D'AMELIO, Salvatore
Nacque a Napoli il 23 marzo 1867, da Camillo e Luisa Manganelli. Di famiglia benestante, e di tradizioni cattoliche. (il, fratello del padre, Antonio, fu sacerdote e fondatore nel 1841 del periodico napoletano La Scienza e la fede), sentì prestissimo l'influenza del cattolicesimo sociale e, contemporaneamente, la vocazione per gli studi giuridici, ai quali pure lo destinava l'ambiente familiare (un fratello minore, Mariano, sarebbe diventato primo presidente della Corte di cassazione; ugualmente magistrato fu il fratello Gaetano, che raggiunse il grado di procuratore generale di corte d'appello).
Laureatosi in giurisprudenza a Napoli il 9 nov. 1889, il D. sposò nel 1892 IMmacolata Villa, dalla quale avrebbe avuto quattro figli. Nel luglio del 1890, avendo superato l'esame di ammissione, era stato destinato alla avvocatura erariale di Napoli. Aveva nel frattempo intrapreso la sua intensa attività di studioso e di pubblicista con una serie di scritti giovanili che già testimoniano degli originari interessi politico-sociali (nel 1887, a Lucca, aveva rappresentato la rivista napoletana Fede e civiltà nel VII Congresso dei cattolici italiani, pronunciando un discorso "su l'importanza degli studi economici nello odierno momento storico e su l'influenza sociale di essi compenetrati nella coscienza, cristiana"): nel 1885 pubblicò La civiltà dell'avvenire, nel 1886 Il carattere nazionale, l'anno successivo i due scritti su La questione sociale e gli studi sociali e La questione sociale innanzi alla coscienza cristiana, nel 1888 L'emigrazione e Leone XIII nell'odierno movimento sociale, nel 1889 L'Italia agricola e la crisi nel Napoletano, nel 1890 Le cooperative nella storia.
Intorno ai primi anni Novanta si precisarono nella produzione. del D. i temi propriamente giuridici: è appunto del 1890 il breve scritto su Gli infortuni sul lavoro, cui fecero seguito, nel 1891, L'assicurazione obbligatoria e, soprattutto, il commento alla legge sulle Opere pie, che già preludeva ad uno dei filoni principali dell'attività scientifica dei successivi decenni. In quello stesso anno fondò a Napoli il periodico Il Movimento giuridico.
Nel luglio 1893, nominato sostituto avvocato erariale aggiunto, il D. fu trasferito a Milano, dove rimase due anni, sino a quando, nel marzo 1895, non fu promosso sostituto di quarta classe e destinato (nell'aprile) all'avvocatura di Catanzaro.
Il biennio milanese fu caratterizzato dall'intensa collaborazione alle riviste giuridiche, generalmente su temi connessi all'attività d'ufficio, ma anche seguendo i particolari indirizzi di una ricerca individuale che andava via via precisandosi: così, accanto a qualche ormai rara esplorazione su terreni più eterogenei (come le note ai libri di F. Garofalo e di E. Ferri o lo studio del 1897 sui contratti agrari medievali) prevalevano in questa fase note a sentenza, rassegne, brevi interventi specialmente in tema di diritto amministrativo.
A partire dal 1895, attraverso la collaborazione a La Legge, Temi calabresi, Il Monitore dei tribunali, Il Foro italiano, il D. si distinse nel sistematico commento della giurisprudenza, in particolare su argomenti come le istituzioni di beneficenza, la parrocchia (su cui curerà nel 1908 la specifica voce nel Digesto italiano), i problemi della competenza amministrativa e giudiziaria.
A Catanzaro il D. rimase sino al settembre 1899 quando, ormai divenuto sostituto avvocato erariale di terza classe, ottenne il trasferimento a Napoli. Nel novembre 1905 fu promosso alla seconda classe, l'anno successivo destinato a Roma e qui, nel marzo 1908, fu promosso, per merito, sostituto avvocato generale. Nel 1909, insieme a V. E. Orlando, L. Luzzatti, A. Salandra ed altri, fondò la Rivista di diritto pubblico e della pubblica amministrazione, che sino alla caduta del regime fascista avrebbe rappresentato la sede di pubblicazione prestigiosa ed ambita della migliore cultura giuridica italiana: nella rivista, che inizialmente subì soprattutto l'influenza di Orlando, il D. assunse subito il concreto lavoro redazionale, costituendo il fondamentale punto di riferimento organizzativo per l'ampia cerchia dei collaboratori.
