SAN GIOVANNI IN VENERE
SAN GIOVANNI IN VENERE, Abbazia di. Abbazia benedettina in Abruzzo, presso Fossacesia (prov. Chieti), edificata fra il fiume Sangro e il torrente Olivello, al di sopra di un promontorio che si affaccia sull’Adriatico.
La ricostruzione delle origini altomedievali dell’abbazia è quanto mai problematica a causa della dubbia autenticità dei documenti, conservati soltanto nella trascrizione di Pollidoro, un erudito lancianese vissuto fra il sec. 17° e il 18°, edita da Bindi (1889, pp. 351-374). La prima menzione certa della cella di S. si trova in un diploma del 973, a proposito di alcune donazioni fatte da Trasmondo I, conte di Chieti; nel 1015 suo figlio, Trasmondo II, «S. Ecclesiam Sancte Marie et S. Ioannis Baptiste vetustate labentem magnificentius restituit» (Bindi, 1889, pp. 371-372, 386-387).
Dopo di lui fu l’abate Oderisio (1155-1204) a promuovere una nuova radicale ricostruzione della chiesa, iniziata nel 1165, come risulta dall’iscrizione murata sulla parete interna del portale settentrionale (Gavini, 1927, p. 157); alla sua morte la struttura dell’edificio doveva essere stata completata ed eseguita parte della decorazione plastica del prospetto principale. I lavori iniziarono dalle absidi e proseguirono nel transetto e nelle navate con l’introduzione di un sistema costruttivo cistercense, fortemente innovativo in Abruzzo (Aceto, 1990, p. 54). L’interno si presenta a tre navate e con un transetto a terminazione triabsidata, sopraelevato dalla cripta sottostante; la copertura, similmente a quella conservatasi nel transetto, probabilmente era a volte costolonate.
Fra l’ottavo decennio del sec. 12° e i primi anni del Duecento furono realizzati i rilievi del portale principale, raffiguranti due scene mariane (l’Annunciazione e la Visitazione) e Storie di s. Giovanni Battista (l’Annuncio a Zaccaria, la Circoncisione, l’Imposizione del nome, Giovanni nel deserto e la Testimonianza del Battista), in accordo con la doppia dedicazione della chiesa alla Vergine e a s. Giovanni, nota al tempo di Trasmondo II (Bindi, 1889, p. 372) e successivamente caduta in disuso. Le sculture, per la disposizione ai lati del portale, per taluni partiti ornamentali e per la delicata qualità pittorica, richiamano le lastre scolpite da Nicolò e Guglielmo sulla facciata di S. Zeno Maggiore a Verona (1140; Bologna, 1983, pp. 169-170, 229-230, n. 65) e in particolare i modi del collaboratore di Nicolò, autore delle Storie della creazione in S. Zeno Maggiore e del pulpito della pieve di S. Maria della Sagra di Carpi (Gandolfo, 1988, pp. 340-341). In tal modo i rilievi di S., cui lavorarono almeno due maestri, vengono a rappresentare una delle tappe della diffusio ne del linguaggio nicoliano al Sud, lungo la costa adriatica, da Fano ad Ancona fino al chiostro di Monreale (Porter, 1925-1926).
Nello stesso lasso di anni furono eseguiti anche la Madonna in trono con il Bambino, assai rovinata, e l’angelo, nella lunetta del portale meridionale, stilisticamente contemporanei alle Storie giovannee; il portale settentrionale, prospiciente il chiostro, fu risistemato da un maestro Alessandro nel 1204, secondo quanto si legge nell’epigrafe murata in basso a destra, assemblando materiale di spoglio del sec. 9° sia negli stipiti sia nella lunetta.
Fu infine realizzata la decorazione esterna delle tre absidi, ornate in basso da snelle arcate e dischi colorati, le quali rimandano a modelli campano-siculi e in specie alle absidi del duomo di Monreale (Bologna, 1983, p. 170; Fobelli, 1990, p. 300).
All’epoca di Odone (1204-1225), successore di Oderisio, il monastero precipitò in un gravissimo stato di decadenza materiale e spirituale. Il nuovo abate Rainaldo, nel suo breve governo (1225-1230), attuò un incisivo programma di rifondazione dell’abbazia, basato sulla richiesta di privilegi e su iniziative in campo artistico: nel 1227 ottenne da Federico II la conferma di beni spettanti al cenobio; commissionò, quindi, una nuova decorazione scultorea per la lunetta del portale principale. Nel registro superiore fu collocata la Déesis (Cristo giudice in trono fra la Vergine e il Battista); in quello inferiore una scena benedettina frammentaria ma ricostruibile grazie ai tituli (S. Benedetto fra il monaco Romano e l’abate Rainaldo). Sul piano stilistico gli studiosi hanno riconosciuto le affinità che legano le sculture di S. alle statue sulla facciata del duomo di Termoli (prov. Campobasso) e per questa via hanno affermato i rapporti con la statuaria protoduecentesca delle cattedrali gotiche dell’Ile-de-France (Laon, Sens, Chartres e Amiens; Calò Mariani, 1984, p. 40; Aceto, 1990, pp. 47-48).
