MARCHESE, Salvatore
Nacque a Misterbianco, presso Catania, il 5 genn. 1811 da Antonino e da Maria Scuderi. In gioventù ebbe come istitutore lo zio Salvatore Scuderi, noto economista professore nell'Università di Catania. Dopo aver condotto studi di letteratura, fisica, matematica e filosofia - nella quale fu allievo di V. Tedeschi, anch'egli docente nell'ateneo catanese - nel 1829 si immatricolò nella facoltà di giurisprudenza dell'Università di Catania e si laureò nel 1833. Nel 1836 gli fu affidato l'insegnamento di economia civile e agraria quale sostituto dello zio, impedito per ragioni di salute. All'attività docente il M. affiancò la partecipazione al dibattito scientifico che animava gli ambienti degli economisti siciliani (Lettera… al signor Santo Giulio Albergo sulle osservazioni fatte da costui alle opere economiche del cav. prof. Salvatore Scuderi nella sua Storia dell'economia pubblica in Sicilia, in Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia, VIII [1839], vol. 25, pp. 75-93). Frattanto coltivava i legami col mondo forense entrando nella redazione del Giornale di legislazione e giurisprudenza, un mensile fondato a Messina nel 1838 che ebbe vita fino al 1840. Mantenne l'insegnamento di economia anche dopo la scomparsa di Scuderi (14 genn. 1840) ma, quando nel 1841 la cattedra fu messa a concorso, fu conferita a Placido De Luca.
Secondo il regolamento sui concorsi universitari del 1839, i candidati erano tenuti a dare alle stampe le loro memorie sul tema assegnato dalla commissione (I privilegi producono utile o svantaggio all'industria?), cosa che il M. puntualmente fece (Concorso estemporaneo alla cattedra di economia e commercio nella R. Università degli studi di Catania del sostituto Salvatore Marchese, Catania 1841). Tuttavia tali pubblicazioni suscitarono, a concorso espletato, un dibattito scientifico denso di implicazioni politiche, che per la peculiarità del tema divenne terreno di scontro fra chi, come il M., propugnava la libera concorrenza, e chi (indirizzo al quale i critici ascrissero De Luca) sosteneva invece il protezionismo. In favore del M. si pronunciarono, fra gli altri, E. Amari, P.S. Mancini, A. Scialoja e S. Salafia. La delusione provocata dall'esito del concorso fu superata quando, con r.d. del 27 luglio 1842, il M. fu nominato per merito professore di "Diritto di natura ed Etica". Rimasta inedita la prolusione al corso del 1842, fu data alle stampe quella dell'anno successivo (Sull'avviamento da darsi agli studii di dritto specialmente in Sicilia nelle condizioni in cui trovansi…, in Ore solitarie. Biblioteca di scienze morali legislative ed economiche, 1844, n. 3, pp. 129-158).
Testimonianza di un interesse scientifico non disgiunto da passione civile e dotato di concreta progettualità, è il discorso Della primaria istruzione del popolo considerata qual precipuo mezzo di migliorare le condizioni dell'industria siciliana, letto alla Società economica della provincia di Catania il 30 maggio 1844 (Catania 1845, pp. 25-81).
Nel 1846 il M. fu nominato consigliere dell'Intendenza provinciale di Catania. La sua adesione ai moti rivoluzionari del 1848 fu all'origine della destituzione dalla cattedra che, mascherata sotto ragioni pretestuose (gli insegnamenti romagnosiani professati), lo colpì nel 1852. Durante la parentesi degli anni 1848-49 il M. aveva collaborato con L'Unione italiana. Giornale politico siciliano (fondato e diretto da L. Scuderi e dall'economista M. Rizzari), nel primo numero del quale (1° maggio 1848) stese a nome della redazione un articolo illustrativo e programmatico: Le nostre intenzioni e la nostra fede.
