santuario
Luogo che acquista carattere sacro per la manifestazione o presenza in esso della divinità, o perché connesso a fenomeni considerati soprannaturali. In Grecia e a Roma i s. sorgevano in un’area sacra (in gr. temenos) ben delimitata rispetto alla zona circostante da cinte murarie o cippi. All’interno dei s. vi erano strutture deputate alle attività devozionali, in particolare l’altare su cui si svolgevano i sacrifici. L’edificio principale era il tempio, sede di un’immagine della divinità e luogo in cui si deponevano i doni votivi. Nei s. oracolari vi era una zona inaccessibile ai fedeli dove il dio manifestava il suo oracolo, comunicato poi all’esterno al fedele, come nel caso del tempio di Apollo a Delfi e dei templi di Didima e Claro. Tra le maggiori attività svolte nella struttura templare si distinguevano i sacrifici e i pasti sacri. Il legame tra il tempio e il tessuto cittadino più vicino era favorito dalle processioni e dai festival, per lo più annuali, organizzati in onore del dio. In occasione delle feste i s. divenivano anche sede di gare sportive e di esecuzioni di musica e danza, ospitate in strutture apposite, come il teatro, lo stadio, l’odeion. La grandezza e l’organizzazione interna del s. dipendevano dal tipo di programma cultuale ivi ospitato. Nei s. più grandi si distinguevano l’altare e il tempio da un’area più periferica, sede dello stadio e dei teatri. Nei templi di Asclepio e nell’Amphiaraeion la pratica dell’incubazione avveniva in un dormitorio sacro, deputato al riposo notturno del fedele che doveva ricevere l’epifania del dio in sogno. Dalle testimonianze archeologiche emerge che la forma del santuario classico si sviluppò a partire dall’8° sec. a.C., sebbene già in epoca micenea vi fossero aree sacre e altari dedicati a dei ed eroi. La scelta della località in cui far sorgere il s. era determinata da diverse ragioni: la prosecuzione di una tradizione cultuale consolidatasi nell’area fin da epoche precedenti; la presenza di caratteristiche geofisiche favorevoli, come una fonte d’acqua o un fiume; il rispetto della specificità delle singole divinità a cui era dedicato il s., cosicché, per es., templi in cui si dovevano svolgere riti oracolari o dormitori sacri non erano inseriti nel tessuto cittadino, ma in zone isolate rispetto all’abitato. Alcuni s. erano deputati alle attività religiose delle comunità locali, mentre altri rappresentavano il luogo di incontro e il punto di riferimento sovranazionale di più poleis, come nel caso di Olimpia e Delfi. La gestione e il controllo dei s. erano deputati alla città e, spesso, a un gruppo di ufficiali pubblici, gli hieromnemones. I s. del periodo romano ripresero le caratteristiche principali delle strutture greche, basandosi in particolare su certi modelli ellenistici (per es., il s. di Artemide a Magnesia sul Meandro); una tendenza diffusa è quella di accentuare le caratteristiche scenografiche, anche sfruttando, a tale scopo, le risorse naturali del terreno (come nel caso del tempio della Fortuna Primigenia a Palestrina), in funzione della creazione di ambienti conclusi a prospettiva limitata.