SARDEGNA (XXX, p. 836)
In dipendenza degli eventi della seconda Guerra mondiale 25 comuni su 277 risultano variamente danneggiati; di essi 16 nella provincia di Cagliari. In tutta la provincia i vani distrutti o resi inabitabili furono 19.163, di cui a Cagliari 18.156, e il rimanente nei comuni di Carloforte, S. Antioco, Palmas Suergiu, Carbonia, Setzu, Oristano, Milis, Gonnosfanàdiga. Altri centri della Sardegna notevolmente danneggiati furono Olbia (15%) e Alghero (quasi 10%) con un totale di vani distrutti o danneggiati di 1352. Nella provincia di Nuoro i danni sono stati irrilevanti.
I danni maggiori subìti dalle opere d'arte in Sardegna sono quelli lamentati a Cagliari (v. in questa App.). Inoltre nel duomo di Alghero è stato necessario reintegrare la navata sinistra in parte crollata, nella chiesa di S. Semplicio di Olbia e nella torre litoranea aragonese di Porto Torres si sono dovute eseguire opere di consolidamento e restauro.
Limitati ovunque risultano i danni causati all'economia rurale e al patrimonio zootecnico; dal 1942 (anno ancora di notevole incremento) al 1944 i bovini scesero da 226.841 a 175.865; si osserva invece un aumento nel numero dei suini (da 116.110 a 117.242). Sono in diminuzione gli ovini (da 2.003.066 a 1.735.790), i caprini (da 374.035 a 300.950) e gli equini (da 73.332 a circa 70.000). La percentuale di distruzione negli stabilimenti industriali fu del 14,9% per la provincia di Cagliari, del 0,7% per la provincia di Nuoro e del 1,1% per la provincia di Sassari. Il traffico non ha mai subìto danni tali da dover rimanere interrotto. La liberazione, avvenuta senza lotta e in anticipo rispetto alle altre regioni d'Italia, ha permesso una forte ripresa dell'economia sarda e quindi un rapido ritorno alla normalità, compresa la stessa città di Cagliari. Le condizioni igienico sanitarie sono migliorate in confronto allo stesso anteguerra per i mezzi e i sistemi più radicali di lotta contro l'endemismo malarico (DDT). Un indice di ripresa si è avuto soprattutto nel campo finanziario: con capitali isolani è sorta la Banca popolare sarda (1947), e si è formata una Compagnia di navigazione.
Nel 1936 la popolazione legale dell'isola (cioè i presenti più gli assenti temporaneamente in A.O., Libia e possedimenti) era di 1.036.170 unità, con un incremento del 6,5% sul censimento del 1931. Incremento maggiore è avvenuto posteriormente (31 dicembre 1940, ab.1.117.176) e si è mantenuto anche durante gli anni della guerra (15 settembre 1944, ab.1.119.109). Nell'immediato dopoguerra la percentuale di aumento è del 7,3% (31 dicembre 1947, 1.234.214 ab.).
Bonifiche (XXX, p. 846).- Le opere di bonifica abbracciavano nel 1934 ha. 884.615, oltre 26.760 ha. di sistemazione montana. Si riconobbe poi l'opportunità di concentrare gli sforzi e i capitali su una superficie meno vasta e più promettente di 264.202 ha. di bonifica e 49.864 di sistemazione montana, suddivisi in comprensorî di primo e secondo ordine. Nel comprensorio del Campidano di Cagliari sono a buon punto i lavori della sezione di Decimoputzu (ha. 21.551), di Senorbì, della Trexenta (ha. 6500), e di Sanluri (ha. 2.350). Nel comprensorio del Campidano di Oristano resta come una mirabile conquista, per quanto dispendiosa, la bonifica di Arborea (già Mussolinia) che si estende per 17.100 ha. di terreni sterili strappati agli acquitrini sabbiosi e agli stagni, e sistemati in modo da renderli altamente produttivi. In corso di attuazione sono le bonifiche della bassa valle del Tirso, a destra (ha. 18.600) e a sinistra (ha. 7000) del fiume, che per naturale fertilità del suolo sono fra le più promettenti. Nel comprensorio del basso Sulcis si procede alla sistemazione di 8967 ha. di terreni in parte fertilissimi, completata dalla costruzione di una diga sul Rio Palmas che raccoglierà l'acqua necessaria per l'irrigazione di 5000 ha. di terreno. Questa plaga, già una delle più desolate e spopolate della Sardegna, ora, grazie a queste opere e al sorgere del centro minerario di Carbonia per lo sfruttamento delle miniere di carbone del Sulcis, è divenuta una delle più attive, in cui industria e agricoltura procedono di pari passo alla valorizzazione delle risorse naturali. Anche nella Sardegna sud-orientale (Basso Flumendosa e Sarrabus) circa 5500 ha. di terreno sono in corso di sistemazione.
Nella provincia di Nuoro, in gran parte montuosa, l'opera di rimboschimento e di sistemazione montana prevale su quella di bonifica, che è ristretta a quattro brevi zone litoranee alle foci di altrettanti fiumi e si estende su 20.634 ha. complessivamente.
