JANER, Salvatore Pietro
, Nacque a Livorno il 29 marzo 1784 da Salvatore, cittadino spagnolo originario di Mataró in Catalogna, e da Margherita di Lorenzo Nardini, di Livorno. Il 1° aprile fu battezzato nella cattedrale cittadina. Gli Janer avevano già da alcuni anni eletto la città labronica a centro dei propri affari.
Della vita dello J., soprattutto negli anni giovanili, si hanno poche notizie. Subì comunque l'influenza delle origini catalane del padre e fin da piccolo mostrò vivo interesse per la cultura spagnola, di cui affermava aver assimilato i valori più profondi. Nel 1814, dopo la parentesi napoleonica, in occasione delle celebrazioni organizzate a Livorno per la restaurazione del governo lorenese, fu incaricato dalle locali autorità di preparare le celebrazioni per il passaggio del granduca Ferdinando III. Venne anche nominato rappresentante della Spagna in seno alla Camera di commercio cittadina.
Dopo numerosi viaggi in Germania, Francia e Spagna, il 25 maggio 1822 sposò l'allora diciottenne livornese Teresa Maria, figlia di Filippo Santoro. La coppia, che mantenne la residenza a Livorno, ebbe un figlio, Luigi Eugenio, nato il 23 genn. 1825, che in seguito, divenuto archivista, ebbe una certa notorietà per aver ricondotto e ordinato negli archivi della Biblioteca cittadina carte e documenti di personaggi livornesi prima non conosciute.
Pur di carattere eclettico e con molteplici interessi, lo J. si trovò spesso al centro di intraprese commerciali, dalle quali tuttavia non riuscì a ottenere grande fortuna. Al contrario, per la natura libertaria e la vocazione patriottica che sembravano informare ogni sua attività, nei primi anni Venti dell'Ottocento si trovò al centro di una fitta rete di relazioni tra esuli, commercianti e letterati patrioti comprendente numerosi personaggi, non solo livornesi, che animavano la scena - ancora sommersa - dell'opposizione politica ai governi restaurati.
In particolare aveva stretto sincera amicizia con Giuseppe Gargantini, esule a Lugano e del quale, durante gli anni 1821-23, divenne uno dei referenti nel Granducato di Toscana. Anche più intensa e profonda appare la relazione con Fiorenzo Galli, patriota piemontese rifugiato e combattente in Spagna, già agli inizi del 1822 compilatore, con B.C. Aribau, della rivista catalana El Europeo. La loro corrispondenza si infittì quando Galli, rifugiatosi a Roma dopo la sconfitta del governo costituzionale spagnolo, decise di recarsi a Londra; lo J., che condivideva con lui ideali e aspirazioni patriottici, divenne l'unico suo punto di riferimento italiano. Fu egli a smistarne la posta verso lo zio Francesco Galli, vicerettore del collegio Clementino di Roma, e non fornì all'amico solo aggiornamenti sulla vita dei conoscenti comuni, ma anche e soprattutto inviò importanti informazioni, spunti e componimenti per mantenere attiva, all'interno della rete degli esuli militanti, la circolazione delle idee di libertà. Per lo J., come per moltissimi altri scrittori del momento, il ricorso alla letteratura era pertanto al tempo stesso lo strumento per manifestare il proprio impegno civile e il mezzo per aggirare le invadenti censure austriacanti.
