Uno dei dodici apostoli, si convinse dell'avvenuta Resurrezione di Cristo soltanto dopo averne toccato il costato. Sotto il nome di T. ci sono trasmessi alcuni tardi apocrifi.
Delle pochissime notizie che di lui forniscono i Vangeli, la più notevole è quella del suo atteggiamento incredulo riguardo alla resurrezione di Gesù, circa la quale egli affermò di non volersi convincere se non toccando con le sue mani il corpo del Risorto (Giov. 20-25). La tradizione cristiana è divergente sulla vita successiva di T.: Eusebio, con gli altri, lo definisce evangelizzatore dei Parti, e vi è chi gli fa predicare la fede e subire il martirio in India (il Breviario Romano lo ricordava il 21 dic. come martire a Calamida, in India; ma nel 1969 la festa fu spostata al 3 luglio). Fin da tempi assai antichi si venerava la sua presunta tomba a Edessa.
Scritti apocrifi a nome di T.: Apocalisse di T.: citata e condannata da Gelasio, è stata identificata con alcune più tarde recensioni. Atti di T.: scritto ritenuto encratita da Epifanio, manicheo da s. Agostino, priscillianista da Turribio; ne abbiamo due recensioni, derivate da rifacimenti, una in greco e una in siriaco (che forse ne fu la lingua originale; alcuni l'attribuiscono a Bardesane). La recensione greca narra dell'apostolato di T. in India; composta di prosa e versi (per alcuni interpolati), presenta, nella parte poetica, influssi gnostici (cfr. l'Inno della perla). Vangelo di T.: conosciuto nel 2º sec. (è citato la prima volta in Origene e Ippolito), perduto e ritrovato nel 1946 in versione copta nell'Alto Egitto; si tratta di un testo (una raccolta di logia) d'ispirazione gnostica.