MINOCCHI, Salvatore
– Nacque a Ortignano Raggiolo (Arezzo) il 26 ag. 1869 da Giacinto e Agnese Donati. A seguito della morte del padre, quando il M. aveva soltanto sei mesi, e delle seconde nozze della madre, venne affidato allo zio, don Dionisio Minocchi – parroco a Decimo, presso San Casciano Val di Pesa – che lo educò rigidamente, indirizzandolo alla lettura dei classici, da Ovidio a Dante ad A. Manzoni, alle Mie prigioni di S. Pellico, per poi avviarlo, nel 1880, al seminario di Fiorenzuola, nell’Appennino tosco-emiliano.
Il M. visse con insofferenza la permanenza in quel seminario poco accogliente, che nelle sue memorie definì «una tomba» e una «prigione».
Dopo tre anni si trasferì nel convitto ecclesiastico Calza, a Firenze, dove frequentò il seminario arcivescovile. Vi rimase fino al 1888. Fu un periodo difficile per il M., che non aspirava alla carriera ecclesiastica e non sentiva il richiamo di una ferma vocazione. Nel 1888 a Roma, in occasione del giubileo sacerdotale di Leone XIII, venne ricevuto in udienza dal pontefice, le cui parole contribuirono a destare in lui l’interesse per gli studi biblici. Nello stesso anno si trasferì a Roma, presso il collegio Capranica, frequentando gli studi teologici all’Università Gregoriana.
La presenza di insigni docenti quali G. Mattiussi, G. Bucceroni, il p. E. De Augustinis, il p. L. Billot e il vivace ambiente della Roma cattolica di Leone XIII, così ricca di fermenti e di stimoli, alimentarono il desiderio del M. di approfondire gli studi teologici. Influirono non poco sulla sua formazione l’insegnamento di G.B. De Rossi, studioso di archeologia cristiana, e la lettura degli studi biblici di A. Loisy, conosciuto grazie a G. Mercati, suo compagno di corso e futuro cardinale.
A turbare il M., dopo un anno proficuo di studi, venne la lettura di Ultima critica. La filosofia delle scuole italiane (Milano 1889) di Ausonio Franchi (pseudonimo di Cristoforo Bonavino).
L’autore, dopo aver lasciato l’abito talare e aderito a posizioni atee e razionaliste, era rientrato nella Chiesa assumendo atteggiamenti integralisti, con attacchi violenti nei confronti di A. Rosmini.
Il libro di Franchi mise in crisi il M., suscitando, tra il settembre 1889 e il marzo 1890, forti dubbi sulla sua vocazione, tanto da far emergere in lui la decisione di abbandonare la strada del sacerdozio. Questa ipotesi venne fortemente contrastata dallo zio, don Dionisio, dalla sorella suora, Annunziata, e dalla madre, che lo convinsero a proseguire la carriera ecclesiastica. Il 27 giugno 1891 conseguì la laurea alla Gregoriana e il 2 apr. 1892 venne ordinato sacerdote a Firenze dall’arcivescovo cardinale A. Bausa.
La crisi che aveva attraversato incise, tuttavia, sui suoi orientamenti culturali, portandolo da un lato a rifiutare il tomismo e dall’altro ad accentuare il suo spirito critico e il desiderio di rinnovamento negli studi teologici.
Nell’autunno del 1892 si iscrisse ai corsi di lingue orientali nell’Istituto di studi superiori a Firenze, dove seguì gli insegnamenti di lingua araba, siriana ed ebraica, acquisendo gli strumenti filologici necessari per intraprendere con metodo nuovo gli studi biblici.
A rafforzare nel M. questo orientamento venne, il 18 nov. 1893, l’enciclica di Leone XIII, Providentissimus Deus, che invitava gli studiosi cattolici a coltivare gli studi biblici con adeguata preparazione e con senso critico, competenza scientifica e attenzione ai nuovi indirizzi negli studi storico-religiosi.
Nel 1895 il M. pubblicò il suo primo lavoro scientifico, I Salmi tradotti e commentati dal testo originale con appendice di canti babilonesi ed egiziani (Firenze).
La pubblicazione ebbe il sostegno del cardinale Bausa, il quale, tuttavia, non aveva mancato di ammonirlo sui pericoli insiti nell’argomento da lui affrontato; il lavoro venne rivisto dal suo maestro alla Gregoriana, p. E. Gismondi, ed ebbe il nihil obstat per la pubblicazione. Per il commento, il M. utilizzò prevalentemente autori tedeschi e luterani quali H.G. Ewald, F. Delitzsch e F. Baetghen.
