SANT'AGATA DE' GOTI
SANT’AGATA DE’ GOTI Cittadina della Campania (prov. Benevento), situata ai piedi del massiccio del Taburno. Sorse forse sul luogo della città sannitica di Saticula, su un tracciato secondario in comunicazione con la via Appia (Bertaux, 1896; 1903).
Per l’età paleocristiana e l’Alto Medioevo non vi sono notizie certe. Per quanto riguarda l’origine della diocesi, solo in base al tenore del privilegio papale del 969 per l’arcivescovo beneventano Landolfo si può pensare che a partire da quell’anno si sia provveduto al ripristino di una cattedra episcopale esistente già in età antica; sembra che a S. si fosse avuta in tempi anteriori una continuità di culto affiancata a una attività edilizia, come è dimostrato da una lastra paleocristiana (temporaneamente al Mus. Diocesano) e da un capitello del sec. 6°-7° nella cripta del duomo (Cielo, 1979; 1980).
La costruzione di una cattedrale (dedicata attualmente all’Assunta) sembra da attribuire al vescovo Adalardo, secondo quanto si legge nella sua lapide sepolcrale (999; Tescione, 1975; Russo Mailler, 1981). Ed è proprio la cattedrale romanica - sia pure barocchizzata - la testimonianza più incisiva del ruolo svolto dal centro sannita, che, dopo la conquista normanna, salì al rango di sede di contea, il cui titolare dopo il 1065-1066 fu Rainolfo, fratello di Riccardo I, principe di Capua (m. nel 1078).
L’erezione del nuovo duomo, pur a fronte di una committenza secolare, sembra doversi accreditare, per l’aspetto finanziario, a Roberto (1088-1116), figlio e successore di Rainolfo, promotore peraltro di altre iniziative edilizie sottese a un pieno consolidamento dei suoi domini, e può essere fissata alla fine del sec. 11° in ragione del suo impianto e del suo corredo di sculture, in particolare il portale, confrontabile con quello centrale del duomo di Carinola (1087-1094; Cielo, 1980; Pace, 1982; Glass, 1991).
Modellato sullo schema della basilica cassinese, il duomo, preceduto da un portico, si presentava articolato in tre navate, divise da un duplice colonnato e desinenti, dopo la pausa del transetto, in tre absidi. Un pavimento in mosaico, in parte conservato, avrebbe ricoperto più tardi il presbiterio, sopraelevato su una cripta ad oratorium quasi intatta.
Al periodo del conte normanno Roberto vanno assegnati almeno altri due edifici, S. Angelo in Munculanis (Cielo, 1980) e S. Menna; entrambe le chiese intra moenia adottano uno schema basilicale a colonne triabsidato, privo di transetto. S. Angelo in Munculanis, fornito di campanile in facciata, è stato decurtato della terminazione absidale, che invece nell’altra chiesa è in spessore di muro. S. Menna poi mostra uno splendido mosaico pavimentale (Cielo, 1980), che conferma l’alto profilo delle maestranze operanti in loco.
S. conferma la centralità dei suoi testi anche dopo la liberazione dei capitelli di S. Angelo in Munculanis, cosicché si può parlare, per il centro sannita, di una felice koinè che fra sec. 11° e 12° vide, dopo l’inattesa sicurezza formale del portale del duomo già sul finire del sec. 11°, l’intensa attività di botteghe pronte a liberarsi dall’obbligato riuso di manufatti classici per imboccare i sentieri di autonome interpretazioni. Tali testi appaiono così rivitalizzati da nuovi inserti - come le testine di S. Angelo in Munculanis - o ridotti alla nuda essenzialità dei nessi compositivi sotto il premere di un progressivo dissolversi dei dati naturalistici, come uno dei capitelli romanici di S. Menna, prossimo negli esiti di pura astrazione a due capitelli, nella stessa chiesa, a ornato alveolato, riproposti alle soglie del sec. 12° (Cielo, 1980).
