Pio I, santo
Il Frammento muratoriano con riferimento al Pastore, che afferma essere stato scritto recentissimamente a Roma da Erma, ricorda che in quel lasso di tempo sedeva sulla cattedra romana il vescovo P., fratello dell'autore dell'opera. È questa la più antica testimonianza che abbiamo di P., del massimo interesse per la vicinanza alla notizia riportata. Secondo Eusebio di Cesarea, P. succedette a Igino nel 142 ed esercitò l'episcopato per quindici anni fino al 157 (Historia ecclesiastica IV, 11, 6-7; Chronicon, ad aa. 142, 157). Lo stesso Eusebio riprende da Ireneo di Lione, Adversus haereses III, 4, 3, la notizia che sotto l'episcopato di P. l'eretico Valentino avrebbe raggiunto a Roma il suo apogeo (Historia ecclesiastica IV, 10; 11, 1), e riporta un passo di Ireneo in una lettera a papa Vittore in cui si afferma che P. era uno dei suoi predecessori che mantenne la pace e non impose l'uso liturgico romano a quelle comunità che celebravano la Pasqua il 14 di nis¯an secondo il calendario giudaico (ibid. V, 24, 14). Se si accetta la cronologia di Eusebio, dobbiamo ritenere che avvenne sotto P. la separazione di Marcione dalla Chiesa di Roma: Marcione era giunto a Roma pochi anni prima, segnalandosi per una cospicua donazione di denaro alla Chiesa locale, che gli fu restituita al momento della sua defezione, nel 144 (Tertulliano, Adversus Marcionem I, 19, 2; IV, 4, 3). Nella documentazione di provenienza romana si rileva una certa confusione nella serie dei papi da P. a Sotero soprattutto in relazione alla cronologia: l'unico dato che vi appare costante è l'inizio del pontificato di P. nel 146. Secondo il Catalogo Liberiano - nel quale la notizia su P. è preceduta da quella su Aniceto, lacunosa, in cui si affermava che questi sarebbe stato vescovo dal 150 al 153 - il pontificato di P. sarebbe durato venti anni, quattro mesi e ventuno giorni dal 146 al 161, cioè un periodo di circa sedici anni. La stessa inversione nell'ordine di serie tra P. e Aniceto, e le date relative di accesso dei due vescovi e di morte del solo Aniceto, si dovevano leggere nella prima redazione del Liber pontificalis, nr. 12, quale si può ricostruire dai compendi feliciano e cononiano: qui la durata del pontificato di P. doveva essere di diciannove anni, quattro mesi e tre giorni, la stessa che si ritrova nella redazione definitiva del Liber pontificalis, nr. 11, in cui si ripete la data del 146 come quella di accesso di P., che questa volta precede Aniceto nell'ordine di serie. Questa cronologia, secondo cui l'episcopato di P. sarebbe terminato nel 164-165, contraddice però i dati relativi ai suoi immediati successori, Aniceto e Sotero, che avrebbero esercitato il loro episcopato rispettivamente dal 150 al 153 e dal 162 al 170. Il Catalogo Liberiano registra nella notizia su P. che sotto il suo episcopato Erma, fratello del vescovo, scrisse il Pastore ("Sub huius episcopatus frater eius Ermes librum scripsit in quo mandatum continetur, quod ei precepit angelus, cum venit ad illum in habitu pastoris"). Questo dato è ripreso e ampliato nel Liber pontificalis, che vi aggiunge altre notizie difficilmente verificabili e talora palesemente fantasiose. Il contenuto del mandatum dell'angelo sarebbe stato l'ordine di celebrare la Pasqua nel giorno di domenica; P. sarebbe stato di origine italica, figlio di Rufino, fratello di Pastore, originario di Aquileia. Avrebbe stabilito che si accogliessero e battezzassero gli eretici giudei, avrebbe emanato un decreto sulla Chiesa ("Et constitutum de ecclesia fecit"). Avrebbe proceduto in cinque ordinazioni alla consacrazione di diciannove presbiteri, ventuno diaconi e dodici vescovi, sarebbe stato sepolto il 9 luglio presso il corpo di s. Pietro nel cimitero vaticano, e la sua morte sarebbe stata seguita da un periodo di quattro giorni di sede vacante. Il riferimento alla composizione del Pastore di Erma, già presente nel Catalogo Liberiano, corrisponde alla analoga notizia del Frammento muratoriano. Nel Liber pontificalis il titolo dell'opera di Erma diventa il nome del fratello di Pio I. Il nome del padre di P., Rufino, e il riferimento alla città di Aquileia, senza implicare l'identificazione dello scrittore del sec. IV con il padre del vescovo di Roma, indica senza dubbio il personaggio a cui l'anonimo autore si è ispirato per dare a P. una famiglia e un luogo di origine. La celebrazione della Pasqua a Roma è attestata già prima di P., stando al passo di Ireneo nella lettera a papa Vittore sopra citato. Il "constitutum de ecclesia" attribuito a P. indica un non meglio precisato decreto di natura verosimilmente disciplinare. P. compare negli Acta sanctarum Pudentianae et Praxedis in quanto coinvolto