SARDEGNA (XXX, p. 836; App. II, 11, p. 787)
L'evento più importante che ha influito sullo sviluppo recente della S. è stato la sua proclamazione a Regione autonoma (legge costituzionale del 26 febbr. 1948, n. 3; per l'ordinamento regionale, v. oltre). Date le particolari condizioni della S., la cui economia era caratterizzata da una grave depressione, determinata non da eventi bellici o da altri fattori contingenti ma da particolari condizioni ambientali, era fortemente sentita la necessità di un'amministrazione locale che affrontasse con diretta competenza questi difficili problemi di fondo. La Regione Sarda è nata appunto con questti scopo e fin dall'inizio della sua attività essa ha intrapreso un'azione di ampio respiro intesa al risollevamento economico e sociale dell'isola, avvalendosi anche largamente del concorso dello stato. E per quanto quest'azione sia tuttora in corso, ciò non di meno i progressi già realizzati nei varî settori produttivi, e in particolare lo sviluppo delle industrie e della stessa agricoltura e il miglioramento nelle condizioni igienico-sanitarie, specie dopo la scomparsa della malaria, sono indici sicuri di una ripresa che darà certamente migliori frutti in un prossimo futuro.
Popolazione. - Al censimento del 1951, la popolazione residente della S. assommava a 1.276.023 abitanti, che dieci anni dopo, al censimento del 15 ottobre 1961, erano saliti a 1.413.289 (densità 59); questa cifra era così ripartita fra le tre province: Cagliari 750.410, Nuoro 283.062, Sassari 379.818. In altissima percentuale (93%) la popolazione sarda risiede nei centri, mentre è assai scarsa quella che vive nelle case sparse (5%) e in piccoli nuclei (2%). Il numero degli abitanti sparsi è peraltro aumentato in questi ultimi tempi perché in seguito alle opere di trasformazione fondiaria e di colonizzazione agricola migliaia di famiglie sono state insediate in dimore sparse per le campagne. In funzione di questa colonizzazione, invero, sono stati fondati anche dei centri, come S. Anna tra Uras e Oristano, S. Maria La Palma nella Nurra e altri. Tra le città sarde, quelle che hanno avuto maggiore sviluppo demografico e perciò anche edilizio, sono state: Cagliari, che ha visto la sua popolazione aumentare oltre i 100.000 ab. (181.499 ab. nel comune nel 1961), Sassari (89.924 ab. nel 1961), Nuoro (23.049 ab. nel 1961) e Oristano (24.052 ab. nel 1960).
Per ciò che riguarda l'incremento della popolazione fra il 1931 e il 1951, questo è stato pari al 12%o, inferiore dunque a quello del periodo 1921-31, come del resto si è verificato nell'Italia tutta. Anche i dati sul movimento naturale della popolazione dimostrano che l'eccedenza dei nati vivi sui morti è andata diminuendo in questo dopoguerra fino a toccare i 16,2‰ nel 1955; la natalità è andata diminuendo dopo il 1936 per raggiungere nel 1955 il 24,1‰ (diminuzione inferiore a quella media nazionale) ed è a questo abbassarsi dell'indice di natalità che si deve la flessione dell'eccedenza dei nati vivi sui morti, attenuata peraltro dalla bassa mortalità (7,9‰ nel 1955). Ciononostante, il tasso di incremento della popolazione sarda (16,2‰ nel 1955) rimane fra i più elevati d'Italia. Quanto all'emigrazione, sia quella diretta verso altre regioni italiane sia quella per l'estero, essa è stata sempre modesta, come pure l'immigrazione da parte di abitanti di altre regioni; l'emigrazione per l'estero è consistita in qualche centinaio di espatrî all'anno tra il 1947 e il 1950 (neppure l'1% di quella totale italiana) verso i paesi del Mediterraneo (Francia meridionale) e verso le Americhe; poi questa corrente si è estinta. Esaminando quindi il rapporto tra la popolazione attiva e quella totale notiamo che esso rimane ancora uno dei più bassi d'Italia (34,0% contro il 41,2% della media nazionale) e tale inferiorità rimane anche se consideriamo la sola popolazione di età superiore ai 10 anni; ciò si deve soprattutto alla scarsissima partecipazione femminile al mondo del lavoro, dovuta a sua volta alle scarsissime occasioni di lavoro che si offrono ancora in S., e in parte a usi e costumi locali. Per quanto si riferisce infine alla distribuzione della popolazione attiva fra i varî rami dell'attività economica, sempre secondo il censimento del 1951, si hanno i seguenti dati: agric., caccia e pesca 51,0% (Italia 42,2), industria 23,5 (32,1), trasporti, comunic. e commercio 15,8 (16,3), altre attività 9,7 (9,4): appare perciò chiaro che il grado di ruralità, nonostante l'incipiente industrializzazione, rimane elevato.
