GABRIELE dell'Addolorata, santo (al secolo Francesco Possenti)
Nacque il 1° marzo 1838 ad Assisi, dove il padre Sante Possenti, avvocato ternano, rivestiva la carica di governatore. Sposato ad Agnese Frisciotti, di agiata e devota famiglia di Civitanova Marche, da cui avrebbe avuto undici figli, nel 1841 Sante si trasferì con la famiglia a Spoleto in veste di assessore legale, cioè giudice del tribunale di prima istanza.
Nell'atmosfera cupa seguita alla morte della madre (gennaio 1842) la figura paterna rivestì un ruolo decisivo nella formazione di G., presto colpito da altri lutti familiari, in particolare dalla morte dei fratelli maggiori Paolo, Lorenzo (suicida a Roma), Adele e soprattutto Maria Luisa, eventi che segnarono profondamente la sua personalità indirizzandolo progressivamente verso il distacco dagli affetti e dalle gioie umane che caratterizza la sua vocazione religiosa.
A Spoleto G. studiò presso i fratelli delle Scuole cristiane fondate da G.B. de La Salle; dal novembre 1850 al settembre 1856 frequentò il collegio dei gesuiti per gli studi secondari: ottenne ottimi risultati nell'"oratione e carme latini", negli studi sull'"ode italiana", nella dottrina cristiana. Nel 1854 un suo componimento in prosa italiana fu premiato all'Accademia di poesia.
La frequentazione dei gesuiti affinò la sensibilità del giovane per la devozione mariana che la famiglia gli aveva trasmesso fin dall'infanzia; tra i suoi appunti scolastici in latino del 1853 si segnalano infatti due poesie mariane, Alla Vergine annunziata dall'angelo e Alla Vergine stante presso la croce. Anni dopo, G. dedicherà ai due temi mariani il proprio voto e il nome di religione. A conclusione degli studi compose una canzone dedicata al santuario spoletino della Madonna della Piaggia, che presentò il 5 sett. 1856 nel corso della premiazione scolastica tenuta nella chiesa dell'Immacolata Concezione.
Sotto la direzione dei gesuiti, nel clima devoto che si respirava a Spoleto dopo la caduta della Repubblica romana del 1849 e grazie alla valorizzazione delle comunità religiose e delle confraternite incentivata dal vescovo G. Sabbioni e dal suo successore G.B. Arnaldi, G. maturò una profonda pietà cristologica fatta di un'assidua partecipazione alle pratiche devote in onore del Sacro Cuore e della Madonna; il culto mariano otteneva proprio in quegli anni a Spoleto un vastissimo seguito popolare, amplificato dalle celebrazioni diocesane per la definizione del dogma dell'Immacolata Concezione e da una lunga serie di eventi catastrofici (i terremoti del 1851, le piogge torrenziali del '53, i pessimi raccolti del '54 e l'epidemia di colera dell'estate '55).
Seguendo la lezione ignaziana, G. leggeva e meditava la vita di Cristo intesa come impegno quotidiano del fedele e come strada per la contemplazione e la perfezione. Si faceva spazio nella sua sensibilità - accanto a quella "tinta […] di vanità, e di leggerezza" cui accennano le prime biografie - la centralità, ancora ignaziana, dell'eterno contrasto tra Cristo e il mondo che caratterizza la sua piena vocazione e i suoi scritti, insieme con la sensibilità per i deboli e i poveri maturata nelle attività caritative delle confraternite spoletine.
Frequentemente ammalato alle vie respiratorie, G. si impegnò a più riprese verso una vita di religione: dopo una grave malattia alla gola da cui ritenne essere guarito per intercessione celeste, chiese di essere ammesso alla Compagnia di Gesù. La sua vocazione tuttavia rimase incerta fino all'estate 1856, quando, su suggerimento del gesuita C. Bompiani, direttore del collegio spoletino, chiese l'ammissione al noviziato di Morrovalle, nei pressi di Macerata, una delle fondazioni della Congregazione della Ss. Passione fondata da Paolo della Croce nel 1720 e nota in tutto lo Stato Pontificio per le missioni popolari.
Le prime biografie e le testimonianze depositate al processo di canonizzazione - pur evidenziando il ruolo giocato dalla morte della sorella Maria Luisa nella scelta religiosa di G. - tramandano l'episodio prodigioso del 22 ag. 1856, cui una diffusa successiva storiografia attribuisce la vocazione religiosa del giovane: nel corso della grande processione spoletina per la Ss. Icone di Maria, Francesco "sentì interiormente" la voce della Madonna che lo indirizzava a lasciare il mondo e a farsi religioso. Le fonti non chiariscono completamente le ragioni che orientarono G. verso la Congregazione dei passionisti, ma certo la centralità cristologica che li caratterizza, la loro forte impronta mistica e la rigidità della regola si adattavano alla sensibilità di un giovane in fuga dalle "occasioni, conversazioni, teatri, libri e compagni cattivi".
G. raggiunse il noviziato passionista di Morrovalle il 6 sett. 1856, il 21 settembre, dopo le prove preliminari e gli esercizi spirituali, vestiva l'abito, assumendo il "cognome di devozione" di Gabriele dell'Addolorata; emise infine la professione religiosa perpetua. La scelta del nome rinviava con grande evidenza al segno mariano della sua vocazione, attraverso la simbologia dell'arcangelo Gabriele che annuncia l'Incarnazione (e rinvia all'Immacolata Concezione, nell'ampia eco che la definizione del dogma allora suscitava) e soprattutto attraverso quella della Madonna sofferente per la morte di Cristo, "unica scala per salire alla felice eternità".
