FANCELLO, Salvatore
Nacque a Dorgali (Nuoro) l'8 maggio 1916 da Pietro e Rosaria Cucca, penultimo di dodici figli. Sin dall'infanzia rivelò un talento naturale per il disegno e la forma plastica. Concluso il quadriennio nel 1927, s'iscrisse alla scuola di avviamento professionale di Dorgali. Due anni dopo conseguì il diploma e venne assunto per un anno come apprendista nella bottega artigiana di Ciriaco Piras, artigiano-artista allievo di Francesco Ciusa, produttore di terrecotte e pelletterie.
Nel 1930, durante una visita alle botteghe di Dorgali, il commissario governativo della Federazione nazionale delle comunità artigiane (attuale Camera di commercio) notò il suo talento artistico e lo spinse a partecipare al concorso bandito dal Consiglio di economia corporativa di Nuoro, dove il F. presentò un pannello di legno scolpito che gli fece vincere una borsa di studio per l'Istituto superiore per le industrie artistiche di Monza (ISIA).
Le borse di studio, assegnate dal Consiglio di economia di Nuoro, consentivano ai più promettenti giovani della provincia l'aiuto economico necessario per proseguire gli studi.
Il 28 ott. 1930 il F., rimasto da poco orfano anche di madre (il padre era morto due anni prima), partì per Monza con il diciottenne Giovanni Pintori, anch'egli vincitore di una borsa di studio. Dopo un esame preliminare si iscrisse nella sezione ceramica e rivelò subito capacità espressive personali, che mostrarono l'importanza della sua prima formazione avvenuta a Dorgali.
I suoi maestri furono G. Pagano (insegnante di storia dell'arte e critica, artistica), P. Semeghini e R. De Grada (professori di decorazione pittorica) e dal 1932 ebbe come maestro il ceramista V. Ferraresso; fu anche significativo l'incontro con A. Martini e M. Marini, in quegli anni insegnanti di plastica decorativa. Oltre alla frequenza dei corsi, la sua formazione ceramica avvenne grazie alla diretta sperimentazione tecnica del forno e degli smalti.
Nel 1933 espose due soprammobili a Cagliari alla IV Mostra interprovinciale delle belle arti della Sardegna presso la Galleria comunale.
Non si conosce l'ubicazione di queste prime due opere, né della maggior parte della produzione del F., che era solito replicare numerose volte le sue ceramiche (nel corso della voce, se non altrimenti specificato, si fa riferimento per la documentazione delle opere al catalogo S. F. del 1988).
Nell'anno scolastico 1933-1934 il F. conseguì il diploma di capo d'arte per la composizione e la lavorazione delle ceramiche. Rientrato nel periodo estivo in Sardegna, organizzò in un locale del centro di Nuoro insieme con i suoi amici G. Pintori e l'oranese C. Nivola, conosciuto all'istituto di Monza nel 1931, una mostra che non ottenne il successo sperato, evento che li dissuase dal proseguire la loro attività in Sardegna (S. F., 1988, p. 204). Nel 1935 il F. partecipò a Nuoro alla VI Mostra del Sindacato fascista con due animali in terracotta. Durante il periodo estivo a Dorgali frequentò con assiduità la bottega di terracotte artistiche di Simeone Lai, dove realizzò disegni preparatori per ceramiche e forme per la riproduzione in serie di oggetti.
L'attività grafica del F. è ancora oggi ben documentata attraverso una serie di disegni che dimostrano con quanta facilità egli riuscisse a trasportare la sua fantasia inventiva dalla carta alle ceramiche (ibid., pp. 33-120).
Nel 1936, dopo aver frequentato il corso superiore di perfezionamento, conseguì il diploma di maestro d'arte per la sezione ceramica, superando brillantemente gli esami del biennio. Ottenne un premio in denaro per il Cinghiale, che espose a Cagliari alla V Mostra dell'artigianato e piccole industrie della Sardegna presso la Galleria comunale.
Terminati gli studi nel 1936, venne ospitato per qualche mese a Padova dal suo maestro, V. Ferraresso; in questa città realizzò diverse ceramiche tra cui un Presepe, purtroppo distrutto nel corso della cottura. Nello stesso anno tornò a Monza e si preparò a partecipare alla VI Triennale di Milano, dove espose, fra l'altro, i Segni dello Zodiaco (con cui fu premiato), terrecotte dentro coppe smaltate di azzurro (Labò, 1942, p. 210; ora Milano coll. privata, cfr. Bossaglia, 1986, p. 146).
L'abbinamento della terracotta con la maiolica non era nuovo per il F., ma in questa opera si notò soprattutto un'esigenza organica e non meramente decorativa della composizione (cfr. Labò, 1942).
In una delle sale dell'esposizione di Milano allestita nel palazzo dell'arte il F. decorò, con la collaborazione di Nivola, una parete con un graffito tratto da un suo disegno ingrandito raffigurante quattro giraffe e un leone (il graffito è andato perduto, ma cfr. ill. in S. F., 1988, p. 208); realizzò inoltre due bassorilievi in piastrelle maiolicate con figurazioni agresti, architettoniche e simboliche, che espose accanto al graffito (Labò, 1942, p.213). Tra le altre opere presentate si ricorda la serie di piastrelle graffite e maiolicate dei Dodici mesi (ora Milano, coll. privata, cfr. Bossaglia, 1986, pp. 144 s.) e dei Segni dello Zodiaco, un Presepe in maiolica colorata composto di venti pezzi e un gruppetto di Animali.