Sempre nel campo della scultura, il portale di S. Menna, datato per via epigrafica, insieme con la chiesa, al 1110, rivela un’affinità iconografica con l’archivolto del vicino duomo, ma evidenzia, nel brano più significativo e cioè gli elefantini-mensole, una più intensa vitalità.
Nel Duecento è da registrare la ristrutturazione difensiva del castello, mentre è del 1237 la notizia, in una bolla di Gregorio IX (1227-1241), di un ospedale, che poi divenne il complesso dell’Annunziata (Iannotta, 1982).
In età angioina, nel 1267, il pontefice Clemente IV (1265-1268) acquistò un sito per i Francescani entro la città (Viparelli, 1845); la chiesa del convento, trasformata nel Settecento, conserva ancora il monumento funerario gotico (1370) di Ludovico Artus, chiaramente esemplato su quelli napoletani (Abbate, Di Resta, 1984). Ma se il S. Francesco, come la più tarda S. Maria di Montevergine, fondata alla metà del Trecento (Abbate, Di Resta, 1984; Rotili, 1989), non sono più fruibili nelle loro linee gotiche, se non per frammenti (come nel caso delle finestre da poco liberate sulla navata di S. Francesco), si è per fortuna conservata, pur con discutibili ripristini, la chiesa dell’Annunziata, annessa all’ospedale citato, insieme ai ruderi di un episodio di edilizia civile, la trecentesca fontana c.d. del reullo.
L’Annunziata è un edificio a una sola navata, alta e spaziosa, e coro di altezza di poco inferiore. L’interesse dell’episodio si accentra nel coro, munito di contrafforti sugli spigoli esterni e voltato a crociera su costoloni cilindrici, che si alzano da capitelli a foglie di acanto, depositati al culmine di esili colonnine. Il coro, traforato da due slanciate monofore e da un oculo, è introdotto da un arco trionfale di profilo acuto, impreziosito da eleganti riquadrature a media altezza.
L’architetto della chiesa dell’Assunta dimostra di conoscere, oltre l’architettura mendicante, le esperienze figurative dell’architettura napoletana fiorita sotto i primi angioini (Venditti, 1969), imprescindibile termine di partenza, che spinge l’edificio di S. a un momento successivo a tali realizzazioni, in ogni caso entro la metà del Trecento (Raspi Serra, 1981).
Al Trecento appartengono, oltre ai frammenti di una tomba nel duomo e alla lastra tombale di Antonio de Tramonto in S. Menna, gli affreschi che ornano la cripta della cattedrale, la figura di un santo in S. Francesco e alcuni dipinti del coro dell’Annunziata (Abbate, Di Resta, 1984), sulla cui controfacciata, ai primissimi del Quattrocento, un pittore educato a modi internazionali, franco-provenzali e iberici lasciò un originale Giudizio universale (Abbate, 1991).
Bibl.: Fonti inedite. - Acta Primae Visitationis Civitatis et Dioecesis habitae ab Ill.mo...Philippo Albino, Sant’ Agata dei Goti, Arch. Vescovile, Atti Sante Visite, XIV, cc. 7v-58v.
Fonti edite. - CIL, 1883, IX, 2160; Erchemperto, Historia Langobardorum Beneventanorum, a cura di G. Waitz, in MGH. SS. rer. Lang., 1878, pp. 231-264: 261; Chronica S. Benedicti Casinensis, a cura di G. Waitz, ivi, pp. 468-488: 475; Chronica monasterii Casinensis, a cura di H. Hoffmann, in MGH. SS., XXXIV, 1980, p. 101; B. del Gaiffer, Translations et miracles de S. Mennas par Léon d’Ostie et Pierre du Mont Cassin, AnalBoll 62, 1944, pp. 5-32; G. Orlandi, Vita Sancti Mennatis, opera inedita di Leone Marsicano, Rendiconti dell’Istituto lombardo di scienze e lettere. Classe di lettere 97, 1963, pp. 467-490; F. Rainone, Origine della città di Santagata de’ Goti, Napoli 1788.