Pure del 1909 è la pubblicazione a Napoli del volume su La beneficenza nel diritto italiano, il primo contributo di ampio respiro del D., nel quale egli, dopo la legge giolittiana del 1904, proponeva una vasta ricognizione dell'argomento, non senza premettervi un'ampia digressione sulla storia della beneficenza in Italia.
La novità del tema (uno studio nel quale - notò un recensore dell'epoca - Nicola Tabanelli in Rivista di diritto pubblico, I [1909], 1, pp. 575 s. "i problemi giuridici della pubblica beneficenza vengono trattati con una sana critica e con rigore di dottrina") e la completezza della trattazione avrebbero assicurato all'opera una sicura fortuna editoriale.
Negli anni successivi il maggiore impegno scientifico del D. trovò sbocco soprattutto nella Rivista di diritto pubblico, sulle cui pagine pubblicò numerosi saggi dedicati a vari argomenti e un cospicuo numero di note a sentenza: Sulla capacità giundica degli enti di fatto (1909), Sulla podestà di controllo della IV Sezione circa la gravità degli addebiti fatti ai consigli comunali nel decreto di scioglimento (1909), Sulle opere pie private e familiari (1909), Sull'art. 91 della legge 17 luglio 1890 sulle Opere Pie (1910), Della natura del diritto di condotta delle acque attraverso strade pubbliche (1910), Erroneo giudizio o eccesso di potere (1910), Sulla pubblicità degli enti autarchici (1910).
A partire dal 1912 iniziò sulla rivista una campagna per l'istituzione in Italia di "un supremo tribunale amministrativo", tema che fu anche al centro della sua relazione al VII Congresso giuridico nazionale: partendo dal riconoscimento del carattere giurisdizionale che la legge del 1907 aveva ormai impresso alle funzioni contenziose del Consiglio di Stato, il D. giungeva a rivendicare un organo giudiziario autonomo che, in luogo delle sezioni giurisdizionali del Consiglio, esercitasse "il sindacato obbiettivo su tutti gli atti della pubblica amministrazione".
Il 20 ag. 194 il D. fu promosso avvocato distrettuale, per essere poi assegnato quale capo all'avvocatura distrettuale di Milano. Il 15 novembre ottenne la nomina a sostituto procuratore generale presso la Corte di cassazione di Roma, ciò che gli consentì di continuare da vicino la redazione della Rivista di diritto pubblico, impegno via via più assorbente a mano a mano che se ne accentuava l'influenza sugli sviluppi della giuspubblicistica italiana. Durante la guerra la rivista fu in pratica diretta dal solo D., che vi pubblicò tra l'altro le note su La condannaper reato di peculato e l'incapacità elettorale (1915), Sull'obbligo dei comuni circa la conservazione degli edifici inservienti al culto (1917) e su Oblazioni di beneficenza. Forma ed accettazione (1918).
Nel febbraio 1916 - morì al fronte il figlio del D., Antonio, al quale il padre avrebbe intitolato dieci, anni dopo la Fondazione Antonio D'Amelio, istituita con capitale elargito dalla famiglia "per ricordare ai giovani studiosi il sacrificio compiuto per un alto ideale di patria e di giustizia da un loro compagno" (attraverso i suoi premi annuali, la Fondazione ebbe il merito di individuare alcuni dei più promettenti giovani giuristi italiani della generazione degli anni Venti).
Nel luglio 1918 il D. fu chiamato ad assumere la direzione dell'Ufficio speciale di legislazione, affari legali e inchieste presso il ministero delle Armi e Munizioni, e nel gennaio dell'anno successivo, soppresso l'Ufficio, il ministro dell'Assistenza militare e Pensioni di guerra, Gilardini, lo nominò suo capo di gabinetto. Nel giugno del 1920, infine, il nuovo titolare della Guerra nel governo Nitti, G. Rodinò di Miglione, "conoscendo la speciale competenza di lui nelle discipline amministrative e di diritto pubblico", gli affidò l'Ufficio di legislazione di quel dicastero.
Nel 1919, frattanto, il D. aveva vissuto una breve ma densa parentesi di milizia politica. La vecchia amicizia con Filippo Meda, risalente al periodo milanese, lo aveva indotto a partecipare alla fase costituente del partito popolare, sino a divenire uno dei collaboratori di Sturzo per iproblemi giuridici. Animatore del comitato elettorale romano, intensificò in quei mesi la collaborazione al quotidiano cattolico Il Corriere d'Italia e fu candidato del P.P.I. nella lista presentata a Napoli per la Camera, sebbene con esiti sfortunati.
