SANTO SEPOLCRO
SANTO SEPOLCRO Nome che si dà a un gruppo di edifici monumentali esemplati nella tipologia, con modalità varie, sul complesso architettonico del S. di Gerusalemme (v.), sorto nel sec. 4° sul luogo della morte e della risurrezione di Gesù Cristo e oggetto di altissima venerazione, comprendente, in origine, una basilica a cinque navate e la rotonda dell’Anastasi. Particolarmente importanti per definire la storia delle vicende costruttive, la forma e l’uso di tale insieme sono le descrizioni dei pellegrini che si recarono a Gerusalemme a partire dal 333, giunte in numero straordinario e raccolte insieme già in epoca altomedievale. Significative, tra queste, sono le dettagliate e precoci narrazioni della pellegrina Egeria (Itinerarium; 381-384), originaria dell’Europa occidentale; del vescovo irlandese Arculfo, il cui resoconto (De locis sanctis; 680 ca.) fu redatto dall’abate Adamnano di Iona (m. nel 704) e ripreso da Beda (De locis sanctis; 702-703 ca.); del monaco franco Bernardo (Itinerarium trium monachorum; 870 ca.) e del geografo arabo al-Muqaddasê (985 ca.).
Gli usi liturgici dei numerosi ambienti del complesso vengono inoltre descritti in modo chiaro e particolareggiato nell’Itinerarium di Egeria, nel Lezionario armeno (417-439; Renoux, 1961) e nel c.d. Typikón (975 ca.; Papadopulos-Kerameos, 1894). Alla ricostruzione del sec. 11° fa riferimento per la prima volta il persiano Nàõir-i Khusraw (1047) e poi l’abate russo Daniil Palomnik (1106-1107) e Guglielmo di Tiro (1144-1184); successivamente la chiesa dei crociati - con il relativo ampliamento della rotonda e l’aggiunta di varie costruzioni - fu descritta da Giovanni di Würzburg (Descriptio Terrae Sanctae; ca. 1165) e da Teodorico (Libellus de locis sanctis; 1172). Davvero esaurienti per la conoscenza degli usi liturgici risultano quindi, per il Tardo Medioevo, i numerosi resoconti di pellegrini, fra cui per es. quelli di fra’ Niccolò da Poggibonsi (Libro d’Oltramare; 1347), di Hans Tucher di Norimberga (Reise in das Gelobte Land, Nürnberg 1482) e di Bernhard von Breydenbach, canonico di Magonza (Peregrinationes in Terram Sanctam, Mainz 1486).
Le testimonianze figurative degli edifici possono essere riunite in tre gruppi. In epoca altomedievale ricorrono schizzi di piante che illustrano i racconti dei pellegrini e che costituirono i modelli per le riproduzioni del complesso monumentale in Occidente. In numerose copie altomedievali è conservato il disegno (forma, figura) che Arculfo (v.) aveva eseguito per l’abate Adamnano su una tavoletta di cera (Parigi, BN, lat. 13048, sec. 9°; Vienna, Öst. Nat. Bibl., 458, sec. 9°; 609, sec. 13°). Oltre a ciò, il complesso del S. è stato rappresentato più volte nelle arti minori, sebbene schematicamente e limitato agli elementi essenziali. Di questi esempi fanno parte le ampolle dei pellegrini (eulogiae) dei secc. 6°-7° e del 12° provenienti dalla Terra Santa, le monete di Carlo Magno con la legenda XPICTIANA RELIGIO, con le quali egli mostrava la sua prerogativa, ottenuta nell’800, di defensor del S., e numerose raffigurazioni con la Deposizione nel sepolcro e la Risurrezione di Cristo, per es. in un avorio conservato a Monaco (Bayer. Nationalmus.; ca. 400). Edificio funebre ed edicola sul sepolcro determinarono anche la forma dei reliquiari, genere artistico cui viene attribuito un notevole valore documentario per la prima storia del compesso.
