Aniceto, santo
Secondo Eusebio di Cesarea A. sarebbe succeduto a Pio I nel 157, e avrebbe tenuto l'episcopato per undici anni fino al 168 (Historia ecclesiastica IV, 11, 7; 19; Chronicon, ad aa. 157, 168).
Queste datazioni non concordano con quelle della tradizione romana e, limitatamente al posto nella serie, di altre liste episcopali come quelle di Ottato di Milevi e di Agostino. Nel Catalogo Liberiano l'episcopato di A. è posto tra il 150 e il 153, ma la notizia precede quella su Pio I, il cui episcopato è datato tra il 146 e il 161. La stessa posizione rispetto a Pio I, e le stesse date, si leggono nella prima redazione del Liber pontificalis, come si ricostruisce dai compendi cononiano e feliciano, ma all'episcopato di A. si attribuisce la durata di undici anni, quattro mesi e tre giorni dal 150 al 153, in evidente contraddizione con le date di accesso e di morte. La stessa durata e le stesse date si leggono nella seconda redazione del Liber pontificalis, in cui però A. segue Pio. I dati del Liber pontificalis corrispondono a quelli di Eusebio relativamente alla durata dell'episcopato di A. e al posto che A. ha rispetto a Pio I, in conformità con le liste di Ireneo e di altri cataloghi del V secolo, anche contro la testimonianza di Ottato di Milevi e di Agostino.
A quanto riferisce Eusebio di Cesarea, l'episcopato di A. sarebbe stato un periodo in cui si trovano o arrivano a Roma varie personalità coinvolte in dibattiti teologici. Valentino avrebbe terminato a Roma la sua attività durante l'episcopato di A. (Historia ecclesiastica IV, 11, 9), e nella stessa epoca Giustino avrebbe avuto il suo apogeo (ibid. IV, 11, 8), evidentemente a Roma, se vi subì il martirio nel 165 o in ogni caso tra il 163 e il 167; ancora, sotto A. sarebbe giunto a Roma lo storico Egesippo (ibid. IV, 11, 7), per restarvi, secondo la sua espressa testimonianza, fino ad Eleuterio (ibid. IV, 22, 3). Eusebio (ibid. IV, 14, 5) si rifà alla testimonianza di Ireneo (Adversus haereses III, 3, 4) a proposito della venuta a Roma del vescovo Policarpo di Smirne sotto A. per ricondurre in seno alla Chiesa molti eretici seguaci di Valentino e di Marcione, e della discussione con A. relativamente alla questione della data della Pasqua (Historia ecclesiastica V, 24, 16-17, dove si cita il passo di una lettera di Ireneo a papa Vittore).
Non si hanno elementi per stabilire la data del viaggio di Policarpo a Roma. Quella che si è sempre proposta, il 154, è l'ultima possibile se si pone il martirio di Policarpo nel febbraio del 155: essa presuppone però l'accesso di A. anteriormente alla data del 157 documentata da Eusebio, contraddicendo anche la data di morte di A. nel 153 secondo il Liber pontificalis. Si deve ricordare d'altra parte che non si è del tutto sicuri della data del martirio di Policarpo, che è stato anche posto nel 167 o in ogni caso tra il 155 e il 177: per cui l'incontro tra i due vescovi potrebbe essere avvenuto anteriormente, o anche più tardi del 154.
Il testo sull'incontro tra A. e Policarpo è tratto da una lettera di Ireneo a papa Vittore, il quale sembra volesse uniformare le Chiese d'Asia, che celebravano la Pasqua il quattordicesimo giorno del mese di nisan secondo il calendario giudaico, alla prassi liturgica delle altre Chiese, compresa quella di Roma, che la celebravano esclusivamente nel giorno della domenica successiva; Ireneo riferisce che anche A., come i suoi immediati predecessori a partire da Sisto I, non impose il suo uso liturgico a quanti si attenevano a quella tradizione, mantenendo con loro la pace. Ireneo informa poi che A. e Policarpo, durante il soggiorno di quest'ultimo a Roma, nonostante alcune divergenze su altre questioni di poca importanza, non ruppero la pace e a proposito della Pasqua non ebbero più a discutere: A. non poteva convincere Policarpo a non osservare la tradizione che risaliva a Giovanni e agli apostoli che avevano vissuto con lui, e Policarpo non tentò di convincere A. a seguire l'uso delle Chiese d'Asia, dicendo che doveva attenersi alla tradizione dei suoi predecessori; così mantennero la comunione tra di loro, e in segno di rispetto A. cedette in chiesa la presidenza dell'eucaristia a Policarpo; si lasciarono poi nella pace, mantenendola nella Chiesa indipendentemente dalle tradizioni pasquali che si seguivano.
Il Liber pontificalis aggiunge alle indicazioni cronologiche su A. poche altre notizie prive di riscontro: A. sarebbe stato siro, originario di Emesa, l'attuale Homs ("de vico Humisa": in realtà la città, metropoli della provincia "Phoenicia Libana", doveva essere ben più consistente di un "vicus"), figlio di Giovanni; avrebbe ordinato diciannove presbiteri, quattro diaconi e nove vescovi, avrebbe disposto che "secundum praeceptum apostoli" il clero non portasse i capelli lunghi, sarebbe morto martire (notizia mancante nella prima redazione), e sarebbe stato sepolto il 20 aprile nel cimitero di Callisto, mentre nella prima redazione si ricorda la sua sepoltura presso s. Pietro nel cimitero vaticano. Alla sua morte sarebbe seguito un periodo di diciassette giorni di sede vacante.
La proibizione al clero di portare i capelli lunghi è attestata solo a partire dall'epoca di Girolamo (Commentarii in Hiezechielem XLIV, 17-21): il riferimento al precetto apostolico rinvia probabilmente a 1 Corinzi 11, 14, in cui Paolo afferma essere disdicevole per un uomo lasciarsi crescere i capelli. Relativamente alla sepoltura di A. è preferibile la lezione della prima redazione del Liber pontificalis, non tanto per uniformità con l'analoga notizia sulla maggior parte dei vescovi che lo precedono: all'epoca di A. infatti non esisteva ancora il cimitero di Callisto sulla via Appia, e il nome di A. non compare nelle antiche liste di papi che vi si ritenevano sepolti.
Ad A. è attribuita una delle decretali pseudoisidoriane. La commemorazione di A. compare per la prima volta nel Martyrologium di Adone alla data del 17 aprile, ed è passata nel Martyrologium Romanum; nel 1969 è stata espunta dal Calendarium Romanum perché inserita tardivamente nei martirologi, oltre al fatto che non ci sono ragioni per considerare A. un martire, e che si ignora la data della sua morte.
fonti e bibliografia
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Eusebio di Cesarea, Historia ecclesiastica IV, 11, 1, 7-9; 14, 5; 19; 22, 3; V, 24, 16-17, a cura di E. Schwartz, Leipzig 1903 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, II, 1), pp. 320, 324, 332, 368, 370, 496.
Id., Chronicon, ad aa. 157, 168, a cura di R. Helm, Berlin 1956 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, VII), pp. 203, 205.
Girolamo, Commentarii in Hiezechielem XLIV, 17-21, a cura di Fr. Glorie, Turnhout 1964 (Corpus Christianorum, Series Latina, 75), p. 658.
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