La cripta si articola su due navate trasversali coperte da volte a crociera, che poggiano su colonne in parte di spoglio. Assegnata ai secc. 11°-12°, nel suo stato attuale mostra di essere stata rimaneggiata nel sec. 13° e oltre (Cecchelli Trinci, 1980, pp. 43, 53 n. 36). Al suo interno si conservano dipinti murali di elevata qualità: nell’abside centrale la Vergine con il Bambino fra s. Michele Arcangelo e s. Nicola di Bari manifesta una cultura bizantina di marca paleologa (ultimo quarto del sec. 13°); in quella di sinistra il Cristo in trono fra i ss. Vito e Filippo richiama esperienze figurative romano-assisiati (ultimo decennio del sec. 13°; Andaloro, 1984, pp. 26-35).
Bibl.: Fonti. - V. Bindi, Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi, Napoli 1889; P. Pollidoro, De Promontorio et Vico Veneris, Rocca et Arx S. Johannis in Venere, De Ecclesia et Monasterio S. Johannis in Venere, ivi, pp. 351-374.
Letteratura critica. - E. Bertaux, L’art dans l’Italie méridionale, Paris 1903 (19682), II, pp. 526-531, 589-591; Venturi, Storia, III, 1904, pp. 525, 719-720; V. Zecca, La basilica di San Giovanni in Venere nella storia e nell’arte, Pescara 1910; A.K. Porter, Il portale romanico della Cattedrale di Ancona, Dedalo 6, 1925-1926, pp. 69-79; I.C. Gavini, Storia dell’architettura in Abruzzo, I, Milano-Roma [1927], pp. 15-17, 157-161, 203-205, 407-415; Toesca, Medioevo, 1927, pp. 609, 726 n. 2, 846-858, 907-908 n. 72, 969; G. Matthiae, Architettura medievale nel Molise, BArte, s. III, 31, 1937-1938, pp. 93-116; R. Wagner-Rieger, Die italienische Baukunst zu Beginn der Gotik, II, Süd- und Mittelitalien (Publikationen des Österreichischen Kulturinstituts in Rom, 2), Graz-Köln 1957, pp. 87-90; I. Maksimovic, Simon Raguseus (sec. XIV), Archivio storico pugliese 14, 1961, pp. 191-206; F. Jacobs, Die Kathedrale S. Maria Icona Vetere in Foggia, Hamburg 1968, pp. 78-101; M. Moretti, Architettura medievale in Abruzzo (dal VI al XVI secolo), Roma [1971], pp. XXV, 268-281; id., Restauri d’Abruzzo (1966-1972), Roma 1972, pp. 88-95; L. Cochetti Pratesi, La Scuola di Piacenza, problemi di scultura romanica in Emilia, Roma 1973, pp. 90-91; H. Buschhausen, Die süditalienische Bauplastik im Königreich Jerusalem von König Wilhelm II. bis Kaiser Friedrich II. (Österreichische Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-historische Klasse, Denkschriften, 108), Wien 1978, pp. 343-356; V. Pace, in L’art dans l’Italie méridionale. Aggiornamento all’opera di Emile Bertaux, Roma 1978, V, pp. 707-708, 741; M.S. Calò Mariani, ivi, pp. 813, 828; M. Cecchelli Trinci, Cripte abruzzesi e molisane (IX-XIII secolo), in L’architettura in Abruzzo e nel Molise dall’antichità alla fine del secolo XVIII, «Atti del XIX Congresso di storia dell’architettura, L’Aquila 1975», I, L’Aquila 1980, pp. 39-56: 43-53; S. Episcopo, I rilievi del S. Giovanni in Venere a Fossacesia, ivi, pp. 57-66; F. Bologna, Santa Maria ad Ronzanum, in La valle Siciliana o del Mavone (Documenti dell’Abruzzo teramano, 1), Roma 1983, pp. 147-234; O. Lehmann-Brockhaus, Abruzzen und Molise. Kunst und Geschichte, München 1983, pp. 86, 108-109, 137-138, 153-158, 175-181, 323; M. Andaloro, Sulle tracce della pittura del Trecento in Abruzzo. I dipinti murali della cripta di S. Giovanni in Venere presso Fossacesia, in Storia come presenza, Ancona 1984, pp. 23-44; M.S. Calò Mariani, L’arte del Duecento in Puglia, Torino 1984, pp. 37-45; A.B. Di Risio, L’abbazia di S. Giovanni in Venere, Milano 1987; F. Gandolfo, Arte romanica in A.M. Romanini, Il Medioevo (Storia dell’arte classica e italiana, 2), Firenze 1988, pp. 269-357; F. Aceto, ‘‘Magistri’’ e cantieri nel ‘‘Regnum Siciliae’’: l’Abruzzo e la cerchia federiciana, BArte, s. VI, 75, 1990, pp. 15-96: 47-58; M.L. Fobelli, L’abbazia di San Giovanni in Venere, in Chieti e la sua provincia. Storia arte cultura, I, Chieti 1990, pp. 293-304; F. Gandolfo, L’esperienza del Medioevo, in Teate antiqua. La città di Chieti, Chieti 1991, pp. 171-208.