Verso la fine degli anni '20 lo J. era a pieno titolo un componente della "comunità degli scrittori" che agitava gli Stati restaurati, e la letteratura militante costituiva per lui la via per partecipare. Proprio in quegli anni entrò in contatto con il già noto livornese F.D. Guerrazzi, allora all'opera per fondare a Livorno il foglio mazziniano L'Indicatore livornese; Guerrazzi lo invitò alla "seduta che si te[nne] il 4 dicembre [1828] […] nelle stanze del Gabinetto Scientifico Letterario […] per la formazione del noto Giornale" (Guerrazzi allo J., 2 dic. 1828). Sempre in quegli anni lo J. si segnalò per una nuova traduzione dall'inglese (una era già apparsa a Venezia nel 1803) di un'opera di Elizabeth Robinson Montagu: Saggio sugli scritti e sul genio di Shakespeare, paragonato ai poeti drammatici greci e francesi, con alcune considerazioni intorno alle false critiche del sig. de Voltaire. Opera di Mad. Montagu. Traduzione dall'inglese di S.P. Janer, Firenze 1828. Il Saggio, che incontrò un certo successo nella penisola, fu recensito nella fiorentina Antologia (1828, vol. XXXI, sez. C, pp. 162 s.) da N. Tommaseo, che sottolineò come lo J. avesse tradotto "con diligente e felicissimo accorgimento". Poco dopo, nel 1831, lo J. compariva ancora sulle pagine della rivista (Della Catalogna e della sua lingua. Lettera Ia di S.P. J. ad uno degli estensori dell'Antologia, 1831, vol. XLIII, sez. C, pp. 49-63). In questo lungo scritto, solo in apparenza descrittivo, ricorse all'espediente della forma epistolare per trattare temi politici. Narrando della storia della Catalogna, enfatizzò il valore che, al di là delle occupazioni straniere, aveva avuto per la Spagna il saper mantenere sempre i "suoi stati particolari che dividevano col sovrano il potere legislativo". Nello stesso anno, in una lettera a G.P. Vieusseux, proponeva di raccogliere in un fascicolo gli articoli di Mazzini apparsi sulla rivista, e gli chiedeva informazioni sul manifesto della Giovane Italia.
Per le frequentazioni e le posizioni libertarie, non sempre tollerate dalle autorità di polizia, nel 1832 venne anche arrestato come facente parte di una società segreta che, secondo notizie fatte circolare ad arte da numerosi delatori, avrebbe puntato alla creazione di un governo locale provvisorio. Le notizie erano in larga parte false; nondimeno, anche a seguito del fallimento di alcune sue attività commerciali "per non aver saputo fare le temperate spese", lo J. si trovò nella necessità di lasciare Livorno. Nel 1833 celebrò con una canzone la vittoria che Charles Napier, ammiraglio inglese al servizio del partito liberale di dom Pedro I in Portogallo, aveva ottenuto nel luglio a Cabo São Vicente sulla squadra dell'usurpatore dom Miguel (A Carlo Napier… per la vittoria navale del 5 luglio 1833…, Londra 1833; ristampata nello stesso anno).
Tra il 1832 e il 1833 si trasferì a Londra, allacciando feconda amicizia con il poeta Gabriele Rossetti e pubblicandovi, nel 1834, l'elegia In morte del general Lafayette. Presto unì al cognome catalano quello materno, firmandosi poi sempre Janer Nardini. A Londra visse impartendo lezioni di letteratura, senza però abbandonare mai la sua passione per lo scrivere e per le traduzioni. Nel 1843 pubblicò una canzone accompagnata da una lunga prosa dedicata agli eventi politici spagnoli del 1841 (Il Trionfo della libertà nella eroica Madrid la memorabile notte dai sette agli otto di ottobre 1841… con pochi cenni d'illustrazione su quella notte ed una lettera intorno alla presente politica crisi di Spagna, Norwich). Nel 1844 diede alle stampe una traduzione da Th.B. Macaulay (Canti di Roma antica, tradotti da S. P. Janer Nardini, ibid.).