I primi anni Venti segnarono nella biografia del D. un momento di intensa attività. A parte il lavoro propriamente scientifico (dal 1921-22 uscì per sua iniziativa, il nuovo periodico Il Messaggero giudiziario), quasi tutte le più importanti commissioni di riforma legislativa del dopoguerra lo videro autorevole protagonista: da quella per la nuova legge sul notariato a quelle per le pensioni di guerra e per la capitalizzazione delle pensioni.
Fu presidente, tra l'altro, della Commissione centrale imposte dirette, del collegio arbitrale per il recupero dei danni di guerra, del comitato promotore dell'Associazione nazionale tra le famiglie dei caduti in guerra e della Federazione tra gli enti incaricati delle onoranze ai caduti; prese parte ai lavori del Consiglio delle miniere e della commissione centrale per le controversie sulle terre.
Nel febbraio 1921 fu nominato consigliere della Corte di cassazione di Roma e nel giugno dell'anno successivo primo presidente della corte d'appello di Catanzaro, ma per essere subito trasferito, su domanda, a quella di Parma. Capo di gabinetto del sottosegretario alla Giustizia F. Milani (sino all'aprile 1923), fu poi trasferito alla corte d'appello dell'Aquila, prima come procuratore generale e quindi come primo presidente. In quello stesso 1923 fu pubblicato il contributo su La giustizia amministrativa, scritto in collaborazione con V. E. Orlando e F. D'Alessio per il Primo trattato completo di diritto amministrativo italiano. L'anno successivo la Rivista di diritto pubblico assorbì La Giustizia amministrativa, fondata nel 1890 e diretta dallo stesso D'Alessio.
Nel gennaio 1924 il D. fu posto fuori ruolo, e nel maggio successivo venne nominato presidente del tribunale superiore delle Acque pubbliche per il quinquennio 1920-24, incarico poi subito riconfermato in dicembre per il quinquennio successivo. Risalgono a questo periodo alcuni importanti interventi sulla Rivista di diritto pubblico: nel 1924 il saggio su Autarchia regionale e Stato unitario, che affrontava un tema caro alla sensibilità dei popolari, e lo scritto Per la reintegrazione giurisdizionale in Italia, ripresa della problematica dell'anteguerra; nel 1925, oltre a un singolare ma suggestivo articolo su Odierni problemi del diritto pubblico in Dante, i lavori dedicati alla nuova legislazione speciale sulla stampa e ai nuovi rapporti tra potere esecutivo e Parlamento.
In questa sensibilità del D. verso gli sviluppi del diritto pubblico alla metà degli anni Venti sono anche da collocarsi gli scritti, pure del 1925, sull'utilizzazione dei decreti legge, con particolare riguardo alla polemica, all'epoca molto viva, tra custodi della tradizione liberale e "nuovi giuristi fascisti". La posizione del D., in linea con quella espressa dal procuratore generale della Cassazione Appiani, fu di ritenere legittima l'applicazione dei decreti legge, insistendo contemporaneamente sul fondamentale ruolo di garanzia spettante alla magistratura. E proprio alla magistratura il D. dedicò due tra i suoi ultimi scritti: quello su La riforma giudiziaria e l'altro, A proposito delle guarentigie della magistratura (entrambi del 1925).
Nel 1928, con'introduzione di M. Maraviglia, all'epoca pr esidente della Confederazione nazionale degli enti autarchici, il D. ripubblicò il suo antico studio su La beneficenza nel diritto italiano, che Orlando, recensendolo nella Rivista di diritto pubblico (XVIII [1927], 1, p. 588), giudicò "un'opera nuova", rispetto all'edizione del 1909, "che, nel suo genere - aggiunse -, dà luogo ad ammirazione senza riserve".
Il "genere", precisava il fondatore della scuola i taliana di diritto pubblico, cogliendo così i caratteri ricorrenti nella produzione di tutta una generazione di giuristi, "importa un'esposizione organica e completa di tutto il diritto positivo vigente in un campo autonomo di attività politico-sociale …, con un metodo il quale è principalmente diretto a dare una superiore guida di principi all'attività concreta e pratica, che si svolge in quella materia; come amministrazione e come giurisprudenza". A quel "metodo", in delipitiva, si erano sin dall'inizio ispirati sia l'operosa attività di giurista del D., sia il suo stesso impegno di magistrato.
Colto da malor, e mentre svolgeva le sue funzioni di presidente del tribunale delle Acque, il D. morì a Roma il 30 nov. 1928.