In provincia di Sassari il comprensorio della media valle del Coghinas comprende l'agro di Chilivani e di Ozieri (ha. 23.336), Campu Lazari e Siligo (ha. 3854), Campu Giavesu e S. Lucia di Bonorva (ha. 3500). Le opere statali sono in gran parte compiute, mentre manca ancora l'appoderamento a cui dovrebbero provvedere i proprietarî. Il piccolo comprensorio del Basso Coghinas va risanando e valorizzando i fertili terreni alla foce del fiume omonimo. Circa 30.000 ha. tra Sassari, Porto Torres e Alghero sono soggetti a bonifica: ha assunto maggiori proporzioni quella della Nurra meridionale che ha trovato il suo centro in un nuovo borgo, Fertilia, con circa 12.000 ha. in via di sistemazione e di appoderamento.
Né va taciuta la creazione sul Flumendosa di un grande lago artificiale (il terzo, dopo quelli del Tirso e del Coghinas già eseguiti) per la produzione dell'energia elettrica e per l'irrigazione.
Ma accanto alle grandiose opere promosse e finanziate dallo stato, più lenta ma non meno efficace procede la presa di possesso e la valorizzazione della terra per opera di agricoltori e di contadini-pastori, che hanno negli ultimi due secoli popolato di stazzi la Gallura, di boddeus il Sulcis e vanno ora lentamente conquistando il Sarrabus. La popolazione tende a scendere verso il mare dal quale si era allontanata per ragioni di sicurezza nei secoli trascorsi, e verso le pianure da cui l'aveva allontanata la malaria, ora più efficacemente combattuta.
Sviluppo minerario. - Accanto alla produzione dei minerali di piombo e di zinco ha assunto grande importanza nell'ultimo decennio l'estrazione del carbone nella regione del Sulcis (Bacu Abis-Serbariu). Questa attività ha il suo simbolo nel centro minerario di Carbonia, che, inaugurato nel 1938, è in dieci anni divenuto per popolazione, dopo Cagliari e Sassari, il terzo centro dell'Isola (oltre 43.000 ab., con oscillazioni dipendenti dalla maggiore o minore attività estrattiva). La produzione del distretto minerario della Sardegna risente ancora delle condizioni anormali del dopoguerra; nel 1946 e 1947 essa è stata la seguente:
Questa produzione potrà essere intensificata nei prossimi anni e valorizzata meglio con l'abbondanza di energia elettrica proveniente dal bacino del Flumendosa e con la creazione di una grande centrale termoelettrica che bruci il carbone povero che resta ora inutilizzato nella zona di Carbonia.
Storia. - (XXX, p. 849). - Scoppiata la guerra, la Sardegna fu presidiata da 200-250.000 uomini fra cui la 90ª divisione corazzata tedesca. Dai campi di aviazione (soprattutto da Elmas) partivano gli aerei che sorvegliavano il Mediterraneo occidentale sino a Gibilterra, o vi compivano operazioni di bombardamento. Dopo l'occupazione dell'Africa settentrionale l'isola fu fatta oggetto di forti bombardamenti: un primo spezzonamento e mitragliamento di Cagliari il 17 febbraio 1943 fece nella città molte vittime e qualche danno: ma a cominciare dal 26 e dal 28 dello stesso mese i bombardamenti si susseguirono sino a quello gravissimo del 13 maggio e ad altri posteriori.
Crollato il regime fascista ed intervenuti poi l'armistizio e la dichiarazione di guerra alla Germania, la situazione delle forze tedesche che si trovavano nell'isola era precaria; tuttavia esse poterono passare in Corsica e poi nella penisola, unendosi al grosso delle forze germaniche operanti.
Gli Angloamericani sbarcarono in Sardegna in piccolo numero generalmente bene accolti. Contemporaneamente tornarono nell'isola gli esuli. Fra essi Emilio Lussu, il quale ricostituì il Partito sardo d'azione, che negli anni precedenti al regime fascista aveva messo nel suo programma l'autonomia dell'isola. Ma erano risorti, come nel resto d'Italia, anche gli altri partiti, alcuni dei quali non favorevoli alle autonomie regionali; tutti però misero nei loro programmi un forte decentramento che, da riforme puramente amministrative, attraverso innumerevoli gradazioni, giungeva sino al separatismo più o meno larvato.
La nomina di un alto commissario (gen. Pietro Pinna) e di una Consulta regionale diede modo di tutelare gl'interessi dell'isola e di preparare un progetto di autonomia che è stato, dopo molte modifiche e discussioni, approvato dall'Assemblea costituente italiana (legge del 29 febbraio 1948, n. 3).
Bibl.: Per la conoscenza della storia, anche contemporanea, della Sardegna sono fondamentali: Archivio storico sardo, pubblicato dalla Deputazione di Storia patria, e di cui sono usciti sinora 23 volumi, e Studi sardi a cura dell'Istituto di studî sardi dell'università di Cagliari, di cui sono usciti 8 volumi. Nel VII (1947), e nell'VIII (1948), abbondante bibliografia dell'ultimo decennio. In particolare: M. Sattin, La trasformazione fondiaria agraria in provincia di Sassari, Sassari 1936; M. Le Lannou, Pâtres et paysans de la Sardaigne, Tours 1941; E. Pampaloni, L'economia agraria della Sardegna, Roma 1947.