Il 10 marzo 1896, in collaborazione con G. Mercati, diede vita alla Rivista bibliografica italiana, con l’obiettivo di offrire un giudizio critico sulle più importanti pubblicazioni italiane e straniere, soprattutto studi sacri e letterari, e di rinvigorire la cultura religiosa dei cattolici italiani.
Nell’ambito della Rivista il M. si occupò prevalentemente di questioni bibliche, mentre Mercati poneva la sua attenzione sull’antica letteratura cristiana, ma vi trovarono spazio anche altri argomenti di storia ecclesiastica, sull’antico Oriente, opere di argomento filosofico, sociale e artistico; tra i collaboratori troviamo figure di primo piano nel campo degli studi religiosi, quali A. Mercati, U. Fracassini, G. Genocchi, G. Semeria, P. Vigo. La pubblicazione conobbe un iniziale giudizio positivo da parte dello stesso Leone XIII che, tramite il suo segretario di Stato, M. Rampolla del Tindaro, incoraggiò l’iniziativa e manifestò la speranza che la nuova rivista potesse contribuire «alla vittoria dell’ideale cristiano nell’età moderna».
Nel luglio 1897, a seguito di difficoltà finanziarie con l’editore, il M. fu costretto a sospendere le pubblicazioni, che vennero tuttavia riprese il 10 genn. 1898, presso l’editore G. Flori di Pistoia, grazie all’aiuto del marchese M. da Passano, direttore de La Rassegna nazionale. Alla fine del 1899 il M. decise di lasciare la direzione della Rivista bibliografica, affidandola a un suo collaboratore, G. Ciardi-Duprè, che aveva conosciuto all’Istituto superiore di Firenze.
A spingere il M. ad abbandonare il suo periodico aveva contribuito non poco la delusione da lui provata a seguito delle difficoltà incontrate nella stesura di una versione del Nuovo Testamento, che egli aveva elaborato sull’onda delle suggestioni raccolte nel corso del IV congresso scientifico dei cattolici svoltosi a Friburgo nell’agosto del 1897, dove erano emersi nuovi orientamenti nel campo delle scienze esegetiche bibliche, grazie ai contributi di F. von Hugel, M.J. Lagrange e Semeria. Non appena il M. diffuse la versione dei primi due capitoli del Vangelo di Luca, gli venne richiesto dal vicario generale dell’arcivescovo di Firenze di evitare ogni pubblicazione non approvata da una commissione di teologi romani. Riuscì a portare a termine il lavoro (Il Nuovo Testamento tradotto e annotato, Roma 1900), dovendo però subire la severa revisione dei suoi censori, che gli imposero la traduzione dalla Volgata anziché dai testi originali.
Notevolmente provato da questa vicenda, il M. preferì orientare la sua attenzione di studioso sul francescanesimo, con alcuni saggi apparsi tra il 1899 e il 1905.
Tra questi si ricordano: La «legenda trium sociorum». Nuovi studi sulle fonti biografiche di s. Francesco d’Assisi, Firenze 1900; Le mistiche nozze di s. Francesco e Madonna Povertà, ibid. 1901; La questione francescana, Torino 1902; La Leggenda antica. Nuova fonte biografica di s. Francesco d’Assisi tratta da un codice vaticano, Firenze 1905.
Ma il suo interesse per gli studi biblici riemerse con forza nel 1900, quando, in maggio, venne annunciato il programma di una rivista che si poneva l’obiettivo di «pubblicare una serie di studi archeologici, filologici, storici, sociali, artistici», che dovevano dare «un’idea generale, possibilmente esatta e compiuta del pensiero religioso moderno» (Studi religiosi, I [1901], p. 2); tra i firmatari del programma, accanto al M., figurano i nomi di Fracassini, Semeria, R. Murri, T. Gallarati-Scotti, G. Salvadori. Nel gennaio 1901 Studi religiosi cominciò le pubblicazioni, con il sottotitolo Rivista critica e storica promotrice della cultura religiosa in Italia.
Nell’articolo di presentazione il M., sottolineando lo stato di arretratezza delle scienze religiose in Italia, indicò tra i compiti della rivista l’uso di un metodo storico-critico, pur nel rispetto della tradizione. Nonostante la prudenza che il M. cercò di usare per evitare critiche e attacchi da parte degli ambienti più tradizionalisti del cattolicesimo italiano, non mancarono pesanti rilievi nei suoi confronti; il primo attacco alla nuova rivista venne da La Civiltà cattolica dove si affermava che il metodo seguito dal M. non poteva «essere accettato», in quanto non promuoveva «l’apologia della fede» (Il nuovo periodico fiorentino «Studi religiosi», 16 febbr. 1901, pp. 450-464); un altro seguì (Visita di due sacerdoti cattolici a L. Tolstoi, ibid., 5 sett. 1903, pp. 594 s.), dopo un articolo del M. ne Il Giornale d’Italia (Visita a L. Tolstoi a Jasnaja Poljana, 14 ag. 1903), nel quale egli riferiva le sue impressioni su un lungo colloquio avuto, insieme con p. Semeria, con Tolstoj, nel luglio 1903. Nel suo articolo il M., tra l’altro, definiva i dogmi «una scienza derivata dal pensiero degli uomini a norma di una cultura che varia col variare dei tempi».