Letteratura critica. - V. De Lucia, Cenno topografico-istorico della città e diocesi di Santagata de’ Goti, Napoli 1844; F. Viparelli, Riproduzione delle memorie storiche sulla città e diocesi di S. Agata dei Goti, Napoli 1845; E. Bertaux, Per la storia dell’arte nel Napoletano: S. Agata dei Goti, NN 5, 1896, p. 6; id., L’art dans l’Italie méridionale, 3 voll., Paris 1903 (19682); G. Abatino, Vandalismi nella cattedrale di S. Agata dei Goti, NN 13, 1904, pp. 141-143; A. Venditti, Urbanistica e architettura angioina, in Storia di Napoli, III, Napoli 1969, pp. 665-829: 728; G. Tescione, Roberto conte normanno di Alife, Caiazzo e S. Agata dei Goti, Archivio storico di Terra di Lavoro 4, 1975, pp. 9-52; L.R. Cielo, Decorazione a incavi geometrizzanti nell’area longobarda meridionale, NN, n.s., 17, 1978, pp. 174-186; id., Una lastra paleocristiana inedita a S. Agata dei Goti, Studi meridionali 12, 1979, I, pp. 17-28; Strutture altomedioevali nella chiesa di S. Angelo in Munculanis a S. Agata dei Goti, NN, n.s., 18, 1979, pp. 220-226; L.R. Cielo, Monumenti romanici a S. Agata dei Goti. Il duomo e la chiesa di San Menna (Collana di studi di storia dell’arte, 2), Roma 1980; M. D’Onofrio, V. Pace, La Campania (Italia romanica, 4), Milano 1981; J. Raspi Serra, L’architettura degli Ordini Mendicanti nel Principato salernitano, MEFR 93, 1981, pp. 605-647; C. Russo Mailler, Il senso medievale della morte nei carmi epitaffici dell’Italia meridionale fra VI e XI secolo, Napoli 1981, pp. 67-68, 135-136; F. Iannotta, La chiesa dell’Annunziata in S. Agata dei Goti e una inedita bolla di Gregorio IX, Samnium 55, 1982, 1-2, pp. 116-125; V. Pace, Campania XI secolo. Tradizione e innovazioni in una terra normanna, in Romanico padano, romanico europeo, «Convegno internazionale di studi, Modena-Parma 1977», a cura di A.C. Quintavalle, Parma 1982, pp. 225-256; F. Abbate, I. Di Resta, S. Agata dei Goti, Roma-Bari 1984; M. Rotili, Insediamenti verginiani nel Sannio, in La società meridionale nelle pergamene di Montevergine. I Normanni chiamano gli Svevi, «Atti del secondo Convegno internazionale, Montevergine 1987», Montevergine 1989, pp. 221-234: 233; F. Aceto, Pittura e scultura dal tardo-antico al trecento, in Storia del Mezzogiorno, XI, Napoli 1991, pp. 297-366; F. Abbate, Pittura e scultura del rinascimento, ivi, pp. 441-489: 448-449; D. Glass, Romanesque Sculpture in Campania. Patrons, Programs and Style, Univ. Park 1991; P. Belli D’Elia, La produzione scultorea nel sud della penisola, in I Normanni popolo d’Europa 1030-1200, a cura di M. D’Onofrio, cat. (Roma 1994), Venezia 1994, pp. 229-236; L.R. Cielo, L’abbaziale normanna di S. Salvatore de Telesia, Napoli 1995; id., L’abbaziale di S. Pietro ad montes. L’architettura originaria, in Itinerari storici ed artistici in Terra di Lavoro, a cura di F. Corvese, G. Tescione, Napoli 1995, pp. 27-49; F. Gandolfo, ‘‘Archeologia’’ contro epigrafia: il caso dei portali del duomo di Salerno, in Napoli, L’Europa. Ricerche di storia dell’arte in onore di Ferdinando Bologna, a cura di F. Abbate, F. Sricchia Santoro, Catanzaro 1995, pp. 17-20; A.M. Corsi, La decorazione pavimentale nella chiesa di S. Menna a Sant’Agata dei Goti (Benevento), «Atti del IV Colloquio dell’AISCOM, Palermo 1996», Ravenna 1997, pp. 675-686.