Fra i suoi scritti principali sono: La civiltà dell'avvenire, Napoli 1885; Il carattere nazionale, ibid. 1886 (poi Milano 1895); La questione sociale e gli studi sociali, ibid. 1887; La questione: sociale innanzi alla coscienza cristiana, ibid. 1887 (poi Roma 1888); L'emigrazione, Roma 1888; Leone XIII nell'odierno movimento sociale, Napoli 1888; L'Italia agricola e la crisi nel Napoletano, Bassano 1889; Le cooperative nella storia, Roma 1890; Gli infortuni sul lavoro. Note sul dis. di legge Miceli, Bassano 1890; Legge sulle Opere Pie (17 luglio 1890, n. 6972) e regolamenti ammii. e dicontabilità (5 febbr. 1801, n. 99). Commentocompilato col sussidio delle relaz. minist. dellagiurisprudenza, dei codici, delle leggi specialiecc., Napoli 1891; Il frazionamento dellaproprietà rurale. Studio giuridico-sociale, ibid. 1893; Il nuovo codice civile spagnolo. Notadi legislazione comparata, ibid. 1893; Il nuovocodice penale militare, Nota di legislazione, ibid. 1894; Sui contratti agrari medievali. Contributo alla storia del diritto contrattualeagrario in rapporto alle odierne invocate riforme, Roma 1897; Il riordinamento giuridico-sociale delle parrocchie in Italia, Napoli 1907; Parrocchia, in Digesto italiano, Torino 1908, ad vocem; Sul carattere di pubblicità degli entì autarchici istituzionali di beneficenza, Bologna 1908; La beneficenza nel diritto italiano, Napoli 1909 (2ª ed. riv., Roma 1928); Sull'art. 91 della legge 17 luglio 1890sulle Opere Pie, in Rivista di diritto pubblico, II (1910), 1, pp. 418 ss.; Sulla istituzione in Italia di un Supremo Tribunale amministrativo, ibid., IV (1912), 1, pp. 74 ss.; Ancora per la istituzione in Italia di un Supremo Tribunale amministrativo, ibid., pp. 170 ss.; Su la riforma della legge sulle espropriazioni per pubblica utilità, ibid., pp. 309 ss.; Su i rapporti e conflitti fra le due Sezioni giurisdizionali del Consiglio di Stato, ibid., pp. 435 ss.; Ancora sulla responsabilità dello Stato per l'istituzione del monopolio dell'assicurazione su la vita, ibid., V (1913), 1, pp. 310 ss.; La giustizia amministrativa (in collaborazione con V. E. Orlando e F. D'Alessio), in Primo trattato completo di diritto amministrativo italiano, III, Milano 1923; Autarchia regionale e Stato unitario, in Rivista di diritto pubblico, XV (1924), 1, pp. 75 ss.; Per la reintegrazione dell'unità giurisdizionale in Italia, ibid., pp. 269 ss.; Pro e contro la legislazione sulla stampa, ibid., XVI (1925), 1, pp. 3 ss.; Ancora sui decreti legge, ibid., pp. 89 ss.; Odierni problemi del diritto pubblico in Dante, ibid., pp. 121 ss.; Sulla polemica circa i decreti legge. Ultime osservazioni e note, ibid., pp. 224 ss.; Il disegno di legge Rocco sulla potestà del potere esecutivo di emanare norme giuridiche, ibid., pp. 306 ss.; La riforma giudiziaria, ibid., pp. 445 ss.; A proposito delle guarentigie della magistratura, ibid., pp. 537 ss.; Il tema di competenza esclusiva del rapporto di impiego pubblico, ibid., XVIII, (1927) 1, pp. 166 ss.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Min. Grazia e Giustizia. Fasc. pers. dei magistrati, 1860-1935, b. D'Amelio Salvatore; necrol. in Riv. di diritto pubblico, XXIX (1928), 1, pp. 561 ss. (a cura del Consiglio di direzione della rivista, seguito da una bibliografia delle opere); Corriere della sera, 1° dic. 1928; Il Popolo d'Italia, 1° dic. 1928; Dodici liste a Napoli, in L'Idea nazionale, 29 ott. 1919; R. De Felice, Mussolini il fascista, II, L'organizzazione dello Stato fascista. 1925-1929, Torino 1968, p. 41; L. Mascolini, Il ministero per le armi e munizioni (1915-1918), in Storia contemporanea, XI (1980), pp. 952, 957; G. Cianferotti, Il pensiero di V. E. Orlando e la giuspubblicistica italiana fra Ottocento e Novecento, Milano 1980, p. 227; Id., Giuristi e mondo accademico di fronte all'impresa di Tripoli, Milano 1984, pp. 63 s.; Nuovo Digesto italiano, ad vocem; Enc. Ital., XII, p. 274.