Ricevuto in udienza dal nuovo pontefice Pio X, il 3 maggio 1905, il M. fu invitato, insieme con i collaboratori di Studi religiosi, a «difendere la verità dogmatica della Bibbia» e, riferendo nella rivista l’incontro con il papa, egli manifestò la sua volontà di «stabilire tra il dogma perenne e la scienza perfettibile una nuova armonia» (S. Pio X e gli «Studi religiosi», in Studi religiosi, V [1905], p. 209). Due anni dopo i provvedimenti seguiti alla pubblicazione dell’enciclica Pascendi Dominici gregis (8 sett. 1907), tendenti a eliminare il fenomeno modernista, definito «nuova eresia», costrinsero il M. a sospendere le pubblicazioni della rivista.
Nel suo articolo di congedo egli definì questa decisione come un «libero e volontario atto di ossequio e di obbedienza all’autorità costituita nella Chiesa e sulla Chiesa». Aggiunse che la cessazione della rivista imponeva di «raccogliersi e riflettere […] come Iddio vuole nella nostra coscienza» (Dopo sette anni, in Studi religiosi, VII [1907], pp. 741, 746).
Esaurita l’esperienza di Studi religiosi, il M. riprese i suoi studi sulla Genesi, presentando le bozze della prima parte del suo lavoro, il 4 genn. 1908, all’ufficio di censura della curia fiorentina. Il successivo 9 gennaio tenne una conferenza presso la Biblioteca filosofica, una società teosofica di Firenze, sul tema «Il paradiso terrestre e il dogma del peccato originale», sostenendo che «dopo tante scoperte e dimostrazioni delle scienze teologiche, antropologiche e storiche» non era «più possibile in verun modo» dare «il valore di storia ai due capitoli della Genesi», che a suo avviso assumevano un valore simbolico (cfr. La Nazione, 20 genn. 1908). Il 22 gennaio il M. venne convocato presso la curia, dove gli fu intimata la sospensione a divinis qualora non avesse ritrattato le sue affermazioni: il M. rifiutò di sconfessare quelle che lui riteneva «verità scientifiche». Il 24 gennaio la curia fiorentina gli negò il nihil obstat per la pubblicazione della prima parte del suo studio sulla Genesi. Cominciava per il M. un periodo travagliato.
Gli scrissero, solidarizzando con lui, significative figure della cultura cattolica, quali E. Buonaiuti, Fracassini, F. Mari, Murri, U. Vincent, F. von Hugel, G. Tyrrel. Da esponenti della gerarchia ecclesiastica gli vennero inviti alla prudenza che il M. non ascoltò, replicando a Milano la conferenza incriminata e decidendone la pubblicazione (L’enigma della Genesi nel pensiero antico e moderno, Firenze 1908).
L’esito finale di questa difficile fase fu, il 22 ott. 1908, la decisione del M. di deporre l’abito ecclesiastico.
In una lettera indirizzata al direttore del Giornale d’Italia, il M. dichiarava di essersi rifiutato di sottoscrivere una «volgare ritrattazione», destinata a suscitare quegli equivoci che «sono la piaga del cattolicesimo» (25 ott. 1908); nello stesso anno uscì La Genesi con discussioni critiche (Firenze).
La situazione in cui il M. venne a trovarsi lo pose in un contesto lavorativo ed esistenziale nuovo. Come ha sottolineato il suo maggiore biografo A. Agnoletto, «l’interpretazione del cristianesimo in senso sociale, l’interesse sempre vivo per i problemi ed i movimenti a sfondo religioso, l’attività universitaria come ebraista e, con questo connesso, l’impegno giornalistico sono, in sintesi, i diversi aspetti che contraddistinguono la sua vita fino alla morte» (1964, p. 184).
Iniziò una intensa e vivace collaborazione a giornali e periodici di ispirazione laica e socialista, Avanti!, Il Lavoro e soprattutto La Voce di G. Prezzolini, nella quale pubblicò articoli destinati a suscitare contrasti e polemiche, come Il prete ammogliato (dicembre 1908), La crisi del clero (gennaio 1909), Perché muore il cattolicismo (febbraio 1909) e L’equivoco modernista (marzo 1909), che segnò la rottura con il movimento modernista.
