PUGLISI, Salvatore Maria
Studioso di preistoria, nato a Catania il 13 giugno 1912, morto a Roma il 2 aprile 1985. Dopo aver compiuto gli studi universitari a Roma, e aver frequentato la Scuola archeologica ad Atene, entrato a far parte dell'amministrazione dell'Antichità e Belle Arti, lavorò presso le Soprintendenze della Lombardia, della Sardegna, delle Marche (a lui è dovuto l'allestimento della sezione preistorica del Museo Nazionale di Ancona), svolgendo contemporaneamente ricerche archeologiche in Italia e in Africa settentrionale. A partire dagli anni Sessanta iniziò il suo insegnamento presso l'università di Roma, dove tenne per oltre vent'anni la cattedra di Paletnologia e, con una visione interdisciplinare, si preoccupò dell'istituzione di insegnamenti intesi a completare e arricchire la paletnologia, quali la protostoria europea, l'etnografia preistorica dell'Africa, l'ecologia preistorica, la preistoria del Vicino e Medio Oriente, la storia del Vicino Oriente Antico. In occasione del Congresso internazionale di preistoria e protostoria del 1962, allestì il Museo delle Origini, situato nella facoltà di Lettere dell'università di Roma, validissimo supporto didattico e centro di ricerca scientifica.
Dopo una serie di articoli e saggi sulla preistoria italiana, pubblicò La civiltà appenninica. Origine e sviluppo delle comunità pastorali in Italia (1959), la sua opera più completa, nella quale meglio si può cogliere la ricchezza degli spunti interpretativi e il rigore metodologico. La sua ricostruzione dell'età del Bronzo in Italia, attraverso studi sulla sussistenza, l'ergologia, l'ambiente, i rapporti sociali ed economici dei gruppi, rappresenta tuttora una tappa fondamentale nella storia degli studi. In quest'opera confluiscono le numerose esperienze di ricerca sul terreno, che caratterizzano P. come archeologo ''militante'': tra i suoi più importanti scavi, sono da ricordare quello sul Palatino, che mise in luce un abitato di capanne della prima età del Ferro (Gli abitatori primitivi del Palatino attraverso le testimonianze archeologiche e le nuove indagini stratigrafiche sul Germalo, in Mon. Ant. Lincei, 41, 1951; Scoperta di tombe arcaiche nel Foro Romano, in Riv. Scienze Preistoriche, 8, 1-2, 1953); quello del sito eneolitico di Conelle di Arcevia (Marche), che, configurandosi come scavo-scuola, fu campo di esercitazione per gli studenti di paletnologia per oltre un decennio; quello di Coppa Nevigata (Puglia), con la sua imponente stratigrafia dal Neolitico al Bronzo (Industria microlitica nei livelli a ceramica impressa di Coppa Nevigata, in Riv. Scienze Preistoriche, 10, 1955). P. fu tra i primi ad avvalersi di tecniche di scavo estremamente raffinate: l'attenzione al processo di deposizione stratigrafica, l'uso delle surveys come indispensabili componenti della ricerca sul terreno, l'approccio interdisciplinare nel recupero dei dati paleoambientali, ne fanno un precursore di metodologie oggi universalmente praticate. Altrettanto importanti le sue ricerche in Turchia (Malatya), svolte in collaborazione con A. Palmieri (Missione Archeologica Italiana a Malatya, in Oriens Antiquus, 6, 1967, pp. 309 s.; 7, 1968, pp. 127 ss.), in Egitto, in Sudan e nel Sahara libico, che affrontano sia i temi dell'urbanizzazione, sia quelli, relativi a momenti più antichi, del passaggio da un'economia di caccia/raccolta a un'economia di produzione, temi tuttora di grande attualità.
Tra le sue molteplici iniziative va ricordata la fondazione della rivista Origini, il cui obiettivo era quello di indagare i processi culturali più che i singoli dati tipologici, l'integrazione della ricostruzione archeologica con i dati naturalistici: preistoria e protostoria vi sono intese "come studio sulla formazione delle civiltà antiche e non solamente come documentazione di momenti e situazioni culturali che si collocano anteriormente alla storia".