I racconti dei pellegrini e le arti minori testimoniano infatti che la disposizione architettonica del S. e dell’Anastasi fu oggetto di grande interesse nella cristianità. Negli studi di storia dell’architettura è stato per un certo tempo consueto riferire all’Anastasi tutti gli edifici a pianta centrale, compresi quelli che presentavano una ‘mezza pianta centrale’: fonti coeve e riproduzioni inequivocabili delle forme architettoniche permettono tuttavia di istituire questo rapporto soltanto con un numero limitato di edifici.
All’origine di tale serie si trova una riproduzione (m 1,12 ´ 0,90) del S. (Narbona, Mus. Archéologique et Préhistorique) rinvenuta nel 1686, insieme ad altri elementi di spoglio, in una torre di difesa della città di Narbona: il perimetro poligonale del monumento, l’articolazione a colonne dell’esterno, la presenza di un vano antistante e forse anche il collegamento di un tetto poligonale al di sopra del sepolcro e di un tetto a doppio spiovente al di sopra del vano antistante sono riprodotti con precisione.
A Roma la venerazione di una reliquia della croce aveva meritato, certamente già dal sec. 5°, alla basilica di Santa Croce l’appellativo di Hierusalem (Lib. Pont., I, 1886, p. 401), ma ciò non determinò una riproduzione architettonica; soltanto gli appunti grafici di Arculfo testimoniano un interesse più specifico nei confronti dell’architettura del Santo Sepolcro.
In Occidente, dopo l’epoca di Carlo Magno, gli edifici della Terra Santa furono oggetto di un particolare interesse che ne determinò la riproduzione architettonica. L’esempio più antico è la chiesa cimiteriale di St. Michael nel monastero di Fulda (v.), fatta costruire dall’abate Egil e consacrata nell’822. Rabano Mauro, che aveva progettato l’edificio insieme allo stesso Egil, nel suo titulus per l’altare di Cristo e s. Michele, fa riferimento a un tumulus [Christi] (MGH. Poëtae, II, 2, 1884, p. 230); non è chiaro se con ciò si intenda l’edificio nel suo insieme oppure una copia del monumento sepolcrale di Gerusalemme, di piccole dimensioni, lì costruita ma non altrimenti attestata.
Pochi anni più tardi, nell’829-836, il doge Giovanni I Particiaco fece costruire a Venezia una basilica per le reliquie di s. Marco, che erano state da poco rinvenute, «secundum exemplum quod ad Domini tumulum Ierosolimis viderat» (Translatio sancti Marci; metà del sec. 9°; AASS. Aprilis, III, Paris-Roma 1866, p.358): anche tale edificio era presumibilmente a pianta centrale. Le reliquie di s. Marco vennero conservate nella sua cripta, ma non è chiaro in quali modalità. La ricostruzione stessa della primitiva chiesa di S. Marco, della quale si sono conservati resti nella cripta attuale, è del resto tuttora oggetto di discussione.
A Bologna, la chiesa di S. Stefano, dove era sepolto il vescovo Petronio (m. nel 450), aveva già nell’887 l’appellativo di Hierusalem. Recentemente di questa chiesa è stata formulata una ipotesi ricostruttiva secondo cui doveva trattarsi di un edificio memoriale tardoantico a dodici colonne; Gregorio di Tours (Hist. Fr., II, 16; MGH. SS rer. Mer., I, 1, 1884, p. 64), d’altra parte, nel 594 citava la vicina chiesa dei Ss. Vitale e Agricola. Mentre a Fulda il S. serviva alle sepolture dei monaci e a Venezia la forma architettonica dell’Anastasi veniva utilizzata per onorare le importantissime reliquie marciane, a Bologna un legame con Gerusalemme, per quel tempo documentabile in altri luoghi soltanto tramite le fonti, dava alle singolari forme architettoniche un significato che esse inizialmente non avevano.