Economia. - L'articolo 13 dello statuto regionale prevede che "lo stato, col concorso della regione, dispone di un piano organico per favorire la rinascita economica e sociale dell'isola". La maggior parte dei programmi previsti da questo piano, ch'è stato approntato da un'apposita commissione di studio, è in corso di attuazione. Oltre a programmi a lunga scadenza, infatti, sono state predisposte numerose provvidenze intese a favorire nell'isola l'impianto o l'ampliamento di attività produttive, soprattutto industriali.
Per ciò che riguarda i programmi di miglioramento dell'agricoltura, la loro attuazione è affidata: a) ai consorzî di bonifica, b) all'intervento diretto dello stato, c) all'azione del governo regionale sardo.
Nei comprensorî di bonifica, alcuni dei quali esistevano già prima della guerra, la realizzazione dei piani di trasformazione agraria spetta all'iniziativa privata, ma la grande difficoltà di alcune opere che richiedono dei grandi capitali ha indotto lo stato a finanziare una parte importante dei lavori in corso. Vi sono in totale 35 consorzî per un complesso di 430.000 ha. Questi piani di bonifica interessano soprattutto delle zone di pianura, interne o costiere, e perciò essi saranno integrati da progetti intesi a migliorare l'agricoltura delle colline, dove la vite, l'olivo e le altre colture legnose tradizionali resteranno ed anzi si cercherà di migliorarne le tecniche di coltura; per le regioni più povere, dove esistono almeno degli olivastri, si prevede di trasformare questi ultimi, mediante innesti, per renderli produttivi. Ma, ovviamente, la precedenza è data alla trasformazione razionale e completa delle pianure.
L'intervento diretto dello stato è quello che si esplica attraverso la Cassa per il Mezzogiorno; nel caso particolare della S., lo stato finanzia i più importanti e costosi lavori, come quello intrapreso per l'irrigazione e la trasformazione agraria del Campidano, e per l'applicazione della riforma agraria e fondiaria: a tale scopo sono stati creati due organismi, l'Ente Autonomo per il Flumendosa e l'ETFAS (Ente trasformaz. fondiaria-agraria per la Sardegna); l'Ente per il Flumendosa ha pure il compito di realizzare la trasformazione agraria nelle terre soggette alla sua giurisdizione.
Il governo regionale, coi fondi di cui dispone, ha da parte sua finanziato numerose iniziative e ha intrapreso esso stesso lavori di rimboschimento, di valorizzazione delle zone a olivastri, ecc.
In seguito a questo cospicuo intervento dello stato e degli enti regionali, il quadro dell'agricoltura sarda è andato modificandosi profondamente nell'ultimo decennio. La coltura a pieno campo, che aveva conosciuto un declino sensibile dei cereali a causa della guerra, ha ripreso la sua importanza; nel 1948 si coltivavano a grano solo 198.000 ha, divenuti 243.000 nel 1957; così pure il riso, da 175 a 1300 ha; i cereali minori e i legumi invece hanno visto ridursi la loro area coltivata. Significativo è poi il progresso della barbabietola da zucchero, pressoché inesistente nel 1948 e coltivata nel 1957 su 2400 ha, e delle colture foraggere varie. Per riportare qualche dato sulle produzioni agricole, quella del grano è stata di 2,6 milioni di q, quella del riso di 57.000; il rendimento, mentre nel caso del riso è ottimo (45 q/ha), per il grano rimane ancora molto basso (10,7). Anche le colture legnose hanno fatto notevoli progressi dopo la crisi della guerra: la vite, che si estendeva su 41.000 ha nella media del 1948-51, ne occupava oltre 50.000 nel 1957, con un raccolto di uva pari a 1.564.000 q, per oltre l'85% destinati alla vinificaziane; il vino prodotto è stato nello stesso anno di 923.000 hl. L'olivo in coltura specializzata occupava, sempre nel 1957, 23.600 ha e in coltura promiscua 24.600 ha, con una produzione complessiva di 430.000 q di olio.