Negli anni seguenti si dedicò con particolare intensità alla professione forense: ne rimane testimonianza nelle numerose memorie legali date alle stampe, alcune di qualità scientifica non insignificante. Spicca, per gli interessi in causa e la complessità storica della materia, quella Sull'abolizione delle decime pretese dalla mensa vescovile di Catania sopra i prodotti de' territorii di diversi Comuni (Catania 1845 e 1863).
La fine del Regno borbonico significò per il M. il ritorno all'insegnamento e l'inizio di una fase di intenso coinvolgimento nella vita politica e civile. Con decreto dittatoriale firmato da G. Garibaldi nel luglio 1860 fu reintegrato nella cattedra da cui era stato dimesso otto anni prima e, nel quadro del rinnovamento degli organici della magistratura, fu nominato giudice della Gran Corte civile di Catania. Nel gennaio 1861 fu chiamato a sedere nel Consiglio della Luogotenenza generale siciliana, dove per breve tempo resse il dicastero della Pubblica Istruzione. Nel successivo mese di febbraio, infatti, si dimise dalla carica per tornare alle funzioni presso la Gran Corte civile (Raccolta degli atti del governo della Luogotenenza generale del re in Sicilia, Palermo 1862, decreti n. 22 e n. 34 del 1861).
La prolusione al corso del 1860 rappresenta una commossa testimonianza del suo ritorno all'insegnamento, nonché una consapevole e fiduciosa presa di posizione circa il ruolo delle scienze sociali, in particolare della filosofia del diritto, nell'edificazione civile della nuova compagine statale: Della influenza dello studio della filosofia del dritto sulla politica rigenerazione d'Italia. Discorso inaugurale…, 22 nov. 1860, Palermo 1861).
Il M. dovette rinunciare, per ragioni di incompatibilità, a diversi uffici che gli furono offerti nella magistratura. Eletto deputato nel primo Parlamento del Regno d'Italia (1861), sedette durante l'VIII legislatura nei banchi della Destra, ma fu presto costretto a dimettersi per le malferme condizioni di salute; per le stesse ragioni non poté prestare il giuramento quando fu nominato senatore, nel 1865 e nel 1876. Numerose furono anche le cariche coperte negli organi dell'amministrazione comunale e provinciale. Nel giugno 1861 fu tra i delegati dell'Università di Catania inviati a Torino per presentare al Parlamento, al re e al ministro della Pubblica Istruzione una serie di richieste volte a rafforzare e riqualificare l'ateneo. L'Università di Catania, tuttavia, fu di lì a poco classificata di seconda categoria ed entrò in una fase di declino. Quale presidente del Comitato pei soccorsi alla guerra di Catania, il M. mantenne una posizione prudente, per non dire defilata, allorché nell'estate del 1862 Garibaldi percorse la Sicilia alla ricerca di fondi e di volontari per l'impresa di Roma e Venezia e nel 1863 fu nominato professore ordinario della cattedra di filosofia del diritto e nel 1869 fu eletto rettore dell'Università di Catania, carica che tenne ininterrottamente fino alla morte. Come rettore pubblicò una Relazione sulla Regia Università di Catania dalla sua fondazione al 1872 (Catania 1872) e fra le pagine rilevanti della sua attività si segnala la promozione del Consorzio universitario, istituito nel 1877, che coinvolse l'impegno finanziario di Comune e Provincia nell'intento di contribuire al "maggiore incremento e decoro della locale università".
Fu particolarmente sensibile ai problemi dell'educazione e dell'istruzione infantile e giovanile, come dimostra la sua adesione alla Società per lo stabilimento degli asili infantili sorta a Catania nel 1844, della quale fu presidente. Non minore fu il suo interesse per la condizione femminile: fu grazie al M. che sorse e prosperò il convitto femminile provinciale con l'annessa scuola normale. Come amministratore, si adoperò per risollevare le sorti del Pio conservatorio delle projette settenarie.
Il M. morì a Misterbianco il 26 nov. 1880.