Soltanto nel tardo sec. 10° si impose una serie di ‘memorie’, che avevano lo scopo di richiamare alla mente il S. gerosolimitano, sia in monumenti riproducenti la tomba di Cristo sia in chiese esemplate sulle forme dell’architettura costantiniana nel suo insieme. Tali riproduzioni avevano, nella maggior parte dei casi, un carattere votivo e costituivano delle offerte fatte dai pellegrini ritornati sani e salvi da Gerusalemme oppure sostituivano l’adempimento del voto di compiere un pellegrinaggio. È singolare che tali chiese venissero consacrate a diversi santi e non soltanto alla Santa Croce oppure al Salvatore. L’intensificarsi dei pellegrinaggi si determinò sia come conseguenza del clima da fine del mondo dell’anno Mille sia anche in seguito alla distruzione del S. avvenuta nel 1009 a opera del califfo al-Éakêm. La chiesa del S. del monastero di Palera, nei Pirenei, consacrata nel 1085, ottenne addirittura il privilegio che la sua visita fosse equiparata a quella della chiesa sepolcrale di Gerusalemme.
Riproduzioni a pianta centrale del S. sono individuabili innanzitutto in numerosi luoghi dell’area del lago di Costanza. A Costanza, il vescovo Konrad (934-975), dopo il secondo dei suoi tre viaggi a Gerusalemme, intorno al 940-955 edificò a S-E della sua cattedrale una chiesa a pianta circolare dedicata a s. Maurizio (Mauritius-Rotunde), nella quale fu eretto un S. riccamente ornato, esatta riproduzione di quello gerosolimitano. La chiesa, conservatasi nel rifacimento del sec. 14°, aveva allora le forme di una rotonda con quattro ambienti rettangolari annessi che dovevano ospitare altari; il monumento del S. è pervenuto soltanto nelle forme di un rifacimento del sec. 13°, all’interno del duomo di Costanza.
Nel monastero di San Gallo è stato parzialmente scavato un analogo edificio fatto erigere dall’abate Ulrico (984-990) e dotato anch’esso di un monumento del S. (MGH. SS, II, 1829, p. 151). Perduto è il S. nella cripta dell’omonima chiesa abbaziale di Acquapendente (prov. Viterbo), fatta erigere da Ugo, marchese di Toscana, intorno al 993.
La forma di un edificio monumentale a pianta centrale fu data anche alla ricostruzione della chiesa abbaziale di Saint-Sauveur a Charroux (Poitou), iniziata nel 1017-1028 e consacrata nel 1047, della quale restano soltanto parti delle pareti esterne e la torre centrale; i muri di fondazione sono stati riportati alla luce tra il 1949 e il 1951. La zona orientale è chiaramente esemplata sul S. gerosolimitano: una rotonda (diametro m 39,4) articolata da tre giri di sostegni cui era aggiunto a O un corpo longitudinale a tre navate.
In altri edifici del sec. 11° il modello venne ripreso in una forma architettonica sensibilmente semplificata e in scala ridotta. Va ricordata la fondazione della chiesa di St. Petrus und Andreas (Busdorfkirche) a Paderborn, in Vestfalia, a opera del vescovo Meinwerk (1009-1036); nel 1033 egli inviò l’abate Wino di Helmarshausen a Gerusalemme come suo rappresentante, perché gli riportasse le dimensioni e il disegno della pianta (similitudo) della chiesa e del S. (Vita Meinwerci; MGH. SS rer. Germ, LIX, 1921, p.128; ca. 1155-1165). I lavori all’edificio di Paderborn cominciarono al ritorno dell’abate nel 1036; nello stesso anno furono consacrati un altare e la riproduzione del monumento sepolcrale. La chiesa, in origine iniziata quale edificio a pianta circolare (diametro di m 13,5) con tre absidi - come la rovina della chiesa dell’Anastasi, all’epoca in fase di ricostruzione -, doveva tuttavia mancare del giro di sostegni. Soltanto con il vescovo Imad (1051-1076) venne portato a termine l’edificio - su pianta ottagona con annessi quattro ambienti rettangolari -, che fu consacrato nel 1068. Lo schizzo della pianta di Wino dovette costituire in buona misura il modello supposto della MauritiusRotunde di Costanza, come dimostrano i confronti delle forme architettoniche.