Appassionato di arte e di letteratura, era dotato di un'ottima conoscenza, oltre che dell'italiano e dello spagnolo, anche del francese e dell'inglese. In virtù di questa formazione linguistica poté studiare ed esplorare la produzione delle maggiori scuole letterarie europee. A partire dai primi anni dell'Ottocento, pervaso degli ideali romantici, si dedicò alla composizione di prose e poesie. I loro temi, in linea con il suo carattere e la sua passione letteraria, furono in larga parte di natura politica e volti a mettere in risalto l'energia virtuosa della gente comune e l'anacronismo rappresentato da qualsiasi situazione di oppressione. La coeva vicenda della penisola italiana, quasi interamente sottoposta alla dominazione austriaca, era però solo una delle numerose fonti di ispirazione del sensibile "poeta" livornese. Suggestioni gli derivavano anche dall'antica e recente storia spagnola e una notevole influenza sulla sua produzione ebbero anche le vicissitudini della nazione polacca, alle quali prestò sempre una particolare attenzione. Una della sue ultime opere, che conobbe anche un certo successo, è dedicata a Cracovia occupata e annessa all'Austria nel 1846. Lo J. curò insieme con lo stesso Rossetti la raccolta intitolata Cracovia. Carmi di Gabriele Rossetti, Pepoli, Nardini, Ricciardi ecc. (Losanna 1847), in cui lo J. pubblicò anche un lungo componimento (20 strofe), Per la distruzione della Repubblica di Cracovia, unico avanzo d'eroici e libera terra di prodi. Inno. Oltre a inveire contro gli oppressori austriaci ("Corde altiere di cetra sonate / […] Su genti! La terra adirata / apra la tomba per gli orridi re!!"), esaltò l'onore dei Polacchi ("O Poloni, progenie sublime Gloriosa ne' campi di guerra / Navi, allori domanda la terra"). Infine, manifestando il sentimento libertario presente in molti letterati del periodo, richiamò l'analogia con la situazione della penisola italiana, parimenti oppressa dagli Austriaci. Alludendo all'insurrezione antiaustriaca di Genova del 1746, aggiungeva significativamente: "questo dì del Dicembre 1846, giorno - un secolo or compie - all'Italia felice / d'alta gloria a Liguria, e d'orrido sgomento per l'Austria".
Con la pubblicazione di questa raccolta si chiudeva di fatto l'attività letteraria dello J., che dal 1833 aveva sempre vissuto in Inghilterra.
Morì a Londra nel settembre 1848.
Fonti e Bibl.: Roma, Museo centr. del Risorgimento, Archivio storico, Mss., b. XC, ins. 30 (lettera di F.D. Guerrazzi, 1828); b. XCI, ins. 32 (2 lettere di G. Gargantini, 1822-23); b. XCII, inss. 9 (5 lettere di F. Galli, maggio 1824 - dicembre 1825); 10 (lettera di B.C. Aribau, 1823), 11 (4 lettere di Galli, maggio 1823 - marzo 1824), 12 (5 lettere di Galli, aprile 1824), 13 (3 lettere di Galli, maggio - giugno 1824, e una lettera del giugno 1827), 14 (3 biglietti di Galli, s.d.); b. 275, ins. 35 (lettera dello J. a G. Rossetti, settembre 1841); Livorno, Arch. diocesano, Archivio storico, sez. 8.5, a. 1822; Pisa, Arch. della Domus mazziniana, Fondo Dolfi, E.II.e.30, inss. 3-7; Firenze, Biblioteca nazionale, Carte Vieusseux, 46, n. 28 (lettera dello J. al Vieusseux, 22 dic. 1831); Edizione naz. degli scritti di G. Mazzini, XXVIII, p. 5; G. Capponi - G.P. Vieusseux, Carteggio, I (1821-1833), a cura di A. Paoletti, Firenze 1994, p. 159; F. Pera, Appendice ai ricordi e alle biografie livornesi, Livorno 1877, pp. 73-75, 246; Id., Curiosità livornesi inedite o rare, Livorno 1888, p. 511; Id., Nuove biografie livornesi, Livorno 1895, pp. 190 s., 194; Id., Nuove curiosità livornesi inedite o rare, Livorno 1899, pp. 393, 439; C. Spellanzon, Storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, II, Milano 1934, p. 551; M. Baruchello, Livorno e il suo porto, Livorno 1932, p. 563; Diz. del Risorgimento nazionale, III, ad vocem.