Uno dei sette scelti dalla comunità apostolica di Gerusalemme "per il servizio delle mense", ma che di fatto svolgevano opera di evangelisti, e solo successivamente identificati come diaconi; ha il titolo di "protomartire" perché fu il primo a versare il sangue in testimonianza della fede di Cristo. Secondo il racconto degli Atti degli Apostoli (6-7), svolgeva il suo ministero con grande successo; di qui nacque una sollevazione popolare, che lo condusse innanzi al sinedrio, sotto l'accusa di aver bestemmiato Dio, la religione e il Tempio; gli Atti riferiscono anche la sua autodifesa. Giudicato reo, fu lapidato (36 o 37 d. C.) a furore di popolo fuori di Gerusalemme (il giovane Saulo, poi s. Paolo, custodiva le vesti dei lapidatori). Il suo culto ebbe larga diffusione dal sec. 4º; nel 415 il prete Luciano di Kĕfar-Gamlā, presso Gerusalemme, ritenne di averne ritrovate la tomba e le reliquie, in parte diffuse tra varie comunità cristiane, anche in Occidente, in parte deposte poi (460) in una basilica fatta costruire a Gerusalemme dall'imperatrice Eudossia. Festa nella Chiesa latina, 26 dic. (nella greca il 27); festa del ritrovamento delle reliquie, 2 agosto (la Chiesa greca celebra il 3 ag. la traslazione delle reliquie). Apocalisse di Stefano. - Apocalisse apocrifa, non pervenuta, che sarebbe stata in uso presso i Manichei, forse da identificare con la Revelatio quae appellatur Stephani condannata nel Decreto Gelasiano. Secondo alcuni si tratterebbe di una redazione più antica del Martirio del santo protomartire Stefano (testo di difficile datazione, pervenuto in versione georgiana) che avrebbe preceduto la relazione del presbitero Luciano sulla invenzione delle reliquie del santo.