L'allevamento estensivo degli ovini, dopo aver registrato un aumento continuo nell'immediato dopoguerra, fino a raggiungere i 2,5 milioni di capi nel 1950, ha visto da quell'anno un graduale regresso, come pure i caprini, il cui numero è passato da 490.000 a 430.000 capi nel 1957. Per contro sono in aumento i bovini (oltre 200.000 nel 1957) nel cui allevamento è stata notevolmente migliorata la qualità per l'introduzione di razze svizzere e olandesi.
Lo sviluppo delle industrie è stato meno rapido nell'ultimo decennio, ma è indubbio che il progresso dell'economia agricola, determinando nuovi bisogni e provocando l'organizzazione di attività nuove, ha spianato la via all'impianto di nuove industrie. Anche quelle già esistenti prima della guerra hanno conosciuto un assestamento in questi ultimi anni, com'è avvenuto per es. per l'industria estrattiva. L'estrazione del carbone, dopo la crisi della guerra, è aumentata, ma dal 1947 in poi si è stabilizzata intorno alle 900.000 t annue. Tale quantità è ancora in gran parte inviata fuori dell'isola, ma si cerca di sviluppare delle industrie chimiche locali che possano assorbirla, mentre fin d'ora si è aperta un'altra prospettiva e cioè l'utilizzazione del carbone Sulcis in grandi centrali termiche, come quella di recente costruita a Porto Vesme. Per l'energia elettrica, appunto, la S. ha una disponibilità notevole, dopo la costruzione degli impianti dell'Alto Flumendosa (1949), la costruzione della ricordata centrale di Porto Vesme e di altri impianti. Tale disponibilità potrà avvicinarsi al miliardo di kwh quando le opere in corso (Medio Flumendosa e altre minori) saranno ultimate. L'industria estrattiva dei minerali (piombo e zinco) ha subìto invece notevoli oscillazioni nell'ultimo decennio: ha raggiunto delle cifre record nel 1954, quando l'estrazione è stata superiore al 1938, poi si sono avuti dei momenti meno favorevoli; l'estrazione dei minerali di ferro (dalla Nurra e dai Monti di Capoterra) invece ha segnato un quasi costante progresso tanto che nel 1957 si sono superate le 400.000 t di minerale. Pure in progresso l'estrazione del sale che nella media del biennio 1956-57 ha raggiunto le 400.000 t.
Per ciò che riguarda le industrie di trasformazione, finora si è provveduto a potenziare e incrementare quelle già esistenti più che a impiantarne delle nuove, ma certo lo sviluppo dell'agricoltura, la disponibilità di energia, la discreta quantità di minerali ferrosi e di altre risorse potranno avere il loro peso in un prossimo futuro. Tra le nuove industrie di recente create nell'isola, che sono soprattutto connesse con l'agricoltura, si devono ricordare uno zuccherificio sorto a Oristano, numerosi caseifici, pastifici e altre industrie minori. Tra le altre attività economiche che hanno realizzato sensibili progressi è la pesca, la quale ha beneficiato di notevoli provvidenze da parte della Regione, mediante sovvenzioni per la costruzione di battelli, per attrezzature, ecc. Per favorire questa attività si stanno pure costruendo dei villaggi per pescatori (quello di Porto Teulada è già ultimato) per sostituire le rudimentali abitazioni che ancora si trovano lungo il litorale sardo. Il turismo e l'industria alberghiera, quasi sconosciuti fino a qualche anno fa, si sono sviluppati in maniera assai notevole. Il turismo ha particolare importanza ad Alghero, che durante l'estate una linea aerea unisce direttamente con Londra. Nel 1956 in tutti gli alberghi della S. si sono registrati 147.575 ospiti per complessive 444.143 presenze; gli stranieri sono stati 12.000 con 46.400 presenze.
I mezzi di comunicazione attualmente in servizio per i collegamenti della S. con la penisola consentono un traffico più che doppio di quello che si poteva avere nel 1948-50; in questi ultimi anni infatti è diventata giornaliera la linea marittima Cagliari-Civitavecchia e trisettimanale la Porto Torres-Genova, mentre i collegamenti interni, ferroviarî e automobilistici, sono stati notevolmente intensificati. Il traffico marittimo attraverso i porti dell'isola ha raggiunto i 3 milioni di t nel 1957, di cui 2,7 con gli altri porti italiani; quanto ai passeggeri da e per la penisola, questi sono stati 1.389.062, di cui 381.527 attraverso il porto di Olbia. Notevole beneficio trarrà l'economia dell'isola dalla entrata in attività delle navi-traghetto con un più celere trasporto delle merci e in particolare dei prodotti agricoli inviati nella penisola. Nel traffico aereo, si è avuto questo movimento: 54.156 passeggeri in partenza e in arrivo, di cui oltre 40.000 dall'aeroporto di Cagliari-Elmas.
