MARCHESI, Salvatore
Nacque a Parma il 2 febbr. 1852 da Napoleone, calligrafo, e da Giovanna Quarantelli. L'influente figura dello zio paterno, Luigi, affermato pittore paesaggista, lo indirizzò verso gli studi artistici. Iscritto all'Accademia di Parma, negli anni 1863-64 seguiva le lezioni di G. Carmignani, profondo conoscitore della pittura francese en plein air. Pur non avendo terminato gli studi, partecipò per la prima volta all'Esposizione della Società promotrice di Parma, presentando il Mulino di S. Spirito (1866: Parma, Galleria nazionale), opera ancora scolastica, connotata da pennellate lisce di colori caldi e ambrati. Nel 1869 all'Esposizione della Società d'incoraggiamento furono premiate due sue opere (Lasagni, 1999, p. 366); mentre nel 1870 all'Esposizione nazionale di belle arti proponeva quattro dipinti (fra i quali Un cortile nel già convento di S. Giovanni della Galleria nazionale di Parma), che mostravano affinità e rimandi al repertorio scenografico caro alla cerchia di Carmignani (Allegri Tassoni). In essi forti sono i punti di tangenza con la produzione dello zio, ma con un più marcato contrasto di luci e ombre, scelta di certo influenzata dalla poetica luministica di macchiaioli come V. Cabianca, presente a Parma proprio in quegli anni. Da allora il M. partecipò assiduamente a esposizioni nazionali (Milano, 1872 e 1881; Napoli, 1877; Torino, 1880, 1884 e 1893; Roma, 1883; Venezia, 1887; Palermo, 1891) e internazionali (Filadelfia, 1876; Parigi, 1878 e 1900; Vienna, 1894) guadagnandosi sempre i favori della critica.
Parallelamente andava costruendo la sua carriera d'insegnante: negli anni 1868-70, infatti, frequentò scuole serali, sostituendo il docente coadiutore di disegno e ornato; diventò assistente della cattedra romana di geometria descrittiva (1871-72) tenuta dal concittadino Guido Dalla Rosa e ottenne l'abilitazione all'insegnamento di disegno industriale (1874).
All'Esposizione di Brera del 1872 erano apparse sue opere con interni di chiese (Saviotti, 1926, p. 18), quadri che, come tutti quelli realizzati negli anni Settanta, puntando su un potente e nuovo chiaroscuro, facevano della prospettiva, sempre più insolita e ardita, l'indiscussa protagonista. Tele come Interno di S. Giovanni a Parma (1873: Milano, Pinacoteca di Brera) o Sotterraneo del duomo di Parma (1875: San Pietro in Cerro, palazzo comunale) mostrano come la lezione dello zio si aggiornasse via via con gli esiti della pittura napoletana (quelli di V. e G. Abbati), prendendo spunto dalla produzione di artisti attivi a Milano quali E. Cavenaghi, D. Pesenti e M. Bianchi, fino a mostrare punti di tangenza con la prima fase della pittura di G. Segantini.
Ritornato a Parma, stringeva rapporti d'amicizia e collaborazione con Stanislao Vecchi, docente di geometria proiettiva e descrittiva nell'ateneo parmense, interessato, come il M. (De Gubernatis, 1906, p. 278) ai problemi prospettici e al rapporto tra arte e scienza. Dopo aver proposto senza successo la propria candidatura per la cattedra di prospettiva all'Accademia veneziana, rifiutò di trasferirsi presso l'istituto tecnico di Foggia (1877), stabilendosi a Brescia (1881-85) per l'incarico di professore di disegno industriale nella locale scuola di disegno per arti e mestieri.
La pittura di questi anni è levigata e stesa con tocchi rapidi. Gli spazi, sagrestie e ambienti conventuali, costruiti con tagli prospettici anticonvenzionali, sono pretesto per ritrarre sacerdoti, suore e chierichetti, sorpresi e assorti in profonde letture o intenti in più umili e quotidiane occupazioni. Riflessi di sole (1880-85: Parma, Accademia di belle arti), Prime note (1884: Trieste, Museo civico Revoltella), In sacrestia (1885: Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo) o Solitudine (1886-87: Parma, Galleria nazionale) sono solo alcune delle tante istantanee dal sapore scapigliato, in cui la presenza umana si carica di un valore atemporale e quasi aneddotico, mentre l'infinito repertorio di suppellettili religiose che popola quei segreti spazi è studiato con la passione di antiquario.