Lo schizzo di Wino servì come modello per altri edifici. Nei pressi del monastero di Helmarshausen, in Assia, il vescovo di Paderborn, Enrico II di Werl (1084-1127), fece erigere sulla Krukenburg - in sostituzione di un pellegrinaggio promesso - una chiesa dedicata a s. Giovanni e consacrata nel 1126; la riproduzione della camera sepolcrale di Cristo si trovava in una cripta al centro. La stessa pianta caratterizzava anche la ricostruzione della chiesa di St. Michael a Fulda, consacrata nel 1092: al di sopra della cripta carolingia vennero rinnovati il muro esterno e il giro delle otto colonne; furono aggiunti alcuni ambienti per gli altari e una tribuna che correva al di sopra dell’ambulacro; nell’ambiente centrale si trovava un monumento del S. la cui forma rimane tuttavia sconosciuta. Tale ricostruzione ‘migliorava’ la chiesa sepolcrale carolingia, la cui forma architettonica non poteva prima essere così univocamente riferita all’Anastasi.
Le riproduzioni del S. nell’Europa occidentale non seguono nel complesso uno schema definito. Il conte bretone Alain Cainart fondò nel 1029, a Quimperlé, un monastero benedettino, la cui chiesa abbaziale, Sainte-Croix - oggi frutto di una ricostruzione ottocentesca -, aveva l’aspetto di una rotonda monumentale triconca. La forma della croce appariva ben delineata nella chiesa del priorato benedettino di Saint-Sépulchre a Villeneuve-d’Aveyron (Rouergue), una fondazione del vescovo Berengario di Rodez. I quattro bracci della croce, coperti da volta a botte con absidi che si aprono a N, a S e a E, si innestano in un ambiente centrale a pianta quadrata, la cui volta a crociera è sostenuta da quattro pilastri a fascio. Ambienti d’angolo con pareti esterne dal profilo circolare sottolineano, soprattutto all’esterno, la pianta di una rotonda con bracci della croce. A Olèrdola, in Catalogna, il nobile Senulli eresse una chiesa del S. (donazione testamentaria per la consacrazione nel 1061) nelle forme di un semplice edificio a pianta centrale (diametro m 6,2) coperto da cupola e absidato.
Di dimensioni leggermente maggiori era la chiesa a pianta circolare del S., caratterizzata da un giro interno costituito da otto sostegni e quatto conche sporgenti verso l’esterno, che si trovava accanto alla chiesa collegiata di Saint-Léonard-deNoblat (Limosino), fondata nell’11° secolo. In questi edifici non è peraltro testimoniata la presenza di un Santo Sepolcro.
Nel 1045 alcuni pellegrini che si erano recati a Gerusalemme fondarono una chiesa del S. a Neuvy (Berry), ad formam sancti Sepulcri Ierusalemitani (Chronicon quod dicitur Guillelmi Godel; Recueil des historiens des Gaules et de la France, X, Paris 1760, p. 282). Di questa chiesa si conservano, nell’edificio attuale, i muri esterni circolari e undici grandi capitelli. Nel sec. 12° l’ambulacro interno venne rinnovato con la messa in opera di undici colonne e fu dotato di una tribuna con quattordici aperture. Fino al 1806, nell’ambiente centrale, si conservava un monumento sepolcrale turriforme.
Nel sec. 11° le chiese dedicate al S. ebbero per lo più le forme architettoniche consuete per una chiesa, ma erano anch’esse dotate di un monumento del Santo Sepolcro. Precoci testimonianze sono le fondazioni delle chiese del S. a Beaulieu-lès-Loches (Turenna), consacrata nel 1008, del conte Folco Nerra di Angers; a Chauvigny (Poitou; 1020 ca.), a opera del vescovo Isembert di Poitiers, e a Borgo San Sepolcro (prov. Arezzo; 1021). Non sono invece conservati i monumenti del S. che si trovavano nelle chiese di Piacenza (fondata nel 1055), di Cambrai (del 1064), di St. Hubert (consacrata nel 1076), di Palera (consacrata nel 1085) e di Pavia (fondata nel 1090, od. S. Lanfranco), i quali, secondo quanto attestano i cronisti medievali, riproducevano perfettamente le forme del monumento gerosolimitano.