Nel 1937, tramite il suo maestro G. Pagano, il F. conobbe G. C. Argan (S. F., 1988, p. 205), allora funzionario del ministero dell'Educazione nazionale, che gli suggerì di presentare una domanda allo stesso ministero per ricevere un aiuto economico per frequentare la sezione scultura all'Accademia d'arte, premio che ottenne nel marzo del 1938. Nell'ottobre 1937 partecipò a Roma alla Mostra tessile nazionale, ma due mesi più tardi fu chiamato al servizio di leva.
Nel 1938, ottenuta una licenza, lavorò ad alcuni disegni decorativi per oggetti da esporre alla Mostra internazionale di Berlino di quello stesso anno. Sempre nel 1938 collaborò col giornale umoristico milanese Il Settebello, realizzando alcuni disegni. Dal giugno del 1938 iniziò a lavorare ad Albisola Marina nel laboratorio dei ceramisti Tullio e Giuseppe Mazzotti, la cui bottega in quegli anni vantava una qualificata produzione artistica.
Durante la sua permanenza il F. produsse circa centoventicinque modelli unici e un grande Presepe di ventidue gruppi di statuine e dieci gruppi di animali. I gruppi della Sacra Famiglia, dei Re magi e degli Angeli furono eseguiti in duplice copia in modo da non rimanere sprovvisti dei personaggi principali in caso di rottura. L'intero Presepe fu esposto a Torino nel dicembre del 1940 nella sede della Gazzetta del popolo. Nella retrospettiva del 1942, tenutasi a Milano presso la pinacoteca di Brera, l'opera fu presentata in venticinque pezzi. Successivamente il Presepe, diviso in due gruppi, non fu più ricomposto. Attualmente ventidue figure sono di proprietà della famiglia Mazzotti di Albisola Marina, le rimanenti dieci risultano introvabili dopo l'esposizione del 1950 svoltasi al Brooklyn Museum di New York (S. F., 1988, p. 207).
Nel laboratorio di Albisola Marina, attuando un'innovazione tecnica, il F. realizzò opere in cui usava grandi quantità di colore; questa soluzione gli permetteva di fissare sul biscotto le tinte senza l'ausilio dello smalto, conservandone intatta la tavolozza cromatica.
A gennaio del 1939 il F. venne richiamato sotto le armi. A marzo dell'anno successivo ottenne una nuova licenza che gli permise di partecipare alla VII Triennale di Milano per conto della ditta Olivetti, ottenendo il diploma d'onore per il settore ceramico. Dall'aprile del 1940 al gennaio dell'anno successivo rimase a Milano in licenza straordinaria illimitata. Realizzò, per incarico del Comune, alcuni lavori in ceramica per l'università Bocconi, dispersi in seguito alla ristrutturazione dei locali tranne un pannello per la mensa (attuale segreteria) con una grande figura femminile bianca su sfondo azzurro e ai lati piccole figure.
I lavori, eseguiti sotto la direzione di G. Pagano, rimasero incompiuti e solo dopo la morte del F. furono ultimati ad Albisola presso le fornaci Ilsa.
Nel gennaio del 1941 il F. raggiunse il suo reggimento; il 12 marzo, non ancora venticinquenne, morì a Bregu Rapit, in Albania. Gli venne conferita una medaglia d'argento al valor militare.
Il 31 marzo 1954 Luisa Fancello richiese la salma del fratello, che fu rimpatriata il 3 apr. 1962 con una solenne cerimonia; le spoglie furono tumulate nel cimitero di Dorgali.
Per un elenco completo delle esposizioni a cui partecipò il F., cfr. S. F., 1988.
Fonti e Bibl.: L. Sinisgalli, Due giovani ceramisti. Leoncillo e F., in Domus, XIII (1940), 151, p. 70; Galleria dei ceramisti. S.R, in La Ceramica, IV (1942), 2, pp. 44-48; G. Pagano, S.R, in Domus, XV (1942), 171, pp. 122-127; N. Bertocchi, Ildisegno di F., ibid., pp. 128-134; M. Labò, Le ceramiche di F., ibid., 173, pp. 208-216; S. F. ceramista, in La Ceramica, IX (1947), 2, pp. 44-48; G. A. Dell'Acqua, in XXIV Biennale di Venezia, Catalogo, Venezia 1948, pp. 109 s.; Tullio d'Albisola, S. F. apostolo del presepe, in La Ceramica, n.s., IV (1952), 11-12, pp. 45-50; G. Piovene, in Protagonisti della ceramica moderna, a cura di D. Ballardini - F. Quattrini, Milano 1963, p. 54; Milano 70/70. Un secolo d'arte (catal.), Milano 1971, II, pp. 92, 143, 145 s., 157 s., 201; A. Pica, S. F., in Gli anni Trenta - Arte e cultura in Italia (catal.), Milano 1982, p. 552; G.C. Bojani-V. Fagone, S.R, in Scultura e ceramica nell'arte italiana del XX sec. (catal.), Bologna 1985, pp. n.n. [28 s.]; R. Bossaglia, L'ISIA a Monza - Una scuola d'arte europea, Monza 1986, pp. 38, 40, 48 s., 105 s., 131, 140 s., 143-146, 148 s.; S.R (catal.), Nuoro 1988 (cui si rimanda per la bibliografia completa); La scultura a Genova e in Liguria, Campomorone (Genova) 1989, III, a cura di F. Sborgi, ad Indicem; Dizionario degli artisti liguri, Genova 1991, a cura di G. Berengheli, pp. 120 s.