CACCAVELLO, Salvatore
Non è noto quale sia stato il suo reale rapporto di parentela con Annibale Caccavello, del quale questo scultore fu discepolo e collaboratore - come lo stesso Annibale ricorda nel suo cosiddetto Diario - già dal giugno 1555.
Nell'agosto del 1557 a Napoli figura tra i partecipanti ai lavori della cappella Caracciolo di Vico in S. Giovanni a Carbonara (iniziati circa dieci anni prima dal suo maestro e da Gian Domenico d'Auria), concompiti che dovettero essere però secondari, se nel novembre dello stesso anno nel citato Diario sidice che il C. attendeva "alj frise", cioè a parti ornamentali della lastra tombale di Francesco Bruno. Più tardi, tra il novembre del 1563 e il marzo del 1564, il C. scolpì una statua di S.Giovanni per un certo Francesco Fiore e quindi, nell'aprile 1565, la statua di Lope de Herrera, verosimilmente per il monumento sepolcrale di questo già nella chiesa della SS. Annunziata a Sessa Aurunca; commissioni, queste, che egli ricevette sempre come membro della bottega di Annibale.
Parimenti, agli inizi del 1566 egli sostituì di fatto il suo maestro nella esecuzione della statua di David per la cappella Nauclerio della chiesa di Monteoliveto, alla quale si sarebbe dovuta accompagnare una statua di Giona, pure a suo tempo ordinata ad Annibale. Il 17 giugno dello stesso anno, in veste di socio di Annibale, il C. presentò la comune candidatura per l'appalto di esecuzione della fontana della Selleria.
Morto Annibale nel 1570, il C. ne continuò per qualche tempo l'attività rinnovando, il 7 apr. 1571, il contratto per l'esecuzione del pulpito della SS. Annunziata a Napoli, per il quale Annibale si era già impegnato un decennio prima.
Una vera e propria emancipazione dai vincoli con la bottega di Annibale si ebbe, a quanto ci consta, soltanto nel 1578, quando il C. prese a collaborare con Gerolamo d'Auria per il compimento dei lavori già da questo intrapresi nella chiesa della SS. Annunziata, e cioè i sepolcri di T. Caracciolo e G. B. Pignatelli e la lastra tombale di B. Aiutamicristo.
Con lo stesso contratto il C. si impegnava a realizzare da solo "l'opera della Sacrestia", ossia gli stalli lignei del coro, per i quali però si avvalse poi anche dell'aiuto di Gerolamo d'Auria e di Nunzio Ferraro.
Non si hanno da questa data ulteriori notizie del Caccavello.
Mentre è evidentemente impossibile individuare la parte avuta dal C. nei lavori condotti nell'ambito della bottega di Annibale, la conoscenza della sua fisionomia artistica è pure compromessa dalla perdita delle altre opere sopra ricordate, con la sola eccezione degli stalli del coro dell'Annunziata, ove si palesano orientamenti stilistici nuovi rispetto a quelli della tradizione che faceva capo ancora a Giovanni da Nola: legati ora a tendenze di gusto più marcate in senso manieristico, prossime anche a certi risultati della coeva scultura decorativa iberica. È tuttavia arduo stabilire se tali caratteri dell'unica opera superstite del C. siano da attribuire proprio a lui, poiché i documenti rinvenuti dal D'Addosio dichiarano eseguite da Nunzio Ferraro le parti più cospicue di quel complesso.
Fonti e Bibl.: Il diario di A. Caccavello, a c. di A. Filangieri di Candida, Napoli 1896, passim;B. Capasso, App. per la st. delle arti in Napoli, in Arch. stor. per le prov. napoletane, VI (1883), p. 538; G. B. D'Addosio, Origine,vicende storiche e progressi della Real Santa Casa dell'Annunziata in Napoli, Napoli 1885, p. 178; G. Filangieri, Indice degli artefici..., Napoli 1891, I, pp. 72 s.; G. Ceci, Per la biografia degli artisti del XVI e XVII sec., in Napoli nobilissima, XV (1906), pp. 116-118; F. Bologna, Problemi della scultura del Cinquecento a Napoli, in Sculture lignee nella Campania (Catal.), Napoli 1950, p. 113; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 333.