FONTANA, Salvatore
Non si conosce l'anno di nascita di questo pittore, che, figlio di Pietro, nacque a Venezia (Baglione, 1639) e fu attivo a Roma, dove è attestata la sua presenza dal nono decennio del XVI secolo.
Annoverato fra gli allievi "esteri" del Cavalier d'Arpino dal Lanzi (1818), il F. è considerato un probabile alunno di C. Nebbia dallo Zuccari (1992, p. 44) che, per l'arrivo del F. a Roma, ipotizza un contatto con G. Muziano: il pittore bresciano, giunto in città nel 1549, divenne qui un punto di riferimento per gli artisti veneti.
La prima opera documentata del F. risale al 1583, anno in cui ricevette l'incarico di eseguire la tela con l'Assunzione della Vergine per l'altare della Congrega di S. Pietro nel duomo di Siena. Il dipinto fu lasciato incompiuto per disaccordi sui pagamenti e venne terminato da Raffaello Vanni, figlio del più noto Francesco, in modo tale da rendere difficilmente individuabile l'intervento del Fontana.
Meglio documentata è la partecipazione alla decorazione della cappella Sistina in S. Maria Maggiore a Roma, dove il F. lavorò sotto la direzione di C. Nebbia e di G. Guerra nel 1587, dal momento che i pagamenti conclusivi furono effettuati il 3 genn. 1588 (Zuccari, 1992, p. 35). Il Baglione (1639), seguito da F. Titi (1763), lo ricorda autore dell'affresco sull'altare maggiore della cappellina di S. Gerolamo, raffigurante S. Gerolamo moribondo. Il dipinto venne terminato entro il 24 ott. 1586, stando alla riscossione del pagamento da parte del Nebbia per gli altari delle cappelline laterali "che lui e i suoi compagni si dipingono" (S.F. Ostrow, The Sistine Chapel at S. Maria Maggiore., Sixtus Vand the art of Counter Reformation, Princeton Univ., Phil. Diss. 1987, p. 344). Per le pessime condizioni di conservazione l'affresco fu sostituito da una tela dipinta da R. Micocca nel 1817 (Zuccari, 1992, p. 30 n. 42).
Da ritenersi certamente autografi, sulla scorta della testimonianza del Baglione (1639, p. 175), sono gli affreschi raffiguranti Erode che ordina la strage degli innocenti nella cappellina di S. Lucia e l'Annunciazione (Zuccari, 1992, figg. 11, 30) sull'ingresso della cappella di S. Gerolamo. In entrambe le scene appare chiara l'influenza muzianesca filtrata dall'esperienza del Nebbia che, se nella prima resta sul piano dell'ispirazione, nella seconda diviene richiamo puntuale. La posizione della Vergine, l'inginocchiatoio, il disegno delle gambe dell'Arcangelo Gabriele richiamano i mosaici eseguiti su disegno del Muziano nella cappella gregoriana in S. Pietro.
Sulla base dell'autografia di quest'ultima scena Zuccarì (1992, p. 44 fig. 31) attribuisce al F. la tela con l'Annunciazione nella parrocchiale dì Casemasce, presso Todi, opera di chiara impronta nebbiesca ma non autografa. Lo studioso, auspicando un studio approfondito sui dipinti nati dall'influsso del maestro orvietano in territorio umbro, vi riconosce la composizione dell'affresco di S. Maria Maggiore, proposto "in diverso formato, in chiave meno aulica più adatto ad un ambiente contadino". Molto più vicini ai moduli del Muziano, per la monumentalità delle figure caratterizzate da un melanconico distacco, possono ritenersi le scene con Eliud, Eliazar, Mattan e Giacobbe, realizzate sull'arcone d'ingresso della cappella del presepe, e la tela con il Censimento di Maria e Giuseppe, nella parete di fondo della medesima cappella, riportate alla mano del F. dallo Zuccari (1992, p. 44 fig. 7; tav. V), che ipotizza inoltre un intervento dell'artista anche nella scena con l'Annuncio ai pastori.
Il F. non è ricordato dalle fonti per aver partecipato ad altre imprese sistine, ma lo Zuccari non esclude la possibilità che il pittore sia intervenuto nel riquadro con la Cattura di Cristo nella volta della Scala Santa, dove riconosce ("figure nebbiesche dai volti arrotondati" caratteristiche della sua arte (ibid., p. 138 n. 62).
Il F. morì a Roma il 26 luglio 1590 nella parrocchia di S. Lorenzo in Lucina; nel registro dei morti, oltre alla conferma della sua origine veneziana, si trova la notizia che abitava "alli Condotti, vicino al Rucellai".
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del Vicariato, Parrocchia di S. Lorenzo in Lucina, Registro dei Morti, 1588-1610, 1, f. 23r; G. Baglione, Le nove chiese di Roma [1639], a cura di L. Barroero, Roma 1990, pp. 174 s.; F. Titì, Descrizione delle pitture, sculture et architetture..., Roma 1763, p. 253; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia..., II, Bassano 1818, p. 129; E. Romagnoli, Cenni storici e artistici di Siena, Siena 1853, p. 20; E. Carli, Il duomo di Siena, Genova 1979, p. 137; A. Zuccari, I pittori di Sisto V, Roma 1992, pp. 7, 30, 36, 44, 87, 100, 135, 138; L. Barrocro, in La cappella sistina in S. Maria Maggiore, in Roma di Sisto V. Le arti e la cultura (catal.), Roma 1993, pp. 140 s.; M. Marinelli, ibid., p. 532; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 187.