I monumenti del S. risalenti al sec. 11° che si sono conservati mostrano una struttura completamente differente. A Gernrode (Sassonia-Anhalt) si tratta di un’installazione rettangolare la cui funzione viene sottolineata all’esterno da rilievi a grandi figure; lo spazio interno, nel quale è ripresa la distinzione tra atrio e camera sepolcrale, evidenzia il carattere di copia di quest’opera. Nella cattedrale di Aquileia, il S., menzionato nel 1077, unisce in modo ugualmente libero l’arredo interno del monumento sepolcrale gerosolimitano con le forme esterne dell’Anastasi: nel caso specifico anche l’ambiente interno è circolare e il sarcofago è messo in maniera specularmente opposta sul lato sinistro.
Le cripte del S. che costituiscono perfette riproduzioni, sia nelle dimensioni sia nella pianta - dotata di un pronao, di uno stretto passaggio e di un sarcofago -, si trovano sul Kruckenburg e nella più recente ricostruzione (1094) della chiesa monastica di Sainte-Foy a Sélestat.
La prima crociata (1097-1099), nel corso della quale venne riconquistata Gerusalemme, non determinò soltanto un sensibile aumento dei pellegrinaggi, ma anche numerose donazioni di carattere votivo a opera di pellegrini felicemente tornati in patria. Per la gran parte queste chiese erano collegate a ospedali e molte erano in relazione con un priorato di Canonici del Santo Sepolcro. Già nel 1100 cittadini di Milano ritornati da Gerusalemme fondarono, nella chiesa omonima della loro città, un S., al quale venne concessa un’importante indulgenza. Il monumento non è conservato e la chiesa, subito restaurata, mostra forme convenzionali, analogamente a quanto avviene per il S. di Barletta.
In epoca leggermente successiva, chiese del S. a pianta centrale furono fondate da gruppi di cittadini a Cambridge (ca. 1125-1130), ad Augusta (consacrata nel 1128), a Spira (metà sec. 12°) e a Pisa (metà sec. 12°): si tratta di edifici a pianta circolare o poligonale, con un ambiente centrale sopraelevato, con otto sostegni interni. A Cambridge e ad Augusta, l’ambulacro presentava una tribuna; mancano ora le piccole absidi, un tempo consuete. L’edificio pisano presenta un’iscrizione - «Huius operis fabricator Deustesalvet nominatur» - che identifica in un Diotisalvi il costruttore del monumento; le chiese di Augusta e di Spira, demolite rispettivamente nel 1611 e nel 1689, sono note soltanto attraverso disegni.
Chiese analoghe, ispirate al S., vennero fondate anche da coloro che avevano preso parte alle crociate; dopo il 1103 ad Asti dal vescovo Landolfo (c.d. battistero di S. Pietro); più o meno alla stessa epoca a Northampton da Simone di Senlis, conte di Northampton (m. nel 1111). Notevole è la pianta della chiesa del S. (od. S. Giovanni al Sepolcro) di Brindisi, costruita prima del 1126-1129: l’ambulacro, così come a Gerusalemme, non presentava un percorso circolare ma terminava in una parete orientale rettilinea, mentre i sostegni, le volte e l’alzato dei muri furono realizzati secondo le consuetudini della regione; il coevo ampliamento della chiesa di Gerusalemme con la costruzione di un transetto e un coro non venne mai riprodotto. Ad Augusta la chiesa presentava una stretta struttura circolare, turriforme e sopraelevata - come a Charroux -, che serviva presumibilmente da Santo Sepolcro. Una ricostruzione più schematica del S. venne fatta realizzare dal duca Boemondo di Taranto (m. nel 1111), dal 1098 principe di Antiochia, come cappella funeraria accanto al duomo di Canosa di Puglia. Perfettamente riprodotto è il S. nella omonima chiesa (od. Kapuzinerkirche) di Eichstätt, fondata dal preposto del duomo della città, Walbran, nel 1147: si tratta di un corpo ovale con il sepolcro e l’antistante spazio rettangolare; articolazione attraverso le colonne, disposizione delle porte, ambienti interni ed edicola di coronamento, tradotta in forme romaniche, sono realizzati secondo il modello. La chiesa, a pianta centrale, venne distrutta nel 1623.
