VIALE, Salvatore
Letterato e patriota còrso, nato a Bastia il 6 settembre 1787 e ivi morto il 3 novembre 1861. Fu nemico di Napoleone al quale non perdonò di essere stato l'avversario fortunato di Pasquale Paoli, e fece parte del Comité Supérieur costituitosi in Bastia dopo la sommossa popolare del 1814 contro il malgoverno francese. Esponente dell'italianismo còrso, ebbe gli occhi volti sempre verso l'Italia, e non cessò mai di esortare i suoi compatrioti a usare, come lingua patria, la lingua italiana.
Egli stesso ne diede costantemente l'esempio, e scrisse in italiano: Dei principi delle belle lettere (1811), in cui sono raccolte le sue lezioni di eloquenza al liceo di Bastia; I birichini di Bastia o il Rimedio, in cui sono messi in ridicolo i magistrati boriosi e ignoranti che la Francia mandava in Corsica; varî saggi di prosa e versi, canti popolari còrsi, novelle, studî critici. Ma il suo capolavoro è la Dionomachia (Londra 1817, Parigi 1823, Bruxelles 1842). Secondo il Tommaseo, è il più bel poema eroicomico che l'Italia vanti dopo la Secchia rapita. Il poema, scritto nel più puro italiano, tratta della zuffa realmente avvenuta fra gli abitanti di Borgo e di Lucciana, a causa della carogna di un asino trovata al confine dei due villaggi. Su questo tenue argomento, il V. scrisse otto bellissimi canti intessuti di fine ironia e di pungente satira, con i quali egli si propose di migliorare i costumi còrsi e di combattere la "vendetta". Perseguì fino alla morte il suo ideale patriottico di rigenerazione intellettuale e morale dell'isola. Fu amico d'illustri italiani, quali N. Tommaseo, C. Botta, R. Lambruschini, G.B. Niccolini.
Bibl.: Ch. Podesta, M. le Conseiller S. V., in L'Avenir de la Corse, 15 dicembre 1861; N. Tommaseo, S. V. e la Corsica, in Archivio storico ital., XV (1862); J. Carabin, S. V., in Nouvelle Revue, 15 aprile 1921 e in Revue de la Corse, sett.-ott. 1926; G. Cavallucci, S. V. et la litt. corse, Besançon 1930.