nell'ampliamento del "titulus Pastoris", in cui sarà sepolta Pudenziana figlia di Pudente, discepolo di Paolo (in realtà si tratta del "titulus Pudentis", poi chiamato "ecclesia Pudentiana" e quindi "sanctae Pudentianae"), e del "titulus Praxedis", poi chiesa di S. Prassede, sorella di Pudenziana. Negli Acta, Pastore è un presbitero che scrive a Timoteo, discepolo di s. Paolo, per informarlo della morte di Pudente e del desiderio delle sue due figlie di dedicarsi al servizio del Signore nel titulus cui è stato dato il nome dello stesso Pastore. La compresenza di Pastore e di P. in questo testo potrebbe essere messa in rapporto con la notizia del Liber pontificalis secondo cui il fratello del vescovo si chiamava Pastore: ma negli Acta non si stabilisce questo rapporto di parentela tra i due personaggi, mentre nel Liber pontificalis non si fa alcun cenno a un "titulus Pastoris". Si ricollega a questa tradizione la tardiva Vita s. Concordii, in cui il protagonista, futuro martire di Spoleto, è figlio del presbitero Gordiano del "titulus Pastoris", ed è ordinato suddiacono da Pio. I tituli "Pudentis" e "Praxedis" sono attestati il primo verso la fine del sec. IV (cfr. l'epitaffio del lettore Leopardus, datato al 384, in Inscriptiones Christianae urbis Romae. Nova series, I, a cura di G.B. de Rossi-A. Silvagni, Romae-In Civitate Vaticana 1922, nr. 3200), il secondo alla fine del sec. V (cfr. l'iscrizione funeraria di Argyrius, rinvenuta nella catacomba di S. Ippolito e datata al 489: ibid., VII, a cura di G.B. de Rossi-A. Ferrua, In Civitate Vaticana 1980, nr. 19991). Nel primo caso la testimonianza sicura di una gerarchia locale già organizzata (lector) fa retrodatare la costituzione del titulus, che deve avere utilizzato a scopo cultuale alcune strutture con funzione termale, datate alla metà del II secolo grazie a bolli doliari rinvenuti in situ, ritrovati nella chiesa attuale di S. Pudenziana. A P. sono attribuite due delle false decretali pseudoisidoriane. Altrettanto false sono due epistole di P. a Giusto di Vienne, così come una serie di decreti trasmessi nella letteratura canonistica medievale. La commemorazione di P. compare nei martirologi a partire da quello di Adone, alla data dell'11 luglio, e da qui è passata al Martyrologium Romanum, dove P. figura come martire, contro la testimonianza del Liber pontificalis e dello stesso Adone. Sono queste le ragioni per cui la commemorazione di P. è stata espunta dal Calendarium Romanum del 1969.
fonti e bibliografia
Frammento muratoriano, a cura di H. Lietzmann, Bonn 1921² (Kleine Texte, 1), pp. 8, 9-10, 11.
Tertulliano, Adversus Marcionem I, 19, 2; IV, 4, 3, a cura di E. Kroymann, Turnholti 1954 (Corpus Christianorum, Series Latina, 1), pp. 459-60, 530.
Eusebio di Cesarea, Historia ecclesiastica IV, 10; 11, 1, 6-7; V, 24, 14, a cura di E. Schwartz, Leipzig 1903 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, II, 1), pp. 320, 322, 324, 494-96.
Id., Chronicon, ad aa. 142, 157, a cura di R. Helm, Berlin 1956 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, VII), pp. 202-03.
Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, I, Paris 1886, pp. 58-9, 132-33; Catalogo Liberiano, ibid., pp. 4-5.
Martyrologium Romanum [...] scholiis historicis instructum, in Propylaeum ad Acta Sanctorum Decembris, Bruxellis 1940, pp. 281-82.
Acta sanctarum Pudentianae et Praxedis, in Acta Sanctorum [...], Maii, IV, Antverpiae 1685, pp. 299-301;Vita s. Concordii, ibid., Ianuarii, ivi 1643, p. 9.
J. Dubois-G. Renaud, Le Martyrologe d'Adon. Ses deux familles. Ses trois recensions. Texte et commentaire, Paris 1984, p. 223.
Calendarium Romanum ex decreto sacrosancti oecumenici concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli PP. VI promulgatum, In Civitate Vaticana 1969, p. 129.
Fonti agiografiche:
Bibliotheca Hagiographica Latina [...], I, Bruxellis 1898-99, p. 998.
Decretali attribuite a P. in P. Hinschius, Decretales pseudo-Isidorianae et Capitula Angilramni […], Lipsiae 1863, pp. 116-20.
Per la restante letteratura apocrifa attribuita a P. cfr. Regesta Pontificum Romanorum, a cura di Ph. Jaffé-G. Wattenbach-S. Loewenfeld-F. Kaltenbrunner-P. Ewald, I, ivi 1885, pp. 7-8.
Studi:
Ecclesiastica Historia [...] per aliquot studiosos et pios viros in urbe Magdeburgica, Centuria II, Caput X, Basileae 1562, col. 213.
C. Baronio, Annales ecclesiastici, II, Romae 1590, pp. 117, 125-26, 145-47.
[L.-S.] Lenain de Tillemont, Mémoires pour servir à l'histoire ecclésiastique des six premiers siècles, t. II, Venise 1732, pp. 285-87, 611-19.
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Il grande libro dei Santi. Dizionario enciclopedico, I, Cinisello Balsamo 1998, s.v., pp. 645-46.