Nel sec. 12° il complesso di S. Stefano a Bologna venne interpretato come una ‘copia’ di quello gerosolimitano con un gran numero di luoghi adibiti alla commemorazione (Sermo de inventione sanctarum reliquiarium s. Petronii, del 1141-1180; BHL, suppl., 1986, p. 708; Vita s. Petronii, del 1164-1180; AASS.
Octobris, II, Paris-Roma 1866, p. 434). La chiesa circolare, riproduzione dell’Anastasi e all’epoca attribuita al vescovo Petronio, venne ampiamente ricostruita dopo la prima crociata: le sette colonne antiche vennero collegate a sottili colonne in cotto, mentre i rimanenti cinque sostegni furono ristrutturati in forma di possenti pilastri circolari. L’ambulacro esterno, nelle forme di un ottagono irregolare, aveva una tribuna e l’ambiente mediano si elevava con un tamburo; non è conservato il coevo monumento del Santo Sepolcro.
Nella Externsteine di Horn, presso Paderborn, il vescovo Enrico II di Werl, dopo il 1093, fece scavare una riproduzione del sepolcro di Cristo, una cappella dell’Invenzione della Croce (consacrata nel 1115) e una cappella del Golgota; di questo complesso fa parte un rilievo monumentale con la Deposizione dalla croce.
Piccole cappelle del S. o della Santa Croce, prive di decorazione, con tre o quattro absidi, sorsero nel sec. 12° in numerose località dell’Italia settentrionale e della Francia meridionale: a Bergamo, a La Baume-de-Transit (Delfinato), a Graveson, a Peyrolle e a Montmoreau.
I frequenti tentativi di interpretazione come riproduzioni del S. di numerose chiese a pianta circolare non sono univocamente attestati né da caratteristiche forme architettoniche né dalle fonti scritte. D’altra parte esistono edifici che riproducono in modo straordinariamente somigliante l’Anastasi, senza che tuttavia vi sia un legame con il culto del Santo Sepolcro. Ciò vale per il battistero di Pisa, che si distingue dalla chiesa del S. nella stessa città e che, insieme al complesso del duomo, testimonia l’interesse dei Pisani per la Terra Santa.
La perdita di Gerusalemme nel 1187 e la fallimentare quarta crociata (1202-1204) determinarono sia nuove forme di testimonianze figurative sia un calo dell’interesse nei confronti delle copie del Santo Sepolcro. La chiesa del priorato dei Canonici del S. a Torres del Río (sulla via di pellegrinaggio per Santiago) sorse intorno al 1190 come edificio ottagonale con abside. Più complesse sono le chiese di Vera Cruz, presso Segovia, fondata nel 1208, e la coeva chiesa templare di Tomar, in Portogallo; entrambe presentano uno stretto ambiente centrale a due piani che, come a Charroux e ad Augusta, veniva certamente utilizzato come monumento del Santo Sepolcro.
Anche i monumenti del S. furono realizzati soltanto raramente dopo questa epoca: a Bologna, nel sec. 13°, il S. nella chiesa di S. Stefano venne ancora realizzato secondo l’antico modello. Un carattere del tutto decorativo presenta il monumento sepolcrale della Mauritius-Rotunde di Costanza, rinnovato intorno al 1300: una piccola architettura a dodici lati con lavorazione a traforo, ornata da piccole statue. In epoca successiva il S. divenne un elemento dell’arredo, costituito da grandi sculture raggruppate intorno a un sarcofago vuoto, per es. nella Liebfrauenkirche di Friburgo (ca. 1280).
Tra la riproduzione di tipo architettonico e questi complessi di carattere figurativo si trova l’impianto della cappella del castello di Karlètejn, in Boemia, che Carlo IV fece erigere nel 1348-1357 per il tesoro di reliquie dell’Impero tedesco. Al di sotto della cappella della Croce si trova una cappella dedicata alla Vergine, dalla quale si stacca uno stretto passaggio dipinto come S. che conduce all’oratorio reale di S. Caterina.
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