La S. di questi ultimi anni ci ha offerto dunque l'esempio di una regione in rapida evoluzione, dovuta a uno sforzo veramente considerevole inteso a trasformare totalmente le condizioni tradizionali della sua economia arretrata.
Ordinamento regionale. - La regione ha potestà legislativa esclusiva in materia di circoscrizioni comunali, polizia locale, agricoltura e foreste, piccole bonifiche, lavori pubblici d'interesse regionale, edilizia, caccia e pesca, artigianato, turismo, ecc. In materia di industria e commercio, credito, grandi e medie bonifiche, energia elettrica, assunzione di pubblici servizî, beneficenza pubblica, sanità, disciplina annonaria, ecc., la potestà legislativa della regione è concorrente con quella dello stato (debbono essere osservati i principî stabiliti dalle leggi statali). In altre materie (istruzione, lavoro, antichità, ecc.) la regione ha facoltà di emanare norme d'integrazione e di attuazione. Il Consiglio regionale può anche presentare alle Camere voti e proposte di legge su materie interessanti la regione. Inoltre la regione, qualora sia direttamente interessata, è rappresentata nell'elaborazione dei progetti dei trattati di commercio e delle tariffe ferroviarie, e nella regolamentazione dei servizî nazionali di comunicazione e trasporti che possano interessarla direttamente. L'iniziativa legislativa spetta alla Giunta e ai consiglieri regionali. E prevista anche l'iniziativa popolare mediante la presentazione di un disegno di legge da parte di almeno 10.000 elettori. Un disegno di legge approvato dal Consiglio è sottoposto a referendum su deliberazione della Giunta o su richiesta di un terzo dei consiglieri o di almeno 10.000 elettori. Il referendum è previsto pure in caso di modifica delle cirscoscrizioni e delle funzioni delle province; inoltre è previsto un referendum consultivo qualora un progetto di modifica dello statuto sia stato approvato in prima deliberazione da una delle Camere ed il parere del Consiglio regionale sia contrario.
Le entrate della regione sono costituite dai redditi patrimoniali, dai nove decimi di determinati tributi erariali, da una quota dell'imposta generale sull'entrata riscossa nella regione da determinarsi annualmente d'accordo tra lo stato e la regione, dai canoni per le concessioni idroelettriche, da contributi straordinarî dello stato per particolari piani di opere pubbliche e trasformazioni fondiarie. La iegione ha inoltre facoltà d'istituire tributi proprî (contributi di miglioria, imposte e tasse sul turismo). Sono previste agevolazioni tributarie per l'industrializzazione dell'isola e l'istituzione di punti franchi; inoltre la regione può emettere prestiti interni per investimenti in opere di carattere permanente.
Gli organi della regione sono: a) il Consiglio regionale, costituito da consiglieri eletti per 4 anni in ragione di uno ogni 20.000 abitanti con sistema proporzionale; può essere sciolto per persistente violazione dello statuto, per ragioni di sicurezza nazionale o per mancata funzionalità, con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentita la Commissione parlamentare per le questioni regionali; b) la Giunta regionale, i cui componenti sono nominati dal Consiglio su proposta del Presidente della Giunta, e che è responsabile di fronte al Consiglio; c) il Presidente della Giunta regionale, eletto dal Consiglio regionale nel suo seno, che rappresenta la regione, promulga le leggi regionali, dirige le funzioni amministrative delegate dallo stato alla regione, conformandosi alle istruzioni del Governo, ed interviene alle sedute del Consiglio dei ministri, quando si trattano questioni che riguardano particolarmente la regione. Alle funzioni amministrative dello stato non delegate sovraintende un rappresentante del governo.
La legge regionale deve essere comunicata al governo della Repubblica, il quale può rinviarla al Consiglio regionale per una nuova deliberazione. Se il Consiglio regionale l'approva di nuovo a maggioranza assoluta è promulgata a meno che il Governo non promuova la questione di legittimità davanti alla Corte costituzionale o quella di merito, per contrasto di interessi, davanti alle Camere.
Bibl.: F. Cossiga, Osservazioni sulla competenza della Reg. sarda in materia di credito, in Banca e credito agrario, 1952, p. 35 e ss.; P. Gasparri, Sulle attribuzioni degli organi esecutivi della Reg. sarda, in Giurispr. italiana, 1952, parte 4ª, p. 33 sgg.; Id., L'autonomia regionale sarda, Cagliari s. d.