Secondo il M. l’equivoco del modernista andava ricercato nel fatto che «egli accetti gli antichi credo e la messa qual è, internamente poi limitandosi a dar loro un significato nuovo per mettersi in pace col pensiero moderno». Non era possibile negare i dogmi e poi accettarne le conseguenze, vale a dire i riti e i sacramenti. Ne seguì una polemica con Tyrrel che, ne Il Rinnovamento (In difesa dei modernisti, 1909, n. 2), contestò al M. l’idea che fosse impraticabile un’azione rinnovatrice all’interno della Chiesa, accusandolo di non essere modernista e di pensare «scolasticamente su molti punti». Un’ulteriore polemica il M. condusse con Murri, accusando il movimento della Lega democratica nazionale di confusionismo – in quanto voleva tenere uniti fede e cultura, cattolicesimo e democrazia, tradizione e modernità, autorità e libertà – e definendo Murri modernista per il pubblico e cattolico fra i modernisti.
Il 21 luglio 1911 il M. sposò Flavia Corradina Cialdini, con cui ebbe due figli, Uriele nata nel 1912 e Sigieri nel 1917. Nelle elezioni del 1913 si presentò candidato per i liberali nella circoscrizione di Grosseto, senza risultare eletto. Negli stessi anni ebbe inizio la sua carriera di docente universitario.
Libero docente in lingua e letteratura ebraica dal 1901, nel novembre 1909, nonostante il parere contrario del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, il ministro L. Ravà gli consentì di ricoprire l’incarico di lingua e letteratura ebraica presso l’Università di Pisa. Nel 1915 partecipò al concorso per la cattedra di storia del cristianesimo presso l’Università di Roma, assegnata a Buonaiuti, non riuscendo a entrare nella terna degli idonei. Nel 1921 il ministro G. Gentile gli tolse l’insegnamento all’Università di Pisa, dove tornò nel 1925 come incaricato di storia delle religioni. Le sue difficoltà a entrare stabilmente nella carriera accademica furono determinate anche dalla clausola del concordato del 1929 che prevedeva (art. 5) il divieto per lo Stato di assumere «sacerdoti apostati o irretiti da censura» in un insegnamento o in un ufficio a contatto con il pubblico. Questa norma, tra l’altro, gli precluse nel 1935 la possibilità di ottenere la cattedra di storia delle religioni presso l’Università di Milano.
L’8 genn. 1937, ritenendo che il gesto potesse essere gradito a Pio XI, decise di abbandonare l’insegnamento. Nel febbraio 1937 fu assunto presso la soprintendenza dell’Arte medievale e moderna della Toscana, dove rimase sino al 1938 per raggiunti limiti di età. Tornato all’insegnamento universitario con l’incarico di lingua e letteratura ebraica presso l’Università di Firenze, vi rimase sino al 1940. Privo di mezzi di sostentamento, per sopravvivere, nel gennaio 1942, decise di entrare come avventizio presso la soprintendenza alle Gallerie di Firenze.
Negli anni successivi alla sua uscita dalla Chiesa il M. continuò i suoi studi e le sue ricerche.
È del 1914 la pubblicazione di un’opera di particolare interesse, Il Panteon. Origini del cristianesimo (Firenze 1914), nella quale ripercorre la storia delle origini e il problema dell’essenza del cristianesimo, definendo la divinità di Cristo «il risultato ovvio della tendenza a concretare in un uomo realmente vissuto la fede universale che fino allora volgevasi intorno a puri simboli, la cui reale inconsistenza troppo chiara appariva ad un Giudeo» (p. 86). Seguirono altri studi quali La religione come scienza storica (Roma 1923), Eva (ibid. 1926) e Pia dei Tolomei (ibid. 1927). Nel 1937 pubblicò Il poema sacro. Guida storico religiosa alla Divina Commedia (Bari), che era la sintesi di una più ampia e approfondita ricerca rimasta inedita.
Gli ultimi anni della sua vita – ulteriormente rattristati dalla scomparsa del figlio Sigieri, morto nella battaglia di Sīdī al-Barrānī in Libia il 12 dic. 1940 – sono caratterizzati anche dal desiderio di riprendere i rapporti con le autorità ecclesiastiche, soprattutto attraverso la mediazione del suo vecchio amico G. Mercati, divenuto cardinale, nonché dell’arcivescovo di Firenze, E. Dalla Costa; ma l’ipotesi di dover rinnegare le sue idee e la sua famiglia fece riemergere in lui l’antico orgoglio e lo fece desistere.