Nel luglio 1858 G. si trasferì nel ritiro passionista di Pievetorina per gli studi filosofici: vi rimase fino al 4 luglio dell'anno successivo, quando - nell'ambito della riorganizzazione degli insediamenti passionisti e del loro sviluppo verso il Regno meridionale - partì con altri professi, sotto la guida del superiore p. Norberto di Santa Maria (poi suo biografo) per il ritiro dell'Immacolata Concezione di Isola, ai piedi del Gran Sasso. Qui, mentre la tubercolosi che lo aveva colpito si aggravava progressivamente, si segnalava per le virtù che caratterizzavano la sua professione religiosa e, successivamente, il suo modello di santità: la fedele osservanza della regola, le rigorose pratiche ascetiche, il voto mariano, l'esortazione al bene e all'obbedienza, la carità verso i pastori poveri della zona. Nel maggio del 1861 si recò presso la diocesi di Penne per ricevere la tonsura e gli ordini minori. Le condizioni di salute e le vicende politico-militari del 1860-61, specie per le frequenti incursioni di bande armate filoborboniche nella zona di Isola, non gli consentirono di ricevere l'ordinazione sacerdotale.
Morì a Isola (oggi Isola del Gran Sasso d'Italia) il 27 febbr. 1862 e fu inumato nella cripta della chiesa annessa al ritiro.
Insieme con la congiuntura politica, il sepolcro del giovane passionista ebbe un ruolo decisivo sugli esiti del processo di canonizzazione e sullo sviluppo dell'immenso culto popolare a lui dedicato. La comunità religiosa di Isola abbandonò il ritiro nel 1866, a seguito dei decreti di soppressione degli ordini religiosi, e prese a diffondere la storia del giovane professo che aveva dedicato il suo voto e la sua morte alla Madonna Addolorata. Nel 1868 venivano stampate a Torino le Memorie storiche sopra la vita e le virtù del giovane Francesco Possenti, tra i passionisti confratel G. dell'A., di P. Bonaccia, canonico spoletino; nel 1879 i passionisti commissionarono il ritratto di G. che ha poi segnato l'iconografia del santo.
Nel 1891 (terzo centenario della morte di Luigi Gonzaga, con la cui biografia quella di G. poteva richiamare analogie), su consiglio del card. L.M. Parocchi, il superiore generale della Congregazione, Francesco Saverio della Vergine Addolorata chiedeva l'introduzione della causa per la beatificazione. Il 17-18 ott. 1892, in occasione della riesumazione dei resti di G. a Isola richiesta al processo informativo, si verificarono i primi segnali di un vasto movimento di devozione e le prime guarigioni miracolose legate alla sua tomba, mentre i cantastorie e i cardatori della lana transumanti dalle montagne abruzzesi veicolavano la storia del "piccolo santo" e dei suoi miracoli ben prima che si concludessero i processi canonici celebrati a Spoleto, Terni, Isola, Penne, Albano, Teramo, Roma e conclusi nel 1897. G. dell'A. fu dichiarato beato da Pio X il 31 maggio 1908 e canonizzato il 13 maggio 1920 da Benedetto XV; compatrono della Gioventù cattolica italiana dal 1926, è patrono d'Abruzzo dal 1959. Il santuario a lui dedicato, costruito a partire dal 1894 con il ritorno dei passionisti a Isola e rinnovato dal 1973, è un grande centro di pellegrinaggio e devozione.
Gli Scritti di s. Gabriele dell'Addolorata, studente passionista, sono stati pubblicati a Teramo nel 1963, a cura di B. Ceci; le Lettere familiari ed altri scritti, a cura di T. Zecca, a Pescara nel 1981.
Fonti e Bibl.: Archivio segr. Vaticano, Fondo Riti, Processi, voll. 3700-3708: "Processi di beatificazione e canonizzazione di s. G."; P. Bonaccia, Memorie storiche sopra la vita e le virtù del giovane Francesco Possenti, tra i passionisti confratel G., Torino 1868; Germano di San Stanislao, Vita di s. G., studente passionista, Roma 1924; S.A. Battistelli, S. G. chierico passionista, Roma 1944; P. Gorla, S. G. passionista, Caravate-Torino 1951; S. G. e la sua spiritualità. Atti del IX Convegno di spiritualità passionista, Teramo 1965; G. Poage, Figlio della Passione. S. G., Milano 1965; Fonti storico-bibliografiche di s. G., studente passionista, a cura di N. Cavatassi - F. Giorgini, Teramo 1969 (edizione critica delle fonti processuali; alle pp. 176-219: Norberto di Santa Maria, Della vita e virtù di confratel G. di Maria Addolorata. Cenni); Teotimo, Storia del convento di S. Gabriele, Teramo 1969; L. Ravasi, Sante Possenti padre di s. G., Roma 1972; F. Pozzi, S. G. studente passionista, Teramo 1973; M. Petrocchi, Storia della spiritualità italiana, III, Roma 1979, pp. 92 s.; F.G. Zicchetti, S. G., compatrono della Gioventù cattolica italiana, Teramo 1982; S. G. e il suo tempo. Studi, ricerche, documentazione.Atti del Convegno… 1982, Teramo 1983.