SAN BERNARDINO, Passo del (A. T., 20-21)
Passo alpino compreso tra il massiccio dell'Adula a ovest e il Pizzo Tambò a est. Unisce la Valle Mesolcina con la valle del Reno Posteriore. È uno dei valichi praticati dalla più remota antichità, come mostrano le tombe di Cataneda, di Andergia, ecc., le quali, accanto a manufatti d'indubbia provenienza italica e mediterranea (fittili di Golasena, vasi greci, manufatti etrusco-liguri) contengono ambre del Baltico prodotti del centro della Germania. Era noto anticamente come Mons Avis, nome che ancor oggi è ricordato nella vetta sovrastante il passo, detta Pizzo Uccello. La conquista romana, risalendo per la Valle Mesolcina, portò anche sulla strada del S. Bernardino i segni della civiltà, cioè una maggiore praticabilità e una più sicura organizzazione: sono tuttora visibili tratti di via romana sotto Mesocco o presso Pian San Giacomo: di più il paese di Listallo pare indichi il luogo di posta per il cambio dei cavalli. Per tutto il tempo della salda dominazione romana al di là delle Alpi, il valico del S. Bernardino, che mette in rapida comunicazione la zona lombarda con l'altipiano retico-elvetico è frequentatissimo (come il finitimo Lucomagno), ma la pressione barbarica a settentrione ne fa diminuire l'importanza. Forse per questa via passano gli Alamanni sconfitti nel 355 da Costanzo ai Campi Canini (Bellinzona) e nel 590 Olone, duca franco, calato contro i Longobardi: ma le incertezze per questi fatti, come per altri, sono enormi. Si può solo affermare che anche posteriormente (nei secoli XI-XIII) la via del S. Bernardino mantenne un vivo interesse per le relazioni internazionali, rivelato dalla cura dei grandi imperatori di casa sveva di mantenerlo costantemente in mano di feudatarî sicuri (per il S. Bernardino, i Sacco); l'apertura del San Gottardo ne diminuisce l'importanza commerciale e politica conseguentemente, non tanto, però, da impedire che nel 1451 in località Gualdo di Gareda non venga fondata una cappella con annesso ospizio; venti anni dopo si apre al transito la "Via Mala" (1473) per intervento delle Leghe, e il passo riacquista un po' d'interesse. I traffici migliorarono nel secolo XIX, con l'apertura della strada carrozzabile (1818-21) da Bellinzona a Thusis, e meglio con la costruzione della ferrovia elettrica Bellinzona-Mesocco (1905-07); è progettata una camionabile Mesocco-Hinterrhein, con galleria sotto il Passo.
F. D. Vieli, Storia della Mesolcina, Bellinzona 1930; C. G. Mor, L'autostrada del S. Bernardino, in Raetia, II (1932).