Il M. morì il 13 ag. 1943, a Travale di Montieri (Grosseto), dove si trovava per un periodo di vacanza, rifiutando l’assistenza religiosa.
Un elenco degli scritti editi e inediti del M. si trova in: A. Agnoletto, S. M. Vita e opera (1869-1943), Brescia 1964, con una appendice di lettere e documenti. Tra gli scritti editi del M., oltre a quelli citati nel testo, vanno ricordati: Gli inni di Mosè e Debora. Tradotti e commentati dall’ebraico, Milano 1896; Il nome di Maria, Firenze 1897; Il Cantico dei cantici di Salomone. Tradotto e commentato con uno studio sulla donna e l’amore nell’antico Oriente, Roma 1898; Per la Manciuria a Pechino. Racconto di viaggio (ottobre 1903), Firenze 1904; Storia dei salmi e dell’idea messianica, ibid. 1904; Le profezie di Isaia, con una lettera del card. Svampa, tradotte e commentate, Bologna 1907; L’ombra di Dante, Firenze 1921; Gli italiani in Russia e Siberia, ibid. 1933; La vita e il pensiero di Sigieri Minocchi, ibid. 1943.
Fonti e Bibl.: Una parte delle carte del M., tra le quali le sue memorie (Memorie semplici o Memorie della mia vita) e gli appunti manoscritti per il secondo volume del Panteon e per La storia del Poema sacro sono conservati nella Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Un’altra parte del suo archivio si trova presso il Centro studi per la storia del modernismo dell’Università di Urbino. Tra le fonti edite significative: Le «Memorie di un modernista» di S. M., estratto a cura e con premessa di F. Gabrieli, in Ricerche religiose, XIX (1948), pp. 148-168; e soprattutto Memorie di un modernista, a cura di A. Agnoletto, introduzione di M. Ranchetti, Firenze 1974. Si veda ancora: necr. in Il Ponte, settembre 1946, pp. 833 s. (F. Gabrieli). B. Croce, Insegnamenti cattolici di un non cattolico. B. Croce a S. M., in Il Giornale d’Italia, 13 ott. 1907; O. Savio, La sospensione «a divinis» di S. M., in La Vita religiosa, I (1908), 3-4, pp. 229-338; G. Pestelli, S. M. sarà scomunicato?, in La Stampa, 25 genn. 1911; F. Rubbiani, Anime religiose: S. M., in Conscientia, 11 ott. 1924; G. Martini, Uomini e cose di ieri e di oggi: dalle «Memorie di un modernista» di S. M., in Itinerari, VIII (1961), 47-48, pp. 29-52; G. Rinaldi, La cultura cattolica nell’età leoniana. Gli studi biblici, in Aspetti della cultura cattolica nell’età di Leone XIII, a cura di G. Rossini, Roma 1961, pp. 649-665; P. Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, Bologna 1961, ad ind.; A. Agnoletto, Le «memorie inedite» di S. M.: contributo alla storia del modernismo, in Bollettino della Società di studi valdesi, LXXXII (1962), 111, pp. 56-66; M. Ranchetti, Cultura e riforma religiosa nella storia del modernismo, Torino 1963, ad ind.; A. Agnoletto, S. M. Vita e opera …, cit.; P. Scoppola, Coscienza religiosa e democrazia nell’Italia contemporanea, Bologna 1966, pp. 218-222; Il modernismo toscano. Variazioni e sintomi, a cura di L. Bedeschi, in Fonti e documenti, 1981, n. 10, pp. 11-130; G. Prezzolini e il dibattito modernista, a cura di A. Botti, ibid., pp. 274-288; M., il modernismo e la questione francescana, a cura di L. Bedeschi, ibid., 1982-83, n. 11-12, pp. 293-360; M. Tagliaferri, «L’Unità cattolica». Studio di una mentalità, Roma 1993, pp. 136-138; L. Bedeschi, Il modernismo italiano. Voci e volti, Cinisello Balsamo 1995, ad ind.; E. Campanelli - E. Insabato, Guida agli archivi delle personalità della cultura in Toscana tra ’800 e ’900, Firenze 1996, pp. 402-404; G. Sale, «La Civiltà cattolica» nella crisi modernista (1900-1907), Milano 2001, ad ind.; E. Moro, La «Rivista bibliografica italiana» (1896-1898) di S. M., tesi di laurea, Università di Lecce, a.a. 2003-04; Dizionario storico del Movimento cattolico in Italia. 1860-1980, II, I protagonisti, Casale Monferrato 1982, II, sub voce.
F. Malgeri