Sardegna
Geografia umana ed economica
di Luigi Stanzione
Dopo due decenni di crescita demografica, la regione, tra le meno densamente popolate d'Italia (68 abitanti per km2), ha manifestato all'ultimo censimento (2001) segnali di un'inversione di tendenza (un decremento pari all'1% rispetto al 1991). Le dinamiche demografiche complessive, che alla fine del 2004 attestavano la regione su una popolazione pari a 1.650.052 abitanti, sono frutto di andamenti fortemente differenziati sotto il profilo territoriale, connotati soprattutto da un marcato indebolimento delle aree più interne e da una crescita, talvolta a tassi decisamente consistenti, di molti tratti della fascia costiera (in particolare, nella parte nord-orientale dell'isola e in quella meridionale). L'analisi della componente naturale e migratoria delle dinamiche demografiche mostra segni distintivi rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno. I tassi di natalità sono, infatti, inferiori sia alla media meridionale sia a quella nazionale e appaiono più simili a quelli di alcune regioni del Centro-Nord. Allo stesso tempo, il tasso di mortalità è leggermente inferiore a quello meridionale e complessivamente il saldo naturale è stato sempre negativo a partire dal 2001, in controtendenza con quanto è invece avvenuto nel Mezzogiorno.
La componente migratoria appare, invece, in linea con gli andamenti delle regioni meridionali, con uno scarto tra iscritti e cancellati a favore di questi ultimi, che rappresenta un ulteriore fattore di depauperamento della popolazione, ancor più grave in quanto assai spesso interessa fasce di età giovanile. Si va delineando, dunque, un processo di invecchiamento, particolarmente marcato nei centri interni interessati da fenomeni di spopolamento, non controbilanciato neppure da flussi di immigrati stranieri, la cui presenza (inferiore allo 0,7% della popolazione residente) è concentrata nei principali centri urbani e in alcune località turistiche.
Gli indicatori relativi alla struttura economica e al mercato del lavoro descrivono un quadro con luci e ombre, caratterizzato da alcuni segnali positivi, ma anche da tendenze preoccupanti. La crescita del PIL regionale, pur con andamento oscillante, è stata negli anni 1996-2004 in linea con quella del Mezzogiorno (+1,7% annuo) e leggermente superiore alla media italiana. Il PIL pro capite nel 2004 è stato pari al 79,2% di quello nazionale (quasi dieci punti percentuali in più rispetto alla media delle regioni meridionali) e questa tendenza positiva è alla base della prossima fuoriuscita della S. dal novero delle regioni europee meno sviluppate; inoltre i tassi di attività (47,3% al 2001) e di disoccupazione (21,7% al 2001) si attestano su valori più favorevoli rispetto a quelli del Sud del Paese. Perdurano, pertanto, alcuni elementi di debolezza dell'economia regionale, tra i quali l'elevata incidenza dei trasferimenti pubblici (che contribuisce a sostenere il livello dei consumi), la spiccata dipendenza dalle importazioni, la scarsa capacità di esportare, la crisi ormai conclamata della grande industria e il mancato rafforzamento della rete di piccole e medie imprese. Le forme di economia distrettuale nei settori del sughero, del granito e in alcuni comparti della trasformazione di prodotti agricoli sono da considerarsi tuttora non pienamente affermate. La struttura produttiva, inoltre, è caratterizzata dal peso eccessivo della microimpresa e del settore delle costruzioni. Lo stesso mercato del lavoro presenta dati particolarmente preoccupanti per quanto concerne la disoccupazione giovanile (53,8% al 2001) e il tasso di occupazione femminile.
L'analisi alla scala subregionale rivela, tuttavia, l'esistenza di processi di trasformazione economica e sociale territorialmente differenziati e la presenza di alcuni segnali di innovazione. La S. si è tradizionalmente connotata come regione dai caratteri fortemente rurali, da una limitata pressione antropica e da un'armatura urbana imperniata essenzialmente sulle due polarità di Cagliari (160.391 ab. al 2005) e Sassari (127.893 ab.). L'evoluzione più recente e gli spostamenti interni hanno complessivamente rafforzato il ruolo dell'area urbana principale, quella cagliaritana, estesa ormai ai comuni della prima e seconda cintura (tra i quali spicca Quartu S. Elena, terza città della S. con 70.276 ab.), nella quale risiede quasi mezzo milione di persone, un terzo della popolazione regionale. Indebolita appare, al contrario, l'area urbana sassarese, anche in relazione al progressivo approfondirsi della crisi che ha fortemente colpito il polo industriale di Porto Torres.