Al 1886, anno della sua partenza per Palermo, risale la pubblicazione del trattato Principi fondamentali di prospettiva lineare con nuovo metodo che ha lo scopo di condurre l'artista sul vero (Parma 1886), testo tecnico che già nel titolo sottolinea la profonda fiducia riposta dal M. nella matematica. Nella città siciliana il pittore geometra trascorse trentasei anni fecondi sia dal punto accademico (cattedra di disegno geometrico e architettonico alla scuola d'arte applicata all'industria; insegnante presso la scuola di disegno professionale del r. albergo delle povere e presso il r. istituto di belle arti, di cui diverrà professore emerito nel 1924), sia artistico. Tra le prime opere dipinte sull'isola si ricordano Ultimo superstite (ante 1887: Palermo, palazzo comunale) e Chiostro del duomo di Monreale (1898-1900: Parma, Galleria nazionale), tele in cui la tavolozza dell'artista emiliano sintetizza con virtuose pennellate di colori magri e specchianti, i caldi cromatismi del Sud. Tra il 1908 e il 1922 il M. abbandonò gli interni per dedicarsi ai paesaggi (Copertini, 1952, p. 102): le vedute palermitane realizzate in questi anni (conservate a Parma in collezione private, ripr. in Luigi e S. Marchesi…, pp. 174-179), oltre a ricordare esiti di pittura impressionista e macchiaiola, hanno le pennellate abbreviate, rapide e corpose dei paesaggisti locali (A. Leto e F. Lojacono).
La sua lunga carriera d'insegnante si concluse nel 1920: due anni dopo il palermitano d'elezione (nominato cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia nel 1890), tornava a Parma. L'ultima fase della sua produzione artistica è caratterizzata da un'ingente presenza di acquerelli i cui soggetti, paesaggi e figure, sono assegnabili all'estrema fase palermitana e al rientro emiliano, quando il M. ricominciò a fissare sulle tele scorci della sua città o interni di chiese della collina parmense (Interno del duomo di Berceto, 1922-25: Bologna, Pinacoteca nazionale). Con la tecnica dell'acquerello il M. siglò opere che raffigurano per lo più architetture di epoca arabo-normanna immerse in una rigogliosa vegetazione selvaggia, già più volte fissate sulle tele (Chiostro della chiesa di S. Giovanni degli Eremiti di Palermo, Tetto della cattedrale di Palermo, Veduta dell'Orto botanico, 1908-22: Parma, collezione privata, ripr. Luigi e S. M. …, pp. 196-199), ma riproduce anche le rarefatte e tanto amate atmosfere di interni sacri (Chiesa della Catena a Palermo, ante 1905: Palermo, collezione privata, ripr. ibid., p. 195 o Avanti e indietro mentre detta, ante 1910: Bologna, Pinacoteca nazionale) e si cimentò in intensi ritratti (Ritratto di fanciulla allo specchio, 1922; Ritratto di Teresa Giovanardi Corradi Cervi, 1923-25: Parma, collezione privata, ripr. ibid., p. 202) legati a quello studio del vero tanto promosso dal Circolo artistico palermitano (il M. ne fu eletto presidente nel 1913), teso a promuovere anche immagini di costume (Donna con ventaglio, Donna con scialle, Berbero con lancia, 1890-1910, e Pierrot, 1900-20: Parma, collezione privata, ripr. ibid., pp. 67, 188-193).
Nel 1925 a Parma tenne una personale presso il ridotto del teatro Regio: ma è di certo con la mostra di Busseto dell'anno seguente che il nome del M. ottenne la giusta e definitiva consacrazione di uno tra i migliori pittori di prospettiva.
Il M. morì a Parma il 27 marzo 1926.
Fonti e Bibl.: A Parma, nell'Archivio Salvatore Marchesi, presso gli eredi, si conserva un nutrito nucleo di documenti appartenuti al M., ordinati dal nipote Ettore. Si veda inoltre: Parma, Soprintendenza ai beni artistici e storici, E. Scarabelli Zunti, Documenti e memorie di belle arti parmigiane dal secolo XII al 1893 (ms. XIX sec.), X (1850-93), cc. 85-89; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti viventi, Firenze 1906, p. 278; G. Saviotti, Artisti parmensi dell'Ottocento, in Aurea Parma, X (1926), 1, pp. 18-22; G. Copertini, La mostra retrospettiva dei pittori S. M. e Giuseppe Bricoli, in Parma per l'arte, II (1952), pp. 100-104; G. Allegri Tassoni, La Società di incoraggiamento agli artisti degli Stati parmensi, in Arch. stor. per le provincie parmensi, XXXVI (1984), pp. 553 s.; La pittura in Italia. L'Ottocento, I, Milano 1991, p. 268; Luigi e S. Marchesi. Suggestioni di luce nell'Ottocento italiano (catal.), a cura di G. Sodi - C. Mingardi, Parma 1998, pp. 67, 174-179, 188-193, 195-199, 202; R. Lasagni, Diz. dei Parmigiani, III, Parma 1999, pp. 366-374; L. Viola, M. S., in Galleria nazionale di Parma. Catalogo delle opere. L'Otto e il Novecento, a cura di L. Fornari Schianchi, Milano 2001, pp. 196-199; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 64.