Giurista romano della scuola sabiniana (n. circa 100 - m. 169 d. C.), nato presso Adrumeto, in Africa. Discepolo di Giavoleno, fu spinto dal maestro alla carriera politica e conquistò un posto altissimo nella vita pubblica (tra l'altro, fu console nel 148). Altrettanto alta fu la sua fama di giurista presso i contemporanei, destinata ad accrescersi presso i posteri: l'imperatore Adriano gli affidò l'incarico di riordinare l'editto perpetuo. Oltre a due commenti ad Urseium Ferocem e ad Minucium, poco noti, la sua opera maggiore, composta dopo il riordinamento dell'editto perpetuo, sono i 90 libri dei Digesta, dei quali numerosi frammenti sono conservati nelle Pandette, a parte le citazioni innumerevoli di autori successivi. L'opera si rivela come l'esposizione più completa del diritto privato romano, condotta secondo l'ordine dell'editto, ma con riguardo costante agli istituti del diritto civile, e segna il vertice dell'elaborazione scientifica del diritto classico. Si posseggono tracce di un Liber singularis de ambiguitatibus (sull'interpretazione delle manifestazioni ambigue di volontà); un grande numero di responsa è raccolto nelle Quaestiones del suo scolaro Cecilio Africano.