Negli ultimi anni si è registrata, peraltro, la diffusione di livelli di consumo e stili di vita tipicamente urbani (favorita anche da un rapido processo di terziarizzazione dell'economia), soprattutto nei comuni costieri, ma anche in gran parte dei centri interni. A tale processo di modernizzazione non si è, però, affiancato un parallelo consolidamento della rete urbana. I centri di Nuoro (36.567 ab.) e Oristano (32.936 ab.) non esprimono tendenze che lascino intravedere un ispessimento delle proprie funzioni urbane di rango più elevato, quelli di Iglesias (27.871 ab.) e Carbonia (30.393 ab.) mostrano segnali di arretramento e flessione. L'unica eccezione è rappresentata dalla città di Olbia (49.082 ab.), il cui sviluppo è da collegarsi a quello di tutta la fascia costiera nord-orientale e al rafforzamento delle attività legate al turismo e alle infrastrutture di trasporto (porto e aeroporto). In tale quadro, va segnalata la recente modifica (maggio 2005) della compartimentazione amministrativa che ha portato all'istituzione di quattro nuove province (Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia-Iglesias).
Negli ultimi decenni si è assistito alla crescita del peso del turismo nell'economia sarda (il fatturato complessivo, tenuto conto anche del sommerso e delle seconde case, è stimabile nel 10% del PIL regionale). Il comparto, che può contare su un crescente numero di presenze italiane e straniere (oltre 10 milioni nel 2001), offre interessanti opportunità di sviluppo che potrebbero consentire di superare i tradizionali limiti rappresentati dalla stagionalità e dalla concentrazione dell'offerta e delle presenze in alcuni tratti costieri (soprattutto nord-orientale e meridionale). Tali fattori, da un lato mettono a rischio il mantenimento della qualità ambientale delle coste, dall'altro non consentono la piena valorizzazione delle ingenti risorse naturalistiche e paesaggistiche, ma anche storico-culturali dell'interno. La regione appare indirizzata verso una strategia che sia in grado di coniugare la tutela delle proprie risorse ambientali con un processo di diversificazione dell'offerta e con il miglioramento e l'integrazione dei servizi turistici.
In parte collegata allo sviluppo del turismo è anche la crescita del settore agroalimentare, soprattutto per quanto riguarda le produzioni tipiche, alcune delle quali negli ultimi anni hanno conseguito il riconoscimento DOP, IGP o il marchio DOC (si tratta essenzialmente di vini e formaggi). Un altro comparto che negli ultimi anni ha mostrato segnali di rafforzamento è quello dell'agricoltura biologica, che può contare su un cospicuo incremento della domanda e che trova in S. condizioni particolarmente propizie. Per il resto, il settore agricolo, tradizionalmente incentrato sull'attività zootecnica (in primo luogo allevamenti ovicaprini), accusa una riduzione consistente della superficie agricola utilizzata (che, peraltro, è destinata prevalentemente a prati, pascoli e foraggere) e un'accentuata polverizzazione aziendale.
Fra i segnali di innovazione, merita attenzione sia l'avvio sia il consolidamento di attività a forte contenuto tecnologico (informatica e ICT, Information and Communication Technology) e la presenza di alcuni centri di eccellenza nella ricerca scientifica (nel campo della farmacologia, della genetica e delle biotecnologie). In particolare, il settore dell'ICT si è caratterizzato per un forte dinamismo, soprattutto nell'area urbana di Cagliari, trainato anche dallo sviluppo di Tiscali, uno dei principali operatori europei nel campo dei servizi di accesso a Internet (oltre 3000 addetti), che rappresenta la principale novità nel panorama imprenditoriale sardo.
Anche sotto il profilo della dotazione infrastrutturale emergono elementi di novità accanto al perdurare di carenze non ancora superate. Tra queste ultime, va citata l'inadeguatezza della rete ferroviaria (priva di tratte elettrificate e in grandissima parte a binario unico) e delle reti energetiche e ambientali, nonché l'ancora insoddisfacente viabilità stradale (sono però in via di completamento alcuni interventi che dovrebbero migliorare i principali collegamenti). Tuttora insufficiente appare anche la disponibilità delle risorse idriche; nonostante gli oltre 30 invasi artificiali realizzati, si registra infatti un deficit strutturale stimabile in circa 500 milioni di m3 all'anno con ritardi nella razionalizzazione dei sistemi di gestione e tariffazione. Miglioramenti si riscontrano, invece, nel settore del trasporto aereo (soprattutto grazie all'abbattimento delle tariffe per i residenti su alcune tratte nazionali e all'attivazione di diverse rotte low cost).
Per ciò che concerne il trasporto marittimo, si segnala, inoltre, l'operatività recente del porto industriale di Cagliari, specializzato nella funzione transhipment, mentre ancora inadeguata appare la dotazione relativa alla portualità turistica.
La qualità ambientale complessiva della regione conserva un indubbio valore e costituisce un'importante risorsa per le generali condizioni di vita e l'incremento delle attività turistiche. Tuttavia, i problemi legati soprattutto all'inquinamento dei suoli e delle acque superficiali (aree minerarie dismesse e siti industriali a elevato impatto, concentrati soprattutto nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese), alla piaga degli incendi e al dissesto idrogeologico, in parte imputabile anche all'abbandono delle attività agricole tradizionali, non sono stati ancora affrontati in maniera adeguata, nonostante il susseguirsi di numerosi piani di recupero e risanamento. In positivo, va segnalata invece la crescente estensione delle aree protette (anche le aree marine) e una recente attività legislativa attenta alla tutela del patrimonio paesaggistico.
bibliografia
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