Nel mondo accademico e nel foro, nella pubblica amministrazione e nell'attività politica, il M. era stato l'esponente di una generazione di intellettuali siciliani che, tra il crepuscolo del Regno borbonico e l'Italia unita, fu certamente attenta ai "problemi sociali del giorno" (Sull'avviamento, pp. 20 s.) della propria terra, ma capace al tempo stesso di inserirli in una prospettiva culturale, sociale e politica di respiro nazionale ed europeo.
Opere. Oltre a quelle menzionate, l'Elogio biografico più sotto citato ne attribuisce al M. altre, che non è stato possibile reperire. Inedito, secondo coeve testimonianze, è rimasto il corso di lezioni di filosofia del diritto. Secondo un non meglio identificato D. C. (Sull'articolo terzo del regolamento per la nomina dei professori delle regie Università e sul modo in cui fu interpretato ed applicato nell'eseguirsi il concorso per la cattedra di economia e commercio nell'Università di Catania, Palermo 1841) quale sostituto nella cattedra di economia il M. aveva dettato un corso di lezioni proprie - nel 1841 esibite alla commissione di Pubblica Istruzione -, che combinava coi Principj di civile economia di S. Scuderi.
Fonti e Bibl.: Copioso materiale relativo al M. è conservato presso l'Archivio storico dell'Università di Catania, in particolare: Fondo Casagrandi, 623: Incartamenti di lauree 1833; 678: Concorsi a cattedra 1836-1867; 772: Cattedre di giurisprudenza 1827-1881; Registri delle deliberazioni del Consiglio accademico, I (1874-85); Verbali del Consiglio della facoltà di giurisprudenza, I (1860-82). Un profilo del M. è delineato da G. Ardini, Elogio biografico del prof. S. M. senatore del Regno…, in Atti dell'Accademia Gioenia di scienze naturali in Catania, s. 3, XVI (1881), 16 dedicato al Marchese. Si vedano inoltre: necr., in R. Università degli studi di Catania, Discorso inaugurale e Annuario accademico 1880-1881, Catania 1881, pp. 127-130; i saggi di G. Libertini, G. Curcio, C. Naselli in Storia della Università di Catania dalle origini ai giorni nostri, Catania 1934, pp. 287, 295, 318 s., 320, 362, 365, 417, 462 s.; A. Longo, Misterbianco nella storia, Catania 1971, pp. 151-173. In merito al concorso per la cattedra di economia politica del 1841 e al dibattito scientifico che ne derivò, le memorie dei concorrenti e alcuni fra i successivi interventi sono stati raccolti in Sui privilegi in materia di industria. Il concorso di economia del 1841 nell'Università degli studi di Catania, a cura di P. Travagliante, Catania 1994 (v. in particolare Introduzione, pp. VII-IL). Su alcuni aspetti dell'opera scientifica del M.: A. Castro, L'insegnamento della filosofia del diritto nell'Università di Catania, in Riv. internazionale di filosofia del diritto, s. 3, XXXVIII (1961), pp. 319-323; P. Ungari, L'età del codice civile. Lotta per la codificazione e scuole di giurisprudenza nel Risorgimento, Napoli 1967, p. 116 n. 36; M. Condorelli, La cultura giuridica in Sicilia dall'Illuminismo all'Unità, Catania 1982 (poi in Id., Scritti di storia e di diritto, Milano 1996, pp. 516-518, 527 s., 530); A.M. Lisitano, S. M., primo professore di filosofia del diritto nell'Università di Catania, in Studi in onore di Cesare Sanfilippo, IV, Milano 1983, pp. 357-380; M.T. Napoli, La cultura giuridica europea in Italia. Repertorio delle opere tradotte nel secolo XIX, I, Tendenze e centri dell'attività scientifica, Napoli 1987, pp. 29 n. 36, 87, 110, 140, 201, 205; O. Condorelli, S. M. (1811-1880) tra diritto, storia ed economia. Appunti per una biografia, in Diritto e religioni, II (2007), in corso di stampa.