia di Lucca, III, parte 3 [1867]); esaminava i problemi delle coste con la Nota sullemarine lucchesi (in Atti della R. Accad. lucchese, XVIII [1868]) e quelli della signoria del Guinigi col saggio Di PaoloGuinigi e delle sue ricchezze... (Lucca 1871); dava un buon contributo agli studi sulla lingua parlata nel Trecento con Ingiurie,improperi,contumelie,ecc.,saggio... cavato dailibri criminali di Lucca (in IlPropugnatore, genn.-apr. 1890). Un notevolissimo contributo alla ricostruzione della vita politico-sociale lucchese lo dette infine pubblicando in 3 voll. nelle Fonti per la storia d'Italia le Croniche di G. Sercambi..., Roma 1892 (ma Lucca, e il III vol. nel 1893).
Se le indagini storiche si limitarono ad argomenti lucchesi, fu proprio poi nella erudizione letteraria e nella bibliografia che si rivelò il più ampio orizzonte del B., che del resto ebbe contatti con Th. Mommsen, A. von Reumont, J. von Ficker, Ph. Jaffé (è in corso l'ediz. dell'Epistolario, a c. di D. Corsi). In questo campo, punto d'arrivo sono gli Annali di G. Giolito de' Ferrari..., 2 voll., Roma 1890-1895 (ma Lucca, 1890-1897), opera ancora fondamentale, che attraverso l'esame della prodigiosa attività libraria del Giolito si innalzava ad illuminare vicende e orientamenti della storia letteraria italiana del Seicento.
Il B. morì a Lucca il 30 dic. 1899. Insignito della croce dei SS. Maurizio e Lazzaro e della commenda della Corona d'Italia, era stato consigliere comunale dal 1875 al 1897 e consigliere provinciale dal 1889, membro dell'Istituto storico italiano e del consiglio direttivo della R. Deputazione toscana di storia patria, oltre che vicepresidente dell'Accademia lucchese. Aveva collaborato, oltre che all'Arch. stor. italiano e al Giornale stor. degli Archivitoscani, al Bibliofilo, alla Rivista critica della letteratura italiana, al Propugnatore, allo Chasseur bibliographe di Parigi.
Bibl.: In morte di S. B.,discorsi e articoli necrologici, Lucca 1900; C. Petri, Commemorazione di S. B. nel primo anniversario della sua morte, Lucca 1901; G. Sforza, S.B., in Ricordi e biografie lucchesi, Lucca 1916 (ma 1918), pp. 735-58 e 796 (con elenco degli scritti del B.; commemorazione ed elenco già pubblicati in Arch. stor. ital., s. 5, XXV [1900]); A. Mancini, S.B.,Commemorazione letta il 30 dic. 1925..., in Miscellanea lucchese di studi stor. e lett. in memoria di S. B., Lucca 1931, pp. VII-XXIV (alle pp. XXXVI-LI è ripubblicato l'elenco degli scritti del B. di G. Sforza); A. Parducci, Studi inediti di S. B. sulla terminologia militare dei primi secoli, estr. da Lingua nostra, Firenze 1939; D. Corsi, B. S. bibliografo e bibliofilo. La sua ricca biblioteca assicurata agli studiosi in Accademie e biblioteche d'Italia, XXI (1953), 1, pp. 46-50; G. Carocci, S. B., in Rassegna d. Archivi di Stato, XVII (1957), 2, pp. 203-10; R. Andreotti, Coerenza storiografica..., in Arch. stor. per le provincie parmensi, s. 4, XII (1960), p. 204 e n. 20; G. Bonfirraro, La miscellanea B. nell'Arch. di Stato di Lucca, estr. da Rassegna degli Archivi di Stato, XXV (1965), 2.
Su La Riforma si vedano G. Sforza, Ricordi e biografie..., pp. 505-20; M. D'Arrigo, Iperiodici lucchesi posseduti dalla R. Biblioteca governativa di Lucca, Lucca 1933, pp. 70 s.