Giovanni Damasceno, santo
Filosofo e teologo orientale (Damasco intorno al 675 - S. Saba, Gerusalemme, 750 c.).
Collocandosi alla fine di una lunga e gloriosa tradizione teologica, G. non mirò tanto a fare opere di ricerca personale quanto a sistemare in organica sintesi i risultati della plurisecolare tradizione greca. In tale compito egli rivelò doti particolarmente felici, sì che le numerose opere di questo genere che egli compose rappresentano effettivamente preciso e organico consuntivo dei problemi dibattuti nei secoli precedenti e dei risultati conseguiti in argomento.
Ma la sua fortuna in Occidente cominciò solo molto tardi, e prima del sec. XVI la conoscenza che si ebbe qui delle sue opere fu molto ridotta. Essa infatti fu limitata all'esposizione De Fide orthodoxa, che nel 1150 fu tradotta in latino dal pisano Burgondio per invito di Eugenio III. La traduzione fu subito utilizzata nella Summa di Pietro Lombardo, e così G.D. entrò nel giro degli autori antichi conosciuti e studiati durante il periodo della Scolastica. C'è però molta incertezza in merito all'accertamento del preciso influsso che l'opera del Damasceno esercitò sui teologi del XII e XIII secolo. Qualcuno considera tale influsso addirittura decisivo (Harnack); altri invece ne riduce drasticamente la portata.
D. lo ricorda nella lettera ai cardinali italiani (Ep XI 16) - insieme con Ambrogio, Agostino, Dionigi (cioè lo pseudo Dionigi), Beda, ecc. - come teologo le cui opere giacevano nel più completo abbandono, in neglectis clericorum latibulis.
La lezione tramandata da alcuni manoscritti, Damiani invece di Damasceno, dato il contesto è chiaramente facilior e va respinta.